Salvatore del Mondo Magico




Nicholas Rudolph Greengrass sedeva alla sua scrivania e sorseggiava il suo primo caffè pomeridiano, quello che consumava subito dopo pranzo, isolato da tutto e tutti, nel suo ufficio.

Uno dei suoi elfi domestici doveva essersi dimenticato di chiudere bene la finestra che dava su un piccolo balconcino — luogo in cui il signor Greengrass ogni tanto si concedeva un sigaro — e un rivolo di aria fredda penetrava nella stanza, smuovendo appena le tende e le carte che si trovavano sulla scrivania.

L'uomo assottigliò gli occhi chiari e con un brusco incantesimo chiuse la finestra con tanta forza da farne tremare i vetri.

Da meno di un giorno non aveva notizie di sua figlia, Astoria, la quale sembrava essersi volatilizzata nel nulla.

Il signor Greengrass doveva ammettere di non conoscere a fondo le proprie figlie, il che poteva essere un problema quando una di loro scompariva senza lasciare alcun indizio.

L'unica cosa che conosceva della vita di Astoria era il lavoro di volontariato che aveva iniziato da qualche giorno al San Mungo; la figlia gli aveva raccontato di esser stata a visitare i malati di mente, in particolare un ragazzo poco più grande di lei che parlava con un cocomero e lo cullava come se fosse un bambino.

Il signor Greengrass aveva riso nel sentire alcuni racconti della figlia, ma non aveva mai indagato oltre; era stato troppo impegnato nella sua personale vendetta, per potersi concentrare su molto altro.

Ora si pentiva di non averle prestato maggiori attenzioni.

Aveva provato a mandare uno dei suoi uomini al San Mungo per scoprire qualcosa in più, ma nell'arco di poche ore di indagini era saltato fuori che Astoria non era mai stata al San Mungo come volontaria e inoltre non esisteva nessun ragazzo che parlava con un cocomero.

Le indagini erano, apparentemente, giunte a un punto cieco.

Il signor Greengrass sorseggiò il fondo del caffè e storse le labbra in una smorfia, nel constatare che fosse diventato ormai freddo.

Posò la tazzina sulla scrivania con un gesto scocciato e prese tra le mani la lettera lasciatagli dalla figlia, consumata dalle continue letture sua e di sua moglie.

Non si soffermava mai sulle ultime righe, quelle in cui Astoria si scusava di non essere "perfetta" come Daphne e augurava alla sua famiglia "ogni bene".

No, quello che tormentava davvero il signor Greengrass era non sapere quali foto fossero i segreti in possesso della figlia e quale scandalo era pronta a gettare in pasto al Mondo Magico, se lui non avesse smesso di tramare alle spalle di Draco Malfoy.

L'aveva forse fatto seguire? Astoria poteva avere foto che lo ritraevano nel losco bar di Notturn Alley, dove si incontrava per comprare illegalmente poche gocce di sangue di unicorno, che gli permettevano di rimanere in vita, malgrado la terribile malattia che lo consumava da dentro da anni. O forse in mano aveva soltanto qualche scatto di lui e la sua amante?

Il signor Greengrass non lo sapeva e dato che sua figlia sembrava essere introvabile, non aveva modo di scoprirlo.

Posò la lettera scritta da Astoria sulla sua scrivania e digrignò i denti, turbato.

Era un peccato che la sua secondogenita avesse deciso di rovinare ogni suo piano; aveva pensato di lanciare qualche malocchio a Malfoy e alla sua amata Mezzosangue o magari di far consegnare loro una bottiglia di idromele avvelenata, ma l'idea che Astoria potesse rovinare la sua reputazione se avesse osato tanto, lo frenava.

Poteva comunque ritenersi abbastanza soddisfatto di esser riuscito a far sapere a tutta Londra, che Draco Malfoy era un traditore del suo sangue. Sperava che la Narcissa e quel che rimaneva di Lucius, potessero farla pagare anche da parte sua a quel giovanotto impertinente.


Hermione Granger scompostamente sdraiata nel letto del suo ragazzo, cercava di non pensare troppo all'ultima sfida che avrebbe dovuto affrontare, quel giorno.

