31. Una notte di fuoco

Ci si innamora quando si fa l'amore. La carne è l'unica spiaggia che hanno le anime

Margareth Mazzantini

Si avvicinò a me con un tacito sorriso sulle labbra e mi prese la mano, intrecciando la sua alla mia, che era fredda. Il calore delle dita di Gabriel mi fece sciogliere l'arto, come ghiaccio al sole. Camminammo in silenzio, entrando nell'hotel insieme. Mi divincolai dalla sua stretta e mi avvicinai alla reception, dove chiesi la chiave della camera. Il ragazzo sulla trentina, vestito con un completo blu notte, camicia bianca e cravatta azzurra e con un paio di occhiali neri, mi fece un cenno di assenzo e fece scivolare sul bancone con l'indice destro una carta nera, l'afferrai e tornai dall'uomo dei miei sogni che mi aspettava poggiato con la spalla sinistra all'entrata dell'ascensore.

«Presa?» Mi domandò con un ghigno e gli occhi infuocati, l'angolo delle labbra gli si curvò in un sorrisetto soddisfatto e di gioia.

Alzai la mano con la chiave incastrata tra indice e dito medio e gliela sventolai davanti agli occhi.

«Direi di sì»

«Hai qualcosa da bere nella stanza?»

«No, ma c'è un minibar nel frigo con due piccoli spumanti, credo vadano bene...»

«Mh, mi accontenterò» non sembrava per nulla entusiasta.

« Questo è ciò che offre la casa, accontentati!» lo fulminai con gli occhi, mentre l'agitazione per ciò che sarebbe successo a breve mi divorava lo stomaco, neanche l'alcol mi avrebbe aiutata per il nervosismo che stavo provando in quel momento. Entrammo nella cabina moderna dell'elevatore completamente metallizzata di grigio con di fronte a noi appeso uno specchio molto grande. Feci scivolare lo sguardo in modo veloce sulla mia figura per controllare che in me fosse tutto in ordine. Le mie guance erano tinte di un lieve rosso pastello. Le nostre braccia si sfioravano appena. Il suo profumo virile mi invase.

Lui mi fissò un secondo e si sporse in avanti per rubarmi un bacio. Posò semplicemente le labbra sulle mie senza approfondire. Era gentile, innocuo, sincero e dolce, niente che facesse pensare al sesso. Chissà, forse in realtà non lo avremmo fatto quella sera, forse me lo stavo solo immaginando, mossa tanto dal desiderio di averlo dentro di me. Abbozzai un mezzo sorriso timido. Una vampata di calore mi investì. Si avvicinò a me in maniera lenta come un puma con gli occhi marini, pronto ad agguantare la propria preda. Mi fece dubitare delle mie azioni, forse stavo sbagliando tutto, forse era inopportuno ciò che stavamo facendo, un errore... percepii il suo respiro avvicinarsi alla mia guancia, premette con l'indice il bottone per il sesto piano, poi srotolò la sciarpa dalla mia nuca, liberandomi dal tepore che mi aveva accolta fino a quel momento, una scia di brividi mi colse alla sprovvista e mi sentii tremare come una foglia; inarcò un sopracciglio come con superiorità e fece scivolare la lingua dalla mandibola alla base del mio collo; sfiorò la gola con la punta del naso e inevitabilmente il mio basso ventre si risvegliò e prese fuoco, un forte calore pervase tutto il mio corpo. Non mi staccò gli occhi di dosso, mi spinse addosso alla parete metallizzata e stavolta mi baciò con ardore, il suo pollice mi sfiorò la bocca, i tratti del suo viso si addolcirono, teneva il capo chino, quando un lato del labbro si alzò e sussurrò al mio orecchio:

«E così siamo arrivati a questo fatidico momento imbarazzante, Liby... e giuro che l'ho desiderato per anni e ora che ci siamo, mi sento svuotato di un macigno che ho portato con me troppo a lungo, ci siamo e non ci posso credere.» Il mio cuore perse un battito.

«Liby, sei tutto ciò che ho sempre desiderato, lo voglio, ti desidero, divertiamoci.», continuò.

Mi sentii il cuore stretto in una morsa e delle leggere lacrime salate scivolarono sulla mia guancia come piume che solleticano la pelle. Ne asciugò una con il pollice, sorridendo, mi baciò via ogni singola lacrima.

Un suono di campanella dlin-dlon ci risvegliò dal sogno come un colpo di tosse e ci informò dell'arrivo al nostro piano. Uscimmo dall'ascensore, guardandoci attorno, poi corsi alla porta ridendo, lui afferrò la mia mano e mi seguì velocemente.

