☆9
Byeol
Il suono della campanella mi fece sospirare e lasciai subito cadere la penna che stavo tenendo sul banco, per poi buttarla distrattamente nello zaino e infilandoci dentro anche il mio libro e quaderno.
Mi alzai dal banco con una spinta e finalmente uscii dalla classe. Eravamo soltanto a metà giornata dato che era il momento della ricreazione ma mi sentivo particolarmente stanca, come se avessi trascorso la notte in bianco e ora ne stessi ripagando le conseguenze.
Andai al mio armadietto e lo aprii con la piccola chiave che avevo sempre al collo, poi sentii le voci dei miei amici che aprivano i loro accanto a me.
«Oggi qualcuno ha fatto le ore piccole.»commentò Jongho e io alzai gli occhi al cielo infilando quasi del tutto la testa nello spazio a me riservato da quella scuola che tanto odiavo.
«Sono soltanto stanca, tutto qui.»borbottai e misi a posto i miei libri per poi prendere una merendina che mi ero portata quel giorno.
«In classe quasi si addormentava.»sussurrò il più piccolo al suo ragazzo e quest'ultimo ridacchiò. A quel punto chiusi di botto l'armadietto e mi voltai verso i due che avevano ancora il sorriso sulle labbra e li fissai con un'occhiata omicida.
«Ne avete ancora per molto?»gli chiesi ironicamente prima di poggiare la spalla al muro e continuando a fissarli. Loro alzarono le sopracciglia e si lanciarono delle occhiate per poi prendere la merenda e chiudere gli armadietti.
«Che c'è, sei nel tuo periodo del mese?»mi domandò il più grande e io misi su un'espressione accigliata per poi voltarmi e iniziare a camminare per il corridoio pieno di ragazzi che facevano avanti e indietro chiacchierando tra loro. Yeosang e Jongho mi seguirono tenendosi per mano fino alla sala dove avremmo potuto mangiare.
«Non ho il ciclo, ho dormito poco stanotte.»ammisi e gli altri due si misero al mio fianco scrutandomi attentamente.
«E come mai?»mi chiese il mio compagno di classe e io scrollai le spalle. In realtà nemmeno io sapevo cosa mi stava tormentando da qualche giorno anche se una mezza idea ce l'avevo: i miei pensieri erano sempre su Hongjoong, anche se da qualche giorno la notte mi capitava di vedere una capigliatura nera e rossa che purtroppo conoscevo abbastanza bene.
«Glielo chiedi pure? È evidente che è innamorata.»ridacchiò Yeosang e io subito spalancai gli occhi e mi girai a guardarlo fermandomi poi in corridoio.
«Che vuoi dire?»dissi allarmata allora: se lui lo sapeva significava che era anche piuttosto evidente e che allora anche Hongjoong lo sapeva, e io non potevo permetterlo.
«Si vede che hai ancora la cotta per Hongjoong, lui pare essere l'unico a non essersene accorto.»rispose e riprese a camminare. Io lo seguii a passo veloce e in poco tempo ci ritrovammo nella sala della nostra scuola.
«O forse se ne è accorto ma non ricambia i miei sentimenti.»borbottai adocchiando subito un tavolo libero su cui andare a mangiare.
«Hongjoong? Non ricambiare i tuoi sentimenti? Ma se ti sta sotto da quando vi siete lasciati!»commentò Jongho andandosi a sedere al tavolo che gli avevo indicato e io feci lo stesso, mentre l'altro rimase in piedi.
«Non dire cazzate.»aggiunsi e infine poggiai le mani sul legno e poi il mento su di esse, mettendo su un broncio. Nessuno dei due mi rispose e io gliene fui grata.
Se Hongjoong non avesse ricambiato i miei sentimenti e io ci avessi sperato sarei stata ancora peggio di quanto già stavo, perciò era meglio lasciare perdere e pensare subito al peggio.
«Ho dimenticato l'acqua, mi accompagni?»chiese Yeosang al suo ragazzo e quest'ultimo annuí. I due mi guardarono e io semplicemente alzai e abbassai le spalle per fargli capire che non avevo problemi a rimanere da sola, perciò si avviarono all'uscita. Li seguii con gli occhi non potei fare a meno di pensare a quanto belli fossero e a quanto anche io volevo avere quello che avevano loro.
Mi misi seduta più comodamente e aprii il pacchetto di plastica con la merendina per poi darci un morso. Poggiai il viso sulla mano mentre masticavo annoiata e, quando iniziarono a passare diversi minuti capii che quella in realtà era solo una scusa per allontanarsi e andarsi a baciare magari al bagno dei ragazzi come gli era solito fare.
Volevo bene ad entrambi e non avevo problemi con la loro relazione, non mi sentivo nemmeno il terzo incomodo quando passavo il tempo con loro, però spesso mi sentivo invidiosa del loro rapporto.
Presi il telefono e iniziai a sfogliare le pagine dei social e misi anche un tweet nella speranza che qualcuno dei quattro se ne accorgesse e mi cagasse. Anzi, uno dei quattro tranne Hongjoong.
Stavo quasi per cancellare il tweet col timore che lui lo leggesse e decidesse di tenermi compagnia quando due ragazzi si misero seduti al mio tavolo. Per un attimo sperai si trattassero dei miei amici ma, quando alzai gli occhi, rimasi alquanto sorpresa.
«Che c'è? Non ti ricordi di me o mi riconosci soltanto se mi vedi nudo?»Choi San aprí cosí la conversazione e due suoi amici rimasti in piedi dietro di lui ridacchiarono mentre l'altro al suo fianco semplicemente gli diede il cinque.
