Invito
Quando Hermione Granger mise piede nel suo ufficio quel lunedì mattina, non poté impedirsi di provare una punta di tristezza.
Dopo aver passato due settimane a stretto contatto con Malfoy, con il quale aveva condiviso quello spazio che ora era solo suo, si chiese quante volte nell'arco della giornata si sarebbe distratta a pensare a lui, piuttosto che sollevare semplicemente lo sguardo e trovarselo di fronte.
Quella giornata era iniziata, tutto sommato, bene.
Si era svegliata con Grattastinchi che le leccava la guancia e le mordeva i capelli, poi aveva sentito l'acqua che scrosciava nella doccia e non ci aveva pensato due volte prima di abbandonare il gatto, per raggiungere Draco.
Dopo la doccia insieme, avevano fatto colazione, conversando amabilmente del più e del meno, poi avevano preso la metropolvere a avevano percorso l'atrio del Ministero insieme.
Draco aveva ricevuto, ancora prima di salire sull'ascensore, un biglietto a forma di aeroplanino di carta dal signor Dibert, che gli comunicava di raggiungerlo il prima possibile a Liverpool.
Hermione, ripensando a quel momento sentì le guance andarle a fuoco.
Era stato fin troppo naturale sporgersi per lasciare un bacio a fir di labbra a Draco e augurargli una buona giornata, Hermione non ci aveva dovuto nemmeno riflettere sopra.
Aveva baciato Draco Malfoy davanti a un numero imprecisato di maghi e streghe che lavoravano al Ministero, senza pensare al fatto che lui fosse un ex Mangiamorte pentito e lei la migliore amica di Harry Potter, Salvatore del Mondo Magico.
Aveva baciato Draco Malfoy e non se ne pentiva, non se ne vergognava.
Draco sembrava ancora titubante all'idea di far sapere a tutti della loro relazione e lei sapeva perché.
Le aveva raccontato della conversazione che aveva avuto con il signor Greengrass e le aveva anche confessato i suoi crescenti timori ed Hermione non poteva fare a meno di essere d'accordo con lui.
Eppure, dopo aver passato l'intero weekend a stretto contatto, prima nell'appartamento di lui a Diagon Alley e poi in quello di lei nella Londra Babbana, dove non avevano avuto bisogno di nascondersi o fingere; Hermione non aveva pensato che baciare Draco nell'atrio del Ministero potesse essere una pessima idea.
Solo quando mise piede nel suo ufficio, Hermione rifletté seriamente sull'accaduto e si chiese se Draco potesse avercela con lei per quel semplice bacio, dato in un momento di spensieratezza.
La ragazza si tolse la giacca e la appese all'appendiabiti all'ingresso dell'ufficio, poi si diresse alla sua scrivania, pensierosa.
Ripensò al momento dei saluti, al bacio, al sorriso che aveva illuminato il volto di Draco, mentre le augurava a sua volta una buona giornata e le diceva che le avrebbe scritto, per farle sapere se quella sera sarebbe riuscito a passare da lei come da programma.
No, più Hermione ripensava all'accaduto, più si convinceva che le probabilità che Draco ce l'avesse con lei erano molto basse, quasi nulle.
Una volta che si sentì abbastanza rassicurata da potersi concentrare sul proprio lavoro, senza rischiare di essere ulteriormente distratta dal pensiero di Draco, iniziò a leggere le pratiche che si trovavano sulla sua scrivania quella mattina.
La sua attenzione venne subito attirata da una lettera, sul cui dorso, in una calligrafia a lei familiare era riportato il suo nome e il suo ufficio al Ministero.
Senza aspettare, incuriosita, Hermione aprì la busta e lesse con avidità la lettera, che scoprì essergli stata spedita da Molly Weasley, direttamente dal Brasile.
La madre di Ronald la informava della sua salute e quella del marito, dicendole che sarebbero tornati giovedì e che speravano di vedere presto lei e Ron...
Magari per cena alla Tana, venerdì sera?
Fu in quel momento, leggendo quella lettera, che Hermione si rese effettivamente conto che né lei né il suo ex ragazzo dovevano aver comunicato ai signori Weasley della loro recente e definitiva rottura.
L'ex Grifondoro si passò una mano tra i capelli, ancora leggermente umidi dalla doccia di quella mattina, e una smorfia colma di sconforto le contrasse i lineamenti.
