Sorprese





Blaise Zabini aveva espressamente richiesto al suo elfo domestico, Otto, di preparare qualcosa di speciale per quella sera e di apparecchiare per due, facendogli capire che quella cena doveva essere perfetta.

Otto aveva optato per un menù a base di pesce: risotto al nero di seppia e per seguire salmone alla griglia, accompagnato da patate al forno. Per dolce aveva invece scelto di preparare un semplice, ma delizioso, tiramisù.

Blaise aveva fatto arrivare Otto direttamente dall'Italia, affascinato dalla capacità dell'elfo di cucinare qualsiasi piatto con impeccabile maestria e approfittava di questa sua bravura ogni volta che voleva impressionare qualcuno.

In un primo momento Blaise Zabini aveva pensato di cucinare personalmente la cena, ma dato che ancora non aveva finito il disegno dell'abito da sposa che doveva cucire per Ginevra Weasley, aveva deciso di lasciare ad Otto le redini della cucina.

Il lavoro che gli aveva commissionato la futura moglie di Harry Potter, nonché giocatrice delle Holyhead Harpies, era l'occasione che Blaise aspettava da quando aveva aperto l'Atelier; era l'occasione per farsi conoscere, per diventare famoso e sbaragliare la concorrenza, nello specifico Madama McClan e i suoi modelli di abiti antichi e superati da tempo.

Tutto quello che Blaise doveva fare era studiare attentamente gli appunti, che aveva preso durante l'incontro con la giovane Weasley il giorno prima, e creare per lei l'abito perfetto.

Trascorse l'intero pomeriggio nello studio a casa sua, che somigliava molto a quello che aveva nel suo Atelier, a creare bozze su bozze, con una compilation di musica tradizionale irlandese di sottofondo per ispirarlo.

Quando arrivò l'ora di cena non aveva ancora avuto un'idea geniale, come si poteva evincere dai fogli accartocciati intorno a lui, ma senza perdere il buon umore, Zabini si diresse in camera da letto per togliere il leggero kimono di seta dorata che indossava e scegliere nel proprio armadio quattro stagioni qualcosa di elegante, ma non troppo formale, per la serata che avrebbe trascorso con Pansy.

Rimase per qualche secondo nudo come un verme a scorrere con le dita i diversi completi e le camice, decidendo infine per un semplice maglione di lana bianca, che metteva in risalto il nero dei suoi capelli, e un paio di pantaloni azzurro pastello con le tasche gialle.

Si sistemò i capelli davanti allo specchio e si spruzzò sul polso e il collo il suo profumo preferito.

Fu tentato più volte di tornare sui suoi passi e cambiare outfit, ma si costrinse a non farlo, dato che ormai non aveva più tempo e, prima di uscire da camera sua, recuperò dal cassetto del suo comodino l'ultimo gioiello che aveva creato e che aveva intenzione di regalare a Pansy quella sera.

Il campanello suonò prima del previsto e Blaise ne rimase piacevolmente sorpreso, Pansy era famosa per i suoi ritardi, se era arrivata con quindici minuti d'anticipo doveva esser stata impaziente di vederlo.

Esaltato da quel pensiero, Blaise precedette Otto e aprì la porta d'ingresso con un sorriso radioso in volto.

Pansy Parkinson indossava un aderente abito blu notte, che si sposava magnificamente con la sua carnagione e le arrivava al ginocchio, lasciando scoperte le gambe pallide e affusolate.

Blaise soffermò per qualche secondo l'attenzione sulle scarpe col tacco della ragazza, sentendo improvvisamente molto caldo, poi spostò lo sguardo sulle labbra rosse di lei: «Benvenuta, vuoi lasciarmi il soprabito?»

Pansy aveva indossato le prime cose che aveva trovato nell'armadio, puntando sulla sua spiccata capacità di essere sempre elegante e impeccabile, senza realmente preoccuparsi di esserlo. Era talmente agitata mentre si preparava, che non si era nemmeno resa conto di aver indossato le "scarpe del sesso", come le aveva soprannominate Blaise qualche mese prima.

