Capitolo I
- Sono finito in un orfanotrofio a causa della guerra. Non voglio che capiti ad altri bambini. - Atsushi.
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I passi dei due ragazzini creavano delle piccole orme sulla neve.
Uno dei due scattò in avanti con una breve corsetta.
Dopodiché questo iniziò a girare su se stesso come una trottola, così tanto da farsi venire il mal di testa, indicando con l'indice il paesaggio intorno a se.
- Guarda. È tutto bianco! -
Fece il bambino, euforico, facendo qualche passo per riassegnare il suo equilibrio.
Dietro di lui, il suo amico, pareva essere rimasto indietro.
A piccoli passi, si avvicinava infreddolito al suo coetaneo, di approssimativamente sette anni.
-Brr... non ce la faccio Aria... Odio l'inverno... io torno indietro... -
Non ebbe tempo di dire altro che, appena si fu girato verso l'orfanotrofio, una palla di neve gelida lo colpì alla nuca, scompigliandogli i capelli rossastri, mentre l'altro gli rideva dietro.
- Sei un pappamolle, Sushi! Le tate non ci scopriranno mai! -
Ridacchiava il ragazzino, ultimando il tutto con una bella linguaccia.
Dopodiché si accucciò di nuovo, afferrando la neve con le sue manine, diventate rosse per il freddo.
Il rosso puntò i piedi indispettito, mentre rabbrividiva al gelo della neve che gli scendeva sulla schiena, oramai passata l'attaccatura del collo.
- Basta Aria! Smettila di chiamarmi così! E poi non è per quello... -
Nonostante il piagnucolare, però il ragazzino continuava a ripetere la stessa cosa rumorosamente, puntandolo dritto con l'indice.
- Sushi è un pappamolle! Un pappamolle! Un piagnone debole! -
Continuava a sbeffeggiarlo a gran voce, tanto che il piccolo aveva adesso gli occhi lucidi.
Punto i piedi e si asciugò le lacrime con la manica spiovente del giaccone, un po troppo grande per lui.
- Non sono un piagnucolone... è solo che... che... Aria. Sei uno stupido! -
Così, il rosso, si lanciò all'inseguimento dell'amico. Quei tempi però erano lontani e, soprattutto, ben più calmi.
- ...Atsu? Ohi Atsushi, mi ascolti?!? -
Il ragazzo si svegliò da quella sua trance temporanea, trovandosi a pochi centimetri da se una faccia amica che lo schiaffeggiava sulla guancia.
- Terra chiama Atsushi. Ci sei o ti sei fritto anche l'ultimo neurone che ti rimaneva? -
Il rosso allora afferrò il polso della ragazza prima che potesse colpirlo nuovamente.
- Si, si eccomi. A cosa devo questo trattamento Liza? -
La ragazza allora sbuffò, incrociò le braccia e lo guardò dritto negli occhi.
Poi alzò le spalle e ridacchiò in maniera parecchio sarcastica.
- A cosa devi il mio trattamento dici? Ti sei rimbecillito più del solito per caso? Prima pensavo mi stessi fissando il seno, poi mi sono spostata e tu sei rimasto imbambolato a guardare lo stesso punto per tre minuti senza neanche battere le palpebre. Mi pare ovvio che tu abbia sbattuto la testa da qualche parte o che ti sia fumato qualcosa tra l'intervallo e la pausa pranzo. -
Atsushi sospirò a causa del classico comportamento della sua amica.
Il rispetto che portava per lui probabilmente era persino sotto il livello del mare. Non che lo avesse mai visto, il mare.
Lei allora, per dargli fastidio, gli spostò una delle sue ciocche di capelli rosati in faccia, colpendola con una mano, per poi fare finta di niente.
Oramai però il rosso vi era abituato al suo continuo atteggiarsi.
- Dove è andato il Drama Queen? -
Chiese poi lui, domandandosi poi dove fosse la strana amicizia della ragazza.
Liza era più una sorta di sorella per Atsushi, anche se, così come tutti i ragazzini che erano stati cresciuti in quell'orfanotrofio, non erano legati da rapporti famigliari veri e propri.
Eppure loro due erano spesso scambiati per due fratelli. Non che la cosa a loro dispiacesse.
- Mrs. Satan... emh scusa, volevo dire Rei, è rimasto in biblioteca a leggere. Come al solito. -
Rispose poi la ragazza imbronciandosi.
- Avrebbe dovuto accompagnarmi a fare shopping... -
Atsushi allora si sedette ad uno dei tavoli lì vicino e tirò fuori una tastiera, su cui iniziò a pigiare i tasti in maniera frenetica.
- Ma tu non odiavi andare a comprare vestiti o cose simili? -
Liza prese posto davanti a lui, mostrando abbastanza svogliatezza nel fare qualsiasi cosa.
- È così infatti. Volevamo vedere se c'è qualche abito morbido e vaporoso per lui. -
- Non ho ancora capito come fai a sopportarlo a volte. Forse la tua mancanza di femminilità compensa il suo essere effemminato. -
Qui, la ragazza lo colpì con un pugno alla spalla, senza però sortire un grande effetto.
Poi si fermò un secondo e iniziò a spiare cosa il "fratello" stesse facendo.
Ugualmente però faceva parecchia fatica a capire quanto velocemente questo premeva i tasti.