Aveva erroneamente pensato che Ronald si sarebbe occupato di informare i suoi genitori della loro recente rottura, un po' come lei aveva informato Harry e Ginny dell'accaduto alla prima occasione.
Doveva ammettere con se stessa di esser stata ingenua.
Conosceva Ron, era stata con lui per anni e prima ancora era stato un prezioso amico ad Hogwarts, e se c'era una cosa che gli mancava, era la capacità di affrontare i propri genitori, soprattutto sua madre, in relazioni a questioni importanti che avrebbero potuto deluderli o infastidirli.
Era stata Hermione, l'anno prima a dire ai signori Weasley che per il momento lei e Ronald non avevano intenzione di sposarsi o mettere su famiglia, perché ancora troppo giovani. Sempre lei aveva declinato l'invito di Molly l'estate precedente a trascorrere qualche settimana alla Tana in memoria dei vecchi tempi.
Più ci rifletteva, più Hermione si rendeva conto di tutte le volte in cui Ron si era nascosto dietro di lei per affrontare questioni spinose con i signori Weasley e più ci rifletteva, più sentiva montarle dentro una rabbia mista a sconforto che conosceva fin troppo bene, era la delusione che aveva provato per anni, ogni volta che Ronald si comportava come un bambino e non come l'adulto che avrebbe dovuto essere.
Hermione osservò la missiva di fronte a sé con espressione sconsolata, poi si riscosse e prese una decisione: da quel momento in poi, dato che lei e Ron non stavano più insieme, non era più suo dovere fare la persona adulta della relazione. Ronald avrebbe dovuto gestire da solo i suoi genitori.
Risoluta, Hermione recuperò un foglio di carta e scrisse una veloce lettera da indirizzare al suo ex, in cui lo informava della cena alla Tana di quel venerdì, del fatto che lei non ci sarebbe andata e che spettava a lui, quella volta, informare i suoi genitori della loro rottura.
Hermione rilesse la missiva appena scritta, la imbustò e la incantò, in modo che volasse fino al piano in cui venivano smistate le lettere e i messaggi interni al Ministero.
Per il resto della mattinata lavorativa Hermione si dedicò alle pratiche sulla propria scrivania, cercando di pensare il meno possibile a Draco e ancora meno a Ronald e alla lettera di Molly.
I suoi buoni propositi crollarono quando un breve messaggio le volò sulla scrivania, poco prima della pausa pranzo.
Era da parte di Ronald, che quel giorno doveva occuparsi di questioni d'ufficio e le chiedeva di vedersi per discutere della questione "cena alla Tana" e su "chi spettasse dire della rottura a mamma".
Hermione sospirò affranta e capì subito che Ron non sarebbe mai cresciuto.
Gli propose di pranzare insieme, così da togliersi subito il pensiero e quando le arrivò il messaggio di conferma, si diresse in mensa con passo di marcia e un'espressione agguerrita in volto.
Ronald la raggiunse poco dopo, la divisa da Auror era particolarmente stropicciata e la sua zazzera di capelli color fuoco vivo era meno curata rispetto al solito. Hermione si stupì quando notò gli accenni di barba sul mento e la mascella, che solitamente erano sempre impeccabilmente rasati, e pensò che Ron dovesse aver preso davvero male la loro recente rottura.
«Ciao», disse lui, con tono titubante, prima di sedersi di fronte alla ragazza, tra le mani aveva il suo pranzo, che consisteva in un semplice panino.
Hermione aprì il contenitore in cui si era preparata del cous-cous con verdure saltate in padella e iniziò a mangiare, salutando il suo ex con uno sbrigativo gesto del capo.
La ragazza non poteva mostrare al giovane Weasley la tristezza che provava, nel constatare il pessimo stato in cui lui si trovava. Non doveva mostrare la propria pietà, altrimenti Ronald ne avrebbe approfittato. Proprio come faceva ad Hogwarts, quando puntava sul buon cuore della riccia per ottenere da lei dei suggerimenti per i compiti o addirittura la possibilità di copiarli.
«Ti trovo bene», disse lui, prendendo un morso di panino.
Hermione puntò lo sguardo, risoluto, in quello del ragazzo e si ricordò di dover essere ferrea e decisa: «Grazie, non posso dire lo stesso di te».
Ronald abbassò lo sguardo sul suo panino e scrollò le spalle: «È un brutto periodo, ma passerà».
