13. Saturnia

Quando tornammo a casa Eileen e Fiore stavano già preparando il pranzo con della musica in sottofondo scelta da lui. C'era complicità tra quei due. Ridevano sempre e si facevano il solletico, stuzzicandosi. Ci sedemmo a tavola ed Eileen servì una grandiosa frittura di mare accompagnata da zucchine grigliate. Gabriel mi osservava di continuo.

Sì, ho capito, devo dirti cosa desidero, pensai.

Bevendo il caffè ci appartammo in giardino, dopo pranzo su un'amaca appesa tra due alberi d'olivo. Mi accarezzò il viso e il mio corpo cominciò a cedere sotto il suo tocco.

«Allora, avete chiarito. E ora?».

Gli feci segno di avvicinarsi e lo baciai istintivamente senza che potesse finire di parlare; passai prima la lingua sul suo labbro inferiore, poi socchiudendo le labbra lo feci profondamente, facendo movimenti della lingua a spirale, che si stringeva alla sua come in un nodo. E adesso questa è la mia risposta e spero ti basti» affermai decisa.

Ero stufa di dover dare continue spiegazioni alle mie azioni.

Nei giorni seguenti passammo tutto il tempo insieme: facemmo il bagno al lago, andammo al mare, mangiammo gelati e uscimmo in barca con degli amici. Erano dei perfetti giorni di fine estate. Un pomeriggio riuscii a convincerlo ad andare alle terme; sapevo che odiava guidare, ma riuscii comunque a invogliarlo ad andare; durante il viaggio parlammo poco, ma lui teneva la mia mano sul pomello del cambio della macchina e sotto la sua, la mia, abbracciate a cucchiaio. Mettemmo un cd dei Dropkick Murphys e cantammo a squarciagola. Arrivati a Saturnia, così si chiamavano le terme, dal momento che erano le otto di sera, trovammo poca gente per fortuna. Lui rimase a bocca aperta per la bellezza di quella cascata naturale di acqua calda contornata da vasche ampie a terrazzo. Lasciandomi in una di queste mi domandò:

«Posso lasciarti un momento sola? Devo provare una cosa!» Ovviamente acconsentii con il capo.

Corse sotto il getto d'acqua e si sedette, mentre il vapore lo rese invisibile ai miei occhi. Tornò da me dopo dieci minuti circa. Mi colse alla sprovvista, abbracciandomi da dietro la schiena silenziosamente, era caldo, molto caldo e piacevole; la sua risata cinguettò nelle orecchie, che bel suono; cominciò a farmi un massaggio sulle spalle e per un attimo "persi conoscenza" addormentandomi.Poggiai la testa indietro sul suo petto e mi feci cullare da quella sensazione gradevole di protezione, che solo lui poteva darmi. Quando scese la notte si accesero delle luci tutt'intorno a noi, ogni vasca era illuminata da dei fari di colori diversi che cambiavano ogni minuto; tutto si tinse di un blu scuro, noi eravamo ancora bagnati, che nuotavamo; guardammo il cielo, appoggiando la testa sul bordo della vasca, che era arrotondato per via del fluire continuo di acqua calda; eravamo in silenzio quando gli chiesi: «Lo vedi quello?» fece un cenno di assenzo con la testa. «Quello è il grande carro e quest'altro, il piccolo. E vedi quella stella più luminosa delle altre? Quella è Venere»

«Tu sei la la più splendente del mio mondo» replicò con voce vellutata che mi fece scivolare dei brividi lungo le braccia.

Mi resi conto di essere arrossita perché sentii molto calore sulle guance, ma era buio e impossibile vedere qualunque reazione fisica. Mi stavo innamorando. Poggiò la sua fronte sulla mia, fissandomi negli occhi, lasciandoli baciare e legarsi. Mi prese in braccio, portandomi in una vasca più alta e quindi più calda perché più vicina alla cascata. Poggiai la testa sul suo petto e finii in un sonno profondo. Mi risvegliai quando Gabriel mi fece uscire dall'acqua tra le sue braccia. L'aria fresca e frizzante d'inizio ottobre ci avvolse e fece raffreddare subito la nostra pelle che evaporava ancora; non ci mettemmo molto per rientrare in macchina; mi aiutò ad asciugarmi e rivestirmi mentre ero in piedi per evitare che prendessi un brutto raffreddore. Quando entrammo in macchina, io tremavo di freddo, così accese l'aria calda e mi diede un bacio poi disse: «Grazie per avermi convinto a venire qui, è stato molto più bello di quanto immaginassi»

Il sei ottobre Gabriel tornò a Lipsia e prima di partire mi disse:

«Ci vediamo al secondo ciclo di riabilitazione, ti ringrazio di avermi fatto vedere questo bellissimo posto e di avermi fatto passare del tempo d'oro che ricorderò per tutta la vita» affermò «mi piaci molto» concluse poi.

mi ritrovai, così, di nuovo sola con Eileen.

«Ti manca Jamie? E con Gabriel come sei rimasta?» domandava lei incuriosita.

«Sono innamorata»

«Di chi?»

«Che domanda?! Gabriel...»

«È l'uomo dei miei sogni, penso a lui continuamente, fa riscoprire in me la vena artistica, attraverso lui amo anche me stessa, capisci? È veramente importante per me! Mi fa girare la testa e venire i brividi dalle emozioni forti che mi scaturisce, soffro quando non lo vedo»

«Sei sicura non sia un'ossessione?»

«Non provo disagio e ansia se penso a lui, sono solo felice se lo faccio e lo sono ancor di più in sua compagnia; provo una gioia indescrivibile quando mi bacia»

Non credo di aver amato mai così tanto un uomo in vita mia, è lui che desidero, solo lui. Sarà il padre dei miei figli. Amo tutto di lui.

Le raccontai tutti i dettagli dell'accaduto, in bagno con Jamie e in spiaggia con Gabriel. Parlammo di tutto, fumandoci qualche sigaretta, poi Eileen qualche giorno dopo fece ritorno a Milano. Dopodiché passai la maggior parte del tempo sola a dipingere e a pensare.

Un giovedì, poco tempo dopo, andai con mia madre al mare, avevo portato con me tutto il necessario per usare gli acquarelli.

Ero di cattivo umore, giacché non lo avessi sentito da settimane, arrivammo per pranzo. Serena ci stava già aspettando lì, mi misi subito all'opera, mi rilassava. Mia madre aveva fame invece, chiese se potevamo già ordinare il solito cibo estivo pomodori e tonno; annuii anche se non mi andava.

Pensavo a lui continuamente, avevamo passato insieme del tempo meraviglioso che non avrei potuto dimenticare, contavo i giorni che mi separavano dal mio ritorno a Lipsia, quando lo avrei rivisto.

L'autunno passò velocemente e così l'inverno. Scrissi molto, la tesi soprattutto, ma cominciai a redigere un romanzo, il primo della mia vita, e forse anche l'ultimo; non ero una scrittrice.

Sarei dovuta tornare per gennaio, ma il covid aveva bloccato nuovamente tutto, così il mio ricovero venne spostato a inizio estate.

Giugno arrivò prima del previsto.

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