Lunedì mattina





Il lunedì mattina iniziò nel migliore dei modi per Hermione Granger e Draco Malfoy.

Lo stesso non si poteva dire per il resto del mondo magico, nello specifico per una preoccupata Pansy Parkinson e un pensieroso Blaise Zabini, che non si parlavano da sabato sera, e avevano un unico pensiero fisso: "cosa dovevano fare?"

Mentre Pansy Parkinson aveva difficoltà ad accettare il fatto che una vita stesse crescendo dentro di lei, Blaise Zabini aveva recuperato da un vecchio diario, che aveva scritto negli anni dell'adolescenza, la lista dei nomi che gli piacevano di più, così da aggiornarla e farla vedere a Pansy appena avesse deciso se portare a termine la gravidanza.

Il lunedì mattina iniziò in modo pessimo anche per Ronald Bilius Weasley. Erano ormai quattro giorni che si svegliava da solo nella Tana, con un forte mal di testa dovuto ad un'assunzione esagerata di Burrobirra e Firewhiskey e gli occhi rossi per il pianto. Stava approfittando dell'assenza dei genitori, che si trovavano ancora in Sud America, per condurre uno stile di vita poco pulito e sano, senza dover sentire mamma Molly urlargli dietro. Sapeva di non poter indugiare troppo in quella decadenza, che gli permetteva di non pensare alla recente rottura con Hermione, ma al momento sembrava ancora troppo sofferente per poter superare il recente evento.

Il dolore di Ronald non era però paragonabile alla rabbia mista a impotenza che provava Astoria Greengrass quel lunedì mattina. Erano due notti che dormiva poco e male e le visite a Delilah, per quanto piacevoli, le causavano anche una profonda malinconia, che riviveva prima di andare a dormire e che le impediva di essere serena. Più tempo passava incastrata in quella vita di bugie e segreti, più si rendeva conto che non sarebbe riuscita a sopportarla ancora per molto. I suoi genitori aspettavano impazienti di sapere la data del matrimonio, la sua futura suocera la invitava quasi ogni giorno a prendere il tè da lei e cercava di carpirle qualsiasi informazione utile su suo figlio e sulla loro relazione. Astoria ogni tanto mentiva, ogni tanto sviava il discorso oppure inventava impegni per non andare a Villa Malfoy.

La giovane sorella Grrengrass aveva provato a raggiungere Malfoy nel suo appartamento sabato sera, decisa a parlargli e trovare una soluzione, una volta per tutte, a quel fidanzamento senza senso in cui si trovavano incastrati, ma non l'aveva trovato in casa e nemmeno domenica pomeriggio. Quel lunedì mattina prese in considerazione l'idea di raggiungerlo in ufficio e proporgli di pranzare insieme, ma dato che la settimana prima aveva avuto la stessa idea e non era riuscita a concludere nulla, decise di rimandare il loro incontro alla sera e di passare il lunedì da Delilah, nella speranza di migliorare quella giornata, iniziata malamente.

Hermione Granger e Draco Malfoy quel lunedì mattina si svegliarono entrambi con un sorriso stampato sulle labbra e una bruciante impazienza.

La sera prima, dopo una semplice cena, Hermione era tornata a casa, e aveva passato lunghi minuti, prima di andare a dormire, a riflettere su quanto era accaduto.

Aveva creduto, ingenuamente, di poter resistere al desiderio che provava per Draco; un desiderio che si portava dietro da anni e che aveva ignorato per troppo tempo. Faceva male rendersi conto di non esser mai riuscita veramente a superare quella sconclusionata relazione segreta, che avevano avuto lei e l'ex Serpeverde durante il sesto anno ad Hogwarts. Era stata con Ronald per anni, l'aveva amato per un certo periodo, ma solo in quel momento realizzava che il ricordo di Draco era sempre rimasto dentro di lei, come un virus dormiente, pronto a svegliarsi con meticolosa regolarità.

Non si pentiva di quello che era successo tra lei e Draco domenica sera, non si pentiva di aver fatto sesso con lui — malgrado fosse fin troppo consapevole che lui era fidanzato con un'altra.

Provava un senso di esaltazione e desiderio nel ripensare a quanto era accaduto: lei aveva fatto sesso con Draco Malfoy, infischiandosene di tutto e tutti, mettendo al primo posto nella classifica delle sue priorità il proprio piacere personale, invece che i desideri altrui e la morale.