Hermione annuì, senza dire niente per qualche secondo, mentre masticava; una volta deglutito tornò a parlare: «Io non verrò alla Tana venerdì, dovrai occuparti da solo dei tuoi genitori. Io l'ho già detto ad Harry e Ginny».
Ronald aprì bocca per ribattere, poi la richiuse e si morse l'interno guancia.
Tornarono entrambi a mangiare, poi Ron, appena trovò abbastanza coraggio per parlare disse: «Non potresti venire e fingere?»
Hermione rimase con la forchetta a mezz'aria e la bocca aperta per qualche secondo, poi interruppe il proprio pranzo per osservare sconvolta il volto di Ron: «Fingere? Fingere cosa?»
«Fingere che stiamo ancora insieme».
Hermione si trattenne dall'urlare contro il ragazzo solo perché si trovavano in un luogo affollato.
«Ronald Billius Weasley, sei serio?»
Il rosso sbuffò e abbassò lo sguardo sul proprio panino mezzo mangiato: «Sì, Hermione Jane Granger, sono serio».
«Perché mai dovrei fingere?», domandò la ragazza, incapace di comprendere le nebulose ragioni che potevano trovarsi dietro quell'assurda richiesta.
«Mamma e papà saranno appena tornati da una bellissima vacanza, che aspettavano da tutta la loro vita di poter fare», disse Ron, sollevando lo sguardo in quello allibito di Hermione: «Io non me la sento di rovinare subito la loro felicità, tu?»
Hermione strinse i denti e non disse niente, abbassando lo sguardo.
All'improvviso si sentì incredibilmente egoista e faticò a trovare le parole necessarie per difendere la propria posizione.
«Non ti sto chiedendo di fingere all'infinito, Hermione, immagino che tu voglia andare avanti con la tua vita...»
«Immagini bene», disse la ragazza, portandosi una mano sul torace; le sembrava di non riuscire a respirare bene.
«Ecco, ti chiedo di mentire solo venerdì sera. Ci penserò io a dire tutto ai miei genitori, ma vorrei dare loro un paio di giorni per, lo sai, tornare alle loro normali routine».
Hermione annuì debolmente, incapace di dire nulla.
Nella mente della ragazza continuavano a susseguirsi i più svariati pensieri.
Pensava a Molly e a quanto avrebbe preso male la notizia, pensava a Harry e Ginny entrambi erroneamente convinti che la rottura tra lei e Ron fosse soltanto momentanea, pensava a Draco e a come avrebbe preso la notizia di quello sciocco teatrino e pensava a se stessa, pensava alla sensazione di soffocamento che provava in quel momento e si chiese se sarebbe mai riuscita a liberarsi dal senso di colpa che la spingeva, volta dopo volta, a cedere ad ogni richiesta di Ronald, anche quelle più assurde.
«Nessuna effusione», disse la ragazza, trovando un po' della risolutezza di poco prima, gli occhi scuri puntati in quelli chiari di Ron: «Fingerò, ma non ho intenzione di baciarti, chiaro?»
«Certo», disse il ragazzo, sorridendole, con le mani sollevate in segno di resa: «Assolutamente, niente baci».
Hermione annuì, leggermente più rilassata rispetto a poco prima e tornò al proprio pranzo.
«Come sta Grattastinchi?»
Hermione sorrise: «Fin troppo bene, come sempre. Passano gli anni e invece di invecchiare e infiacchirsi diventa sempre più lagnoso e affamato».
Ronald sorrise, masticando alacremente un boccone del panino: «Il lavoro?»
«Ti ho detto che mi hanno promosso? Finalmente ho un ufficio tutto mio!», disse Hermione, la sensazione di soffocamento completamente scomparsa e un sorriso orgoglioso in volto.
«Davvero? Complimenti! Non avevo dubbi che quel posto sarebbe stato tuo!»
Sentendosi leggermente in colpa per non essersi interessata a Ronald quanto lui si stava interessando a lei, Hermione gli pose qualche domanda relativa al lavoro, poi gli chiese se avesse trovato un appartamento.
Ron le mentì, dicendole che aveva affittato una stanza per un paio di settimane, mentre cercava un nuovo posto dove stare.