«Non mi interessa ricordarti, figuriamoci parlarti.»gli risposi a tono riabbassando poi gli occhi sul mio cellulare e dare un secondo morso alla mia merendina. Sentii un coro di "oooo" da parte degli altri tre ma lui non fece una piega, non dando nemmeno cenno di volersi alzare.
«Tua madre non ti ha insegnato a guardare negli occhi chi ti sta parlando?»mi chiese poi con quella voce irritante e io alzai gli occhi al cielo per poi fissarlo proprio come lui aveva appena richiesto: il mio sguardo fisso nel suo che sembrava soltanto divertito.
«E tua madre non ti ha insegnato a capire quando una ragazza non vuole rivolgerti la parola? Ti serve un cartello per caso?»gli dissi ancora e questa volta anche i suoi amici ridacchiarono e si ricevettero un'occhiataccia da parte mia a cui non accennarono nemmeno per un attimo a smettere di ridere.
«Mi è stato insegnato a prendermi ciò che voglio e a fare quello che mi pare.»ribattè a tono leccandosi il labbro inferiore e il mio sguardo ci cadde per qualche millisecondo, poi lo ripuntai nei suoi occhi e capii che si era accorto della mia occhiata perchè mise su un leggero ghigno.
«Va a fare quello che ti pare da un'altra parte allora perchè altrimenti ti ritrovi con il naso rotto.»lo minacciai e lui semplicemente si fece più verso di me con la sedia mentre i suoi amici riprendevano a ridere più rumorosamente.
Il suo viso si avvicinó pericolosamente al mio, tant'è che fui in grado di contare ogni neo che aveva sulla pelle chiara. Mi feci indietro con la testa e lui sembrò rimanerci male per un attimo ma si riprese l'attimo dopo, continuando a fissarmi con sfida. Avvertii i suoi occhi nei miei, sulla mia pelle, sui miei capelli, e non riuscii a non sentirmi indifesa. Dopotutto, sapevo chi fosse dato che a scuola il suo nome era piuttosto conosciuto, solo che non avevo capito di chi si trattasse.
Avevo sempre sentito solo cattive voci su "Choi San", voci riguardanti il suo essere figlio di puttana, tossico e ricco. Ma non mi aspettavo che mi avrebbe mai rivolto la parola e che fosse più vicino a me di quanto immaginassi. Come aveva fatto Jongho a tenerlo nascosto per tutto quel tempo?
«Possiamo tagliare questa tensione sessuale e parlare di quello per cui siamo davvero venuti qui?»il suo amico si mise in mezzo tra noi due, prendendo lui per le spalle e tirandolo di nuovo verso lo schienale della sedia, per poi farsi avanti.
«Sono Wooyoung, ciao, puoi darmi il numero del tuo amico?»mi disse e io aggrottai le sopracciglia non riuscendo a capire subito a cosa si stesse riferendo e questo si voltò verso il rosso.
«Non è l'amica di tuo fratello?»gli chiese e lui sbuffò facendosi di nuovo avanti verso di me e sovrastando l'amico.
«Vuole avere il numero del tuo amico, quello coi capelli biondi, piuttosto alto, hai presente no?»mi disse e io capii di chi stava parlando ma non riuscii a comprenderne il nesso: cosa voleva da Seonghwa?
«A che ti serve il numero di Seonghwa?»domandai io riferendomi di nuovo a quello dai capelli grigi a cui si illuminarono gli occhi e si rimise seduto di fronte a me per guardarmi meglio. Proprio quando stava per aprire bocca per parlare qualcun'altro ci interruppe.
«Che vuoi da lei?»la voce di Jongho tuonò subito in mezzo a noi e quando mi voltai trovai lui a fissare il fratello e Yeosang che faceva passare gli occhi su ogni presente attorno a quel tavolo per poi fissarli su di me: le sue parole ritornarono a galla in un attimo e ricordai il modo in cui mi aveva detto di stare alla larga da quel tizio.
«A Wooyoung serviva il numero di un vostro amico. Ci ha limonato alla festa.»spalancai gli occhi al conoscere quell'informazione e poi rivolsi gli occhi verso i miei amici che sembravano saperne proprio quanto me.
«Non potevi chiederlo a me?»disse allora il più piccolo tra tutti noi e San sembrò scocciato, infattí si mise in una posizione quasi del tutto sdraiata e sbuffò, portandosi le mani sugli occhi con fare disperato.
«Non sarebbe stato divertente come vedere Lee incazzarsi cosí.»commentò per poi alzarsi da una sedia e rivolgermi un'occhiata e un occhiolino. Il suo amico anche si mise in piedi e si spostarono dal tavolo, facendo quindi posto a Jongho e Yeosang che subito si misero sulle sedie libere.
«Beh, allora me lo darai tu fratellino, è deciso.»affermò ma il ragazzo chiamato aggrottò le sopracciglia in evidenze confusione anche lui.
«Non ho mai detto che...»ma fu interrotto dalla voce acuta del grigio che, voltandosi, esclamò un freddo "ci vediamo", per poi sparire tutti e quattro dietro l'angolo della sala.
Io e i miei amici rimanemmo in silenzio finchè l'attimo dopo avvertimmo il suono della campanella che specificava la fine della ricreazione, perciò semplicemente tornammo ognuno nella propria classe.
Trascorremmo il resto delle ore in silenzio senza nemmeno mandarci dei messaggi come era nostro solito fare e la mia mente rimase incollata al momento in cui il mio viso e quello di quel dannato ragazzo erano stati cosí vicini da permettermi di respirare la sua stessa aria.
Le cose si fanno sempre più interessanti e i due sono sempre più...beh, "odio e amore" sarebbe il termine corretto per descrivere la loro relazione credo
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