Forse non avrebbe dovuto andarne fiera, ma non poteva impedirsi di essere felice.

Draco Malfoy aveva provato qualcosa di molto simile prima di andare a dormire domenica sera, solo che la sua incontenibile felicità, presentava un pizzico d'incredulità.

Dopo la reazione di Hermione al semplice bacio che si erano scambiati sabato sera, aveva creduto che la ragazza fosse frenata dalla presenza di Astoria nella sua vita e non avesse intenzione di far evolvere la loro relazione da un punto di vista fisico.

Non gli dispiaceva ammettere di essersi sbagliato.

Riscoprire il corpo di Hermione dopo cinque anni, trovandolo molto simile a quello che ricordava; riscoprire la chimica tra di loro, la semplicità con cui riuscivano ad essere loro stessi quando erano entrambi nudi e fragili, era stato per Draco come risvegliarsi da un lungo sonno e trovare un bicchiere d'acqua fresca per la sua gola secca.

Hermione lo voleva ancora, Hermione aveva lasciato Ronald per lui, Hermione sembrava essere disposta a concedergli una seconda chance, e Draco non poteva essere più felice.

La solita routine mattutina di Hermione Granger venne portata a compimento in pochi semplici passi: colazione, vestizione, lavaggio dei denti e momento di contemplazione davanti allo specchio. Aveva scelto una blusa color tabacco con le maniche lunghe e la scollatura accentuata e una gonna a tubino nera. Era consapevole di essersi vestita con maggiore attenzione del solito, ma diversamente dalla settimana prima la cosa non la infastidiva e non la faceva sentire a disagio. L'idea di voler apparire bella agli occhi di Draco non era più molesta come pochi giorni prima, ma stranamente esaltante.

Prese, come ogni mattina, la metropolvere per arrivare al Ministero e scese al piano dove si trovava il suo ufficio con le mani che le tremavano per l'impazienza.

Venne accolta dal proprio capo, il signor Quintt con un veloce e nervoso saluto, prima che l'uomo scomparisse oltre la porta del proprio ufficio.

Hermione notò, con sollievo, che Penelope Cross non si vedeva alla sua scrivania e non poté fare a meno di esserne sollevata; non aveva dimenticato la conversazione che avevano avuto in ascensore la settimana prima e dell'interesse della collega per Draco Malfoy e, per quanto Hermione non si ritenesse una ragazza particolarmente gelosa, non era neanche abbastanza masochista da aiutare quella ragazza a entrare nelle grazie dell'ex Serpeverde.

Il sorriso sul volto di Hermione s'incrinò leggermente, quando non trovò Draco Malfoy alla sua scrivania e si chiuse la porta dell'ufficio alle spalle con una punta di mestizia.

Cercando di non farsi distrarre troppo dalla mancanza del ragazzo, raggiunse la propria postazione di lavoro e si immerse nella lettura di una circolare su nuove e aggiornate misure di sicurezza all'interno del Ministero.

Draco Malfoy quel lunedì mattina aveva messo piede nell'atrio del Ministero con un radioso sorriso stampato in volto e la sicurezza di vedere presto Hermione ad animarlo.

Prima di poter raggiungere gli ascensori venne fermato da un messaggio, che volò fino a scontrarsi contro la sua camicia bianca. Si fermò a leggere la comunicazione con la fronte aggrottata, pensieroso, poi un sorriso sornione tornò a illuminargli il volto.

Quello che aveva appena letto era un messaggio dal signor Dibert, che gli comunicava la sua assenza a lavoro per un altro paio di giorni, dato che era stato trattenuto in Francia. Momentaneamente sarebbe stato Draco a ricevere le comunicazioni che normalmente sarebbero giunte al signor Dibert e la signorina Amanda Bianchi, valida collega e ottima obliviatrice, sarebbe stata a disposizione di Draco come assistente, se Malfoy l'avesse ritenuto necessario.

Prima di raggiungere l'ufficio che condivideva con Hermione, Draco trovò opportuno raggiungere Amanda al quinto piano per informarla delle disposizioni del signor Dibert, dicendole che l'avrebbe fatta chiamare se avesse necessitato aiuto e di continuare a svolgere le proprie normali mansioni fino a quel momento.