Quello che Hermione non sapeva era che le motivazioni di Ronald, dietro alla richiesta di mentire di fronte ai genitori, erano più egoistiche di quanto sembrassero. Ron era certamente preoccupato all'idea di raccontare a sua madre della recente rottura con Hermione ed era pronto a rimandare l'inevitabile più a lungo possibile, ma tra le speranze che il ragazzo nutriva, riguardo alla cena di venerdì sera, c'era quella di riuscire a sistemare le cose con Hermione, in modo tale da non avere proprio nulla da dover dire ai suoi genitori.
Ronald non poteva sapere che Hermione si stava frequentando con un altro ragazzo, né che quest'altro ragazzo era stato il suo primo grande amore adolescenziale.
Ron pensava di conoscere Hermione abbastanza bene, da poterla portare, con un po' di sforzo e di pazienza, a ricordare tutti i bei momenti che avevano condiviso e tutta la felicità che potevano provare insieme.
La Tana conservava ricordi insostituibili ed Hermione, ritrovandosi tra quelle mura familiari, circondata e cullata dall'affetto dei signori Weasley, si sarebbe ricordata che quella era l'unica famiglia che le era rimasta, l'unica famiglia su cui poteva contare, sia nei momenti di gioia che in quelli di dolore.
Una volta che si fosse resa conto di quanto avrebbe perso, voltando le spalle a Ron, sarebbe corsa da lui e gli avrebbe chiesto di fare pace e trovare un modo per sistemare ogni cosa e Ronald, dopo averle chiesto se fosse sicura di quella scelta, l'avrebbe accolta tra le proprie braccia e non ci sarebbe più stato bisogno di fingere o di raccontare cose scomode a mamma.
«Sai se saremo solo noi quattro? Intendo, io, te, i tuoi genitori e basta», chiese Hermione, ignara dal piano di Ron, intenta a prepararsi psicologicamente a dover recitare la parte della perfetta fidanzatina di lì a pochi giorni.
Ronald le sorrise e scrollò le spalle: «Non se sono sicuro, penso che mamma e papà saranno stanchi dopo il viaggio, probabilmente non organizzeranno niente di troppo impegnativo».
Ron non si sentì in colpa per quell'ennesima bugia, più ne diceva, più gli sembrava normale dirne. Sapeva, che Hermione voleva sapere davanti a quante persone avrebbe dovuto recitare e sapeva anche che al solo accenno al fatto che, venerdì sera, fossero invitati tutti i Weasley con consorti e figli, la ragazza sarebbe tornata sui suoi passi e gli avrebbe detto di partecipare da solo a quella serata in famiglia.
Hermione sorrise: «Bene, meno persone invitate più sarà facile fingere».
Ronald annuì, le orecchie, nascoste dalla massa di capelli, erano rosse per la vergogna di doversi abbassare a mentire pur di passare una serata con Hermione.
Ron avrebbe voluto chiedere a Hermione se aveva già iniziato a uscire con altri ragazzi, ma aveva paura della risposta e gli mancò il coraggio necessario per porgerla.
«Devo tornare in ufficio, il lunedì sembra sempre esserci troppo lavoro da svolgere e troppo poco tempo per...»
«Hermione, ciao!», disse Penelope Cross, accostandosi al tavolo in cui lei e Ron stavano mangiando, tra le mani aveva una mela intatta e i capelli erano acconciati in un ordinatissimo chignon.
«Ciao, Penelope», ricambiò il saluto Hermione, sentendo chiaramente il suo cuore iniziare a batterle scompostamente nel petto. Penelope sapeva di lei e Draco e Hermione aveva paura che la sua ex vicina di scrivania potesse lasciarsi sfuggire qualcosa, che avrebbe potuto turbare l'umore già precario di Ronald.
«Come stai?», chiese Penelope, addentando la mela: «Com'è stare tutta sola in quel grande ufficio? Ti manca la compagnia?»
Le schiena di Hermione si tese per qualche istante, poi si rese conto che solo lei e Penelope potevano sapere il doppio senso che celavano quelle parole e si rilassò all'istante: «Sto bene, cerco di non sentirmi troppo sola».
Penelope sorrise e si allontanò: «Chiamami se hai bisogno di compagnia».
«Lo farò», disse Hermione, prima di tornare a guardare Ronald di fronte a sé.
«Ora devo tornare a lavorare, ci vediamo venerdì e fammi sapere se devo portare qualcosa per la cena», disse Hermione, decisa a chiudersi nel minor tempo possibile nel suo ufficio, così da rimanere sola a riflettere.
