Cocomero







«Blaise, ho bisogno di... cosa stai facendo?»

L'immagine che si presentava di fronte allo sguardo sconvolto di Draco Malfoy era particolarmente assurda. Il ragazzo conosceva l'amico da anni ed era abituato alle stranezze, ma quel giorno doveva ammettere di essere più sconvolto del solito.

Blaise Zabini, con indosso una vestaglia celeste con sopra disegnati fiori color magenta e i piedi nudi, aveva tra le braccia quello che a Draco sembrava un fagotto, che stava cullando, mentre gli canticchiava una ninnananna.

«Shhh», disse il moro, lanciando un'occhiata di profondo rimprovero a Malfoy, che osservava quella scena assurda poco oltre la soglia dell'atelier.

«Torno subito».

Blaise si diresse, con passi lenti e cadenzati, verso il suo studio, dove rimase per una manciata di minuti; giusto il tempo necessario per Draco di togliersi il cappotto e chiedersi il senso della scena a cui aveva appena assistito.

Perché mai Blaise avrebbe dovuto cullare un cocomero avvolto in una copertina rosa?

Draco non riusciva proprio a trovarvi un senso.

Quando il moro tornò, si chiuse con delicatezza la porta dello studio alle spalle e sospirò, lasciandosi cadere su una delle poltrone del negozio.

«Blaise, stai bene?», chiese Draco, avvicinandosi con passi circospetti, chiedendosi se ci fossero stati segnali, di qualsiasi tipo, che lui non aveva colto, e che avrebbero potuto prepararlo al palese crollo mentale dell'amico: «Vuoi che ti chiami un medimago?»

Zabini, con la fronte aggrottata dalla confusione, osservò l'amico con lo stesso sguardo che avrebbe riservato a una macchia ostinata su una delle sue camice preferite: «Un medimago? Perché mai?»

Draco si bloccò sui suoi passi e si grattò pensieroso il capo.

Quella era certamente una situazione spinosa: come avrebbe dovuto comportarsi con un pazzo? Avrebbe dovuto fargli notare la follia dei suoi gesti, o assecondarlo?

Draco non ne era sicuro.

«Ho visto che stavi cullando un cocomero, poco fa», disse, nella speranza, con quelle parole, di ottenere qualche informazione, possibilmente sensata, dall'amico.

«Sì, è una lunga storia, pensavo di invitarti a cena una di queste sere e parlartene, ma sono stato impegnato con l'abito da sposa della futura signora Potter», disse, Blaise, sfregandosi il volto.

«Quindi non sei impazzito?»

Blaise sorrise e scrollò le spalle, sembrava particolarmente divertito da quella domanda: «Non più del solito, no».

Draco Malfoy provò un viscerale sollievo e sorrise: «Bene, perché ho bisogno di sfogarmi con qualcuno, altrimenti rischio di esplodere, e, per tua fortuna, ho scelto te».

«Quale onore», rispose sarcastico il moro, appoggiando il gomito sul bracciolo della poltrona, gli occhi che osservavano attentamente il volto preoccupato dell'amico: «Racconta».

«Mi sto innamorando, Blaise, e più mi innamoro, più mi sento stupido e non so cosa sto facendo la metà del tempo», disse Draco, sedendosi sulla poltrona accanto all'amico: «Io e Hermione stiamo insieme, è ufficiale, o almeno lo è per noi, ma non per il resto del mondo... ed è questo il problema».

Blaise avrebbe voluto dire molte cose in quel momento, avrebbe voluto dire a Draco che lo sapeva e che l'aveva sempre saputo che Hermione era la strega adatta a lui. Avrebbe voluto dirgli che lo capiva, lo capiva meglio di chiunque altro perché aveva vissuto e stava vivendo la stessa situazione, dato che Pansy continuava ad impuntarsi sul voler tenere la loro relazione un segreto. Blaise aveva cercato di farle notare che una gravidanza era difficile da nascondere, ma tutto quello che aveva ottenuto era stata un'occhiataccia.

«Posso dirti per esperienza che forzarle la mano potrebbe essere controproducente», disse alla fine Blaise, grattandosi pensieroso il mento: «Rischi soltanto di allontanarla e...»