Dopodiché Malfoy riprese l'ascensore per tornare al quarto piano, dove una giovane e graziosa strega lo accolse con un caloroso sorriso e una mano protesa verso di lui: «Buongiorno, sono Penelope Cross, ero la vicina di scrivania di Hermione Granger prima che venisse promossa e non ho avuto occasione di presentarmi la scorsa settimana, chiedo scusa per questa mia imperdonabile mancanza di educazione».

Draco Malfoy era mediamente abituato ad attirare l'attenzione femminile. Durante gli anni ad Hogwarts aveva avuto un considerevole successo con alcune ragazza di Serpeverde, e più in generale con le giovani purosangue che gli venivano presentate dai genitori durante feste e banchetti tenuti dall'alta società magica.

Erano anni però che non otteneva quel tipo di attenzioni; dalla fine della guerra e la caduta in disgrazia della sua famiglia — nello specifico del suo cognome — Draco non aveva più ricevuto particolari attenzioni dal gentil sesso.

«Buongiorno, signorina Cross, mi chiamo...»

«Oh, lo so come si chiama», lo interruppe lei, sorridendo affabile: «La prego di chiamarmi Penelope e, se non sono troppo sfacciata, mi piacerebbe che ci dessimo del tu».

Draco sbatté le palpebre un paio di volte, preso in contropiede dalla sfrontatezza della ragazza: «Non so se...», iniziò lui, ma la mano di Penelope Cross si appoggiò sul sul braccio sinistro e per qualche secondo fu troppo sconvolto per dire qualcosa. Gli sembrò quasi di sentire il Marchio Nero bruciare, anche se sapeva che era impossibile, e d'istinto ritrasse l'arto.

La giovane donna non sembrò rendersi conto del turbamento di Draco o, molto più probabilmente, decise di non farci caso, e gli fece l'occhiolino: «Magari possiamo continuare questa conversazione a pranzo, ora devo andare al lavoro».

Appena Penelope Cross si fu allontanata, diretta alla sua scrivania, Draco Malfoy riprese a respirare normalmente. Con passi nervosi raggiunse l'ufficio di Hermione Granger e vi si chiuse dentro con le dita che gli tremavano appena.

Se in un primo momento l'ex Serpeverde aveva provato quasi piacere nello scoprire di essere abbastanza attraente da attirare ancora le attenzioni del sesso opposto, si era sentito ben presto a disagio con i modi sfacciati di Penelope Cross.

Draco aveva passato anni a nascondere la propria vergogna, il Marchio Nero, anni ad impedire a sua madre e ad Astoria di toccargli l'avambraccio sinistro.

Solo ad una persona aveva permesso un contatto più intimo.

«Buongiorno».

Sentire la voce di Hermione alle sue spalle, lo fece rilassare quasi istantaneamente e un dolce sorriso gli comparve sulle labbra al ricordo della sera prima, nello specifico della cena, durante la quale la ragazza gli aveva fatto un breve corso accelerato, su come utilizzare il cellulare che avevano acquistato insieme quel pomeriggio.

«Buongiorno», ricambiò lui il saluto, voltandosi verso l'ex Grifondoro.

Draco Malfoy rimase per una manciata di secondi incantato dall'espressione radiosa di Hermione e dalla scollatura accattivante che mostrava, più del solito, il décolleté della ragazza.

«Stai bene?», chiese lei, sollevando un sopracciglio inquisitorio.

Draco sospirò e scrollò brevemente le spalle: «Sono appena stato molestato sul posto di lavoro, non sono sicuro di come mi dovrei sentire in questo momento».

Hermione si sollevò in piedi, gli occhi sbarrati: «Molestato? Da chi? Cos'è successo?», chiese, raggiungendo Malfoy alla porta, le mani di lei che gli sfioravano il volto pallido.

«Una certa Penelope Cross», Hermione storse il naso nel sentire quel nome: «Si è presentata, poi mi ha proposto di pranzare insieme e mi ha toccato il braccio», Draco si portò la mano sul Marchio Nero, un'espressione sofferente in volto: «Il braccio sbagliato», specificò.

Hermione annuì, comprensiva: «Ci parlo io con lei, se vuoi. La scorsa settimana mi aveva detto che voleva "sedurti", ma pensavo di averla dissuasa».

