cinque
Elena
in pochi lo sanno ma una cosa che mi piace fare quando ho del tempo libero è andare a Pesaro, lì c'è il molo dove è situata una passerella fatta interamente di legno dove molto spesso mi ci siedo lasciando che le punte dei piedi entrino in contatto con l'acqua e rimango lì seduta a guardare il sole che cala dando spazio alla notte
lì rimango sola con i miei pensieri, però c'è stata una volta sola dove non ero da sola, avevo più o meno diciotto anni e si avvicinava la tenuta maturità, una cosa che mi spaventava e anche tanto, così con la macchina presa in prestito da Luca venni qui senza dire niente a nessuno, quel giorno poco dopo vidi la chioma riccia di Francesco posizionarsi vicino a me e rimanere in silenzio, non dicemmo niente, eravamo in silenzio solo io e lui e fu il giorno in cui iniziai a provare qualcosa per lui, capì che lui c'era sempre quando ne avevo bisogno e capì che avevo bisogno di lui
tutto ciò si spense nell'attimo in cui pronunciò questa frase "dovremmo andare a casa è tardi", quando disse questo l'atmosfera che si era creata si spense, annuì solamente e mi alzai per poi rinfilare le scarpe e lasciare il molo
oggi mi ritrovo qui a ventiquattro anni suonati, con una carriera che amo, in un ambiente che sin da piccola che amo, ma senza qualcuno da amare, è sto bene, non mi sento triste per questo, anzi, ora voglio concentrarmi sulla mia carriera e non vedo l'ora che si parta per l'india
<sei qui> la voce di Francesco mi fa girare verso di lui, ci sorridiamo e annuisco, si mette seduto vicino a me e mi guarda per poi guardare davanti a se
<che ti passa nella mente? di solito vieni qui quando qualcosa ti turba oppure non è un bel periodo> dice e mi rendo conto adesso dopo anni quanto lui mi conosca, sospiro, alzo le spalle
<è uno di quei giorni> dico e lui annuisce, rimaniamo in silenzio, proprio come l'ultima volta che eravamo qua insieme, ho ancora le sue stelline disegnate sul braccio da ieri sera, però è tutto coperto dalla bandana e la maglia a maniche lunghe, oggi c'è un leggero venticello freddo segno che l'autunno sta arrivando e sinceramente non vedo l'ora
<sai dovremmo rifarlo come ieri sera, uscire noi due, camminare e parlare> dice
<si assolutamente, un giorno di questi, prima di partire per l'India devo finire di compilare alcuni moduli e riguardare le foto prese al ranch per poi mandarle alla cami> dico e lui annuisce, le nostre mani sono vicine e sento la sua pelle a contatto con la mia, è caldo, lui è sempre stato una stufa umana, l'inverno è una gran risorsa.
Questo silenzio parla di più di mille parole, ci siamo solamente solo io e lui, i nostri respiri, i battiti del nostro cuore, il vento, l'acqua e quel molo dove ormai vanno in poche persone, le nostre mani così vicine che sento il suo calore, solo io e lui, due persone che si conoscono così bene che riescono a reputarsi come fratelli, non è come dicono gli altri, non c'è amore fra di noi c'è fratellanza
<vuoi sapere una cosa?> dico quasi ridacchiando e lui si gira a guardarmi curioso, raggiungo con una mano la mia borsa e tiro fuori una macchinetta fotografica, piccola, grigia presa al negozio dell'usato ieri pomeriggio, è molto funzionate e con un ottima qualità cosa che non mi serei mai aspettata da una macchinetta così vecchia
<ho comprato un'altra macchinetta fotografica, questa è molto più turistica> dico e lui scoppia a ridere
<turistica?> dice per poi riprendere a ridere, lo guardo stupida e poi gli do una piccola spinta
<si, presente i turisti che vanno in giro e hanno questa? ecco questa è la macchinetta turistica> dico e lui continua a ridere
<va rinnovata allora> dice e si alza, mi tende la mano, gli prendo la mano e mi alzo, prende dalla mia mano la macchinetta e io mi metto in "posa" e lui scatta due o tre foto, siamo da una parte all'altra del molo, ci avviciniamo per vedere le foto e devo dire che è veramente bravo
<ma che bravo> dico e lui mi sorride e alza le spalle, siamo estremamente vicini, guardo i suoi occhi scuri, ci allontaniamo lentamente e riprendiamo le nostre cose ormai si è fatto tardi ed è meglio tornare a casa, io ho molta più strada da fare per tornare a Tavullia, mentre lui abita qui a Pesaro ed è più fortunato, arriviamo alla mia macchina e ci appoggio la schiena mentre saluto Francesco
<va bene io devo fare molta strada e sono abbastanza stanca, poi ho promesso a Luca che stasera avremmo cenato, io, lui, vale, la franci e Giulietta> dico
<va bene nena, buona serata ci vediamo sabato al ranch> dice
<si a sabato pecco> ci sorridiamo e gli lascio un bacio sulla guancia, lui mi abbraccia, ricambio l'abbraccio e appena lo sciogliamo mi dirigo verso il posto del conducente
<e questa> dice il pilota Ducati mostrandomi la macchinetta fotografica dove mi ci ha scattato le foto
<tienila io ne ho così tante, poi puoi farci tutte le foto che vuoi> dico
<Grazie mille allora mia dolce amica> dice per poi fare un inchino
<Di niente mio dolce amico> ricambio l'inchino e ci salutiamo per l'ultima volta prima che parta per tornare a Tavullia, metto in moto e parto verso la casa
Francesco
Se c'è una cosa che di Elena si scorda così difficilmente solo i suoi occhi color menta nel mojito, e oggi ho potuto vederli da così vicino che giuro di essermi perso dentro quelle pozze per qualche secondo.
Stringo nelle mani quella macchinetta che mi ha regalato qualche secondo fa e continuo a guardare la foto che gli ho scattato, sorrido vedendo lei che litiga con i suoi capelli per via del vento e il suo sorriso che illumina tutte le volte la stanza
Non è la prima volta che ci troviamo da soli al molo e non credo che questa sia l'ultima, sono felice di passare del tempo con lei, da quando è partita con i ragazzi della formula uno non l'ho più rivista come la vedevo sempre e adesso che è tornata non voglio sprecare nemmeno un secondo, con la mia nena.
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