Libertà




Astoria Greengrass, di fronte alla porta chiusa dell'appartamento di Malfoy, prese un profondo respiro per calmare i nervi tesi e bussò.

Aveva in tasca la lettera che gli era arrivata poche ore prima, dove il suo fidanzato le chiedeva di raggiungerlo nel tardo pomeriggio a casa sua, per parlare. Quel semplice pezzo di carta le pesava infinitamente nella tasca del cappotto inumidito dalla pioggia di quel martedì pomeriggio.

Lei non poteva saperlo, ma a poche strade di distanza, Blaise Zabini e Pansy Parkinson erano insieme, in un'enorme vasca da bagno colma d'acqua calda e bolle di sapone e parlavano di tutto quello che passava loro per la mente, sentendosi come gli adolescenti che erano stati e non come i genitori in potenza che erano.

Astoria non poteva sapere che Hermione Granger in quel preciso momento era a casa sua a sistemare la libreria che dal weekend aveva lasciato incompleta, con decine e decine di libri abbandonati per terra, in attesa di essere sistemati.

Astoria non poteva sapere che Hermione stava sistemando il proprio salotto perché aveva invitato Draco a cena quella sera.

Quando la porta di fronte a lei si aprì, Astoria sollevò appena le labbra in un sorriso di circostanza alla vista del volto teso di Draco.

«Entra pure», disse lui, scostandosi abbastanza dall'ingresso per far passare la ragazza.

Astoria si tolse il cappotto e lo appese all'appendiabiti che si trovava all'ingresso e si accomodò sul divano del salotto, le dita che giocherellavano con l'orlo del maglione di cachemire che indossava e lo sguardo basso.

«Grazie per essere venuta», disse Draco, rimanendo in piedi, accanto al divano: «Gradisci qualcosa da bere?»

«Hai dell'idromele?»

Draco, stupito da quella richiesta, ci mise qualche secondo più del solito a raggiungere il mobiletto degli alcolici ed estrarre una bottiglia aperta di idromele.

«Non pensavo bevessi», disse lui, versandole il liquido in un calice.

Astoria sorrise, avrebbe voluto ricordare al proprio fidanzato che erano poche le cose che sapevano l'uno dell'altra e che non avrebbe dovuto stupirsi più di tanto, ma decise di rimanere in silenzio e allungare semplicemente la mano per afferrare il calice.

Draco Malfoy si sedette sul divano, accanto alla ragazza e cercò di contenere il forte disagio e imbarazzo che provava in quel momento. L'ultima volta che si era seduto con qualcuno su quei cuscini aveva finito col tradire la ragazza che sorseggiava idromele accanto a lui.

«Come stai?», chiese lui, asciugandosi sui pantaloni le mani sudate per il nervosismo.

Astoria scrollò le spalle e prese un altro sorso di idromele.

Draco sospirò e annuì: «Ti ho invitata qua per parlare del nostro fidanzamento», disse senza mezzi termini o giri di parole, cercando dentro di sé il coraggio e il tatto necessario per occuparsi di quella faccenda senza ferire troppo i sentimenti della ragazza.

Astoria provò un moto di gioia improvviso, che cercò di celare dietro un'espressione impassibile.

«Sei felice?», chiese lui, voltando il capo verso la propria fidanzata, gli occhi malinconici: «Sei felice con me?»

Astoria non disse niente per qualche secondo, incerta: «Perché me lo chiedi? Il nostro è un matrimonio d'interesse, la mia felicità non dovrebbe importare molto...»

«Lo so», sospirò Draco, spostando lo sguardo sulle sue mani congiunte in grembo: «Ma a me interessa. Penso che la mia felicità e la tua felicità siano importanti».

Astoria rifletté su quelle parole, prese un sorso di idromele e annuì: «Cosa stai cercando di dirmi, Draco?»

«Penso che dovremmo lasciarci».

Astoria sentì le spalle rilassarsi e la presa nervosa intorno al calice allentarsi leggermente: «Mi stai proponendo di distruggere il contratto di matrimonio?»

«Sì, se sei d'accordo», disse Draco, scegliendo con cura le parole.

Astoria annuì: «Sono d'accordo».

Si guardarono negli occhi per qualche secondo, studiando le rispettive reazioni alle parole che erano appena state dette.

«Come faremo con le nostre famiglie?», sussurrò Astoria, ponendo la domanda che più la tormentava, mordendosi il labbro inferiore.

