바리공주 - BARIGONGJU

*Leggenda Sud-coreana*

C'era una volta, nel pacifico regno di Saam, un re che aveva un figlio di 16 anni, per il quale desiderava una moglie perfetta. Organizzò allora una grande cerimonia al termine della quale venne scelta come futura regina una bellissima e saggia fanciulla. Secondo il costume del tempo, si interpellò la sciamana di corte per predire il futuro della coppia, ma ella avvisò della sua promessa sposa, volle ignorare il consiglio della sciamana e celebrare il matrimonio in tutta fretta.            Il pincipe presto divenne re e la regina, come presagito dalla sciamana, partorì sei figlie una dietro l’altra, con gran sdegno del marito che desiderava un erede al trono. Incinta per la settima volta, la regina ebbe in sogno dei draghi, di buon auspicio per la nascita di un maschio, perciò il re riponeva nel nascituro delle grosse aspettative. Quando nacque la settima figlia femmina, il re andò su tutte le furie e diede il folle ordine di gettare via la bimba. La regina tentò invano di far ragionare il marito, ma i soldati le strapparono la bimba dalle braccia e la consegnarono a un fedele servitore, che aveva l'incarico di buttarla in acqua.
Tuttavia egli non ebbe il cuore di eseguire un ordine tanto feroce, depose dolcemente la neonata in una cassa e la affidò alle acque dell'oceano. La piccola fu poi salvata da una tartaruga (o da un drago, secondo un'altra versione) che la portò a riva, dove fu adottata da una coppia di anziani contadini e cresciuta in modo sano e con affetto. Venne chiamata Bari (da bori-da, gettare via) Gongju (principessa).
Quindici anni dopo il re si ammalò gravemente. Nessun medico era in grado di curarlo e la sua salute peggiorava di giorno in giorno. Una notte la regina ebbe un sogno rivelatore: un messaggero di Budda vestito di blu le rivelò che il re stava così male perché si era disfato della sua settima figlia, rifiutando così un dono celeste; il solo modoper guarirlo sarebbe stato di mandare una delle sue figlie a trovare l'Acqua della Vita nel profondo delle Montagne dell'Ovest. Il re si era pentito amaramente, ma ormai era troppo tardi, ed era pronto ad accettare il suo destino allorchè le sei principesse, egoiste, viziate e abituate alla vita agiata al palazzo, si rifiutarono tutte di mettersi alla ricerca dell'Acqua; esse, in cuor loro, non avevano mai perdonato al padre il suo gesto crudele. Il Dio della Montagna allora apparve a Bari e la mise al corrente della malattia del suo vero padre. Ella si mise subito in viaggio e, giunta a corte, palesò a tutti la sua vera identità. Scioccati per la figlia ritrovata, i genitori si stupirono ancora di più quando questa si propose di andare in cerca della rarissima cura per il re.
La principessa, per mantenere l'anonimato e viaggiare più insicurezza, si travestì da uomo e si incamminò verso quella terra lontana. Ben presto si rese conto di non sapere da che parte dirigersi. Allora vide un vecchio che stava arando un terreno e lo interrogò sulla direzione da prendere, ma questo le chiese in cambio di aiutarlo. Bari lo fece volentieri e, mentre arava, improvvisamente centinaia di animali magici scesero dal cielo e la affiancarono. Quando ebbero arato tutto il campo, il vecchio indicò alla giovane la direzione corretta e le donò un campanellino magico raccomandandole di usarlo "per attraversare la foresta".    In seguito Bari giunse a un incrocio e non aveva la minima idea su quale strada imboccare. Allora vide una vecchia intenta a lavare i panni e la interrogò sulla direzione da prendere, ma questa le chiese in cambio di aiutarla. La ragazza lo fece con gioia e, mentre lavava,uccise anche una zecca che infastidiva l'anziana. Quando ebbero lavato tutti i vestiti, questa indicò alla giovane la strada corretta e le donò un ramo con tre fiori magici raccomandandole di usarlo "per attraversare il fiume".
Bari oltrepassò dodici montagne e arrivò in una foresta infestata dai fantasmi. Avventurandosi coraggiosamente nell'oscurità e notando che i fantasmi si stavano avvicinando per attaccarla, ricordòle parole del vecchio e suonò il campanellino. In reaItà quel vecchio era Sangje, il padrone dell'Aldilà e a quel suono i fantasmi subito si dileguarono e lei poté attraversare la foresta in tutta sicurezza.
Giunse quindi al fiume che separava il Regno dei Vivi da quello dei Morti. Qui le guardie che sorvegliavano il passaggio proibirono a Bari l'accesso alla barca, in quanto solo i defunti e gli dei potevano attraversare il fiume, ma, quando notarono i fiori donati dalla vecchia, le accordarono subito il permesso. In realtà quella vecchia era la dea Mago, creatrice del mondo, e le guardie ritennero che Bari fosse anch'essa una dea.