«Non voglio forzarla a fare nulla che non voglia fare, infatti», disse Draco, interrompendo l'amico, mentre si sporgeva sulla sedia e iniziava a gesticolare come un folle: «Ma più teniamo questo segreto, più sembra che Merlino e Morgana si divertano a mettere degli ostacoli sulla nostra strada. Ho lasciato Astoria, non so se te l'avevo già detto...»

«Musica per le mie orecchie», sussurrò Blaise, un genuino sorriso sulle labbra e lo sguardo perso ad osservare il viavai di gente fuori dall'atelier.

«Sì, immaginavo ne saresti stato felice, non ti è mai andata a genio...»

«Ovvio che no, e sai perché? Perché Greeny Due non è adatta a te».

«Sì, lo so, ne abbiamo già parlato, non è questo il punto. Il punto è che ho parlato col signor Greengrass e mi ha minacciato, dicendomi di avere amici potenti... ma non è finita qui».

Draco estrasse dalla tasca del cappotto una lettera stropicciata e la sventolò in aria, il volto contratto in un'espressione furiosa: «Poco fa mi è arrivata questa: a quanto pare mi sta facendo seguire, sa che ho una relazione con una Nata Babbana e non vede l'ora di dirlo a mia madre e mio padre!»

Blaise prese dalle mani dell'amico la lettera, la scorse velocemente, col viso che gli si adombrava mano a mano che procedeva nella lettura: «Pensi che stia bluffando?»

«Non lo so, non credo», disse Draco, sfregandosi con aria affranta il volto.

«Potresti parlarne a tua madre...», suggerì Blaise, osservando con la coda dell'occhio la reazione del ragazzo alle sue parole.

Draco sospirò e annuì: «È quello che sto pensando di fare, ma devo prima parlarne con Hermione».

«Se le minacce dovessero peggiorare, puoi sempre approfittare delle amicizie della tua ragazza e far arrestare il signor Greengrass da Potter e compagnia bella», disse Blaise, riconsegnando la lettera al proprietario.

Sul volto di Draco comparve un ghigno che Blaise non vedeva da tempo e che gli fece ricordare il ragazzino biondo e crudele con cui andava a scuola anni prima.

«Hai ragione, potrei fruttare le mie conoscenze a mio vantaggio...»

In quel momento dallo studio di Blaise giunse l'inconfondibile suono del pianto straziante di un bambino e il moro abbandonò il suo posto a sedere, la vestaglia celeste che sventolava intorno alla sua figura, mentre correva in soccorso al "bambino".

Il cocomero incantato era stata un'idea di Pansy.

La ragazza aveva letto in qualche rivista sulla maternità, alla quale si era abbonata da pochi giorni, che era fondamentale sia per la futura madre, che per il futuro padre, immergersi in quella che era definita "simulazione di genitorialità".

Per questo avevano comprato un piccolo cocomero di circa tre chili e lo avevano incantato in modo tale che si comportasse come un bambino, richiedendo attenzioni, cibo e cure.

Non era stato facile, per la prima ora il cocomero non aveva smesso di piangere un solo istante, dato che Blaise aveva sbagliato qualcosa nel lanciare l'incantesimo, ma dopo vari tentativi erano finalmente giunti a "dare vita" a Cocomero, il loro pseudo-bambino.

Subito dopo avevano deciso gli orari in cui sarebbe toccato a ciascuno tenere il bambino, spartendosi le giornate in modo tale da permettere a entrambi di continuare a lavorare il più normalmente possibile.

Malgrado la stanchezza di dover badare a un cocomero urlante che richiedeva un sacco di attenzioni e cibo — il cui nutrimento consisteva in incantesimi "Lumos" — Pansy e Blaise si ritenevano molto soddisfatti di quei primi due giorni di simulata genitorialità.

Una volta nello studio Blaise sollevò il cocomero con attenzione e se lo strinse al petto, iniziando a cullarlo e a sussurrare paroline dolci per calmarlo.