Le "scarpe del sesso" erano delle normalissime décolleté gialle col tacco a spillo che, casualmente, erano le scarpe che indossava Pansy la prima volta che lei e Blaise avevano fatto sesso, mesi prima.

Avevano su Blaise un riflesso condizionato che non riusciva a spiegarsi razionalmente; a lui bastava vedere quelle scarpe per eccitarsi, ecco perché le aveva soprannominate "scarpe del sesso".

Pansy porse il soprabito a Blaise senza rendersi conto di nulla, troppo assorta nei propri pensieri e si diresse con passo deciso verso il mobiletto degli alcolici collocato nel salotto del ragazzo, per poi fermarsi a metà strada e scuotere la testa; bere non l'avrebbe aiutata a rimanere lucida e lei doveva esserlo.

Otto comparve nel salotto e invitò, con un sommesso: «La cena è servita», il padrone di casa e l'ospite a spostarsi in sala da pranzo.

Blaise scostò la sedia a Pansy, poi si sedette di fronte a lei, soddisfatto di come l'elfo domestico aveva apparecchiato la tavola, ponendoci al centro una candela che rendeva l'ambiente ancora più romanico.

Prima che Pansy potesse parlare, Otto ricomparve con due piatti tra le mani, nei quali si trovava la prima portata della cena: il risotto al nero di seppia.

«Buon appetito», disse Blaise, sorridendo.

«Grazie, altrettanto», rispose Pansy, osservando con una smorfia il piatto che le era appena stato servito.

Dopo qualche secondo di silenzio, in cui Pansy non diede segno di aver intenzione di mangiare, Blaise prese la parola: «Stai bene, Pan?»

La ragazza alzò lo sguardo su quello che era stato il suo migliore amico per anni, l'uomo che malgrado tutto amava più di se stessa, e scosse lentamente la testa: «No, Blaise, non sto bene».

Zabini fece per aprire bocca, ma lei lo precedette: «Devo dirti una cosa, è importante».

Calò il silenzio e durò talmente tanto, che Blaise iniziò a sospettare di essersi immaginato le parole appena pronunciate dalla ragazza che gli stava di fronte. Aveva davvero detto che voleva parlargli di una cosa importante? O lo aveva sognato?

Alla fine Blaise, innervosito dal silenzio, iniziò a parlare a vanvera: «Se non ti piace il risotto al nero di seppia possiamo passare direttamente al secondo, oppure possiamo farci preparare altro da...»

«Sono incinta».

Blaise rimase con la bocca socchiusa ad osservare il volto pallido della donna che amava, incapace di riempire il silenzio come aveva cercato di fare poco prima.

«L'ho scoperto l'altro giorno. Sono andata dal medimago per farmi prescrivere altra PC (Pozione Contraccettiva) e come sempre mi ha sottoposto a qualche controllo e...», Pansy tentennò per una manciata di secondi, le parole le si erano momentaneamente incastrate in gola: «A quanto pare aspetto un bambino».

Blaise si alzò dal proprio posto e raggiunse la sedia di Pansy, inginocchiandosi accanto a lei, gli occhi resi lucidi dalle lacrime e il pomo d'Adamo che saliva e scendeva come impazzito.

«Non so cosa dire», sussurrò il ragazzo, osservando il ventre di Pansy come se si aspettasse di notare qualcosa di diverso dal solito, poi spostò lo sguardo sul volto sconvolto della donna: «In questo momento penso di essere troppo felice e sopraffatto per riuscire a dire qualcosa d'intelligente».

«Non so se voglio tenerlo», sussurrò Pansy, con la voce che le tremava appena.

«Oh», disse Blaise, abbassando lo sguardo e annuendo lentamente.

Per quanto lo facesse soffrire il pensiero, era giusto che fosse Pansy a decidere.

Era lei quella che avrebbe dovuto portare in grembo un'altra vita per nove mesi, lei che avrebbe dovuto sottoporsi a visite periodiche, lei che avrebbe dovuto partorire.

Spettava a lei scegliere, non a lui.

