Tè con limone






Quando Hermione Granger terminò la propria giornata di lavoro e si rese conto che il momento che tanto aveva temuto era arrivato, venne colta da un inaspettato senso di pace.

Draco la stava guardando, mentre indossava il cappotto, e Hermione sentì un familiare languore al basso ventre, qualcosa che non aveva provato per molto tempo, ma che ricordava fin troppo bene: il desiderio.

Hermione coprì il suo completo verde scuro con uno spolverino nero e raggiunse Malfoy sulla porta: «Hai preferenze?»

Draco nascose dietro un colpo di tosse, il sorriso che gli era comparso in volto al sentire la domanda della ragazza; non ci poteva fare niente se in quelle due parole ci aveva visto un doppio senso.

«No», disse Draco, tenendo per sé i pensieri poco casti che avevano invaso la sua mente.

«Potremmo andare in quel bar a Diagon Alley, quello vicino alla Gringott», propose Hermione, camminando di fronte a Malfoy, dirigendosi verso gli ascensori.

«Pensavo avresti proposto di andare nella Londra babbana», disse Draco, sinceramente stupito, aggrottando leggermente la fronte.

«Non ho intenzione di farti avere un infarto», ribatté lei, sorridendo divertita dalle sue stesse parole, non notando l'espressione ferita sul volto di Malfoy.

L'ex Serpeverde decise di non contraddire la ragazza, tenendosi per sé il fatto che negli ultimi tempi avesse iniziato a visitare la Londra babbana e quindi fosse poco probabile che avesse una reazione simile nel caso si fossero avventurati in qualche locale non magico.

Arrivati ai camini, Hermione lo guardò dritto negli occhi: «Hai capito a quale bar mi riferisco? O preferisci andare da qualche altra parte?»

Se Draco avesse potuto Smaterializzarsi in quel momento avrebbe preso la ragazza e l'avrebbe portata in un locale della Londra babbana in cui era stato due settimane prima, dove aveva potuto ascoltare musica babbana suonata dal vivo e bere alcolici di cui non aveva mai sentito parlare; ma non era possibile usare la Materializzazione all'interno del Ministero, quindi desistette e annuì semplicemente.

Draco era certo che ci sarebbe di sicuro stata un'altra occasione in futuro, che gli avrebbe permesso di mostrare alla ragazza che gli stava di fronte di non essere più il ragazzino bigotto di un tempo, ma un giovane adulto che aveva combattuto e combatteva ogni giorno contro i propri pregiudizi, per essere una persona migliore.

«Va bene, andiamo».

Presero camini diversi, ma comparvero entrambi, a pochi secondi di distanza all'ingresso del bar che aveva suggerito la Granger, dove un cameriere giovane li accolse con un caloroso sorriso: «Un tavolo per due?»

Il bar scelto dall'ex Grifondoro solitamente, a quell'ora, era pieno di persone, in parte perché si trovava in un punto nevralgico di Diagon Alley, in parte perché era conosciuto per il suo servizio impeccabile e la qualità dei piatti e delle bevande.

Essendo martedì però, il cameriere non faticò a trovare loro un posto a sedere: «A breve arriverà la mia collega a prendere le vostre ordinazioni», disse continuando a sorridere calorosamente.

Appena il ragazzo si fu allontanato, una sfera rossastra comparve poco sopra le teste di Draco ed Hermione, ad indicare che erano appena arrivati e aspettavano che qualcuno li servisse.

«Idromele? Burrobirra?», chiese Draco, leggendo distrattamente il menù.

«No, niente alcolici», disse Hermione, memore della sera precedente e della quantità esagerata di vino rosso babbano che aveva bevuto: «Prenderò un tè».

Draco osservò l'orologio appeso alla parete, constatando che erano da poco passate le cinque.

«Che tè sia», disse, posando il menù.

Hermione si pentì di aver scelto quel bar quando la cameriera arrivò e in modo molto poco professionale iniziò a urlare, chiedendole un autografo.

Draco assistette alla scena con un sorriso a metà tra lo stupito e il divertito, osservando le guance rosse di Hermione mentre cercava di calmare la donna che invece di servirli stava facendo una scenata, attirando l'attenzione di tutti gli astanti.

«Oddio, quando lo racconterò a mio marito non ci crederà!», disse la cameriera, premendosi l'autografo che Hermione aveva appena scritto su un pezzetto di pergamena, al petto: «Lei è una delle persone che ammiro di più al mondo!»

«Grazie», disse Hermione, a disagio, lanciando veloci occhiate a Malfoy e alle persone intorno.

