☆26
San
«Hey San!»esclamò la donna di mezza età che entrò nella mia stanza proprio in quel momento. Mi alzai dal letto e mi stiracchiai gambe e braccia, per poi far scrocchiare il collo e la schiena con un movimento rapido.
«Ciao.»risposi al saluto con un cenno per poi sbadigliare a bocca aperta. Lei ridacchiò prima di venirmi a posare la colazione sul comodino che avevo accanto al letto, per poi sedersi sul materasso attenta a non schiacciarmi le gambe.
«Come stai ragazzo?»mi domandò con un sorriso che avevo visto soltanto sul viso di mia madre delle volte, soprattutto rivolto a Jongho. Scrollai le spalle a quella domanda per poi prendere il bicchiere di succo e portarmelo alle labbra.
«Oggi stranamente sto bene.»ammisi sincero per poi buttare giù per la gola l'aranciata. Poggiai poi di nuovo il bicchiere e poi rivolsi l'attenzione verso la donna, la quale aveva un sorriso sul volto, che però non riuscivo a decifrare.
«Che c'è?»le chiesi allora confuso da come si stava comportando.
Ormai erano passate due settimane da quando ero entrato in quella clinica quella notte. Avevo viaggiato per un paio d'ore per poi ritrovarmi davanti a quell'edificio. Mi avevano subito accolto e spiegato che non era la prima volta che un ragazzo della mia età si presentasse nel bel mezzo della notte, da quel che avevo capito gli adolescenti e i giovani in generale erano quelli meno prevedibili.
Mi avevano dato una camera e, al giorno dopo mi avevano fatto almeno una cinquantina di domande per sapere come avrebbero dovuto trattarmi e quanto grave fosse la situazione. Mi avevano tranquillizzato, dicendomi che non era nulla che non si potesse recuperare col tempo dato che ero a mala pena agli inizi di una dipendenza e che mi sarebbe servito soltanto qualche giorno per rimettermi.
Avevamo iniziato una cosa alla volta, e quando eravamo arrivati alle sigarette avevo insistito, volendo liberarmi anche di quelle, ma semplicemente non ero stato in grado di farcela, proprio per questo avevo rinunciato.
«Vorrei farti vedere il tuo cambiamento da quando sei qui.»rispose con una leggera alzata di spalle, alchè io feci una smorfia e storsi la testa da un lato, continuando a non capire di cosa stesse parlando.
Avevo fatto "amicizia", se cosí si può dire, soltanto con lei. Gli altri rimanevano piuttosto sul personale, nessuno si spingeva a chiedere qualcosa in più, mentre mi ero affezionato molto a quella signora ormai, anche se spesso non riuscivo a comprendere quello che mi diceva, dato che la maggior parte dei suoi discorsi erano basati su pensieri filosofici o roba del genere.
«Gli altri ragazzi quando entrano qui sono rovinati, hanno il viso a pezzi, sono magri e i capelli, mio Dio, ci vogliono almeno tre lavaggi per portargli via lo schifo che hanno in testa.»commentò per poi ridacchiare, io sorrisi e aspettai che continuasse perchè sapevo che l'avrebbe fatto.
«Te invece eri diverso, si vedeva che eri alle prime armi, eppure hai preso in mano la tua vita e hai deciso di mettere subito un freno, e non è una cosa da tutti. Avevi il viso di un normale ragazzo della tua età e infatti all'inizio non capii il motivo per cui fossi qui, pensavo fossi venuto a trovare qualcuno. Ora invece...sei radioso.»finì di parlare e io mi sentii quasi onorato nell'udire quelle parole, perciò la guardai e sentii gli occhi pizzicarmi.
«Quando mi hai raccontato la storia di quella ragazza all'inizio non ci credevo che lo stessi davvero facendo per lei, eppure devo ricredermi davvero.»commentò e io sentii un brivido al sentire nominare, anche se indirettamente, Byeol.
«Dovrai ringraziarla, ora che torni a casa.»affermò alzandosi e io, al sentire quelle parole, subito posai gli occhi sulla sua figura. Che avessi sentito male?
«Che cosa?»chiesi confuso ma poi, quando la vidi passarmi alcuni fogli scritti al computer capii. Li presi subito e li lessi velocemente con gli occhi e, quando arrivai al punto esatto, fu lei che parlò di nuovo.
«Sei pulito, San. Puoi tornare a casa.»disse ancora e io, senza nemmeno rendermene conto, con uno scatto mi alzai in piedi e andai ad abbracciarla stretta a me. Lei scoppiò a ridere a quel contatto e ricambiò l'abbraccio, dandomi delle leggere pacche sulla schiena.
«Grazie.»le dissi tra i capelli e lei semplicemente ridacchiò, per poi staccarsi da me e prendermi il viso tra le mani, come solitamente fa una madre col proprio figlio.
«Ora va a riprenderti quella ragazza, ok? Scommetto che le manchi anche tu.»mi disse e io non volli dare troppo peso alle parole, non volendo illudermi ancora più di quanto lo fossi già. Il fatto che ora era pulito mi faceva pensare, anche se poco, che potessi avere una possibilità con lei, anche se in realtà sapevo che non era così.