«Manderò una lettera a tuo padre, gli dirò di voler recedere dal contratto, pagherò qualsiasi somma ritenga necessaria per i danni che posso avervi causato e saremo liberi».

Astoria abbassò lo sguardo, pensierosa: «E tua madre?»

«Me ne occuperò io», disse Draco, appoggiando una mano sulla spalla di quella che entro breve, sperava, sarebbe stata la sua ex fidanzata: «Vorrei che rimanessimo amici, Astoria. Il fatto che io non abbia trovato la felicità con te, non vuol dire che io non ti voglia bene».

Gli occhi pieni di lacrime della ragazza si puntarono in quelli chiari e sereni di Malfoy: «Certo che rimarremo amici».

Draco aggrottò le sopracciglia: «Perché piangi, Ash?»

La ragazza abbassò lo sguardo, sorpresa lei stessa da quelle lacrime, poi venne scossa da un singhiozzo e si allungò per stringere Malfoy in un abbraccio. Draco portò una mano sulla schiena di Astoria e iniziò ad accarezzarla, nel tentativo di consolarla.

«Stai bene?», chiese lui, preoccupato.

«Oh, Draco», singhiozzò lei, affondando il volto contro la spalla di lui: «Non so se sto bene».

«Vuoi parlarne?», chiese Malfoy, percependo nella voce di lei un'esitazione, che gli sembrava di riconoscere.

«Mio padre sarà furioso», mugugnò lei, contro la camicia bianca di Draco: «Mia madre delusa... Penseranno che tu mi abbia lasciato per qualcosa che ho fatto o detto, qualcosa di sconveniente e...»

«Sono innamorato di un'altra», disse Draco, interrompendo il fiume incontrollato di parole che uscivano dalle labbra di Astoria: «Non è colpa tua».

La ragazza si scostò, puntando gli occhi colmi di lacrime in quelli chiari di Malfoy: «Mi stai lasciando per un'altra?», chiese, quasi divertita da quell'assurda situazione; anche lei era innamorata di un'altra.

Draco abbassò lo sguardo, si sentiva in colpa per aver tradito Astoria: «Sì».

«Non sono arrabbiata», disse lei, accarezzando il volto pallido del ragazzo: «Anche io...»

Astoria si morse il labbro e le parole le morirono in gola. Avrebbe voluto avere la forza per ammettere di essere innamorata di un'altra strega, ma temeva profondamente il giudizio di Malfoy e di chiunque altro.

«È Hermione, Astoria», sussurrò lui, deciso ad essere il più sincero possibile con lei, così da espiare il senso di colpa che provava per averla tradita: «È sempre stata Hermione».

La giovane Greengrass annuì, sorridendo appena: «Avrei dovuto immaginarlo», sussurrò: «Come farai? Hai intenzione di dirlo a tua madre?»

Draco scosse la testa deciso: «Per il momento no, aspetterò ancora un po'».

Astoria abbassò lo sguardo sulle proprie mani e si sfilò, con le dita che le tremavano appena, l'anello che Malfoy le aveva regalato per il fidanzamento, porgendoglielo: «Immagino che tu rivoglia questo».

Draco prese quel cimelio di famiglia, che era appartenuto a nonna Druella e lo mise nella tasca dei pantaloni scuri che indossava.

«Come farai a dirlo a tua madre?», chiese all'improvviso Astoria, spezzando il silenzio: «Voglio dire, lei è una Mezzosangue».

Draco arricciò leggermente il naso: «Lo so, Ash, lo so che Hermione non è la strega che i miei genitori vorrebbero vedermi sposare, ma questo non cambierà le cose: io la amo».

Calde lacrime riempirono nuovamente gli occhi di Astoria: «Vorrei essere altrettanto coraggiosa, Draco», ammise, sospirando: «Anche io sono innamorata di qualcuno che i miei genitori non vorrebbero che sposassi».

Dire quelle parole ad alta voce tolse un grosso peso dalle spalle di Astoria, che, preso un profondo respiro, continuò: «Non ne vado fiera, Draco, ma ti ho tradito e mi sembra corretto dirtelo».

Malfoy rimase con la bocca socchiusa dalla sorpresa per qualche secondo: «Anche io ti ho tradito», ammise.

Astoria annuì pensierosa, poi un accenno di sorriso le comparve sulle labbra: «Ora mi sento meno in colpa».

Draco rise, scuotendo enfaticamente la testa: «A chi lo dici! Rimaniamo, quindi, amici?»