Per sicurezza utilizzò un incantesimo "Lumos", ma il "bambino" non si calmò, segno che doveva aver semplicemente bisogno di essere coccolato, dato che, essendo un cocomero, non aveva bisogno di cambi di pannolino.

Blaise, col fagottino tra le braccia, abbandonò lo studio e tornò in negozio, sedendosi sulla poltrona, accanto a un perplesso Draco Malfoy.

«Quindi devo aspettare un tuo futuro invito a cena per capire cosa sta succedendo?»

«Diciamo che io Pansy stiamo cercando di capire quanto possa essere complicato avere un bambino e mantenere entrambi i nostri lavori, è un esperimento, dice che vuole scriverci anche un articolo».

Draco sussultò, col cuore che gli martellava in gola e sbarrò gli occhi, osservando sconvolto l'amico: «Mi stai dicendo che... Blaise, perché non me l'hai detto prima!?»

Blaise scrollò le spalle: «Non abbiamo ancora superato il terzo mese, a dirla tutta non abbiamo nemmeno superato il primo e Pansy dice che non vuole farlo sapere a nessuno perché ha paura di possibili complicazioni».

«Quando l'avete saputo?»

«Pansy lo sa da tre settimane ormai, io da una e mezza».

Blaise omise di parlare dell'appuntamento della settimana prima, quello per abortire a cui Pansy aveva deciso di non presentarsi all'ultimo momento. Decise di tralasciare quel particolare perché gli sembrava qualcosa di troppo intimo per essere condiviso a cuore leggero, anche se quello che aveva di fronte era il suo migliore amico.

L'ultima settimana non era stata facile, ma Pansy sembrava essere decisa nella sua decisione di tenere il bambino e, anche se cercava di non darlo troppo a vedere, Blaise aveva capito che ormai si era aggrappata con tutte le sue forze e le sue speranze alla possibilità di diventare madre e l'eventualità di perdere il bambino la terrorizzava.

Erano entrambi consapevoli che quel periodo era particolarmente delicato e cercavano di non illudersi troppo che quella gravidanza appena iniziata potesse giungere al termine senza complicazioni, eppure non potevano fare a meno di sperare.

«Sono così felice per voi!», esclamò Draco, un enorme sorriso a illuminargli il volto: «Dici che Pansy sarà tanto furiosa quando scoprirà che me l'hai detto?»

«Sì, ma potresti essere un bravo amico e fingere di non sapere niente almeno fino a venerdì; cercherò di convincerla a organizzare una cena solo noi tre per parlarne».

Draco abbassò lo sguardo e sospirò al pensiero di quello che sarebbe successo quel venerdì.

Blaise notò subito quell'improvviso cambiamento d'umore dell'amico e, mentre continuava a cullare il suo bambino-cocomero, appoggiò una mano sulla spalla di Draco: «Cos'hai?»

Draco scrollò le spalle, poi sospirò nuovamente: «Sono un po' preoccupato».

«Hai intenzione di fare un discorso di senso compiuto o dovrò cavarti le informazioni una ad una?»

Draco sorrise appena e tornò a guardare l'amico: «Venerdì Hermione è stata invitata ad una cena a casa Weasley, per festeggiare il rientro in patria dei signori Weasley, che a quanto pare erano in Brasile in vacanza».

Blaise aggrottò la fronte: «E quindi?»

«Quel codardo di Weasley non ha detto ai genitori che lui ed Hermione si sono lasciati e le ha chiesto di fingere soltanto per una sera che le cose tra loro due vadano a gonfie vele».

Blaise, con la bocca spalancata per la sorpresa, osservò il suo amico e intuì cosa dovesse provare in quel momento: «Hai paura che possa cambiare idea e tornare da Weasley?»

Draco annuì, lo sguardo di nuovo basso.

«E tu gliel'hai detto?»

«No».

«Le hai fatto una scenata?»

Draco sollevò lo sguardo, sembrava ferito: «Certo che no, Blaise! Non ho intenzione di fare scenate di gelosia per una cosa simile, però mi innervosisce molto questa situazione. Le ho detto che mi fido di lei, ed è vero, ma Weasley non mi è mai piaciuto e secondo me ha in mente qualcosa».