La donna uscì da quella che era stata la mia camera e io mi vesti per poi raccogliere tutti i miei effetti personali e rinfilarli nello zaino che mi ero portato quella notte. Una volta pronto uscii da lì e, salutati tutti, potei tornare finalmente sulla mia amata moto.
L'accesi subito, più veloce sarei stato e più in fretta sarei potuto tornare a casa. Proprio per questo subito sfrecciai via dal quel parcheggio di ciottoli e mi immessi nella strada che mi avrebbe portato di nuovo a casa.
Anche questa volta ci misi circa due ore e, una volta tornato in città, respirai quell'aria fresca a pieni polmoni mentre mi guardavo attorno, notando molti visi conosciuti: amici di famiglia, compagni di scuola, ragazzi che avevo conosciuto in discoteca. C'era di tutto sui marciapiedi.
Ma, quello che attirò la mia attenzione, fu un ragazzo dai capelli grigi che conoscevo fin troppo bene, intento a fumarsi una sigaretta appoggiato ad un palo.
Ci misi due secondi e mezzo a decidere e, quando lo feci, rallentai la moto e andai a fermarla proprio davanti a lui, il quale alzò la testa da terra per rivolgermi un'occhiata fredda e allo stesso tempo incuriosita.
«Mi è stato detto che sei andato a farti pulire.»commentò non appena mi vide togliermi il casco dalla testa. Lo guardai anche io allora, per poi scendere dalla moto e appoggiare l'oggetto che ora avevo tra le mani sulla sella di pelle, prima di lasciarmi andare contro di essa, rivolgendomi verso quello che doveva essere il mio migliore amico.
«Ti hanno detto bene, infatti sono pulito ora.»risposi semplicemente e Wooyoung buttò la cicca finita sul marciapiede prima di staccarsi dal palo per mettersi in posizione eretta.
«Come si sta da puliti?»mi domandò e io scrollai le spalle facendo un lieve ghigno, per nascondere in realtà quello che davvero sentivo in quel momento: malinconia.
«In realtà come prima, non è cambiato granchè. E tu come stai?»ribattei ancora, stavolta guardandolo con vera e propria curiosità. Volevo sapere come stesse, non eravamo mai stati così tanto tempo senza parlarci da quando ci eravamo conosciuti, perciò...da mai.
«Tutto sommato sto bene, senza migliore amico, ma bene.»a quelle parole mi sentii ancora peggio di prima e tutto il peso che avevo portato per quelle settimane mi cadde addosso come un enorme macigno. Non seppi che dire all'inizio, cosa si diceva in casi come questi? Era ovvio che io volevo tornare ad essere il suo migliore amico e volevo che lui tornasse ad essere il mio, ma volevo che capisse che io ero cambiato ormai e che non sarei tornato indietro.
«Vale lo stesso per me.»risposi allora, incerto su cos'altro dire e, proprio per questo motivo rimasi in silenzio, attendendo che fosse lui a dire qualcos'altro, cosa che accadde non molto dopo.
«Senti, mi dispiace per come mi sono comportato con te. Non pensavo che quell...che Byeol contasse così tanto per te, l'ho capito solo quando Yunho e Mingi mi hanno detto che avevi deciso di andare in una clinica di disintossicazione.»affermò e io annuii soltanto, apprezzando già il fatto che avesse provato a scusarsi di sua iniziativa.
«Ma tu prova a metterti nei miei panni, ad un certo punto mi sono ritrovato da solo, il mio migliore amico stava con una ragazza che mi sta anche sul cazzo, senza offesa, e io mi sono sentito emarginato dalla tua vita.»concluse abbassando la testa e, quando lo fece, mi feci io coraggio e avanzai verso di lui, per poi stringergli le braccia attorno al corpo come avevo fatto qualche ora prima con la donna della clinica. Quel giorno per me era la giornata degli abbracci, a quanto pare.
«Non devi, Woo. Tu per me sarei sempre il mio migliore amico, non ti lascerò mai solo, va bene?»gli dissi e lui mi strinse a sè, ricambiando quindi l'abbraccio e quasi strozzandomi. Qualche secondo dopo ci allontanammo e riprendemmo a guardarci con un lieve sorriso sul volto di entrambi e per un attimo mi sentii tornato alla normalità.
«E ora che non abbiamo più nulla in comune...vorrai ancora stare con me?»mi chiese e io ridacchiai al notare come si comportò nel fare quella domanda: infatti aveva abbassato la testa e aveva incrociato le mani e piegato le spalle, quasi a non volersi far sentire dato il tono bassissimo di voce che utilizzò.
«Siamo legati da molto più che una canna, noi due. Saremo migliori amici per sempre, Wooyoung, non lo dico per sembrare drammatico ma perchè so che sarà così. E poi, chi lo sa, magari riuscirò a far smettere anche te.»gli dissi e lui mi sorrise, riconoscente di quelle parole.
L'attimo dopo aprii la sella della mia moto e ne tirai fuori un secondo casco che gli passai ed entrambi poi ci mettemmo sul mio veicolo, lui dietro di me, prendendo poi a farci diversi giri per tutta la nostra città, tra le nostre risate, le chiacchiere e le urla tipiche della nostra amicizia.
È tornato San e mancano anche pochi capitoli alla fine della storia, non sono prontaaaa
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top