La ragazza annuì: «Sì, amici», confermò, prima di prendere un profondo respiro e continuare: «In quanto tua amica, ho bisogno di confessarti di essere innamorata di una strega».

Draco pensò di aver sentito male in un primo momento, poi notò nell'espressione contrita di Astoria e nelle sue guance rosse per l'imbarazzo che probabilmente aveva sentito bene.

Non si era aspettato una rivelazione simile e per qualche secondo si chiese come avrebbe dovuto reagire a quella notizia, senza ferire i sentimenti di Astoria. Esisteva una risposta giusta?

Il Draco Malfoy di un tempo, il bulletto bigotto dell'adolescenza, avrebbe preso in giro la ragazza che gli stava davanti in quel momento, avrebbe deriso il suo orientamento sessuale e avrebbe fatto di tutto pur di farla sentire sbagliata.

Ma Draco non era più quella persona.

«È per questo che hai paura di parlarne con i tuoi genitori? Temi la loro reazione quando scopriranno che ami una strega?», chiese Draco, rendendosi conto che le loro situazioni sentimentali erano più simili di quanto avesse pensato.

La ragazza annuì: «Ho cercato di combatterlo, Draco, ma la amo e c'è ben poco da combattere».

«Ti capisco, Astoria», ammise lui, gli occhi malinconici puntati in quelli colmi di lacrime di lei: «L'importante però è essere felici, no? Non è quello che vogliono i tuoi genitori; che tu sia felice?»

Astoria scrollò le spalle: «Non ne sono tanto sicura».

«Cosa pensi di fare?», chiese Draco, prendendo la mano della ragazza tra le sue, così da trasmetterle la sua vicinanza e supporto.

«Ancora non lo so. Penso che andrò a trovare Delilah più tardi e le dirò di non essere più fidanzata, penso che saremo felici per qualche giorno, poi dovrò decidere», disse Astoria, grata di potersi confidare con qualcuno: «Dovrò decidere se tenere nascosta la mia relazione per sempre o se confessare tutto ai miei genitori».

«Non pensi che abbiano il diritto di sapere chi sei veramente? Di conoscere la strega che ami?», chiese Draco, il quale era tormentato dagli stessi pensieri di Astoria: avrebbe mai avuto il coraggio di presentare Hermione a sua madre?

«Sì, penso che meriterebbero di saperlo, ma ho paura che non possano accettarlo», disse lei, appoggiando la nuca sulla spalliera del divano, lo sguardo perso nelle sottili crepe del soffitto: «E se dovessero diseredarmi? E se mi cancellassero dall'albero genealogico? Non ho soldi miei, Malfoy, dove andrei? Da Delilah? E se lei non volesse?»

«Dovresti parlarne con lei», disse Draco, riflettendo sulle domande di Astoria: «Intanto potresti cercare un lavoro».

La ragazza fece una smorfia: «Certo, un lavoro... Non ho molte competenze».

«Posso chiedere a Blaise se ha bisogno di una commessa».

«Zabini mi odia, pensi che non l'abbia mai sentito chiamarmi Greeny Due?», borbottò Astoria, sollevando un sopracciglio sottile.

«Blaise non ti odia», cercò di sdrammatizzare lui, sorridendo: «Ha solo un modo tutto suo di rapportarsi con gli altri e non sempre risulta piacevole».

«Sei un buon amico, Draco, ma non hai bisogno di giustificarlo, conosco abbastanza Zabini da sapere di non essergli particolarmente simpatica».

«Ci parlo io con Blaise, sono certo che un aiuto in negozio gli farebbe piacere averlo».

Astoria annuì: «Va bene, ti ringrazio. Hermione è una donna fortunata ad avere te nella sua vita».

Draco arrossì leggermente e scosse il capo: «Penso di essere io quello fortunato».

«Hai bisogno di una mano per scrivere la lettera a mio padre? Se vuoi rimango ad aiutarti», propose la ragazza.

Lui scosse il capo: «Non ti preoccupare, ci penso io alla lettera», sciolse la presa intorno alla mano di Astoria e le sorrise: «Tu vai dalla tua ragazza a darle la buona notizia».

La giovane sorella Greengrass non se lo fece dire due volte e si alzò, diretta all'appendiabiti per recuperare il suo cappotto: «Grazie di tutto, Draco, ci sentiamo presto».

«Ti manderò un gufo appena parlerò con Blaise», disse lui, accompagnandola alla porta: «Stammi bene, Ash».