«Rispetterò qualsiasi cosa tu decida, Pan», sussurrò lui, appoggiando la mano sul ginocchio nudo di lei: «Ma se dovessi decidere di non abortire, sappi che mi renderesti l'uomo più felice dell'Universo».

Pansy si asciugò con gesti nervosi gli occhi lucidi: «È troppo presto, Blaise, non stiamo neanche ufficialmente insieme e lo sai che io non voglio sposarmi, non ora almeno! Avere un bambino a ventitré anni, Blaise... non credo di essere pronta».

Il ragazzo si alzò e condusse una scossa Pansy Parkinson fino al divano, dove la fece accoccolare contro di sé, accarezzandole la schiena e i capelli per farla calmare.

«Va tutto bene, Pan, ci sono qua io con te, qualsiasi cosa tu decida di fare», le disse, sincero.

Pansy sentì il proprio cuore stringersi dolorosamente e, se mai aveva avuto dubbi sui suoi sentimenti per Blaise, quel momento la aiutò a capire che era inutile continuare a mentire a se stessa.

Pansy Parkinson era innamorata di Blaise Zabini.

L'anello di fidanzamento che il ragazzo aveva nella tasca dei pantaloni sembrava pesare come un macigno, ma Pan era troppo sconvolta e lui non aveva intenzione di litigare con lei, non quella sera.

Blaise si limitò a stringere maggiormente la ragazza a sé, scosso dalla recente rivelazione.

Non aveva mai seriamente pensato di diventare genitore, Pansy aveva ragione, erano ancora giovani per prendere in considerazione di mettere su famiglia. Eppure, ora che c'era quella possibilità, l'idea di diventare padre lo emozionava quanto una sfilata di moda del mago e stilista francese Pomme de Terre, genio indiscusso le cui creazioni erano il motivo per cui Blaise si era dedicato alla carriera di stilista.

«Ti amo», disse Blaise.

Pansy non si mise ad urlare e non se ne andò, si limitò a chiudere gli occhi e a stringere maggiormente la presa intorno al corpo del ragazzo, grata di averlo nella sua vita.





***





Hermione Granger passò l'intera giornata di sabato a fare pulizie in casa.

In parte lo aveva fatto per non pensare alla recente rottura con Ron, anche se ogni oggetto del suo ex che trovava in casa equivaleva ad una pugnalata nello stomaco; la confezione di pastiglie "Sorriso Smagliante 24 Ore", i calzini di lana grigi con la R di Ronald in rosso, il manuale di manutenzione per manici di scopa, una vecchia piuma consumata, una semplice maglietta bianca...

Senza lasciarsi cogliere troppo da sentimentalismi, Hermione finì per riporre ognuno di quegli oggetti in una scatola di cartone, che avrebbe spedito alla Tana, appena fosse stata certa di aver raccolto tutto ciò che Ron aveva lasciato dietro di sé, a casa sua.

L'altro motivo per cui aveva deciso di passare il suo sabato a fare le pulizie era legato all'uscita di quella sera con Draco Malfoy.

Hermione aveva bisogno di scaricare il nervosismo e l'unico modo che le era venuto in mente per impegnare la sua mente in modo proficuo, era stato quello di iniziare a dedicarsi alle pulizie di primavera.

Per rendere l'attività più faticosa aveva deciso di utilizzare la magia solo in caso di estrema necessità, dedicandosi quindi alle pulizie "alla maniera babbana".

Hermione Granger non si era mai resa conto di quanto fosse piccola e generalmente pulita la sua casa fino a quel sabato, quando terminò le pulizie generali nell'arco di poche ore.

Decisa a tenersi impegnata ancora per un po', iniziò a dedicarsi all'impresa più estenuante di tutte: mettere ordine nei cassetti e ripiani pieni di cancelleria e nella libreria.

Se la maggior parte delle persone aveva un problema con l'acquisto smodato di vestiti che poi non venivano realmente utilizzati, Hermione aveva la stessa mania impulsiva di acquisto, ma con la cancelleria e i libri.

