☆23
Byeol
L'estate era ufficialmente finita con l'arrivo del mese di settembre. Avevo già fatto le scorte di quaderni, penne e libri per il ritorno in classe e sarebbe stato inutile dire che mi era cresciuta un'ansia assurda al pensare che quello sarebbe stato il mio ultimo anno. Almeno cosí speravo, se non mi avessero bocciata ovviamente.
Non avevo un buon rapporto con la scuola, non lo avevo mai avuto, cercavo di sopravvivere ogni anno, e sapere che dopo questo sarei stata libera mi metteva si ansia, ma anche un certo senso di felicità.
Avevo trascorso gli ultimi giorni di agosto con i miei migliori amici, evitando ovviamente il più possibile casa di Jongho dopo tutto quello che era successo l'ultima volta.
Ció che era accaduto con San era ancora fresco sulla mia pelle quanto sulla mia mente. In ogni modo i miei pensieri tornavano sempre a lui, alle sue parole e a quello che avevamo fatto quella notte in quel maledetto vicolo. Ogni volta che mi succedeva mi sentivo male, l'aria mi mancava e allo stesso tempo avvertivo quel piacevole fastidio allo stomaco: non potevo negare quanto tutto quello che era successo mi fosse piaciuto, nonostante tutto.
Le sue parole però mi avevano ferita quella mattina, mi avevano fatto sentire una nullità e, per quanto avessi apprezzato ciò che avevamo fatto, le sue frasi avevano un peso più pesante ed erano qualcosa che mi tormentava tutti i giorni.
Poi, ovviamente, dopo il panico di quel giorno a casa sua questi pensieri si erano triplicati. Avevo voluto cosí tanto che soffrisse anche lui come lo avevo fatto io che quando davvero Jongho aveva fatto per picchiarlo avevo subito ripensato a tutto, rimangiandomi ogni singolo ragionamento che era avvenuto nella mia testa.
Aveva detto di sapere quello che io provavo per lui e quello che lui sentiva per me e, per quanto la situazione potesse essere penosa, non riuscivo a fare a meno di pensare a quelle parole. Perchè prima mi trattava di merda e poi mi diceva cose del genere, come se lui davvero provasse qualcosa per me? Sapevo che in realtà non fosse cosí, altrimenti per quale motivo mi avrebbe dovuto cacciare da casa sua quella mattina?
Inoltre solo in quel momento, dopo averci pensato meglio, mi venne in mente Hongjoong. Mi ero sentita tradita da San, certo, ma non potevo immaginare come sarebbe potuto stare Hongjoong dopo aver saputo ciò che avevo fatto col rosso. Tutti i miei amici sapevano quello che era successo tra noi due tranne lui. Mi avevano detto di farglielo sapere il prima possibile e con i modi giusti e che loro non si sarebbero messi in mezzo per alcun motivo e proprio per questo gliene fui grata.
Parlando di lui, alzai lo sguardo e lo fissai mentre mi dava le spalle. Quella sera eravamo usciti a prendere un gelato, non sarebbe durata ancora per molto la stagione calda perciò era meglio approfittarne ora. Stava al bancone e stava pagando le due coppette che avevamo preso, con un sorriso sul volto, mentre io lo aspettavo sulla soglia della porta del piccolo bar. Presi il telefono e per passare il tempo decisi anche di postare la foto che avevo fatto poco prima su instagram, dato che quel gelato era stato maledettamente buono.
Quando finí si voltò verso di me e ricambiai il sorriso che mi stava rivolgendo per poi uscire dal locale con lui al mio seguito. Mi avvicinai ad un secchio per buttare la carta sporca del gelato che avevo finito di mangiare qualche minuto prima per poi tornare al suo fianco.
«Sei stanco?»gli chiesi quando fummo di nuovo vicini. Quella mattina si era svegliato presto per andare a lavoro da quel che avevo capito e sapevo quanto potesse essere stancante svegliarsi presto la mattina.
«Non molto, e tu?»mi domandò di rimando e io scossi la testa, ovviamente al suo contrario io mi ero svegliata per le undici.