«Certo, a venerdì», disse Ron, sorridendole calorosamente.
Una volta sola, Hermione ringraziò Merlino e Morgana per aver fatto tenere la bocca chiusa a Penelope poco prima. Non era pronta ad ammettere, di fronte al suo ex ragazzo, di avere una relazione con un ragazzo che si era fatto particolarmente odiare durante i loro anni ad Hogwarts.
Ron non avrebbe capito.
Ginny non avrebbe capito.
Harry non avrebbe capito.
Tutto quello che avrebbero potuto fare, una volta che lei avesse ammesso ogni cosa, sarebbe stato giudicarla e crederla pazza.
"Ma Herm, è Malfoy", le avrebbero detto, riempiendo quel cognome di tutto l'odio e il ribrezzo di cui erano capaci.
"Ma Herm, ti sei dimenticata ogni cosa? Ti sei dimenticata di tutte le volte che ti ha chiamata Mezzosangue?", le avrebbero chiesto, sottolineando quell'insulto, facendole ricordare ogni brutto ricordo legato a Draco che la sua mente potesse proporle.
E lei cosa poteva rispondere di fronte a quelle giuste considerazioni e domande?
Sarebbe bastato dire loro che Draco era cambiato, che era stato da un medimago e che aveva imparato dai suoi errori? Sarebbe bastato dire loro che Draco le aveva chiesto scusa e ogni giorno le dimostrava di tenere a lei?
Più ci pensava, più Hermione temeva che no, non sarebbe bastato; non per la puntigliosa Ginny o il protettivo Harry o il geloso Ron.
Hermione tirò su col naso e si asciugò le guance bagnate di lacrime salate e cercò di scacciare quei pensieri, così da potersi concentrare sul proprio lavoro.
Le tornò il sorriso in volto solo quando, dopo qualche ora di stressante lavoro, ricevette un messaggio sul cellulare da Draco, che era tornato da Liverpool e si stava ambientando nel nuovo ufficio al terzo piano del Ministero.
Messaggiarono brevemente, giusto il tempo necessario per far tornare entrambi felici come quella mattina, poi Draco le disse che l'avrebbe raggiunta per cena quella sera ed Hermione sentì un nodo nello stomaco, all'idea di quello che avrebbe dovuto dire al ragazzo, riguardo alla serata a cui era stata recentemente invitata.
Una cosa era certa, non aveva intenzione di mentirgli o omettere qualcosa; sarebbe stata sincera con lui, gli avrebbe raccontato della richiesta di Ron e gli avrebbe assicurato che poteva fidarsi di lei.
Sperava soltando che Draco fosse abbastanza maturo da non prendersela con lei e farle una scenata di gelosia, altrimenti temeva che un evento simile avrebbe finito coll'incrinare il nuovo e precario equilibrio in cui si trovava la loro relazione.
***
Buonasera popolo di Wattpad!
Come state? Spero bene e spero anche che questo capitolo vi sia piaciuto!
Approfitto di questo spazio autrice per farvi presente che aggiorno questa storia ogni mercoledì (ho altre due storie attive, un sacco di altri progetti a cui vorrei dedicarmi e una vita, quindi non mi è possibile fare di più al momento) e per quanto mi faccia piacere sapere che la mia storia vi continui a piacere, tanto che non vedete l'ora di leggere ogni aggiornamento, scrivermi dieci secondi dopo la mia ultima pubblicazione di aggiornare è alquanto inutile e fastidioso.
Faccio quello che riesco a fare, un po' come il resto del mondo, e se non riesco a pubblicare ogni giorno, vi chiedo di portare pazienza e non stressarmi inutilmente.
Piuttosto che scrivermi di aggiornare, vorrei chiedervi di lasciarmi commenti più costruttivi; potete dirmi cosa vi è piaciuto di più, cosa di meno, dove pensate che la storia sia debole e quali sono secondo voi i punti di forza. Solo così posso migliorare volta per volta e proporvi capitoli sempre più interessanti e piacevoli da leggere.
Tornando al capitolo, cercate di non prendervela troppo con Ronald, sta passando proprio un brutto periodo.
Come sempre ricordo il mio account su Instagram, lazysoul_efp, dove vi racconto cose e posto foto di libri; e della mia nuova pagina su Ko-fi, dove potete offrirmi un caffè simbolico per supportare il mio lavoro.
Un bacio,
LazySoul_EFP
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