Era ancora nuda dalla notte precedente, avvolta tra le coperte che profumavano di lei e Draco e con lo stomaco che le brontolava rumorosamente per la fame.

Appena le cena della sera prima era terminata e gli ospiti se n'erano andati, lei e Malfoy non avevano perso tempo a sparecchiare, pulire o riordinare; tutto quello che erano riusciti a fare era stato scaricare tutta la tensione accumulata nell'unico modo che conoscevano meglio.

Quella che aveva appena trascorso era stata una delle notti e mattine di sesso più appaganti della sua vita ed Hermione si sentiva tanto indolenzita da temere di non potersi alzare per vestirsi come stava facendo Draco, a pochi passi da lei.

«Faremo tardi», le disse il ragazzo, legandosi ai fianchi il marsupio che amava tanto: «Non hai detto a Potter che ci saremmo visti al bar per le quattro?»

Hermione sbuffò e si mise a sedere.

Draco osservò dal riflesso dello specchio di fronte a lui le labbra arrossate dai troppi baci di Hermione, il suo collo e le sue spalle macchiati da leggeri succhiotti e i suoi capelli, che le incorniciavano selvaggiamente il volto soddisfatto, di chi aveva perso il conto degli orgasmi che aveva raggiunto nelle ultime ventiquattr'ore.

«Sì, ho detto a Harry che ci saremmo visti per le quattro e me ne pento amaramente», ammise Hermione, prima di scostare con un gesto svogliato le coperte e alzarsi.

Si stiracchiò brevemente, nuda, e Draco non si perse neanche un secondo di quello spettacolo, del quale era l'unico spettatore.

«C'è qualcosa che dovrei sapere prima di esser gettato in pasto ai tuoi amici ficcanaso?»

Hermione recuperò da terra i vestiti che le erano stati tolti la sera prima, poi si avvicinò a Draco e gli lasciò un leggero bacio sulle labbra: «A Harry e Ron non piace essere insultati o sminuiti, quindi non chiamarli Sfigato e Sfregiato o Potty e Weasel, e andrà tutto bene. Ginny è vanitosa; falle un complimento qualsiasi e l'avrai conquistata».

Dopo quelle parole Hermione si vestì in pochi secondi, mentre Draco la osservava con le sopracciglia leggermente aggrottate: «Tutto qua?»

Hermione studiò il proprio riflesso allo specchio e fece una smorfia nel constatare che il vestito metteva in bella mostra i succhiotti che Draco le aveva lasciato sul collo.

«Sì, basta che tu faccia il bravo e non tiri fuori vecchi rancori, a meno che il tuo intento non sia chiedere scusa», aggiunse Hermione, mentre con un veloce incantesimo di disillusione nascondeva i segni rossastri sulla sua pelle candida.

«Andiamo?», chiese Hermione, mentre si legava i capelli in una coda alta e iniziava a scendere le scale, verso l'ingresso.

Draco osservò la sua maglietta bianca con il logo della Nike, i suoi jeans della Levi's e il marsupio che accentuava i suoi fianchi stretti e si chiese se non avesse forse esagerato.

Il suo intento era sì, quello di voler apparire diverso, più maturo e più aperto ad altre culture, ma forse quell'agglomerato di vestiti babbani era un po' troppo.

Si affacciò sulle scale e lo sguardo di Hermione, che stava indossando le scarpe, si posò immediatamente su di lui: «Sto bene?»

La ragazza sorrise e sollevò le spalle: «Forse qualcosa di meno babbano?»

Draco annuì distrattamente e tornò ad osservare il contenuto del proprio armadio, incerto.

«Se tenessi i jeans, ma mettessi una camicia invece della maglietta?», gli consigliò Hermione dal piano di sotto, mentre iniziava a mettere in ordine il disastro che avevano lasciato sul tavolo e la cucina dalla sera prima.

Draco seguì il consiglio e ammirò un'ultima volto il proprio riflesso allo specchio, prima di rifare il letto e di scendere al piano di sotto.

«Meglio?», chiese alla ragazza, che nel mentre stava addentando una fetta di torta salata, avanzata dalla sera prima.

Sotto allo sguardo divertito di Draco, Hermione arrossi leggermente e giustificò la sua bocca piena con un borbottio che sarebbe dovuto essere un "Non abbiamo pranzato, ho fame!", ma che fu impossibile da decifrare e fece allargare ulteriormente il sorriso sulle labbra del ragazzo.