Blaise annuì, pensieroso: «Concordo, Weasley starà di sicuro architettando qualcosa, ma ho la soluzione perfetta».

Draco sbuffò: «Non ho intenzione di ucciderlo e finire ad Azkaban a tenere compagnia a mio padre, Blaise».

Il moro mise il broncio: «Uffa, allora dovremo passare al piano B: hai due giorni e mezzo per far innamorare la Granger di te, così che venerdì sera lei non riesca a toglierti un solo istante dalla mente e il rischio di una possibile ricaduta tra le braccia di Weasley sia pari a zero».

Draco sorrise: «Ci avevo già pensato, ma non ho intenzione di rifilarle un filtro d'amore. Mi comporterò normalmente, cercando di non assillarla troppo... Oh, Blaise, tu non hai idea di quanto sia semplice e piacevole passare il tempo con lei; è come respirare aria fresca, necessario e ovvio».

Blaise, che in realtà un'idea su quello che doveva provare Draco ce l'aveva, sorrise comprensivo: «Potresti farle un regalo», gli suggerì, puntando lo sguardo sul manichino, che proprio in quel momento passò loro accanto, sfoggiando un elegante paio di pantaloni palazzo e una camicetta bianca con le maniche a sbuffo.

Draco puntò a sua volta lo sguardo sul manichino e ricordò chiaramente il giorno in cui era entrato in quell'atelier e aveva visto Hermione con indosso quegli abiti. Gli sembrava fosse passata una vita, invece che pochi giorni, ma non poteva dimenticare l'espressione delusa della ragazza quando aveva dovuto dire addio a quei pantaloni e quella camicia, troppo cari per lei.

Draco non era certo che farle un regalo tanto costoso fosse una buona idea; aveva paura che la ragazza avrebbe potuto rifiutarlo per orgoglio o magari indispettirsi per quella che avrebbe potuto interpretare come carità...  Eppure, allo stesso tempo, non poteva fare a meno di pensare che quello poteva essere il regalo perfetto per farle capire quanto tenesse a lei.

«Sì, potrei», disse alla fine Draco, distogliendo lo sguardo dal manichino, per posarlo sull'amico, che era ancora intento a cullare il cocomero-bambino, che aveva da poco smesso di lamentarsi e sembrava essersi addormentato.

All'improvviso Draco sembrò ricordarsi dell'altra questione di cui voleva parlare a Blaise e sorrise: «Potresti assumere una commessa per aiutarti qua in Atelier, sai, per quando avrai un figlio a cui badare».

«Sì, ci stavo pensando già da qualche giorno, dovrò mettere un annuncio sulla Gazzetta del Profeta e...»

Draco interruppe l'amico: «E se ti dicessi che conosco la persona perfetta per darti una mano in negozio?»

«Pensavo ti piacesse il tuo lavoro al Ministero, Draco, ma se ci tieni tanto va bene, il lavoro è tuo».

Malfoy scoppiò a ridere e si alzò in piedi, stiracchiandosi la schiena: «Non mi riferivo a me, Blaise, ma ad Astoria».

Il moro aggrottò la fronte e scosse la testa: «Perché mai dovrei assumere la tua ex ragazza, che non sopporto, e forse odio anche un po'?»

Draco sospirò e si portò le mani ai fianchi, tentennò per qualche istante, indeciso su quanto potesse condividere della situazione di Astoria coll'amico, poi parlò: «Perché è in difficoltà. Suo padre è furioso con me per aver sciolto il fidanzamento, ma è Astoria che vive sotto il suo stesso tetto e dovrà sopportare accuse e privazioni. Le ho suggerito di fuggire e trovarsi un appartamento da qualche parte, ma mi ha detto di non avere soldi e di dipendere dal padre. Dandole questo lavoro le permetteresti di guadagnare qualcosa e di essere abbastanza indipendente da prendere le proprie decisioni, senza l'influenza di suo padre».

Blaise continuò a cullare il fagotto che stringeva tra le braccia, la fronte aggrottata, mentre rifletteva sul da farsi.

