1. Autunno

"La  cura per ogni cosa è l'acqua salata: sudore, lacrime  o il mare"

Karen Blixen

The Sun is Going Down - Sóley

The summer is going to end

On a rainy day like this

He packed his house and left her

Now she will stay awake.

Il sole sta tramontando - Sóley

L'estate sta per finire

in una giornata piovosa come questa

ha fatto le valigie e l'ha lasciata

Ora lei starà sveglia

"La vita mette a dura prova la sensibilità e la pazienza", pensavo.

Il mio nome, Liberta, ricorda la libertà, anche se non mi sentivo affatto libera.

Dopo l'incidente avevo iniziato ad averne paura: perché?

Quando si è perso, per lungo tempo, quel qualcosa che rende attraente la nostra vita, è difficile ritrovarlo.

Vi racconterò la mia storia, pur avendo solo ricordi molto vaghi cercherò di essere il più fedele possibile alla realtà, alla mia realtà.

Era fine settembre ed ero in riva al mare; l'autunno era alle porte, l'aria già fresca, il sole ormai basso e i tenui colori della sabbia e dell'acqua riempivano lo sguardo. Davano un senso di calma e di pace.

Questo è il periodo dell'anno che preferisco, forse perché sono nata in autunno; trovo ispirazione nell'aria, nei colori e nella nostalgia estiva.

Tutto profumava di addio: l'estate era quasi finita. Non mi sdraiavo più in spiaggia perché il vento settembrino mi metteva paura: erano la batofobia, la fobia dello spazio, la acrofobia, la paura delle altezze e la agorafobia, il timore degli spazi aperti, che mi terrorizzavano e mi dominavano, da dopo l'incidente. Il cielo mi opprimeva, era come sentirlo pesante addosso. È difficile spiegare ciò che si prova quando ci si sveglia di soprassalto, in preda alla paura perché si ha la sensazione di cadere nel vuoto.

Allora mi sentivo come un pianoforte: a ogni tasto, ogni nota, corrispondeva uno stato d'animo, un colore che mi rappresentava in quel momento. A volte ne avevo di diversi e nasceva un accordo in bemolle se ero piuttosto depressa e triste, in diesis se ero su di giri e felice. Ero come un assemblaggio di suoni e di note che mi rappresentavano.

«Sei pronta? Ordiniamo il solito?» chiese mia madre sbrigativa.

«Sì, possiamo mangiare, adesso» risposi, facendo spallucce, e con tono annoiato, sbuffando e soffiando su una piccola ciocca di capelli che cadeva sul mio naso. Non avevo affatto fame.

Ordinammo al chiosco, ancora aperto nonostante la fine della stagione lavorativa, la solita insalata di pomodori e tonno e la mangiammo facendo addirittura la scarpetta con l'olio d'oliva, verde acceso, di loro produzione, aveva un retrogusto piccante e sul pane era una meraviglia per le papille.

Ci sedemmo sotto il grande ombrellone in legno ricoperto di palme al livello del mare, seppure il locale si trovasse rialzato dalla spiaggia di un metro e mezzo.

Ci appostammo attorno a un tavolo rettangolare in legno; eravamo all'ombra, ma faceva comunque caldo, c'era un profumo di salsedine molto forte. "La fame vien mangiando", dissi a me stessa ridendo intimamente.

Il dessert perfetto si concluse con l'uva rossa del nostro giardino. I chicchi erano croccanti e dolci, proprio come piacciono a me. Le dita della mia mano erano salate per via del mare nel quale poco prima l'avevo affondata.

Quindi lavai quella destra, l'unica funzionante, con un po' d'acqua dolce proveniente da una bottiglia portata da casa.

Presi una bella manciata d'uva e la portai al tavolo vicino, dove sedevo prima. Mi sistemai comoda sulla sedia a rotelle e tornai a dipingere un uccello dai colori vivaci: era un parrocchetto Chested scarlatto, il cosiddetto pappagallo pettirosso, originario dell'Australia.

Stavo passando una pennellata azzurra sulla testa dell'uccello disegnato, quando chiusi gli occhi, pensando al mare e agli occhi azzurri di un uomo, uno qualunque, ma i ricordi presero il sopravvento e mi riportarono a lui, Gabriel... Quando li riaprii osservai quella distesa enorme d'acqua turchese, che era come una tavoletta, non c'era un filo di vento e la tranquillità dominava quel momento così pacifico.

Nel volo libero degli uccelli ricercavo la libertà che mi era stata tolta, costretta com'ero su una sedia a rotelle e dipendente dall'assistenza di mia madre.

Avrei voluto correre sulla distesa di sabbia, e perché no, fare capriole, verticali, ruote, tuffarmi in acqua, esattamente come poco tempo prima.

Ero una ragazza di quasi trent'anni incatenata al passato, che continuavo a rincorrere come fa il gatto col topo. Mi ci arrotolavo, come nelle coperte d'inverno.

Ciò non m'impediva però di sognare, con speranza e determinazione in un futuro vago e incerto, data la mia completa immersione in un tunnel che sembrava non finire mai.

Stavo diventando una donna adulta che rammentava, con struggente nostalgia, gli anni trascorsi ma non accettava di dover perdere le occasioni di felicità che il futuro poteva riservarle.

Proprio come la maggior parte delle ragazze di quell'età rievocavo gli anni precedenti con entusiasmo. Mi sentivo una donna adulta che non poteva godersi gli ultimi attimi di giovinezza. L'incidente accadde a ventotto anni, ero giovane, troppo giovane.

«Sto perdendo del tempo sacro, chiudo gli occhi e sono già trentenne!» ripetevo sofferente a mia madre e agli amici, urlando di rabbia dentro di me. "Perché?" Era la domanda che mi ponevo molto spesso. Volevo una risposta che non avrei mai ricevuto. La vita di rado risponde a quesiti di questo genere.

Wasting my young years - London grammar

I'm wasting my young years

It doesn't matter if

I'm chasing old ideas

It doesn't matter if

Sprecando i miei anni giovani - London grammar

Sto sprecando i miei anni giovani

Non importa se

Sto rincorrendo vecchie idee

Non importa se

SPAZIO AUTRICE

Vi ricordo che si tratta di una dilogia e che questo è uno dei due volumi, pertanto qui troverete solo il pov di Liberta, il secondo è già disponibile in cartaceo sotto il titolo di "Gabriel", disponibile su amazon; si tratta del pov si Gabriel.

In questo primo capitolo si entra subito nella psicologia del personaggio principale, Liberta e, soprattutto, si viene a conoscenza del fatto che si trova in sedia a rotelle. Cosa ne pensate? Avete mai letto romanzi sulla disabilità? Fatemelo sapere nei commenti!

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