«Potremmo ordinare?», chiese Draco, cercando di far tornare la cameriera in sé.

«Oh, certo!», disse la donna, colpendosi la fronte con la mano aperta: «Scusatemi, è stato molto poco professionale».

«Prendiamo due tè neri, uno con una fetta di limone e, se possibile, del latte freddo a parte, per favore», disse Draco, senza consultarsi con Hermione, che lo guardava sconvolta.

«Certo, torno subito!», disse la cameriera, allontanandosi.

La sfera di luce sopra alle loro teste cambiò colore, diventando di un giallo chiaro.

Malfoy sollevò un sopracciglio: «Stai bene, Granger?»

La ragazza continuava a guardarlo come se avesse avuto di fronte un alieno e non l'ex compagno di scuola che, per un certo periodo, aveva quasi pensato di amare.

«Hai ordinato anche per me», disse lei alla fine, ancora stupita.

Nemmeno Ronald sembrava ricordarsi che a lei il tè piacesse col limone e lei e Ron, malgrado gli alti e bassi, stavano insieme da anni.

«Sì, hai detto che volevi un tè, non pensavo ti avrebbe dato fastidio», disse Draco, muovendosi leggermente a disagio sulla sedia.

«Non mi ha dato fastidio», disse lei: «Mi sorprende solo che tu ti sia ricordato del limone».

Tra loro calò per qualche secondo un silenzio teso.

Draco si ritrovò per qualche minuto a corto di parole e tutto quello che riuscì a fare fu osservare l'espressione indecifrabile della ragazza che gli sedeva di fronte.

«Ho una buona memoria», disse alla fine Draco, costringendosi a rimanere fermo e a nascondere il proprio turbamento dietro un muro d'indifferenza, piuttosto che iniziare a tamburellare con le dita sulla superficie del tavolo o iniziare a muovere il piede destro contro il pavimento.

Hermione non riuscì a trattenere un sorriso: «Di cosa vuoi parlare?», chiese, mettendosi comoda sulla sedia.

«Per prima cosa vorrei ringraziarti», disse il ragazzo, sconvolgendo per la seconda volta nell'arco di pochi minuti l'ex Grifondoro, che gli stava di fronte.

«Ringraziarmi?», ripeté lei, in un sussurro a malapena udibile.

«Sì, se non fosse stato per te e per la tua testimonianza in mia difesa, dubito che mi sarei risparmiato una gita di qualche mese o anno ad Azkaban», ammise lui, gli occhi chiari in quelli scuri e leggermente sbarrati di lei: «Grazie, Hermione».

In quel momento la cameriera arrivò con la loro ordinazione, che dispose di fronte a loro, Draco spinse verso di sé il tè senza fetta di limone, allungando a Hermione l'altra tazza.

Appena la cameriera se ne fu nuovamente andata la sfera sopra le loro teste divenne verde.

Draco mise un cucchiaino di zucchero nel proprio tè, poi aggiunse un po' di latte.

«Non hai bisogno di ringraziarmi, anzi se non fosse stato per te, che hai mentito quando hai visto il volto sfigurato di Harry...», iniziò a parlare Hermione, ma venne interrotta da Draco: «Non ringraziarmi per quello. Avrei dovuto fare di più, molto di più, ma...»

Calò il silenzio al tavolo, interrotto soltanto dallo sfregare dei cucchiaini contro il bordo delle loro tazze, fu Hermione a parlare per prima: «Posso ringraziarti almeno per aver reso più sopportabili i Cruciatus di Bellatrix mentre m'interrogava? Se non fosse stato per te probabilmente non avrei avuto la stessa prontezza nel mentirle a proposito della spada di Godric Grifondoro».

Draco non disse niente in un primo momento, poi smise di muovere il cucchiaino nella tazza: «Non potevo sopportare di vederti soffrire in quel modo», ammise, sollevando gli occhi chiari sul volto della ragazza di fronte a sé.

Sorseggiarono il tè in silenzio per qualche secondo, entrambi incerti su come comportarsi in quella situazione che appariva ai loro occhi delicata; sarebbe bastata una parola sbagliata per distruggere i pochi progressi che stavano facendo.

«Eravamo solo dei ragazzi, non meritavi di finire ad Azkaban per qualcosa che sei stato costretto a compiere contro la tua volontà», mentre parlava lo sguardo di Hermione si era spostato dal volto del ragazzo al suo avambraccio sinistro, dove sapeva trovarsi il Marchio Nero.