«Dissuasa?», chiese Draco, osservando incuriosito la ragazza di fronte a lui, che aveva iniziato ad accarezzargli i capelli con gesti dolci e misurati.

«Sì, le ho ricordato che sei fidanzato».

Draco socchiuse le labbra, momentaneamente senza parole, poi ridacchiò: «Non credi di essere un po' ipocrita?»

«Ipocrita?», chiese lei, aggrottando le sopracciglia, le dita congelate tra i capelli morbidi di Draco.

«Ricordi alle altre ragazze che sono fidanzato, ma tu non ti fai problemi a sedurmi», disse lui, con tono scherzoso.

Hermione sapeva che Draco aveva ragione ed era per questo, per questa sua consapevolezza, che si sentì profondamente in colpa e si allontanò verso la sua scrivania, nel più completo silenzio.

Se fino a poco prima la ragazza aveva creduto di essere sopra la morale e di non avere alcun problema con quello che era successo con Draco il giorno prima, all'improvviso non era più così convinta di voler essere "quel tipo di persona"; quella che distrugge fidanzamenti, matrimoni e famiglie senza battere ciglio.

«Hermione?», la chiamò lui, con la fronte aggrottata, confuso.

Si era reso conto del repentino cambiamento d'umore nella ragazza, meno chiaro gli era il motivo scatenante di quell'improvvisa freddezza sul volto di Hermione.

L'ex Grifondoro non rispose e voltò la sedia della propria scrivania, in modo da dare le spalle al suo amante.

Draco abbandonò giacca e ventiquattrore, poi raggiunse Hermione, deciso a capire cosa fosse successo.

«Cos'ho detto di sbagliato?», chiese, accovacciandosi di fronte alla ragazza.

Hermione scosse la testa: «Non hai detto niente di sbagliato», disse lei, abbassando lo sguardo per incrociare lo sguardo di lui: «Hai ragione, sono un'ipocrita: ti ho sedotto e ora mi indigno se un'altra ragazza prova a fare lo stesso. Sono una persona orribile».

«No, Hermione», sussurrò lui, appoggiando le mani sulle ginocchia nude di lei: «Non sei una persona orribile».

Prima che la ragazza potesse ribattere, Draco riprese la parola, deciso a farla sentire meglio e a non farle provare le emozioni che la stavano tormentando in quel momento: «Penso di doverti raccontare una storia», disse, mordendosi nervosamente il labbro inferiore: «Ti ricordi il sesto anno? Quando io e Astoria ci siamo fidanzati e tu hai detto che la nostra non era una relazione perché da parte mia c'era solo indifferenza?»

Hermione annuì, chiedendosi dove quel discorso volesse andare a parare.

«Avevi ragione: quello tra me e Astoria è un contratto di matrimonio nato da un ricatto, che per me non ha alcun valore sentimentale».

Hermione osservò il ragazzo accovacciato di fronte a lei con un misto di stupore e sollievo: «Vuoi dirmi che il fidanzamento tra te e Astoria è una farsa?»

«Non proprio», disse lui, sospirando: «Il sesto anno, Astoria sapeva di noi, Hermione, ci aveva visti insieme e mi ha ricattato per ottenere un vantaggioso contratto di matrimonio».

«Non capisco... Perché ti sei fatto ricattare? Se avessero iniziato a girare strane voci, ci sarebbe bastato smentirle», disse lei, in parte ferita da quanto appena scoperto.

«Avevo paura che il Signore Oscuro sentisse quel pettegolezzo e usasse l'Occlumazia per carpirmi la verità. Sono bravo a schermare i miei pensieri, ma con la tortura sapevo che avrei ceduto: non potevo permettermi che avesse alcun dubbio, ne andava della vita dei miei genitori, Hermione. Ne andava della mia vita, ne andava della tua vita», ammise lui, lo sguardo basso ad osservare le ginocchia della ragazza: «E poi avevamo litigato da poco, stavo male, e ho pensato di usare a mio vantaggio quel ricatto. Ho provato a dimenticarti, ma non ci sono mai veramente riuscito».

Hermione rimase con le labbra socchiuse a quella rivelazione, rendendosi conto che, come lei aveva cercato di sfruttare Ronald per dimenticare lui, lui aveva usato Astoria per dimenticare lei.

