23. Concerto

Alla mia guarigione, avvenuta a settembre, una mattina, navigando su internet, m'imbattei nell'annuncio di un concerto, quello del cantante preferito di Gabriel: Iggy Pop. Ebbi un'illuminazione. E se ci fossi andata anche io? Lo avrei incontrato sicuramente! Quindi comprai un biglietto per me, ridendo emozionata. Mi premetti i palmi sugli occhi per la forte adrenalina che mi avvolgeva, lo stomaco mi si contrasse per l'agitazione.

Per fortuna avrebbe avuto luogo durante il weekend, esattamente quello in cui sarebbe venuta mia madre, sarebbe stato inevitabile informarla. Glielo scrissi in un messaggio due settimane prima:

Mamma, quando verrai, dovrai tenere un segreto tutto per te.

Andrò a un concerto, dove ci sarà Gabri.

E sarai sola?

Chiederò a un'amica di venire con me, ok?

Meglio.

Il prossimo passo fu scrivere ad Eileen per chiederle di venire a trovarmi a Lipsia, le avrei regalato il ticket per il concerto.

Accettò volentieri.

Rividi Gabriel in clinica, che però, come previsto, fu molto distaccato, si comportava come se non esistessi. Probabilmente i superiori gli avevano fatto una lavata di testa, non era da meravigliarsi: lui era diverso con me, differente da con qualunque altro paziente.

A lui, naturalmente, non dissi nulla dell'evento, desideravo fosse una sorpresa. Venerdì pomeriggio la mia amica venne in clinica per aiutarmi a scegliere cosa indossare, optammo per un top nero con la pancia scoperta e un paio di jeans skinny dello stesso colore. Lei sarebbe venuta a prendermi alle sedici, tre ore in anticipo rispetto all'inizio dell'evento. Ero ancora lenta nella camminata e ci avremmo messo molto tempo per arrivare.

Il giorno successivo, sabato, quello dell'importante concerto, Eileen arrivò in camera mia mentre mi stavo ancora truccando accuratamente, passando del rimmel tra le lunghe ciglia. Mi vestii, m'infilai la giacca di jeans e uscimmo. Presi dal punto informazioni degli infermieri il foglio di uscita per il permesso fino al giorno successivo. Aspettammo l'autobus sulla strada proprio fuori dall'edificio e raggiungemmo la metropolitana. In metro ci sedemmo su dei sedili liberi e parlammo dei piani per quella serata. Cosa avrei fatto se lo avessi incontrato? Come avrei reagito? Cosa gli avrei detto? Tante domande mi balzarono in testa, ma alla fine optai per l'improvvisazione.

Arrivate a destinazione, intravedemmo una lunga fila di fronte all'entrata del locale. Ci accendemmo una sigaretta e attendemmo dietro agli ultimi arrivati. Quando erano rimaste solo due persone davanti a noi, l'agitazione iniziò a farsi sentire, il cuore divenne un macigno e le mani divennero freddissime, come se il sangue non vi scorresse più e la circolazione si fosse fermata.

Feci un passo indietro, aspirando un ulteriore tiro e sputando del fumo bianco;

«Non ce la faccio, Eileen, non riesco a vederlo fuori dalla clinica, e se mi rifiutasse e se peggio ancora, fosse lì con una ragazza? Disturberei e sarei solo un peso!»

«Ma ormai siamo qui, vediamoci almeno il concerto, poi andiamo via, promesso.»

Mi lasciai convincere ed entrammo, lasciandoci timbrare la mano, mentre il ragazzo all'entrata controllava i biglietti, strappandone una parte. Una volta dentro, dal momento che la maggior parte delle persone erano al bar, andammo al bagno, dove mi ripassai il rossetto bordeaux chanel e, quando tutti si trasferirono alla platea, noi due andammo al bancone per ordinare due birre, una delle quali analcolica, per me. Raggiungemmo la folla e trovammo un posticino proprio davanti al palco, facendoci strada tra la gente ammassata. Con le nostre birre in mano, mentre io ero appoggiata alla stampella con difficoltà, cominciai a guardarmi intorno preoccupata per cercare uno sguardo marino familiare. Non lo trovai. Che non fosse venuto? Non potevo saperlo con certezza, non ne avevamo parlato.

Il gruppo attaccò con il primo pezzo e Iggy entrò in scena a petto nudo e con i suoi capelli lunghi, intonando la prima canzone, una delle sue più conosciute:

Lust for life - Iggy Pop

Well, I'm just a modern guy

Of course, I've had it in the ear before

Been on a lust for life

'Cause of a lust for life


Bene, sono solo un ragazzo moderno

sicuramente, ne ho già sentito parlare
Perché sono avido di vita

Perché sono avido di vita

La mia amica e io cominciammo a dondolarci sulle gambe, sorridendoci affabilmente.

Improvvisamente i presenti cominciarono a saltellare a tempo, spingendosi tra loro e una ragazza mi venne addosso, che a sua volta mi fece urtare un ragazzo accanto a me, che poco prima non mi sembrava di aver notato.

Gli feci cadere a terra il drink, che dal profumo riconobbi come gin lemon. In un attimo mi ritrovai a pensare a Gabriel, perché quella bevanda era la sua preferita. Alzai gli occhi sulla persona di fronte a me, che riconobbi all'istante. «Gabr-» venni scossa da un brivido imprevedibile e inaspettato.

«No, non sono lui, piacere, Luis» una luce di delusione fece capolino nei miei occhi, che in un attimo divennero tristi.

«Lo so... ma i tuoi occhi sono...»

«Uguali ai suoi» terminò la frase per me.

«Chi sei allora?» chiesi insicura.

