Mito
Il rombo dei potenti motori di un'astronave ruppe il silenzio che incombeva sulla campagna consumata dal fuoco. Una snella sagoma argentea sfrecciò a bassa quota nel cielo di uno strano azzurro plumbeo, mandando bagliori nella smorta luce del sole. Non un alito di vento faceva muovere i radi cespi d'erba o frusciare le poche foglie sui rami scheletriti dei rari alberi; regnava una totale, innaturale mancanza di suoni.
A bordo dell'astronave, un uomo e una donna contemplavano in silenzio la landa desolata attraverso il grande oblò che si apriva sul fianco curvo del velivolo spaziale. Erano entrambi sui trent'anni, ed entrambi erano di una bellezza perfetta. Lui era alto, aitante, dalla liscia carnagione scura, gli occhi ed i capelli neri come lo spazio profondo; lei era più bassa, snella, la pelle chiara, gli occhi azzurri come le Pleiadi ed i capelli fini ed ondulati di un biondo solare, lunghi fino alla vita. Entrambi erano completamente nudi, dato che nella loro cultura ci si vestiva unicamente per affrontare le intemperie o il freddo, per cui all'interno dell'astronave, asciutta e calda, non avevano motivo di farlo.
Il giovane parlò. "Che desolazione... è un pianeta morto."
La donna annuì lentamente. "Un tempo era rigoglioso e bellissimo, spiccava come uno zaffiro nello spazio e la sua civiltà era potente e florida."
"Ora invece è livido e deserto, bruciato, sterile... e tutto questo a causa di governanti stolti che non hanno saputo tenere a freno la loro folle avidità di ricchezza e di potere."
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