«Ho fame», disse alla fine Hermione, dopo aver mandato giù l'ultimo boccone di torta salata, poi si avvicinò al ragazzo e gli sistemò il marsupio, in modo che rimanesse nascosto dalla camicia: «Ora sì, direi che stai molto bene».

«Andiamo?»

Hermione annuì, ma approfittò della vicinanza con Draco per lasciargli un lungo bacio sulle labbra: «Andiamo».

Indossarono i rispettivi cappotti, poi uscirono di casa e scesero in strada.

Diagon Alley quel sabato pomeriggio era particolarmente affollata e molti occhi curiosi si posarono su di loro e le loro mani unite, mentre si dirigevano al bar a pochi passi dalla Grincotts.

L'articolo sulla Gazzetta del Profeta, che parlava della loro relazione, era di appena due giorni prima e né Draco né Hermione si stupirono delle attenzioni, che la folla dedicava loro; sguardi di sottecchi, commenti sussurrati a mezza voce e risatine maliziose.

Una volta di fronte al bar, che scoprirono chiamarsi, per un divertente scherzo del destino "Salvatore del Mondo Magico", in onore di Harry Potter, Draco scoppiò a ridere ed Hermione non poté trattenersi dal seguirlo a ruota.

«Tu lo sapevi che si chiamava così?», chiese Draco, tra una risata e l'altra, attirando ancora più sguardi di quanti ne avesse attirati fino a poco prima.

«No, ma trovo che sia perfetto», disse Hermione, prendendo Draco sottobraccio e conducendolo all'ingresso.

Diversamente dall'ultima volta che avevano messo piede nel bar "Salvatore del Mondo Magico", il cameriere sembrava meno affabile e il chiasso proveniente dai tavoli più insistente.

«Desiderate?», chiese il ragazzo, osservandoli con un pizzico d'impazienza che non sfuggì allo sguardo attento di Draco.

«Abbiamo prenotato un tavolo a nome Granger», disse Hermione, che si era preoccupata di essere previdente, quella mattina, e aveva chiamato per assicurarsi che avrebbero avuto un tavolo tutto per loro all'ora stabilita.

«Prego, seguitemi», disse il cameriere, mentre controllava su un taccuino che aveva in tasca la prenotazione.

Li accompagnò fino a un tavolo da cinque, a pochi passi dalla vetrata che dava proprio sulla stradina affollata di Diagon Alley.

«Grazie», disse Hermione, sedendosi in modo da dare le spalle alla finestra e Draco occupò il posto accanto a lei.

«Avrei potuto rimanere a poltrire a letto ancora un po'», borbottò Hermione, pizzicando il fianco di Draco, che rispose all'attacco pizzicandole la coscia: «Avresti preferito arrivare in ritardo e dover inventare una scusa ridicola di fronte ai tuoi amici?»

Hermione arricciò le labbra in una smorfia: «Forse».

In quel momento la sala si zittì di colpo e Draco ed Hermione sollevarono immediatamente lo sguardo, per cercare di capire cosa fosse successo per cambiare in modo così drastico l'ambiente intorno a loro.

Il cameriere, che poco prima li aveva accompagnati al tavolo, era tornato e questa volta stava facendo strada a Harry Potter e Ginevra Weasley.

Hermione si alzò per salutare entrambi gli amici con un abbraccio e un paio di baci sulle guance, mentre Draco si limitò a stringere loro le mani e a sorridere cordialmente.

«Ronald arriverà a breve», disse Ginny, prima di puntare i suoi occhi colmi di curiosità in quelli chiari di Draco Malfoy.

Il silenzio al tavolo era assordante e innaturale quanto quello dell'intera sala.

Molti occhi erano puntati sulle spalle di Harry Potter o sul profilo di Ginevra Weasley, altri studiavano i volti vicini di Draco Malfoy ed Hermione Granger, volti che avevano visto recentemente sulla Gazzetta del Profeta.

«Forse non è stata una buona idea venire qua», disse Harry, spazientito dalle occhiate e dai sussurri alle loro spalle.

