ventuno
Elena
Il tunnel dei ricordi. Tutti almeno una volta nella vita, ci siamo seduti, preso un qualsiasi oggetto, che contenga delle foto e ripensato a quei momenti. Ed è quello che io oggi sto facendo, seduta a gambe incrociate sul divano riguardo le foto scattate negli anni, come se non lo avessi già fatto, ma stavolta ci sono ricordi nuovi, ricordi magici.
Con Lovebars in sottofondo riguardo quelle foto, quei momenti, in cui il mio mondo era silenzioso, dove c'eravamo solo io e le mie persone speciali, tutto il casino intorno era svanito, dove solo guardandole mi vengono subito in mente i discorsi di quel momento, le foto mie e di Marco che ridiamo per sue battute, le foto dei ragazzi durante questi anni.
Se dovessi fare una classifica, sarebbe più o meno così:
Al primo posto metterei di sicuro una foto fatta con Luca, siamo io e lui sulla spiaggia, la foto l'ha fatta Marco, mio fratello mi tiene su una spalla e io sto ridendo. Ho amato quel giorno, mi sono divertita da morire, sono arrivata a casa sfinita, mi faceva male la pancia per quanto ho riso. Marco e Luca vedendomi un po' giù mi hanno caricato, quasi letteralmente, e portato al mare, non avevo molta voglia, ma alla fine la giornata da storta è tornata dritta.
Al secondo ci sarebbe, di sicuro, ci sarebbe il viaggio a New York con le ragazze. è partito tutto da Alex, un giorno eravamo tutte insieme a casa di Eloise in Francia e lei se ne uscita con: "ma se andassimo a New York?". L'idea è piaciuta e il giorno dopo, dopo una notte a cercare di organizzare tutto, siamo partite. Fu la pazzia più bella della mia vita.
In terza posizione, c'è un ricordo più recente, Francesco che vince in Indonesia, il nostro abbraccio, mi sembra di sentirlo ancora addosso, poi questa vittoria è capitata proprio quel weekend che siamo usciti.
In quarta una più vecchia, Luca e Francesco sul motorino, doveva essere più o meno il duemila e sedici, non mi ricordo bene, però sono stupendi, mi hanno anche lasciata a piedi in quell'occasione. Inutile dire che si sono beccati una cinquina sul collo quando l'ho raggiunti.
Continuo a riguardare le foto, la musica va avanti e devo dire che sono delusa del mio wrapped, pensavo meglio, invece no. Colpa del Bez, troppe ore in macchina con lui, gran parte della musica è stata ascoltata dal viaggio di andata, Tavullia - Valencia in macchina, quello di ritorno l'ho fatto con Migno. Il campanello interrompe il momento, stoppo la musica e spengo la fotocamera, mi alzo e vado ad aprire, il freddo entra in casa, ma la figura di Marco mi si presenta davanti
<buongiorno> dice per poi entrare
<mi fai paura quando hai quel sorriso, cosa hai pensato?> chiedo mentre chiudo la porta e il pilota toglie il giaccone mollo per via della pioggia che sta cadendo
<niente, solo che sono a casa da solo e mi annoiavo, non posso portare il cane fuori che piove e mi sono detto perché non andare a disturbare Elena> dice il pilota per poi buttarsi sul divano, sospiro e mi siedo sulla poltrona incrociando le gambe, cominciamo a parlare e raccontarci cosa si dice in giro
Tavullia non è molto grande, la gente sa tutto di tutti, molto spesso anche solamente camminando senti di tutto, le signore anziane stanno sedute oppure raggruppate insieme da una parte, ti guardano e poi bisbigliano fra di loro, oppure semplicemente passi e senti parlare di altre persone e di ciò che fanno, è una piccola realtà.
<si ma che lei fosse incinta lo sapevo, me l'ha detto mamma Stefi ma che fosse del toporagno no> dico, il pilota annuisce e alza le spalle
<si ma lui qui mette le corna> dice il pilota facendo anche il gesto
<ma che cazzo che sfiga> dico
<che ti devo dire io? è lui> dice Marco, continuiamo a parlare e in sottofondo mettiamo la nostra playlist. Marco e io ne abbiamo una specifica, ci sono dentro i nostri artisti preferiti, mischiati, una canzone per uno, regola nostra.
<se fai cadere qualche scatola di smonto mig!> dico ad Andrea. Lui, Francesco, Alex e Luca ci hanno raggiunti nel momento in cui io e Marco abbiamo cominciato a scendere le cose di Natale dalla soffitta.
<la tua soffitta è un disastro> dice Marco dando un altro scatolone ad Andrea che lo prende e lo appoggia per terra
<lo so bez non c'è bisogno di ribadirlo> dico sporgendomi in modo che Marco mi possa vedere. Il pilota mi mostra il terzo dito e ricambio con lo stesso gesto. Mio fratello e Francesco si guardano e poi ritornano con lo sguardo su di noi che scendiamo le scatole. Andrea scende dalla scala con l'ultimo scatolone e Marco poco dopo scende anche lui. Chiudo la soffitta e aggancio il piccolo gancio per non far cadere le scale. Scendo dalla sedia e la riporto in cucina
<perché hai la barba da babbo natale?> chiede Mig mettendosela addosso. Rido e con il cellulare gli scatto una foto. Apriamo gli scatoloni e mi rendo contro di quanta roba natalizia possiedo. Alex mette la playlist natalizia mentre cominciamo a sistemare le cose. apro lo scatolone con l'albero. Anche quest'anno albero finto. Gli alberi verdi perdono gli aghi e essendo io una persona paziente pari a zero preferisco di alberi finti.
<ma devi mandare avanti la centrale elettrica con tutte queste lucine?> chiede sarcastico mio fratello indicando una scatola con solo le lucine. La maggior parte sono con le pile perché le metto dentro a bottiglie vuote e le lascio qua e là per casa.
Con l'aiuto di Francesco porto le bottiglie e le lucina in cucina e rimaniamo io e lui a montarle, lo guardo ogni tanto e lui mi sorride.
<Sai che ti vedo si?> dice il pilota
<Ti dà fastidio?> dico e incrocio le braccia al petto sotto al seno e lo fisso negli occhi. Francesco fa un sorriso e scuote la testa. Appoggia le sue mani sulle mie braccia e mi tira più vicino a lui.
Guardo le sue iridi scure che fissano le mie iridi verdi. Come ad Halloween. I nostri respiri si mischiano e ci avviciniamo lentamente. Lascio che le mie braccia vadano lungo i fianchi mentre le sue sono ancora sulle mie braccia.
<Ragazzi avete fatto?> chiede Alex entrando. Ci allontaniamo di colpo e la guardo con le mani dietro la schiena. Lei mi guarda e appoggia una mano sulla bocca <scusate, dio scusate> continua la rossa.
<Tranquilla Ale abbiamo quasi finito manca una bottiglia> dico e prendo due bottiglie ed esco con la rossa. Appoggio le due bottiglie sul ripiano e prendo un respiro passandomi le mani sul volto.
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