Draco notò dov'era diretta l'attenzione della Granger e una punta di cattiveria, dettata dalla vergogna che provava, lo spinse a dire: «Lo vuoi vedere, Granger?»

Hermione portò lo sguardo in quello duro del ragazzo e sentì le guance colorarlesi per l'imbarazzo: «No».

Si guardarono per qualche secondo, incerti su cosa dire.

«Come va la vita?», chiese Hermione, sperando di non risultare indelicata.

«Direi bene», disse Draco, bevendo un sorso di te, felice che la Granger avesse cambiato argomento: «Il mio indirizzo non è una cella di Azkaban e, anche se avere Zabini che mi tormenta notte e giorno potrebbe sembrare una tortura peggiore, non mi lamento».

Hermione sorrise appena: «So che Zabini ha aperto una atelier qua in centro».

«Vero, dovresti passarci, penso che si divertirebbe a crearti abiti su misura», disse Draco, immaginandosi la scena con un sorriso divertito in volto.

L'ex Grifondoro rimase a contemplare quel sorriso per qualche secondo, incantata: «Ci penserò», disse, anche se era abbastanza certa che gli abiti confezionati da Zabini non fossero nel suo stile.

«E tu, Granger? Come va la vita?», chiese Draco, ancora divertito dall'immagine mentale che si era creato di Hermione e Blaise nella stessa stanza a discutere animatamente per qualche sottigliezza relativa a stile o moda.

«Bene, penso... ho ricevuto una promozione a lavoro», disse la ragazza, guardando la sua tazzina di tè mezza vuota, incerta su cosa dire.

«Congratulazioni», disse Draco, osservandola con sguardo ammirato.

A Hermione non sembrava il caso di parlare dei suoi genitori sperduti in Australia e nemmeno della sua relazione complicata con Ronald, così optò per un argomento più leggero: «Sai che Harry e Ginny stanno organizzando di sposarsi entro l'estate?», domandò alla fine, cambiando discorso ancora una volta.

Draco non riuscì a trattenersi dal fare una smorfia: «Wow», disse semplicemente, fingendo un entusiasmo che non provava.

Hermione sorrise: «Sono certa che tu sappia mentire meglio».

«Vero», disse lui: «Ma non volevo sprecare energie inutilmente».

Si trovarono entrambi a ridere, Hermione allungò una mano per dare un colpetto sulla mano più vicina di Draco, rischiando di fargli rovesciare addosso del tè e per qualche minuto l'atmosfera tra di loro fu perfetta.

Hermione raccontò a Draco dei livelli di pazzia a cui era giunta Ginevra da quando lei e Harry avevano stabilito la data del matrimonio e Draco propose di chiedere a Blaise di confezionare un'abito per la futura sposa.

Si ritrovarono a scherzare come amici di vecchia data e a ridere come a entrambi non capitava da un po' di tempo.

L'ultima volta che Draco si era sentito così spensierato era stato due settimane prima, quando era stato a cena da sua zia Andromeda e Teddy gli si era addormentato in braccio, mentre gli leggeva una storia nella raccolta delle fiabe di Beda il Bardo.

L'ultima volta che Hermione si era sentita così leggera era stato quando era andata a trovare Ginny la settimana precedente e l'amica l'aveva tartassata di immagini su immagini di abiti da sposa, fino a quando entrambe non si erano ritrovate a ridere in modo isterico sul pavimento del salotto, circondate da riviste e pagine strappate.

«Dovremmo farlo più spesso», disse Draco, sincero come era stato poche volte in vita sua, osservando il volto sorridente di Hermione.

«Cosa?», chiese lei, finendo l'ultimo sorso di tè nella tazza.

«Parlare».

Hermione tenne lo sguardo basso, fisso sul fondo della tazza, dove rimanevano soltanto la fettina di limone e qualche granello di zucchero.

Non era sicura di poter accettare la proposta di Draco.

Si era già innamorata di lui una volta e continuava a provare una forte attrazione fisica nei suoi confronti; forse l'idea di vedersi altre volte non era propriamente geniale.

Ma quando sollevò lo sguardo dalla tazza e lo puntò negli occhi chiari, così limpidi, di Draco, tutto quello che poté dire fu: «Sì, mi farebbe piacere».

Forse fu arrogante da parte sua accettare di vederlo ancora, convinta di essere in grado di controllare i propri sentimenti e di non cadere nuovamente nella trappola, dalla quale già una volta si era liberata a fatica e con dolore. O forse fu semplicemente stupido, ma in quel momento Hermione non si fermò a rifletterci, decisa a non esplodere la bolla di calma e felicità in cui si trovava.

