Epilogo

Da qualche parte, ci sono due persone che si incontrano e si guardano negli occhi per la prima volta. Si sono dati appuntamento molti secoli fa,

solo che adesso non se lo ricordano più e pensano che questo incontro sia solo una casualità,

e intanto tremano e si osservano pieni di stupore.

Fabrizio Caramagna

Passò una settimana senza alcuna chiamata e poi un'altra ancora. Evidentemente nessuno aveva preso il mio libro, almeno per il momento.

Happiness does not wait - Ólafur Arnalds

Era un pomeriggio soleggiato di fine settembre. Ero seduta in terrazzo al sole, gli occhiali scuri sul naso, una sigaretta in bocca e un caffè macchiato di latte d'avena parcheggiato sul piccolo tavolo accanto alla mia sdraio, tenevo un volume spesso tra le mani. Era la perfezione per i miei sensi: domenica, giorno libero dal lavoro, sole, calore, bevanda rigenerante, nicotina, un buon libro, cosa c'era di meglio? Niente. O forse sì, ma non ci volevo pensare perché mi sarei rovinata solo l'umore. Un uomo mi avrebbe resa ancora più felice, io stavo bene con me stessa, non mi mancava niente, dopotutto gioivo della mia vita, ma ero stata lasciata da poco e ciò aveva creato una voragine nella mia esistenza. Ero riuscita a riprendermi con il passare dei mesi. Edward, il mio ex, aveva un'amante con la quale adesso conviveva; io non avevo trovato nessuno, al contrario. Me n'ero fatta una ragione, l'amore non era per tutti. C'era chi lo trovava con semplicità, chi doveva aspettare anni come Liberta e chi invece non lo trovava mai, io forse appartenevo a questa categoria. Con molta probabilità sarei rimasta sola a vita, dopotutto avevo già trentacinque anni e secondo la società avrei dovuto avere già dei figli. Ma quel pomeriggio venni sorpresa da una chiamata inaspettata: era un numero sconosciuto. Risposi titubante.

«Pronto?»

«Sì, ciao, Helena?»

«Come sai il mio nome? Ci conosciamo, forse?» sentii le guance incendiarsi perché avevo capito chi mi avesse chiamata.

«Direi di no, no. Ma se hai lasciato un libro in spiaggia, forse credo di conoscerti più di quanto sembri» asserì serio. La sua voce calda e roca mi pizzicava il cuore.

«Sì... lo hai preso tu?» chiesi con un timbro tremulo.

«Così pare...» rispose con intensità e mistero

«E lo hai letto?» domandai sempre più curiosa.

«Tu che pensi?» disse con un guizzo di ironia

«Penso... che tu l'abbia letto e non ti sia piaciuto.» asserii confusa. Non lo comprendevo, ma io non ho mai capito gli uomini.

«Errato. L'ho divorato.» rimasi scioccata. Non dissi più nulla, restai in silenzio, perché spesso quello esprime molte più cose che le parole.

«Vediamoci per un caffè così ti restituisco il romanzo!» propose lui, felice e forse con un po' di adrenalina nella voce.

«Uhm- uhm» annuii con la voce.

«Sei di Roma?» chiese quasi troppo di slancio.

«Sì...» risposi incerta. Ero davvero sicura di quello che stavo facendo? Dopotutto non mi avrebbe mai trovata in una città così grande, potevo stare tranquilla.

«Allora domani a piazza Trilussa alle sedici» asserì gentile ed eccitato all'idea di incontrarmi. In qualche maniera a me sconosciuta, quel ragazzo mi stava simpatico e mi sentivo serena a incontrarlo, era come mi fidassi già di lui. Ma non ero una stolta, sarei andata all'appuntamento con un'amica. Scrissi quindi subito un messaggio ad Anna:

- Domani alle sedici sei impegnata con me. Mi devi accompagnare a un appuntamento al buio. Qualunque scusa sarà usata contro di te. -

Rispose tre minuti dopo:

Sìssignora, ai suoi comandi! -

Quel giorno rimasi in terrazza fino all'ora di cena, poi andai da mia madre. I miei genitori erano separati e all'epoca ne soffrivo ancora molto, soprattutto da quando mio padre aveva sposato un'altra donna e avuto un bambino con lei. Sì, avevo un fratellastro di dieci anni in meno. La nuova moglie però era una donna bella e dai buoni valori, forse l'anima gemella di mio papà, chissà. Si erano conosciuti a una mostra di un amico in comune, da lì i soliti passi: appuntamenti, fidanzamento, matrimonio, sesso e figlio, la comune normalità, niente di nuovo. Io ero fuori dalle regole, dalla norma, un'anarchica. Ma non perché lo volessi, semplicemente il mio ex si era stancato di me, voleva fare sesso con altre donne, a detta sua, voleva una relazione aperta che io non avrei mai accettato. Sono troppo possessiva per avere questo genere di rapporti. Non ero e non sono capace di condividere un uomo con un'altra donna, era... è più forte di me. Così lui ebbe un'amante, mentre a me mentiva spudoratamente con le solite scuse "Devo rimanere più a lungo al lavoro", "Ho una cena con i miei colleghi" ecc... Comunque il nostro rapporto finì poco dopo la sua richiesta, eravamo incompatibili. Fu una liberazione, solo ora inizio a soffrire la solitudine. Ero soddisfatta di chi ero diventata, o così cercavo di autoconvincermi. Ma quella del giorno successivo sembrava un'occasione imperdibile, forse la vita mi stava dando un'opportunità.