Astoria provò una fitta al cuore nel sentire quel nomignolo e abbracciò brevemente Draco, prima di sorridergli e uscire sul pianerottolo.

La ragazza scese le scale con passi frettolosi, pensando a quello che era appena successo.

Se da una parte provava una forte malinconia, dettata dai ricordi della sua relazione con Malfoy, che, malgrado gli alti e bassi, era sempre stata un punto fisso e importante della sua vita; dall'altra provava una gioia immensa al pensiero di essere libera, finalmente, di poter amare Delilah senza il senso di colpa.

Astoria uscì dal palazzo in cui viveva Malfoy e percorse Diagon Alley fino a quando non si trovò di fronte al negozio di profumi e prodotti di bellezza di cui era ormai un'assidua frequentatrice da mesi.

Delilah quel giorno indossava una blusa bianca e una gonna lunga, i capelli sciolti parevano una criniera per il modo in cui le incorniciavano il viso sorridente e gli occhi le brillavano, allegri.

«Ciao, che bella sorpresa!», esclamò Delilah, smettendo di etichettare alcuni barattoli in vetro che si trovavano sul bancone di fronte a lei.

Astoria le sorrise e s'intrufolò accanto a lei, così da rubarle un bacio a fior di labbra: «Ciao, Deli».

«A breve chiudo, vuoi fermarti a cena da me?»

«Volentieri», acconsentì la giovane sorella Greengrass, senza pensarci una seconda volta: «Dobbiamo festeggiare».

Delilah guardò con un misto di sorpresa e aspettativa il volto raggiante di Astoria, chiedendosi cosa intendesse: «Festeggiare?»

L'ex Serpeverde sollevò le mani, mostrando agli occhi stupiti della sua amante l'assenza dell'anello di fidanzamento: «Sono una donna libera, Deli».

Le due ragazze si abbracciarono, le labbra di Astoria premettero contro il collo di Delilah, lasciandole brevi baci colmi d'amore.

«Non ci credo, hai davvero parlato con Malfoy?»

Astoria annuì: «A quanto pare è innamorato di un'altra, quindi interessava anche a lui spezzare quello stupido contratto di matrimonio».

Delilah scosse il capo, i capelli che danzavano intorno al suo volto, gli occhi neri colmi d'emozione: «Sono così felice...»

«Lo so. Ti amo».

Delilah fece un veloce incantesimo, così da chiudere il negozio, poi afferrò la mano di Astoria e, tra le risate di gioia, la portò fino al proprio appartamentino, superando la piccola cucina dalle pareti azzurre, per entrare nella camera da letto, composta da un semplice letto matrimoniale con la testiera d'ottone, due comodini e un armadio a due ante. Le pareti della stanza erano verde muschio, decorate da rampicanti dorati, e piccole candele incantate fluttuavano a due metri da terra, illuminando fiocamente l'ambiente.

«Vuoi passare subito al dessert?», chiese Astoria, sfilandosi il cappotto.

Delilah rise a quelle parole e in pochi gesti impazienti si sfilò la blusa e la gonna, rimanendo in intimo: «Lo sai che sono golosa».

Astoria sentì una fitta di piacere nel basso ventre a quell'allusione e sorrise tanto da sentire male alle guance: «Lo sai che non sono capace a dirti di no».

Quando le labbra carnose di Delilah si appoggiarono su quelle più sottili di Astoria, il resto del mondo cessò di esistere e tutto quello che rimase fu un fuoco inestinguibile.





***

Buongiorno popolo di Wattpad!

Eccoci alla fine di questo capitolo che molti di voi aspettavano più di quanto io aspetti Natale quest'anno!

Sembra che Draco e Astoria siano riusciti finalmente a parlare seriamente e a rendersi conto di essere infelici e di dover spezzare il contratto di matrimonio che li teneva uniti.

Vedremo poi come reagiranno i genitori della Greengrass e Narcissa a questa notizia e se ci saranno conseguenze per Draco e Astoria.

Cosa ve ne pare del capitolo?

Vi è piaciuto?

Cosa pensate che riserverà il futuro ai nostri personaggi?

Ma soprattutto: Blaise assumerà Astoria come commessa nel suo atelier, sotto consiglio di Draco?

Scopriremo questo e altro ancora nei prossimi capitoli!

Come sempre, ricordo che è possibile trovarmi su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp.

Un bacio,

LazySoul_EFP

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