«Spero che ci sia la stessa cameriera della volta scorsa», ribatté Draco, provocando un sorriso involontario sulle labbra di Hermione.

«Oh, Harry, vedrai che la smetteranno», disse Ginny, per nulla preoccupata o disturbata dalle attenzioni, mentre osservava il menù: «Quindi siete già stati qua?»

Hermione fu grata all'amica per quel semplice tentativo di fare conversazione e includere Draco.

«Sì, tre settimane fa? O sono già quattro?», disse Malfoy, lanciando una veloce occhiata ad Hermione che scrollò le spalle, a sua volta incerta su quanto tempo fosse passato ormai.

«Comunque sì, è un posto carino, la cameriera è molto espansiva e, non so se lo avete notato, ma il nome del posto è "Salvatore del Mondo Magico", quindi non penso che avremmo potuto scegliere un bar più adatto per prendere un tè insieme», disse Draco, sorridendo divertito.

Harry lo guardò imbronciato, mentre a Ginevra s'illuminavano gli occhi: «Hai ragione: è il posto perfetto».

Harry Potter si sentì improvvisamente tradito dalla propria fidanzata.

Prima di uscire di casa era stato chiaro: dovevano studiare Malfoy, cercare di capire se avesse rifilato qualche pozione d'amore ad Hermione e fraternizzare con lui il meno possibile. Si era anche allenato davanti allo specchio a fare espressioni arcigne quella mattina e aveva preparato una lista di domande a cui sottoporre l'ex Serpeverde.

Ora bastava che Malfoy parlasse a vanvera del locale e Ginny già gli dava ragione e sorrideva come se niente fosse.

«Hermione mi dice che stai organizzando il matrimonio tutto da sola, deve essere un gran da fare, complimenti», disse Draco e sul volto di Ginevra si formò un'espressione a metà strada tra il compiaciuto e l'orgoglioso.

La più piccola di casa Weasley, fin da quella mattina, aveva avuto la certezza che quell'uscita sarebbe stata un disastro: si era aspettata un Draco Malfoy molto meno affabile e carismatico, una Hermione molto meno felice e qualche scenata da parte di Ronald.

Eppure suo fratello non era ancora arrivato, Malfoy le aveva appena servito su un piatto d'argento la scusa perfetta per potersi vantare del magnifico matrimonio che stava organizzando, e Ginevra Weasley non poteva essere più felice di trovarsi in quel bar in quel momento.

«Sì, è un lavoraccio, ma mi riempie di soddisfazioni: giusto l'altro giorno ho scelto le composizioni floreali e la prossima settimana proverò il mio abito da sposa!»

«Non siamo qua per parlare del matrimonio, Ginny», le disse a mezza voce Harry, con gli occhi leggermente spalancati, come se con quello sguardo volesse comunicarle il suo disappunto.

Ginevra sbuffò e prese in mano il menù, iniziando a sfogliarlo: «Scusa, se ho osato fare conversazione, parla tu allora».

Sul tavolo scese un silenzio ancora più pesante di quello iniziale e Draco decise di mettere da parte vecchie dispute o tensioni e fare il primo passo.

«Potter, vorrei ringraziarti per avermi concesso il beneficio del dubbio. L'articolo sul giornale ha colto tutti impreparati e immagino che sia stato triste sapere di Hermione e me, in quel modo. Non era nostra intenzione tenerlo nascosto, ma ci frequentiamo da poco e...», Draco lanciò uno sguardo veloce ad Hermione, che lo incitò a proseguire con un sorriso d'incoraggiamento: «Quello che credo di voler dire, in verità, è che non sono più il ragazzino di un tempo, so di non meritarmi il perdono per molte cose che ho fatto, ma vorrei ringraziarti per aver testimoniato a favore della mia scarcerazione e chiederti scusa».

Harry Potter, con la bocca socchiusa per la sorpresa, si sistemò gli occhiali sul naso e scrollò le spalle, incerto su come reagire a quelle parole.

«Ovviamente le scuse sono estese anche a te, Weasley», disse Draco, spostando lo sguardo sul volto di Ginevra, che lo osservava con espressione seria.

Hermione prese la mano di Draco tra le sue e gli sorrise, premendovi un bacio contro il dorso.