- Cos'è? Una ricerca? -
Il ragazzo continuò a digitare sulla tastiera, senza però staccare i suoi occhi verdi dalle centinaia di righe sullo schermo.
- Si. Il professor Furutani mi ha chiesto di dare una occhiata a questo sistema operativo di un robot portacarichi. -
La ragazza dai capelli color chewingum si disinteressò presto dell'argomento.
Non gli interessava per nulla la "scienza scemenza" informatica.
Si alzò in piedi, poggiando le mani e la parte bassa della schiena contro il bordo del tavolo, cominciando a guardare il cielo finto di quella colonia, il quale però sembrava vero più di quanto ci si potesse aspettare.
- Secondo me quell'uomo ti sta un po sfruttando, Atsu. Anche se è il tuo prof di informatica e tu sei il migliore della classe, non ti tratta troppo come un prodigio? -
Atsushi allora si bloccò un attimo, spegnendo il monitor per poi stiracchiarsi un attimo.
- Può darsi, ma questo dimostra ulteriormente quanto io sia più bravo di voi. -
- Secondo me dimostra ulteriormente quanto tu sia facilone. -
Ribattè la ragazza sghignazzando.
Passò qualche secondo di silenzio.
- Liza, non me la prendo più per queste tue frecciatine. Non siamo più i bambini di quell'orfanotrofio.
Quel luogo non esiste più. Heliopolis non esiste più. Te lo ricordo. -
L'atmosfera era cambiata radicalmente dopo quelle parole.
Il vecchio orfanotrofio dove Atsushi, Liza e Rei avevano passato la loro infanzia era oramai un ricordo lontano. Ridotto in una misera visione dei tempi passati da un attacco a sorpresa di ZAFT.
- Lo so. È solo che... -
Il ragazzo però la interruppe da quel suo discorso. Nonostante non avrebbe voluto ammetterlo, non gli piaceva quando la ragazza tanto vicino ad una sorella stava male.
- Non arriveranno anche qui. Stanne cert... -
Mentre provava a rassicurarla, starnutì violentemente, causando una più che giusta risata da parte di Liza.
- Odio l'inverno... -
Con ancora le lacrime agli occhi dalle risate, la ragazza dai capelli color confetto aprì i suoi grandi occhi azzurri.
- Lo so. -
In quel momento però una violenta scossa fece tremare l'intera colonia.
Atsushi si appoggiò sul tavolo, reggendosi a malapena.
Appena Atsushi riuscì a far chiarezza su quel che era appena successo il suono delle sirene iniziò a rimbombare per tutta la scuola, mentre le urla dei ragazzi si facevano sempre più intense.
Liza si alzò e rincorse un ragazzo lì vicino tirandolo per una manica.
- Cosa è stato?!? -
Il ragazzo era leggermente sconvolto, però si staccò velocemente da lei strattonandola.
- La colonia sta venendo attaccata! L'unica salvezza sono i rifugi...Maledetti Coordinator...Che morissero tutti. -
Qui iniziò a correre via.
Prima che Atsushi potesse anche sentire quelle parole, nel mezzo di quella confusione, un altro ragazzo dai capelli neri passò lateralmente ai due senza però smettere di correre. Era Rei.
- Liza!!! Atsushi!! Muovetevi! -
Liza allora non perse tempo e afferrò il rosso per una mano.
- Forza! Andiamo! -
Atsushi venne quasi trascinato per qualche istante, poi però si staccò e iniziò a correre insieme alla folla che si stava accalcando nelle strade per raggiungere un riparo.
Nel cielo un continuo rumore di spari, esplosioni creavano una costante pressione.
Alcuni Mobile Suit che Atsushi non riconosceva si muovevano tra le strade, inseguiti da mezzi corazzati che sparavano a questi missili a ricerca.
Il rumore assordante però non era nulla rispetto alla confusione che si era venuta a creare in testa ad Atsushi in quella esatta situazione.
Perché ZAFT li stava attaccando?
Quella era una colonia neutrale, dichiaratasi tale pur di stare lontana dalla guerra.
Con quel baccano e col suo relativo pensare però, Atsushi si rese ben presto conto di essersi diviso dagli altri due.
Ansimante per la corsa cercò di orientarsi.
L'adrenalina gli aveva fatto completamente perdere la cognizione di spazio.
Si trovava su una strada abbastanza isolata e aperta, poco distante da un cavalcavia.
Non era una bella posizione, in quanto ricordava essere abbastanza lontana dai rifugi, ma sicuramente più sicuro che stare completamente scoperti.
Fece una corsa verso il ponte, per poi fiondarcisi sotto.
Doveva pensare e cercare di ricordare. Qual'era il rifugio più vicino dalla sua posizione?
Avrebbe rivisto presto Liza e Rei, sapeva che quei due se la sarebbero cavata in ogni caso.
Un'altra scossa crepò l'asfalto. Questa volta era più forte. Fosse andata avanti così Teedera sarebbe stata distrutta.
Heliopolis allora non era un caso isolato.
Di colpo una grande esplosione colpì il cavalcavia dove Atsushi si era appena riparato. No, non era una esplosione.
Stava cedendo sotto tutte le scosse.
Il rosso non fece neanche in tempo ad accorgersene che il terreno sotto di lui si frantumò, facendolo precipitare nel vuoto. E poi nulla.
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