«Shhh, o sveglieremo tutti!» Lo rimbeccai, si passò la sua mano perfetta sul viso mentre continuava a sorridere.

«Dio ragazza, sei tutta matta» asserì, facendomi un occhiolino.

«Sì, e tu mi segui nel gioco, non sei da meno.» Risposi con prontezza. Passai la carta sul rilevatore appeso al muro. Con un sonoro clac la porta si aprì. La camera era in disordine, la scatola del vestito ancora poggiata sul letto, accanto il nastro, che la avvolgeva. La lettera aperta al centro del materasso. Un asciugamano era a terra aperto, come caduto in maniera disordinata dal mio corpo. C'era un forte profumo di bagnoschiuma perché avevo lasciato la porta del bagno aperta. I fiori che mi aveva regalato erano sul davanzale della finestra in un vaso che avevo preso in prestito dall'albergo, profumavano ancora e rilasciavano un dolce aroma.

Allentò la presa sul mio dorso e rimase sul ciglio della porta, mentre io ero già al centro della stanza. I muri turchesi illuminavano la stanza e ricordavano i suoi occhi marini.

«Non mi inviti a entrare?»

«Benvenuto nella mia umile camera, Signore»

Fece tre passi avanti e diede un'occhiata al bagno, incuriosito»

«Non ti immaginavo così disordinata!»

«Touchée» feci spallucce.

Mentre io mi ero accomodata su una poltrona, lui aprì il frigo e tirò fuori le due bottigliette di spumante, che aprì subito.

Mi porse una e sollevò il braccio verso di me per un brindisi.

«Cin cin» asserì lui.

Scoppiai a ridere. Lui alzò un sopracciglio con sguardo perplesso.

«Significa "pene" in giapponese, Gabry...» abbassò le spalle imbarazzato.

«Al nostro rincontro sorprendente!» alzai la bottiglia e gli feci un occhiolino, facemmo scontrare i due oggetti in vetro. Prendemmo un sorso di bevanda ciascuno, le bollicine dello spumante mi pizzicarono la lingua. Posò la bottiglia sul tavolino e mi tirò per le mani, facendomi alzare e così mi mossi, fece scivolare il mio cappotto lungo il corpo e lo fece cadere a terra, poi si sfilò il suo che poggiò sulla poltrona sulla quale ero seduta poco prima; mi prese da dietro le ginocchia e avvolse le mie gambe attorno alla sua vita, si avvicinò al letto e mi stese al centro di esso, facendo scivolare a terra gli oggetti poggiati sulla trapunta: la scatola, la lettera e il nastro. Si stese accanto a me, facendo ricadere la nuca sopra il palmo sinistro, il cui braccio era puntellato sul materasso. Mi guardò intensamente, scorgendo ogni dettaglio del mio viso.

«E ora?» chiesi ingenua.

Ricevetti solo il silenzio.

La sua mano destra risalì le cosce sopra i collant neri

Mi strinse in una presa delicata, la mia schiena combaciò con il suo addome e notai che Gabriel fosse già eccitato. Com'era possibile? Non avevamo neanche cominciato a toccarci... le lancette dell'orologio da parete ticchettarono, riempiendo il silenzio che ci avvolgeva come una coperta. Mi prese la mano e se la portò alla bocca, baciandone il dorso, poi le lasciò cadere sul letto strette l'una all'altra. Tenni lo sguardo incollato alle nostre mani congiunte, finché lui non si avvicinò e mise il braccio al lato sinistro del mio viso, poggiandoci sopra il peso, il suo corpo si posò delicatamente sul mio. Era pericolosamente vicino. Cercai di regolare il respiro, cominciò a torturarmi il collo con baci umidi e lenti, succhiando e mordicchiando la pelle. Un gemito lasciò le sue labbra.

«Hai un profumo così buono...»

«Meno male» accennai un sorriso provocatorio. Il suo ginocchio premette tra le mie cosce.