«Siamo stati degli sciocchi», sussurrò Hermione, scuotendo lentamente la testa, allibita: «Mi stai dicendo che abbiamo sprecato un sacco di tempo, che avremmo potuto sfruttare per stare insieme... E tutto per cosa

«Tutto perché ero un ragazzino crudele che non sapeva chiedere scusa e non riusciva nemmeno a capire per cosa si dovesse scusare», disse Draco, un triste sorriso a incurvargli le labbra: «Ci ho messo molto tempo a capirlo e per questo ti chiedo scusa, così come ti chiedo scusa per tutti gli insulti e le prese in giro, per averti lanciato quell'incantesimo che ti ha fatto crescere a dismisura i denti il quarto anno, per averti chiamata "Mezzosangue" troppe volte per sapere il numero esatto e per non esser stato in grado di vedere tutto il male che ti facevo...»

Hermione appoggiò la mano sulla bocca di Draco, interrompendo il suo discorso, gli occhi della ragazza erano pieni di lacrime non versate, che facevano brillare le sue iride calde e scure.

Draco baciò le dita contro le sue labbra, poi mosse le mani sul volto della ragazza, così da asciugare le lacrime che sfuggivano al controllo di Hermione.

Rimasero in quella posizione, in silenzio, per qualche secondo, poi Hermione sorrise.

«Sono felice di informarti che il periodo di prova sta andando molto bene», disse lei, sporgendosi per lasciare un bacio sulla fronte del ragazzo, ancora accovacciato di fronte a lei.

Draco sorrise: «Posso sapere quanto durerà il periodo di prova?»

«La durata dipenderà soltanto da te», disse Hermione, scrollando le spalle, dalla sua espressione sembrava dispiaciuta quanto lui da quell'affermazione.

«E immagino di non avere alcuna possibilità di dire la mia al riguardo».

«No, al momento no, ma ce l'avrai quando non sarai più fidanzato», disse lei, sporgendosi per avvicinare ulteriormente il proprio viso a quello di lui: «Mi stai dimostrando di essere cresciuto, Draco, ma devo assicurarmi che tu lo sia davvero, prima di diventare la tua ragazza».

Draco si sporse per lasciare un bacio delicato sulle labbra di Hermione, poi annuì: «Mi sembra giusto».

Si baciarono ancora, suggellando quell'accordo, poi Hermione si scostò con una triste smorfia sulle labbra: «Ora però dovremmo lavorare».

«Sei una guastafeste», disse lui, pizzicando il fianco della ragazza, prima di alzarsi e dirigersi verso la scrivania con passo svogliato.

Hermione si prese qualche minuto, prima di tornare effettivamente a lavorare, come avrebbe dovuto.

Le parole che le aveva detto Draco avevano toccato corde profonde del suo animo e aveva bisogno di qualche minuto per elaborare le emozioni che stava provando.

Sentire quelle scuse, pronunciate con quel tono colmo di rammarico e dolore, era stata una svolta che Hermione non si era aspettata.

Le scuse di Draco, riferite a tutti i torti e gli insulti del passato, erano qualcosa a cui Hermione aveva temuto di non assistere mai nel corso della sua vita; non perché non si fosse resa conto del profondo cambiamento del ragazzo, ma perché aveva creduto che lui non avrebbe rinvangato certi eventi del passato di sua spontanea volontà.

Hermione osservò il profilo di Malfoy, la sua espressione concentrata nella lettura di una pergamena e si sentì la donna più fortunata del Mondo Magico.








***

Buon pomeriggio popolo di Wattpad!

Eccoci alla fine del quindicesimo capitolo!

Personalmente mi è sembrata necessaria la panoramica all'inizio su alcuni personaggi secondari, ossia Pansy, Blaise, Ron e Astoria. I quali, anche se non appaiono in tutti i capitoli, rimangono importanti, insieme a Ginny, Harry, Narcissa, Andromeda e Teddy.

Come molti di voi temevano, la nostra cara Penelope Cross ha fatto la sua prima mossa, che non è andata propriamente benissimo (per lei), dato che Draco non sembra interessato a nessuno tranne Hermione.

In questo capitolo viene svelato un ulteriore fatto di cui la nostra protagonista non era a conoscenza, ossia la questione ricatto che c'è alla base del fidanzamento di Draco e Astoria.

Che dire, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa ne pensate!

Se volete mi potete trovare su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp.

Un bacio,

LazySoul_EFP

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