Giunta nell'Oltretomba, la principessa si trovò davanti una fortezza di spine di ferro. Alzò il ramo con i fiori e subito la fortezza andò in fumo e tutti i peccatori lì imprigionati furono liberati. Poi sitrovò davanti a un fiume rosa, le cui acque avevano il potere di sciogliere la carne umana. Allora Bari suonò la campanella ed ecco che apparve un ponte fatto di arcobaleno sul quale potè attraversare il fiume e raggiungere i Monti dell'Ovest, dove incontrò Mujangseung, un mostruoso eremita a guardia del tempio che custodiva l'Acqua della Vita.    Bari, ancora camuffata da ragazzo, gli chiese dell'Acqua, ma, visto che non aveva di che pagare, la creatura pretese in cambio tre favori: tagliare la sua legna per tre anni, accendere il suo caminetto per tre anni e attingere l'acqua dal suo pozzo per altri tre anni. Bari acconsentì. Trascorsi nove anni, però, Mujangseung scoprì la vera identità della principessa, si infuriò e le negò di nuovo l'accesso all'Acqua. Il guardiano tuttavia si era subito innamorato di lei, perciò le diede un'altra possibilità con unulteriore condizione: doveva sposarlo e dargli sette figli. Bari acconsentì.
Passarono altri nove anni e nacquero sette bambini. Allora il guardiano finalmente diede a Bari l'Acqua della Vita e alcuni fiori magici, e lei fu pronta a tornare nel regno dei mortali. Essendosi molto affezionato a lei e ai figli, però, anche Mujangseung partì assieme a loro. Sul cammino, di tanto in tanto si fermavano a prestare cura a molti malati emoribondi che incontravano per strada.      Purtroppo, quando furono vicini al castello vennero a sapere che si stavano celebrando i funerali del re. Bari, nonostante tutti i presenti l'avessero dissuasa in quanto seconso loro non c'era più nulla da fare, si affrettò presso la bara del padre e la aprì; versò l'Aqua della Vita nella sua bocca e pose i fiori magici sui suoi occhi, facendolo risorgere dalla morte.
Una volta ristabilitosi, il re eradisposto a esaudire qualsiasi desiderio avesse espresso la figlia, perfino a lasciarle il trono se l'avesse chiesto, ma Bari rifiutò. Dopo tanti anni di esperienza nell'Oltretomba aveva acquisito il potere di vedere entrambi i regni e quindi chiese di poter diventare una guardiana in aiuto delle anime trapassate e intercedere per loro davanti a Sangje. Da allora, Mujangseung fu il Guardiano del re dell'Aldilà, i loro sette figli diventarono le Sette Stelle e Bari diventò la divinità di tutte le sciamane, le quali cantano la sua canzone in tutta la Corea al termine dei loro rituali per garantire ai defunti un buon passaggio all'Aldilà.        Il mito di Barigongju è uno dei più diffusi in ambito sciamanico. Basato su un preesistente rituale di ingresso alla vita ultraterrena cui si sono sovrapposti miti e racconti folcloristici di una madre divina,esso ha conosciuto diverse varianti a seconda della dislocazione geografica: in alcune i regnanti non hanno figli, in altre Bari non si traveste da uomo, in altre ancora questa muore dopo essere tornata dall'Altro Mondo; alcune dedicano gran parte della narrazione alla nascita e all'abbandono della principessa, altre puntano su aspetti comici, altre ancora ritualistici. Invece il tratto che accomuna tutte le versioni è ilruolo che la principessa assume nella guida degli spiriti dei morti e la sua spinta a superare le limitazioni della condizione umana.
Altro punto in comune è la rappresentazione geografica orizzontale tra mondo dei vivi e mondo dei morti, piuttosto che verticale come siamo abituati dalla tradizione occidentale.
Centrale è inoltre il tema della pietà filiale, considerata per secoli la più grande virtù nella società coreana.

Bari, pur abbandonata, si sacrifica per il padre personificando il modello etico femminile confuciano ideale. Emozione, coraggio e resistenza vengono portati non solo in ambito familiare, ma anche a un livello superiore: salvando il re, ella salva l'intero Paese, in un esempio di pietà filiale di portata nazionale.    Tuttavia, sotto l'apparenza di poema epico, eroico ed etico, Barigongju è anche un punto dirottura con la tradizione. La canzone rituale diventa un'importante critica ai valori imposti dalla società maschilista coreana, sia per chi ha il compito di tramandarla e drammatizarla - la sciamana, - sia per il pubblico, costituito principalmente da donne che hanno sofferto sulla propria pelle le discriminazioni di genere. Non è un caso che proprio la tradizione sciamanica, in Corea prevalentemente di pertinenzafemminile, abbia adottato la principessa abbandonata. Ella sceglie consapevolmente di guardare oltre le immediate ricompense terrene preferendo un bene divino oltre il nostro mondo e oltre il rigido sistema confuciano, dimostrando così quanto sia possibile anche per una donna seguire un altro sentiero e prendere decisioni individuali senza sottostare alle aspettative della società dominante.

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