Harry assistette a quella scena in silenzio, poi annuì, si sistemò nuovamente gli occhiali sul naso e accennò un sorriso: «Temo di doverti anche io delle scuse, Malfoy, di sicuro non sei stato l'unico a comportarsi in modo infantile durante gli anni di Hogwarts».

Ginny sorrise e annuì: «Lasciamo il passato nel passato e concentriamoci sul presente: lavori, Malfoy?»

Draco sentì la tensione, che non si era reso conto di aver provato fino a quel momento, sciogliersi e sorrise: «Sì, al Ministero».

«Oh! Immagino che vi siate incontrati al lavoro, allora», disse Ginny, prima di arrossire leggermente e sbarrare gli occhi: «Aspetta! Ma certo! Quella volta che ci siamo incontrati all'atelier di Zabini, mi avevi detto che vi avevano messo nello stesso ufficio!», esclamò, osservando il volto di Hermione: «Me ne ero completamente dimenticata, ora che ci penso però ha senso che lavorare a stretto contatto abbia riacceso la fiamma».

Draco nascose dietro un colpo di tosse il sorriso, che gli era spuntato sulle labbra a quella parole, ed Hermione abbassò lo sguardo imbarazzata, mentre Harry aggrottò semplicemente le sopracciglia, confuso.

«Riacceso?»

Hermione sollevò lo sguardo sul volto di Ronald Weasley che in piedi, a pochi passi di distanza, nascosto in un cappotto troppo grosso per lui e un cappello fatto a mano da mamma Molly, osservava da qualche secondo la scena che gli si presentava di fronte: il suo migliore amico, sua sorella e la sua ex ragazza intenti a chiacchierare affabilmente con quello che per anni era stato il nemico.

Ginevra sembrò rendersi conto di aver detto qualcosa di sbagliato e si portò una mano alla bocca, quasi potesse cancellare con quel gesto le parole appena pronunciate.

Draco, che non si era resa conto della presenza del nuovo arrivato, concentrato com'era nell'ascoltare la giovane Weasley, si alzò in piedi, pronto a stringere la mano anche a lui.

Ma gli occhi di Ronald erano puntati in quelli scuri e sbarrati di Hermione, che con il volto arrossato non sapeva cosa dire.

«Riacceso?», ripeté il ragazzo.

Gli bastò leggere la colpa e l'imbarazzo nello sguardo della sua ex ragazza per capire che doveva esserci stato qualcosa che non sapeva, qualcosa che a quanto pare era stato importante, qualcosa che doveva esser successo prima che lui ed Hermione si mettessero insieme, sempre che la ragazza non gli avesse mentito, quando gli aveva detto di non averlo mai tradito.

«Io e Draco abbiamo avuto un flirt il sesto anno, per qualche mese», disse Hermione, spostando lo sguardo dagli occhi seri di Ron a quelli dolci di Draco: «Ma non ha funzionato e ci siamo persi di vista. Quando abbiamo iniziato a lavorare nello stesso ufficio, come ti ho già detto l'altra sera», proseguì, spostando nuovamente lo sguardo su Ron: «Ho avuto l'opportunità di conoscerlo meglio e sì, come dice Ginny, si è riaccesa una fiamma che pensavo fosse spenta».

Ron abbassò lo sguardo e annuì, borbottò qualcosa che assomigliava a un "Meno ne so, meglio è", poi scrollò le spalle e si avvicinò al tavolo.

Ron strinse la mano a Malfoy e si sedette accanto ad Harry, togliendosi il cappotto e il cappello.

Subito apparve una sfera rossa sopra al tavolo e Ginny sorrise: «Voi sapete già cosa prendere?»

«Burrobirra», disse subito Ron, sorridendo: «Ho bisogno di bere qualcosa che mi scaldi».

Harry gli diede una leggera pacca sulla schiena: «Penso che ti terrò compagnia, amico».

Draco sorrise: «Se non fossi a stomaco vuoto seguirei il vostro esempio».

Hermione, raggiante, osservò i propri amici e lesse nei loro sguardi l'affetto e l'amore che aveva temuto di perdere, una volta che avesse presentato loro Draco, come proprio ragazzo.

«Io penso che prenderò un tè verde», disse Ginevra, chiudendo il menù: «Tu, Hermione?»