«Suo fratello.» ecco spiegato il dilemma. Ma se lui era lì, dove si trovava il mio infermiere?

«È qui?» gli domandai trafelata.

«Sì, è fuori, nel cortile interno, con un'amica, l'ha accompagnata a fumare»

Un'amica...

Comparve una ragazza proprio accanto al mio interlocutore. Non la conoscevo.

«Ti presento Maria, quell'amica» la giovane donna, sulla trentina con i capelli corvini e gli occhi da cerbiatto, castani scuri, mi pose la mano, che strinsi. Eileen comparve da dietro le mie spalle:

«Che succede qua?» mi passò il braccio sulla spalla.

«Niente d'importante...» poi continuai «Lui-lui è il fratello di...»

«È mio fratello» Gabriel comparve all'improvviso di fronte a me e io rimasi sconvolta, mentre lui apriva la mano davanti a sé, aspettando che la mia amica la stringesse.

Lei mi fece un occhiolino e mi bisbigliò all'orecchio:

«Avevi ragione, è proprio un bel ragazzo» le sorrisi accondiscendente.

Gabriel mi si avvicinò e avvolse le sue braccia attorno ai miei fianchi, che accarezzai dolcemente. La musica continuava con energia e ad alto volume. Le casse proprio vicino a noi rimbombavano e facevano vibrare i nostri petti a ritmo, percepivo la gola battere a tempo con la batteria e il cuore rimbalzare nel torace. Mi girai con il viso verso quell'angelo e corrucciai la fronte, perché non capivo affatto i suoi intenti. Probabilmente non lo sapeva nemmeno lui. Mi schiarii la voce e lo informai:

« Vado a fumare»

Scosse il capo, dicendo:

«Ancora con questa brutta abitudine»

«Ognuno ha le sue» gonfiai le guance, sbuffando.

Lo vidi flettere il capo verso il pavimento. Poi alzò gli occhi su di me con uno sguardo intenso che mi fece sentire nuda. Sentii il petto svuotarsi e il fiato cominciare a venir meno.

«Ti accompagno» affermò, andando prima dalla ragazza di poco prima e stampandole un bacio sulle labbra, aggrottai le sopracciglia ammutolita; mi afferrò il braccio, poiché la mano destra era indaffarata con la stampella. Raggiungemmo lentamente il cortile, passando ai lati della platea, che erano quasi liberi.

Lui aprì una grande porta pesante, laccata in verde, spinse l'asta per aprirla e uscimmo.

Mi appoggiai al muro dell'edificio, vicino a un posacenere, sfilai una sigaretta dal pacchetto e me la accesi, aspirai un tiro avido e dolce e guardai lui, aspettando che mi dicesse qualcosa.

«Sapevo saresti stata qui.» disse, fissandomi, mentre io inciampai gli occhi sulle sue labbra rosse e rigonfie.

«Perché?» alzai un sopracciglio

«Perché era ovvio» fece un sorriso obliquo.

«Ma perché?» I nostri respiri all'aria fresca entrarono in collisione perché lui si avvicinò a me di un passo.

«Perché tu sei ovunque...» distolse lo sguardo come se fosse a disagio.

«Io sono qui.» incurvai un angolo delle labbra

«Sì e sei bella, da mozzare il fiato...»

«Hai intenzione di baciarmi?»

«No. Non lo farò.» Rimasi perplessa. Perché no?

«Ok...» Il silenzio incorniciò le mie parole.

«Allora rientro» tornai da Eileen che, poverina, era andata a prendersi un nuovo drink.

«Scusami... non avrei dovuto lasciarti sola»

«Stai semplicemente facendo ciò per cui siamo venute, e va bene così.»

Ci incamminammo verso l'uscita e, quando stavo per mettere piede fuori, qualcuno mi prese per il braccio e mi tirò a sé: Gabriel.

«Dove vai?» sgranò gli occhi

«A dormire.» risposi con disappunto e stizzita

«Perché?» domandò con il cuore in frantumi

«È tardi e tu sei in compagnia...»alzò un sopracciglio, non capendo a cosa mi riferissi, poi fece un'espressione indecifrabile e lui comprese.

«Lei-lei è solo un'amica» abbassò lo sguardo

«E baci tutte le amiche sulle labbra?» lo guardai in tralice, mentre una ventata di fuoco attraversava tutto il mio corpo.

«Non significava nulla, credimi.», replicò con respiro smarrito.

«Non ti capisco...», reclinai la testa.

«Siamo amici sin da bambini, è come una sorella per me!» esclamò, provocando un'ondata di vertigini nella pancia.

Mi girai e me ne andai, ma sentii di nuovo qualcuno strattonarmi, gli stessi occhi, ma non era Gabriel, suo fratello Luis, il mio cuore era in tumulto.

«Non scappare, non l'ho mai visto così... innamorato.»

«E lei? La ragazza corvina?»

«Lei non è te.» abbassò lo sguardo sorridendo dolcemente.

Ancora arrabbiata, lo salutai con Eileen alle calcagna e ce ne andammo, raggiungendo l'hotel dove avremmo pernottato, dal momento che io quella notte non sarei potuta tornare in clinica. Mia madre aveva portato già le mie cose in albergo il giorno avanti: spazzolino, slip e pigiama. Andai al bagno per prepararmi a dormire e, una volta sotto le coperte, mi appuntai una frase sul cellulare: "La felicità freme con la prima malinconica lacrima".

Chiusi gli occhi e sentiti una goccia calda e bagnata colarmi sulla guancia fino a raggiungere la bocca, quando sentii un gusto salato rimbalzare tra le papille. Stavo piangendo.

Lentamente mi addormentai, cullata dal rumore delle macchine che sfrecciavano sulla strada.

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