«Chi l'avrebbe mai detto che San Potty si sarebbe sposato prima di tutti noi», disse Draco, prima di correggersi: «Potter, volevo dire Potter... le brutte abitudini sono dure a morire».

Hermione sorrise: «Lui e Ginny convivono ormai da anni, penso che vogliano ufficializzare per far felice Molly... voglio dire, la signora Weasley».

Draco annuì distrattamente, trattenendosi dal chiedere quello che avrebbe voluto: "E tu quando dovrai far felice mamma Weasley sposandoti con suo figlio, Granger?"

Malfoy optò alla fine per una domanda meno invadente: «Ti andrebbe una passeggiata?»

Hermione, incerta, osservò l'orologio che si trovava appeso alla parete accanto al loro tavolo; non erano nemmeno le sei, forse avrebbe potuto concedere ancora qualche minuto all'ex Serpeverde.

«Va bene», concesse alla fine, sentendo una punta di nervosismo all'idea di prolungare quella "specie di appuntamento".

Estrasse dalla borsa un paio di galeoni, ma Malfoy la bloccò: «Ti ho invitato io a uscire, offro io»

«Preferirei dividessimo il conto», disse lei, determinata.

Draco non si oppose, rendendosi conto che il suo voler pagare per entrambi potesse essere interpretato dalla ragazza che gli stava di fronte come un gesto esagerato o inopportuno, considerata la strana situazione in cui si trovavano.

Divisero il conto a metà e dopo aver pagato, uscirono dal bar.

Iniziarono a passeggiare seguendo la via principale, piena di negozi e di maghi e streghe intenti a fare acquisti o a chiacchierare tra di loro in tono concitato.

Rimasero in silenzio inizialmente, poi Malfoy si avvicinò un po' di più a Hermione, così da poterle parlare ed essere facilmente udito sopra al vociare: «Seguimi», le disse, indicando col capo l'atelier poco distante di Blaise Zabini.

Il negozio aveva una vetrina ben curata in cui erano esposti un paio di manichini incantati; uno dei due indossava un abito da donna con stampa floreale; l'altro invece indossava un completo elegante da uomo color celeste.

I manichini incantati si distinguevano da quelli babbani, perché si muovevano, nel tentativo di attirare l'attenzione e lo sguardo dei passanti.

Sulla porta c'era un'insegna che recitava: "Zabini's Atelier", che Hermione trovò a dir poco pacchiana.

Quando entrarono nel negozio Hermione storse il naso nel sentire il forte odore di dopobarba da uomo, di cui sembravano impregnati i manichini incantati che passeggiavano tranquillamente, mostrando gli abiti da ogni angolazione.

Ogni superficie dell'atelier era bianca, il che accecava inizialmente gli occhi, ma permetteva ai vestiti in vendita di spiccare grazie ai loro colori sgargianti e dai tagli particolari.

Draco Malfoy non era sicuro di aver fatto bene a portare la Granger nell'atelier di Zabini. Iniziava a temere che l'amico potesse mettere a disagio la ragazza, il che non lo entusiasmava più di tanto.

Stava quasi per invitare la ragazza a fare un salto nella libreria accanto, certo che la Granger avrebbe apprezzato, quando Blaise Zabini comparve dal suo studio.

Il ragazzo indossava uno degli abiti di sua più recente creazione, un tradizionale completo composto da giacca e pantaloni con una stampa blu cobalto con fiori gialli e rossi. Sotto la giacca non indossava una camicia, il che permetteva di vedere buona parte del suo petto. Ai piedi indossava dei mocassini gialli e all'orecchio sinistro portava un orecchino pendente in cui erano incastonati dei rubini.

«Sta cercando di lanciare una nuova moda», sussurrò Draco ad Hermione, come se quelle parole potessero bastare a spiegare l'eccentricità dell'amico.

«Draco, non ti aspettavo! Che bella sorpresa! E...», l'espressione entusiasta di Zabini si trasformò, mostrando quanto fosse sorpreso di vedere chi accompagnava Malfoy in quel momento: «Hermione Granger».

Blaise Zabini rimase a studiare la situazione che gli si presentava davanti con un misto di sorpresa e di titubanza, poi osservò nello specifico l'abbigliamento della ragazza e sorrise: «Granger, il verde ti dona, il cappello parlante deve averti smistato nella casa sbagliata ad Hogwarts».

Hermione sollevò gli occhi al cielo: «È un piacere anche per me rivederti Zabini».