Spinsi il mio bacino verso di lui. La sua erezione punse la mia intimità, un gemito sfuggì al mio controllo. Le nostre gambe si intrecciarono come anche le nostre lingue. Il mio cuore stava impazzendo di desiderio. Una scia di brividi caldi si fece strada lungo la mia spina dorsale. Lui premeva il suo membro duro su di me e io dovetti stringere le gambe. Lui continuava a fissarmi con quei suoi occhi che ricordavano una distesa di mare turchese. Quell'uomo era di una bellezza disarmante. Si alzò sulle ginocchia con velocità e, guardandomi con occhi lascivi, fece calare una spallina a barca del vestito, poi l'altra. Lasciò dei baci umidi sulle mie spalle. Mi alzò il vestito fino alle natiche, arrotolandolo sotto i suoi palmi. Prese tra le mani il mio sedere, agganciando le gambe attorno ai suoi fianchi e, alzandolo, baciò il mio ventre, passandoci la lingua e lasciando scie di saliva. Si tolse il maglione, poi la t-shirt nera e rimasi colpita dai suoi addominali contratti. Mi sfiorò l'orecchio con la bocca e una scossa elettrica pervase la mia intimità. Mi fece voltare di spalle con la schiena rivolta verso il suo addome perfetto. Cominciò a baciarmi i glutei mentre mi abbassava gli slip neri in pizzo. La mia intimità pulsava eccitata. Mi voltai per osservarlo in viso. Guardai verso i miei piedi e, accarezzandogli i pettorali e gli addominali, gli aprii la cintura in pelle, in seguito il bottone dei pantaloni.

«Avvicinati» gli dissi con voce calda e sensuale. Lui così fece, posò la punta del naso sulla mia e io con la mano destra agguantai i suoi capelli raccolti in uno chignon morbido e li sciolsi, una cascata di capelli biondo miele mi scivolò sul viso.

Risi perché mi solleticavano.

Con un movimento veloce e secco, strattonò la testa e il collo all'indietro facendo ricadere quella massa bionda dietro la testa.

Non staccò lo sguardo da me neanche per un secondo. Posò di nuovo le labbra sulle mie, le sue già schiuse, pronte ad assaporarmi. La ricrescita della sua barba mi graffiava il viso, ma io in quel momento non sentivo niente, solo un incendio avvolgere tutto il mio corpo. Le nostre lingue si rincorsero fameliche, mi diede un morso sulla clavicola e un urlo soffocato mi sfuggì dalle labbra. Alzò le spalle come se nulla fosse successo, poi spuntò un sorriso sulla sua bocca, uno di quelli che mi fece battere il cuore. Le nostre lingue continuarono ad accarezzarsi con dolcezza. La sua mano sinistra si intrecciò alla mia destra, mentre l'altra mi accarezzava la guancia con delicatezza, sfiorando la mia anima. Mi abbassò le mutandine e, scendendo con la testa, cominciò ad accarezzare con la lingua la mia intimità. I miei respiri si fecero più pesanti, cominciai a sudare. I miei addominali cominciarono a contrarsi per le scosse date dal piacere, che lui mi provocava. Le dita dei miei piedi si arricciarono. Nel frattempo fece scivolare le mani sotto il vestito e al reggiseno, per stringere il mio seno in una presa possessiva, punzecchiando con l'indice i miei capezzoli turgidi. Leccò via ogni umore. Abbassai gli occhi su di lui e sulla sua testa che si muoveva morbidamente; lui già mi fissava con sguardo divertito, come se tutto ciò fosse un gioco per lui, puro divertimento, e questo mi piaceva, anzi mi eccitava. Una scia di fuoco mi arrivò tra le gambe, portandosi via con sé quel poco di ragione e coscienza che possedevo ancora. Ebbi il mio primo orgasmo. Le gambe tremarono, e sprofondarono pesantemente nel letto, senza più energie. Lo guardai da sotto le ciglia in silenzio, godendo di quel momento lussurioso. Si tolse i pantaloni, ma prima di gettarli a terra, prese dalla tasca dei pantaloni il portafoglio e ne tirò fuori un preservativo.

Prima che aprisse la bustina quadrata, con voce roca e desiderosa asserii:

«Non ne abbiamo bisogno. Prendo la pillola.»

«Sei sicura?» mi domandò preoccupato.

«Hai fatto sempre sesso protetto?» gli chiesi, guardandolo bene negli occhi per controllare la minima esitazione.

«Sì, certo, di questo non devi preoccuparti. Sono pulito.» Affermò convinto. Ogni sua parola era una carezza per la mia anima.

