POPPI: FANTASMI VERI, FALSI E MORTI VIVENTI

*Leggenda italiana*

Ma alcuni morti di questa zona sembra che non abbiano trovato pace. Allontaniamoci un po' da Arezzo, seguiamo l'Arno e arriviamo a Poppi, dove troviamo un castello. Il castello di Poppi una volta era circondato da alte mura; all'interno c'è un grande piazzale, che era il preferito dei cavalieri dei dintorni per scontrarsi in duello. I conti Guidi, proprietari del castello, accoglievano volentieri i cavalieri; dato che all'epoca i duelli non avevano norme e regolamenti ben definiti – come invece ebbero in seguito – poteva capitare che un duellante rimanesse ucciso. I Guidi avevano allestito a proposito un sepolcro speciale per i morti in duello. Pare che nelle notti di luna piena i fantasmi degli antichi guerrieri cerchino ancora di scalare le mura per darsi battaglia nel piazzale, e si sentono rumori di cozzare d'armi. All'alba scompare tutto, ma le mura rimangono a lungo sporche di sangue. Non azzardatevi ad arrampicarvi su per le mura o la spada di un fantasma vi taglierà la mano!

Gli spiriti dei guerrieri sono evidentemente molto inquieti in quest'area, perché anche nel Piano di Campaldino è meglio non girare di notte, potreste venire accolti da un lancio di sassate di misteriosa provenienza. In quel campo infatti si combatterono molte battaglie, così tante che i contadini si lamentavano perché il terreno era improduttivo a causa del troppo sangue accumulato nei secoli. Pare che ancora oggi scavando spuntino fuori ossa umane e armi antiche.

Torniamo ai conti Guidi, per raccontare di uno scherzo veramente terribile che fecero ai danni del povero poeta e menestrello Grifo, scherzo narrato anche da Emma Perodi nelle celebri Novellle della Nonna, raccolta di fiabe fantastiche toscane. È la storia del morto resuscitato, ancora molto popolare nel Casentino e ritenuta autentica.

Grifo, ospite dei conti, raccontò loro del grande spavento provato nel veder muoversi la statua dell'antenato, Guido di Simone di Battifolle, che avrebbe proteso le braccia verso di lui. I conti ne risero e attribuirono la visione al buon vino dei castelli, che evidentemente era stato molto gradito dal Grifo, e decisero di giocargli una burla tremenda; Di notte uno di loro si vestì con l'autentica armatura di Guido di Simone, andò dal Grifo addormentato e lo svegliò con urla e minacce, minacciandogli di buttarlo nel celebre trabocchetto del castello se non se ne fosse andato. Ma lo scherzo andò ben oltre le intenzioni, perché Grifo morì dallo spavento. Lo si mise allora in una bara nel sotterraneo. Dopo tre giorni due becchini scesero per dargli la definitiva sepoltura; ma dalla cripta si udirono urla e rumori agghiaccianti. I più coraggiosi decisero di andare a vedere cos'era successo e trovarono uno spettacolo allucinante: i becchini giacevano svenuti e semimorti per terra, la cassa era schiodata e un'orribile figura, gialla, macilenta, scheletrita, con occhi stravolti, strisciava su per l'erta scala. Era il Grifo, vestito solo del lenzuolo e orribile a vedersi. Infatti in realtà non era morto. Nonostante tutto ciò che aveva passato Grifo riuscì poi a rimettersi e da quel giorno i Guidi lo ebbero sempre carissimo e lo tennero con loro. Ma da allora per la gente fu "il morto resuscitato" e si segnavano sempre al suo passaggio, colti da un religioso pizzico di terrore.

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