La riccia sorrise e osservò di sottecchi Draco, che alla sua sinistra stava leggendo il menù: «Ordina Draco per me».

Il biondo sorrise: «Va bene, Hermione, ma poi non ti lamentare».

La cameriera sbucò in quell'istante con un enorme sorriso sul volto e un piccolo bloc-notes tra le mani: «Cosa posso...?»

Le parole le morirono in gola quando si rese conto che di fronte a lei c'era Harry Potter.

Hermione era pronta a sentire la cameriera, la stessa che aveva servito lei e Draco settimane prima, urlare o magari chiedere con un filo di voce al famoso Salvatore del Mondo Magico di farle un autografo; diversamente da quanto si aspettasse, la cameriera svenne tra le braccia di Harry, al quale caddero gli occhiali.

«Potter, vedo che fai ancora un certo effetto alle donne», disse Draco.

Con sorpresa di tutti, Ron scoppiò a ridere ed Hermione ebbe la conferma che le cose, col tempo, sarebbero andate bene.

A molti chilometri di distanza, Lucius Malfoy sedeva nella sua cella, incatenato a ceppi incantati, che gli impedivano di compiere anche il minimo incantesimo, avvolto nella più completa oscurità.

Ad ogni minuto, dei tanti, troppi, che era costretto a passare nella più totale solitudine, si chiedeva come sarebbe potuto sopravvivere al minuto successivo.

Eppure, malgrado il dolore e i rimpianti, malgrado il suo desiderio di morire, era ancora vivo.

Era sopravvissuto abbastanza a lungo da vedere il giorno in cui il suo cognome era stato accostato a quello di una Mezzosangue sulla Gazzetta del Profeta, il giorno in cui suo figlio gli aveva scritto di essere un traditore del proprio sangue e di non aver intenzione di chiedere scusa.

Lucius Malfoy, o quello che ne rimaneva ormai, dopo anni di torture e di incontri ravvicinati con i Dissennatori, non aveva più la forza per arrabbiarsi o per indignarsi di fronte all'idea che il sangue del suo sangue, suo figlio, il suo unico figlio, fosse sul punto di voltare definitivamente le spalle a tutto quello in cui avevano sempre creduto.

Tutto quello che Lucius poteva provare era un misto di rassegnazione e dolore; sentimento che lo accompagnava ogni giorno da cinque anni ormai e non lo abbandonava mai, nemmeno quando gli era concesso di vedere, per pochi brevi attimi — per troppo poco, sempre troppo poco — il volto della donna che aveva amato e che non era stato in grado di proteggere come aveva promesso.

Aveva promesso a Narcissa che le sarebbe sempre stato vicino e che l'avrebbe aiutata nel momento del bisogno, in salute e in malattia, finché morte non li avrebbe separati.

Eppure non era stata la morte a separarli; era stata la vita.

E Lucius Malfoy avrebbe vissuto nel rimpianto, fino a quando la morte non gli avrebbe portato via pure quello.






***

Buonsalve popolo di Wattpad!

Siamo arrivati alla fine del terzultimo capitolo, ormai!

Abbiamo visto che il signor Greengrass per il momento sembra essere soddisfatto della sua vendetta, anche se misera, e a quanto pare la paura di quello che potrebbe svelare Astoria su di lui lo terrà buono per un po'.

Cosa ne pensate dell'uscita al bar "Salvatore del Mondo Magico"?

Vi eravate aspettati reazioni simili?

Dato che non avevo ancora detto molto su Lucius, o comunque non avevamo ancora visto il suo punto di vista, ho deciso di dedicargli le ultime righe di questo capitolo, che spero vi siano piaciute.

Ancora due capitoli e questa storia sarà finita... quasi non riesco a crederci!

Il prossimo capitolo arriverà il prossimo mercoledì; mi piacerebbe invece pubblicarvi l'epilogo o alla vigilia o il giorno di Natale. Quando preferireste averlo? Per la vigilia o per Natale?

Come sempre ricordo che potete trovarmi su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp e, nel caso in cui voleste farmi un regalo di Natale, potete sempre donarmi un caffè tramite la mia pagina Ko-fi, di cui trovate il link nella bio.

Un bacio,

LazySoul_EFP

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