Aveva constato negli ultimi anni che per ogni indumento acquistato da Ginny, lei comprava due libri o delle piume dai colori improbabili o pergamene dalla consistenza e colori variabili.

Allo stesso modo in cui Ginny accumulava vestiti, lei accumulava oggetti di cancelleria e libri.

Passò il primo pomeriggio a sistemare la libreria, dedicandosi all'impresa che aveva iniziato qualche settimana prima, ma che non aveva mai portato a termine: mettere i libri in ordine alfabetico a seconda del cognome dell'autore. Mentre si dedicava in modo certosino a quel compito, cercò di non pensare né a Ronald, né a Draco.

In un primo momento ce la fece senza intoppi, ma arrivata alla lettera D, e quindi a "I fratelli Karamazov" di Fëdor Dostoevskij, non riuscì contenere i ricordi e il pensiero corse subito al suo ex amante, il ragazzo con cui aveva un appuntamento quella sera.

Hermione non aveva idea di cosa aspettarsi da Draco Malfoy, per la cena che avevano in programma e la cosa la elettrizzava e spaventava allo stesso tempo. Era rassicurata dal fatto di doversi vestire casual, ma cominciava a chiedersi se lei e Draco avessero la stessa concezione del termine "casual".

Si sentiva inoltre in colpa. Non era un sentimento che riusciva a spiegarsi razionalmente, ma le sembrava quasi di tradire Ronald, anche se si erano lasciati da un paio di giorni ormai e non aveva intenzione di ricascare in quella relazione sconclusionata.

Hermione riuscì a sistemare i libri fino alla lettera G, poi decise di dedicarsi alla cancelleria.

Quando aprì il primo cassetto del basso mobile che fungeva da magazzino per tutti i suoi articoli per scrivere, si sentì male dal numero di piume che vi erano ammassate, ma non si fece prendere dal panico e le estrasse una a una, analizzandole con occhio critico per valutare se meritavano di essere tenute o meno.

Seduta a terra, circondata da piume di gufo e civetta di ogni forma e colore, si chiese cosa avrebbe pensato uno sconosciuto, magari un babbano, entrando nel suo salotto in quel momento; come minimo le avrebbe dato della pazza.

Una scatolina in cartone sul fondo del cassetto le fece aggrottare la fronte, incuriosita.

Si stava giusto chiedendo da dove spuntasse quel pacchetto, quando, aprendolo, sentì un tuffo al cuore.

Il biglietto che stringeva tra le mani le era fin troppo familiare, così come la piuma nera e inutilizzata che giaceva all'interno della scatola, insieme a una boccetta di inchiostro multicolore e un barattolo di polvere di Fata.


Hermione,

So che questo regalo non cambierà niente, ma l'ho comprato tempo fa pensando a te e non mi sembra giusto tenerlo.

Buon Natale,

Draco Lucius Malfoy


Hermione gettò un'occhiata all'orologio sulla parete e decise di aver ammazzato abbastanza il tempo e di necessitare assolutamente di una doccia.

Lasciò a terra le piume, la scatola e il biglietto, troppo scossa per continuare a fare pulizie.

Ritrovare il regalo di Natale che le aveva spedito Malfoy sei anni prima era stato troppo, troppo per il suo cuore incerto, che agognava e allo stesso tempo temeva le attenzioni di Draco.

Aveva già sofferto una volta, sei anni prima, era davvero sicura di volerci ricascare?

Una volta sotto la doccia, Hermione lasciò che l'acqua bollente scorresse sulla sua pelle, insaponandosi con gesti meccanici, distratta.

Più cercava di non pensare a Malfoy, più si trovava con i pensieri intasati da ricordi recenti o meno, il cui protagonista indiscusso era lui.

Il pomeriggio che avrebbe dovuto trascorrere in tranquillità, facendo ordine tra i suoi oggetti, si era rivelato una montagna russa di emozioni contrastanti.

Dopo la doccia, mentre si asciugava, stringendosi nell'accappatoio, si sorprese nel constatare che il nervosismo, per l'appuntamento di quella sera, era quasi del tutto scomparso, sostituito dall'impazienza.