Draco percepì un po' di tensione nell'aria e decise di alleggerirla, portando l'attenzione su Blaise: «Vedo che stai lavorando ai gioielli», disse, indicando l'orecchino di rubini che indossava l'amico.

Zabini annuì entusiasta e per qualche secondo quella felicità così genuina ricordò ad Hermione quella di un bambino.

«Sì, questa è la mia prima creazione, cosa ne pensi?», Blaise si avvicinò, voltando il capo in modo da mostrare quell'unico orecchino.

«Non sono un esperto di gioielli», disse Draco, osservando l'oggetto con aria critica: «Però mi sembra carino».

«Carino?», chiese con tono deluso Blaise: «Solo carino?»

«Pensavo ti occupassi di vestiti, perché gioielli?», domandò Hermione, osservando un manichino incantato che indossava una camicetta blu semi trasparente e una gonna aderente rossa; non si poteva certo dire che Zabini non osasse nelle sue creazioni.

«Per ampliare gli affari», disse il ragazzo, seguendo lo sguardo della ragazza: «Non credo ti starebbe bene, Granger»

La ragazza sentì le proprie guance colorarsi per l'imbarazzo e l'indignazione; imbarazzo perché sembrava quasi che Zabini le avesse letto nello sguardo l'interesse che nutriva per quegli abiti tanto belli che non sentiva alla sua portata; e l'indignazione perché le parole del ragazzo l'avevano ferita nell'orgoglio.

«Ma quello sì», proseguì il ragazzo, indicando un manichino incantato che indossava una camicia bianca con le maniche a sbuffo e pantaloni a palazzo color borgogna.

Hermione dovette ammettere, almeno a se stessa, che Zabini aveva ragione e sorrise appena: «Hai occhio per certe cose».

«È il mio lavoro, Granger. Se vuoi provarlo, ci sono dei camerini».

Hermione scosse la testa e decise che quel giorno aveva messo abbastanza alla prova il suo autocontrollo e non era il caso di continuare a sfidare la sorte stando così vicino al suo ex amante per cui provava sentimenti contrastanti.

«Grazie, ma devo andare. È stato un piacere rivederti, Zabini», disse, facendo un passo indietro, verso la porta del negozio: «Ci vediamo domani al lavoro», aggiunse, rivolta a Malfoy, prima di uscire e scomparire poco dopo tra i passanti.

Draco avrebbe voluto rincorrerla, ma non lo fece, rispettando la sua scelta. Poteva capire che avvicinarsi nuovamente a lui fosse difficile e non voleva rischiare di rovinare tutto.

«Allora, siete tornati a fare le cosacce o questa volta punti ad una relazione platonica?», chiese Zabini, sorridendo in modo malizioso, mentre studiava l'espressione impassibile dell'amico.

Draco sollevò gli occhi al cielo, sorridendo appena: «Ha un ragazzo, Blaise».

«Certo, e tu sei fidanzato ufficialmente, eppure la tensione sessuale tra voi due sembra essere la stessa di sei anni fa», constatò Zabini, certo di colpire un nervo scoperto.

«Cosa speri che ti dica, che tu già non sai?», chiese Draco, arrendendosi alla curiosità dell'amico.

«È per lei che vai nella Londra babbana? Conti di impressionarla con le tue conoscenze sul suo mondo?», domandò Zabini, studiando con attenzione il biondo: «Io leggo ogni articolo, ogni rubrica di Pansy nella speranza di capirla quando ha i suoi attacchi di follia. È quello che stai cercando di fare anche tu? Capirla?»

«In parte. In parte sto solo cercando di essere una persona migliore», ammise Draco, sospirando: «Devo andare, mamma vuole che passi da lei prima di cena».

«Oh, salutamela e dille che quando vorrà migliorare il suo guardaroba sa dove trovarmi!», disse Zabini, prima che anche Draco uscisse dal suo atelier.

Una volta solo, Blaise Zabini tornò nel suo studio con un gran sorriso in volto, ispirato.


***

Buongiorno popolo di Wattpad!

Eccoci alla fine di un altro capitolo!

So che attendevate da tempo questo fatidico "appuntamento", spero di non avervi deluso.

Per chi si aspettava qualcosa di più "romantico" o "sentimentale", mi dispiace aver deluso le vostre aspettative, ma sarebbe stato troppo improvviso e Draco ed Hermione hanno bisogno di un po' di tempo ancora per conoscersi di nuovo.

Per qualsiasi dubbio chiedetemi pure!

Spero che abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa ne pensate!

Per chi volesse, mi potete trovare su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp.

Un bacio,

LazySoul_EFP

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