26. Sembrava vero
Niente accade
se non è preceduto da un sogno.
Carl Sandburg
«Andiamo»
«Dove?»
«Seguimi»
«Non voglio» È una trappola? Non lo conoscevo affatto, E se fosse un violentatore? Sarei nei guai! Ohhh ma dai! Lui un violentatore? Non ci credo. Seguilo Liberta e, per una volta, sii felice. Il mio diavoletto e angioletto nella mente litigavano puntandosi il dito contro.
Partimmo con le biciclette insieme, andammo a casa sua, lo seguii perché non conoscevo la strada, entrammo nell'edificio anni '60, dopo aver lasciato i mezzi nel cortile interno. Salimmo fino al terzo piano con il piccolo, vecchio ascensore. E in quell'elevatore mi strinse la mano, intrecciandola alla mia, si avvicinò al mio orecchio, mi leccò il lobo e sussurrò:
«E adesso sei mia, e non ti lascerò più andare» percepii le gambe cedere e tremare. Sciolsi la mano dalla sua per portarla al viso. Dovevo nascondere il rossore che si era impadronito di me.
Jungle - Tash Sultana
But you throw me into the deep end
Expect me to know how to swim
And I put my faith in someone else
'Cause I will be just fine
Welcome to the jungle
Ma tu mi trascini nell'abisso
aspettandoti che sappia nuotare
e io metto il mio viso tra le mie mani
perché mi fa sentire meglio,
Benvenuto nella giungla
E già sul pianerottolo cominciammo a baciarci, la lingua intrecciata alla mia, si strusciavano tra loro lascivamente; insinuò una gamba tra le mie cosce e iniziò a sfregare con essa la mia intimità. Passò la lingua sul mio collo, per tutta la lunghezza, facendo nascere dei brividi sulla mia schiena, i peli sul braccio si rizzarono come fossero attraversati dall'elettricità. Mi sentivo confusa, mi aveva appena detto che non mi aveva mai amata, e nonostante ciò mi aveva chiesto di andare a casa sua. Forse non sapeva ciò che voleva, ma allora questo voleva dire che avevo ancora una speranza. Dopotutto si sa, è l'ultima a morire...
«Non so quanto riuscirò a reggere ancora, ho bisogno di vederti nuda, in tutta la tua fragilità, voglio osservare la tua anima danzare sensualmente per me, desidero assaggiare il tuo sapore, vederti muovere per me, su di me. Voglio osservarti esplodere.» Asserì fissandomi languidamente.
Riuscì ad aprire la porta dell'appartamento con la chiave attaccata a una catena appesa ai jeans, con l'eccitazione ben visibile dal cavallo dei pantaloni scuri che indossava. Mi voleva tutta. Feci appena in tempo a superare la soglia che il mio maglione cadde a terra sul parquet in massello a spiga di pesce. Mi spinse al muro, chiudendosi la porta alle spalle.
Fece scivolare in basso, fino al ginocchio, i pantaloni sorretti solo da un elastico in vita; mi prese in braccio e mi portò in camera. Un letto matrimoniale coperto da un trapunta turchese padroneggiava la stanza. Mi stese su di esso e finì con il togliermi completamente i calzoni, dopo avermi sfilato anche gli stivaletti. Si accomodò, stendendosi, sopra di me. La sua durezza premeva contro la mia gamba. Mi alzò la maglietta a maniche lunghe, fino a scoprire i seni. Morse i loro capezzoli con delicatezza, senza farmi male e roteò la lingua su di loro. La saliva permetteva uno sfregamento languido, che mi eccitava ancora di più...
Scoprì la pancia e ci posò le labbra, lasciando una scia di baci umidi. Scese con le labbra fino al bordo degli slip, passò la lingua in tutta la sua lunghezza, passò all'interno coscia, mordicchiando la mia carne.
Insinuò la mano sotto le mutandine e cominciò a stuzzicarmi con desiderio, mentre continuava a baciarmi senza fermarsi e non lasciandomi il tempo di respirare, sembrava che lui, invece ci riuscisse solo attraverso il mio contatto. Continuò a massaggiarmi con piccoli cerchi, fino a che arrivai al culmine. Fu in quel momento che mi svegliai di soprassalto sudata e bagnata. Sentivo le guance in fiamme e la vergogna divampare dentro di me. Era solo un sogno... solo un sogno. Non ero mai stata a casa sua, era stato solo frutto della mia immaginazione. Quanto all'orgasmo, be' quello era stato reale, venni per davvero. Ero esplosa di piacere per lui. Pensando a Gabriel. Non mi era mai successo, che un sogno potesse avere questo potere su di me. Era un incubo? Ci eravamo detti addio, salutati per sempre, non ci saremmo più rivisti, eppure io continuavo a percepirlo nella mia vita: non se n'era andato, era ancora presente, i miei pensieri ruotavano ancora attorno a lui come un girotondo. Perché? Era finita, storia accantonata e conclusa, forse no. Non era così semplice liberarsi di lui. Pensavo lo fosse, ma nella realtà c'era ancora un filo invisibile che mi legava a lui. Mi trovavo ancora nella morsa dei suoi occhi marini, ero intrappolata. E avrei avuto bisogno di molto tempo per liberarmene, perché quando si è innamorati per davvero, il "chiodo scaccia chiodo" non funziona. Quando ami doni tutto di te e per riavere quel frammento di anima rubato , è necessario tempo, molto tempo. Anni forse. Avrei aspettato, non mi rimaneva altro da fare, ma avevo la sensazione che il nostro legame non era finito quel giorno del nostro primo appuntamento. Ero ancora sua, e lui per certi versi, ancora mi apparteneva. Gabriel sarebbe rimasto per sempre il mio angelo custode. Per sempre l'uomo che mi salvò dalla depressione, dal delirio, dalla pazzia. Lui mi aveva protetta dalla pazzia del mio cervello, distrutto da un incidente mortale. La mia testa si era ammaccata, come una mela dopo essere caduta a terra.
Mi alzai e andai a fare colazione: uno jogurt con frutti di bosco freschi e un caffè americano con latte d'avena. Mi lavai al volo e m'infilai una tuta per andare in palestra. Quando arrivai, un ragazzo dai capelli lunghi stava uscendo dalla porta, feci appena in tempo a evitare lo scontro. Poi all'ultimo ci guardammo e rimasi sotto shock, era lui. Lo sapevo, che non era finita il giorno avanti. Me lo immaginavo che ci saremmo rivisti. Non ci si libera facilmente dai desideri più reconditi. E lui era il mio sogno più profondo, uno di quelli che ti accompagna per un'intera vita. Non lo avrei mai dimenticato, purtroppo.
SPAZIO AUTRICE
Ci siete cascati? Era realistico? E subito dopo siete rimasti delusione?
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