Si ricordava quel nodo allo stomaco e il desiderio che le scorreva nelle vene, l'aveva già provato sei anni prima e lo aveva provato ogni giorno prima di andare al lavoro quella settimana, all'idea di vedere Draco Malfoy.

Hermione Granger, ancora stretta nel suo accappatoio, osservò i pochi indumenti appesi nel suo armadio per qualche minuto, cercando qualcosa che fosse abbastanza casual.

Optò infine per una blusa leggera color mattone, un paio di jeans scuri a vita alta, tenuti su da una cintura in pelle marrone, un cardigan nero e un paio di stivaletti scamosciati marroni.

Una volta pronta osservò con occhio critico il proprio riflesso nello specchio del bagno, chiedendosi se dovesse truccarsi o meno.

Osservò il cofanetto dei trucchi e lo aprì con gesti incerti, il rossetto rosso sembrava prendersi gioco di lei, ricordandole della pessima figura che aveva fatto qualche giorno prima, quando Malfoy le aveva fatto notare la sbavatura rossa sulle labbra.

Indossò un filo di mascara, rendendo più voluminose le ciglia scure e poi si lavò i denti, ignorando volutamente di posare nuovamente gli occhi sul tubetto di rossetto.

Hermione recuperò la sua borsetta e infilò la bacchetta nella tasca del cappotto.

Prese dal comodino il foglietto su cui Draco le aveva scritto l'indirizzo di casa sua e si diresse verso il camino, decisa ad usare la metropolvere.

Ignorò il disastro in salotto, dove pile di libri e piume sparse a terra le ricordavano che non aveva portato a termine le attività che l'avevano tenuta impegnata gran parte del pomeriggio, ed entrò nel camino.

Dopo aver detto con voce chiara l'indirizzo, venne avvolta da fiamme verdi e l'istante successivo si ritrovò in un atrio di modeste dimensioni, con il pavimenti in marmo e una scala che portava ai piani superiori.

Osservando l'ambiente che la circondava, notò una bacheca, sulla quale erano riportate su una pergamena alcune regole condominiali e altri avvisi relativi a futuri lavori di ristrutturazione nell'appartamento del primo piano.

Quando Hermione si rese conto che le targhette di ottone, che si trovavano sulle porte, dovevano indicare il cognome dei proprietari, decise di partire alla ricerca dell'appartamento di Malfoy.

Dovette salire fino all'ultimo piano, prima di notare su una porta in legno scuro la targhetta su cui spiccava in corsivo il cognome di Draco.

Suonò il campanello e rimase in attesa, col cuore che le batteva forte nel petto.

Sentì un rumore di passi, dei borbottii indistinti e la porta si aprì, rivelando un Draco Malfoy che si stava abbottonando gli ultimi due bottoni della camicia bianca che indossava.

«Ciao, sei in anticipo», disse lui, sistemandosi il colletto della camicia e i polsini: «Recupero la giacca e arrivo», aggiunse, prima di lasciare la porta aperta alle sue spalle e scomparire momentaneamente.

Hermione sbirciò quel poco che poteva vedere dell'appartamento: una porta aperta che dava su un bagno i cui colori dominanti sembravano essere il bianco e il verde chiaro, un appendiabiti, una modesta libreria e una scala che sembrava portare ad un soppalco.

La ragazza stava per entrare nell'appartamento, anche se non era stata invitata, per studiare con più attenzione l'ambiente, ma Draco comparve di fronte a lei e senza tante cerimonie si chiuse la porta alle spalle, incantandola poi con un incantesimo di protezione.

Rimasero per qualche secondo a guardarsi in quel corridoio poco illuminato da una manciata di candele fluttuanti, poi Draco sorrise divertito, sollevando un sopracciglio, ed Hermione si riscosse dalla sua inopportuna contemplazione.

Hermione Granger si ritrovava ancora una volta con un quesito irrisolto: come faceva Draco Malfoy ad essere impeccabile con una semplice camicia bianca e un paio di pantaloni neri?