La colsi.

Avevo indossato una gonna lunga beige e una camicetta a maniche corte con una stampa a fiori primaverile, avevo raccolto i miei capelli rossi in una treccia laterale. Erano le quindici quando uscii di casa, presi il mio tascapane in vera pelle, che mi aveva regalato mia madre per il compleanno, e una giacca di jeans. Anna mi aspettava fuori dall'edificio con gli occhiali da sole e una sigaretta tra indice e dito medio, ci avviammo al tram, poiché vivevamo entrambe a Monteverde e, arrivate al fiume Tevere scendemmo alla fermata proprio di fronte a un cinema. Continuammo percorrendo la strada perpendicolare, fino ad arrivare alla rinomata piazza Trilussa con la scalata nel quartiere di Trastevere. Anna andò subito incontro al suo ragazzo che la stava aspettando in cima alle scale e gli si sedette accanto. Io diedi una veloce occhiata ai gradini per cercare il ragazzo con cui dovevo incontrarmi. Con gli occhi analizzai ogni singola persona seduta, poi lo sguardo si soffermò su un oggetto poggiato sulla pietra.

Un libro.

Un giovane lo prese tra le mani e lo sfogliò, intravidi la copertina e lo riconobbi. Ogni dubbio si dissolse, la persona che stavo cercando era proprio lui. Alzò gli occhi su di me e un sorriso smagliante mi si aprì sulle labbra. Lui ricambiò, mi avvicinai lentamente e percepii le gambe tremare , ero emozionata, e molto. Era un bellissimo ragazzo. Portava una camicia a maniche corte con stampa a rombi e un paio di bermuda color mattone. I capelli lunghi erano biondi, raccolti in una crocchia disordinata, era alto circa un metro e ottanta. Alzò gli occhiali da sole sulla testa e mi venne incontro già con la mano aperta per presentarsi. Quando lo ebbi di fronte a me, notai prima di tutto i suoi occhi marini che mi ricordarono quelli di Gabriel, lui rise affermando:

«Sei venuta per davvero! Non da sola spero! Potevo essere un maniaco... e molestarti o chissà cos'altro» un sorriso gli illuminò il viso. Due fossettte profonde gli solcarono le guance.

«Dalla tua voce ho riconosciuto che sei giovane e mi hai detto che hai letto il libro... un bel ragazzo, giovane, con un palese accento tedesco, lettore,..» lo sbirciai con la coda dell'occhio per notare la sua espressione.

«Ma ti sei fidata di me e potevo essere uno squilibrato.» arricciò le labbra.

«Un ragazzo, un bel ragazzo, che sfida la sorte per incontrare una ragazza che ha lasciato di proposito un romanzo in spiaggia. Solo un matto al mio livello poteva stare a questo gioco.», asserii diventando paonazza, mentre il suo sguardo si addolcì.

«Allora siamo in due... Tu-tu mi stai simpatica, sì, e già cominciamo con i complimenti? Comunque piacere, Thomas» disse, provocandomi con un sorrisetto sfacciato, e porgendomi la mano che afferrai con una stretta decisa come mio solito, presentandomi a mia volta «Helena, ma il mio nome lo conosci già!», poi aggiunsi: «Sai, vero, che finiremo con il baciarci? chiesi ironica, arricciando il naso, senza neanche sapere come avessi trovato il coraggio di fare questa domanda.

«Allora diamoci una mossa, perché sono impaziente!» rispose sogghignando e il suo sguardo m'intrappolò, le sue iridi marine erano piene di sentimenti indecifrabili, avevo bisogno di tempo per esplorarli tutti, e io volevo.

Desideravo conoscere quell'uomo, aveva anche lui una storia da raccontarmi e io ero un'ottima ascoltatrice e lettrice, amavo fare tutto ciò.

Lo seguii al gradino dove era seduto prima e ci accovacciammo, iniziando a conoscerci come due futuri innamorati.

.Whisperer of a thrill - Thomas Newman

Ma questa è un'altra storia..

SPAZIO AUTRICE

Rullo di tamburi, la storia è conclusa! Se siete arrivati fin qui vi ringrazio di cuore per la fiducia che mi avete dato.
Il finale vi convince?
Fatemelo sapere nei commenti!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top