Sex on fire - Kings of Leon

Hot as a fever, rattling bones
I could just taste it, taste it
If it's not forever, if it's just tonight
[...]And you, your sex is on fire

Presi il suo membro e lo guidai verso la mia entrata. Mille pensieri mi balenarono in testa, ma i suoi occhi riuscirono a calmarli. Continuammo a baciarci, le nostre lingue cominciarono a vorticare desiderose. Misi la mia mano attorno alla sua nuca e percepii le vene del collo ingrossarsi e pulsare in maniera frenetica. Mi rivolse un'occhiata straziante, non riusciva più a trattenersi. Gli occhi divamparono e ci fissammo per istanti lunghissimi. Mi afferrò per la vita, mentre i suoi occhi mi inchiodarono sul posto. I capelli gli ricadevano davanti al viso. Fece scorrere un dito sulla mia clavicola, mentre io ero ipnotizzata dal suo tocco incantatore. Gli strinsi i capelli in un pugno. Cercai di deglutire l'agitazione. Percepii le gambe molli. Mi penetrò lentamente, facendomi percepire ogni più piccola frizione, accennando un sorriso provocatorio. Sentii un fuoco accendersi tra le mie gambe, mentre mi mordevo un labbro per reprimere un sospiro di lussuria. Il mio corpo cercò di andare al ritmo con il suo e gli andò incontro. Lui mi guardò inerme, come colpito da una particolarità del mio corpo o del mio viso. Avevo il cuore in gola. Fu una dolce tortura, sentirlo penetrarmi con tanta dolcezza e lentezza. Ma le sue spinte si fecero sempre più forti e veloci, mentre dei gemiti incontrollati uscirono dalle mie labbra, non ero più in possesso del mio corpo. Aumentò il ritmo gradualmente. E io gemetti senza frenarmi, l'orgasmo prese il sopravvento, mentre le vene del suo collo gli si gonfiarono, percepii i suoi muscoli irrigidirsi, era anche lui vicino al culmine, un gemito sommesso scappò dalle sue labbra. Le luci calde e soffuse della stanza gli accarezzavano la pelle del viso di un rosa cipria sfumato di rosso. Il suo bacino si avvicinò ulteriormente al mio per sentirlo ancora più in profondità. La sua mano cominciò ad accarezzarmi la nuca, mentre stringeva le sue labbra tra i denti per soffocare un gemito. Ma non riuscì a reprimere un mugolio che uscì dalla sua bocca. Iniziò a dare spinte forti e prepotenti, mi era chiaro che stesse per venire, così come stava accadendo a me. Mossi i fianchi verso di lui per sentire una maggiore frizione. Mi fece voltare di spalle, penetrandomi da dietro. I movimenti si fecero sempre più veloci. Sentii la mia schiena toccare il suo petto contratto. Continuò a venirmi incontro con i fianchi, mi voltai per guardarlo, chinò il capo per baciarmi, finii con la testa poggiata sul suo petto, mentre il suo respiro mi solleticava una spalla. Mi fece voltare nuovamente.

«Voglio guardarti quando verrai per me» ogni parola mi morì in gola.

Prese una gamba e se la allacciò alla vita, poi prese anche l'altra. Diede una spinta da farmi arricciare le dita dei piedi. Le mie gambe cominciarono a tremare, mentre lui mi guardava divertito, perché sapeva esattamente cosa stava succedendo, eravamo sul punto di avere un orgasmo insieme. Il suo profumo mi entrò sottopelle per imprimersi sulla mia anima, marchiandola. E poi eccoci, mi contorsi su me stessa per le scariche di piacere. Il rumore dei nostri corpi che si incontravano era, in modo alquanto estremo, eccitante. La mia pelle cominciò a formicolare. Il ritmo del mio battito e del mio pulsare delle vene sul collo e sulle tempie divenirono fastidiosi. Si fermò per cercare di recuperare il respiro. Percepii la vista annebbiarsi, quando sentii il suo membro ingrossarsi dentro di me, mi strappò un gemito, quando accelerò ulteriormente le spinte. Trascinò le mie gambe verso di sé. Mi si mozzò il fiato, quando cominciai a tremare tutta per il gran piacere. Sentii un calore schizzare dentro di me, mentre io ebbi l'orgasmo più bello della mia vita. Premette la sua bocca contro la mia carne per reprimere il suo gemito, mentre io cercavo disperatamente di restare in silenzio per quanto invece avessi il desiderio di urlare. Ansimai in silenzio. I nostri respiri affannati si mescolarono.

Posai la mia testa sul suo petto e ci addormentammo, cullati dall'appagamento.

SPAZIO AUTRICE

Un capitolo spicy, atteso dopo ben 30 capitoli ci voleva, no?

Ho fatto quel che potevo e mi scuso se ci ho messo tanto per pubblicare una nuova parte, ero in blocco, ma diciamo più che altro che sto giungendo al termine di questa storia e io non voglio abbandonarla.

Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere nei commenti!

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