Poco prima aveva esagerato; non era vero che odiava Astoria, ma era vero che non l'aveva mai potuta soffrire molto, principalmente perché la trovava un'approfittatrice e un'arrampicatrice sociale. Le parole appena pronunciate da Draco cambiavano però tutto.

Blaise iniziava a vedere lati di Astoria che non pensava esistessero e la cosa lo incuriosiva e lo faceva sentire un po' in colpa per averla sempre giudicata senza averla mai davvero conosciuta.

«Dille che dal prossimo lunedì inizierà due settimane di prova, al fine delle quali deciderò se assumerla o meno», disse alzandosi, la cintura allentata della vestaglia mostrava il suo torso nudo e i boxer leopardati che indossava: «Ora se non ti dispiace devo mettere Cocomero a letto, poi preparerò il pacchetto che ti spedirò a casa con il regalo per la Granger, in totale, con lo sconto amicizia, sono 253 galeoni, puoi portarmeli appena avrai tempo».

Blaise si fermò, prima di chiudersi la porta dello studio alle spalle e lanciò un'ultima occhiata all'amico: «Ti farò sapere per la cena di venerdì e ricorda che tu non sai niente della gravidanza, ciao».

«Signorsì signore», disse Draco, con un'espressione divertita, mentre si appuntava su un angolo della lettera, speditagli dal signor Greengrass, quanto doveva al suo amico.

Uscì dall'atelier più felice e rilassato rispetto a quando era entrato e percorse Diagon Alley, diretto verso casa, con un sorriso stampato in faccia.

Appena arrivato a casa avrebbe messo da parte i soldi da far avere a Blaise, poi avrebbe scritto ad Astoria per comunicarle la buona notizia e avrebbe atteso con impazienza di andare da Hermione per cena, cosa che era diventata ormai una tradizione.

La sua felicità venne adombrata da un unico pensiero: sua madre.

Come avrebbe fatto a dirle che aveva lasciato Astoria per stare insieme ad una Nata Babbana?

Doveva trovare un modo per tenerle lontano le missive del signor Greengrass, così da avere tempo per pensare ad un piano per informarla della sua vita sentimentale senza farle aveva un infarto.

Decise che le avrebbe scritto una lettera, dove le avrebbe suggerito di approfittare dell'inizio della bella stagione per passare una settimana o due alla casa al mare, dove avrebbe potuto rilassarsi e leggere un buon libro. Così facendo, sperava, avrebbe potuto tenerla lontana da Londra, dal signor Greengrass e dai pettegolezzi per un po' di tempo e affrontare la questione spinosa una volte che fosse tornata.

Draco si scoprì particolarmente soddisfatto del piano e il sorriso tornò sul suo volto.





***

Buonasera popolo di Wattpad!

Eccoci alla fine del capitolo, non sono riuscita a rileggerlo prima di pubblicarvelo, ma domani lo ricontrollerò per correggere eventuali errori di distrazione o battitura (che spero non siano troppi).

Cose ne pensate del capitolo?

Personalmente penso che sia venuto piuttosto bene e amo profondamente Cocomero e Blaise, ovviamente non sarà l'ultima volta che li vedremo...

Vi ringrazio profondamente per i commenti al precedente capitolo e per i vostri suggerimenti per migliorare.

Una delle osservazioni che mi avete fatto riguarda la lunghezza dei capitoli, sono consapevole che non tutti sono lunghi uguali e che alcuni possono essere più lunghi, altri più corti.

Il fatto è che prima di iniziare un capitolo solitamente mi faccio una scaletta di cosa succederà. Potrei aver bisogno di 3000 parole per raccontare tutto, oppure 2800, o 3200.

Di solito rimango intorno a questi numeri qua, so che non è molto, ma personalmente mi trovo molto bene, anche perché so cosa vuol dire scrivere capitoli molto più lunghi, come potete vedere in "Bound to you", e non penso di potercela fare con questa storia.

Detto ciò spero che abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa pensate del capitolo.

Come sempre ricordo che potete trovarmi su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp e se volete supportare il mio lavoro con una simbolica donazione, trovate il link della mia pagina Ko-fi nella mia bio.

Un bacio,

LazySoul_EFP

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