«Allora», disse lei, muovendosi con passi incerti verso le scale: «Posso sapere dove siamo diretti?»

«Se te lo dicessi ora, non sarebbe più una sorpresa», disse lui, affiancandola mentre scendevano i gradini leggermente irregolari.

Le scale non erano molto larghe ed Hermione si ritrovò spalla contro spalla con Draco e, di conseguenza, il cuore che le batteva furioso in gola.

La ragazza si ritrovò a ringraziare di aver deciso di tenere i capelli sciolti quella sera, dato che le stavano permettendo di nascondere le sue guance arrossate.

«Non posso avere neanche un indizio?», gli chiese, riempiendo il silenzio.

«No», disse Draco, sorridendole apertamente: «Devi resistere ancora pochi minuti».

Arrivati nell'atrio della palazzina, Hermione si fermò accanto al camino, ma Draco le afferrò la mano, trascinandola verso la porta d'ingresso, che dava sulla trafficata Diagon Alley.

«Pensavo prendessimo la metropolvere», disse Hermione, osservando il volto divertito di Draco.

Le mani del ragazzo si appoggiarono sugli avambracci di lei: «Pensavi male».

L'istante dopo Hermione percepì il familiare strappo della smaterializzazione e sentì lo stomaco contorcerglisi fastidiosamente.

Una volta arrivati a destinazione Hermione appoggiò la fronte contro la spalla di Draco, respirando profondamente il profumo di lui per calmare la sensazione di nausea che provava.

«Tutto bene?», le chiese Malfoy, trattenendosi dal portare entrambe le braccia a circondare la figura, in quel momento fragile, di Hermione.

L'ex Grifondoro annuì, scostandosi dopo pochi secondi dal corpo del ragazzo.

«Dove siamo?», chiese, non riconoscendo il vicolo deserto e poco illuminato in cui si trovavano.

La mano di Draco tornò a stringersi intorno alla sua: «Ora lo vedrai», le disse, iniziando a farle strada.

Quando sbucarono nella strada principale, Hermione si sentì in un primo momento spaesata, poi la consapevolezza di non essere più nella Londra magica la sorprese talmente tanto da lasciarla senza parole.

Draco l'aveva portata nella Londra babbana per il loro appuntamento.

«Sopresa?», chiese lui, sorridendole entusiasta.

Hermione annuì, chiedendosi dove fosse finito il ragazzino che sei anni prima le aveva parlato della sua paura per i babbani.

«Non sai quanto», disse con un filo di voce, lasciandosi guidare da quel Draco Malfoy, simile a come lo ricordava, eppure completamente diverso; che non vedeva l'ora di conoscere.





***

Buon pomeriggio popolo di Wattpad!

Alzi la mano chi aveva intuito che Pansy fosse incinta (sinceri mi raccomando)!

E ora alzi la mano chi vorrebbe venirmi a prendere sotto casa perché ho interrotto il capitolo sul più bello!

Prometto che nel prossimo capitolo vedremo l'appuntamento nei minimi dettagli, ho preferito non inserirlo in questo perché l'appuntamento merita il giusto spazio e qua non gli avrei reso giustizia.

Secondo voi cos'avrà in mente di fare Draco nella Londra babbana?

Parlando un attimo della prima parte con Pansy e Blaise e il loro appuntamento, volevo solo farvi sapere che lo stilista Pomme De Terre nasce dalla mia mente malata e probabilmente apparirà nuovamente nei capitoli futuri. Scusate, ma non ho saputo resistere alla tentazione di chiamate uno stilista "patata" in francese. Lo so, ho un senso dell'umorismo pessimo, ma dopo Aeki non dovreste farci nemmeno caso, ormai!

Sono piuttosto soddisfatta di quanto ho scritto, fatemi sapere cosa ne pensate e se trovate degli errori fatemeli notare, vedrò di correggerli asap (as soon as possible = il prima possibile).

Ovviamente, nel caso aveste domande, non esitate a chiedere!

Come sempre vi ricordo che potete seguirmi anche su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp!

Un bacio,

LazySoul_EFP

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