«Sei pronta per il ritorno a scuola?»chiese ancora dandomi una lieve botta con la spalla e io sospirai per poi rivolgergli uno sguardo che voleva soltanto dire "prossima domanda?".
«Affatto, ho un po' di ansia dato che è il mio ultimo anno.»ammisi continuando a camminare. Quella sera avevamo deciso di non andare in macchina e farci una passeggiata dato anche che il bar non era troppo distante dalle nostre case.
«Scommetto che andrà bene invece. Non pensarci troppo, alla fine è una cosa come un'altra.»cercò di tranquillizzarmi ma io abbassai gli occhi sul marciapiede, cercando di non incrociare i suoi.
«A dire la verità mi spaventa più il dopo...»aggiunsi e a quel punto lui si fermò. Io feci lo stesso e, quando lo capí, mi prese una mano e io di istinto alzai di nuovo la testa verso i suoi occhi.
«B, hai tutto il tempo che vuoi per decidere cosa vuoi davvero fare una volta fuori. Se vuoi continuare gli studi è ok, se vuoi andare a lavorare anche, dov'è il problema?»mi chiese guardandomi negli occhi e io scrollai le spalle non sapendo nemmeno cosa rispondere esattamente.
«Non so, un po' di paura di farmi una nuova vita credo sia lecito averla, no?»domandai retoricamente e lui semplicemente mi sorrise prima di incastrare le mie dita con le sue e riprendere a camminare senza interrompere quel contatto. Non mi pesò affatto stare mano nella mano con lui, però non riuscii a scacciare una strana sensazione e dei ricordi di quella maledetta notte...
«È normale averla, ma stai tranquilla. Qualsiasi cosa tu voglia fare avrai sempre me e gli altri al tuo fianco per superare dei problemi.»disse ancora e io sorrisi prima di mormorargli un "grazie".
Continuammo a camminare in silenzio, con soltanto un sottofondo di grilli, beandoci di quella fresca serata di settembre, fino a quando non arrivammo davanti casa mia e quella di Seonghwa.
«Domani lavori?»gli chiesi, mentre mi accompagnava davanti alla porta della mia abitazione. Voltai la testa verso di lui e lo vidi annuire mentre iniziavo a cercare le chiavi nella tasca della mia giacca di jeans.
«Seonghwa e Yeosang stavano dicendo di voler fare qualcosa domenica a pranzo dato che è il nostro giorno libero, tu ci staresti?»disse e io feci si con la testa prima di prendere a giocare con il metallo delle chiavi, una mia vecchia abitudine che avevo da quando avevo iniziato ad uscire da sola.
«Beh, allora, ci vediamo dopodomani?»gli dissi per salutarlo e lui non diede cenno di aver sentito le mie parole. Semplicemente continuò a fissarmi e io deglutii nel sentire i suoi occhi addosso. Non capii il motivo per cui stava fermo lí, impalato, a guardarmi, fino a quando si fece avanti con un passo.
Fu un attimo che mi mise una mano sul collo e avvicinò il mio viso al suo, lasciandomi poi un lieve bacio a fior di labbra. Fu velocissimo, quasi non me ne accorsi nemmeno, ma quando si allontanò io avevo gli occhi sgranati, non aspettandomelo minimamente.
Nonostante ció non si mosse e rimase comunque vicino al mio corpo. Gli guardai le labbra e mi venne in mente che eravamo stati insieme per molto tempo ma che, ora come ora, non ricordavo affatto come fossero.
Forse proprio per il fatto che anche io ero troppo presa ad osservargli la bocca che si avvicinò ancora una volta, poggiando di nuovo le labbra sulle mie, questa volta con una leggera pressione in più.
Avevano un sapore familiare, ora che ci riflettevo, e la loro morbidezza anche lo era.
Mi mise una mano su un fianco mentre l'altra la lasciò a scorrere sul mio collo, invece le mie finirono sulle sue spalle per tenerlo maggiormente vicino a me. Fu un lento assaporarsi, non fu nulla che già non avevamo fatto, e mentre ci baciavamo mi sentii portare di nuovo indietro nel tempo, a quando eravamo stati una coppia.
Nessuno dei due andò oltre quell'assaggiarsi, probabilmente perchè entrambi volevamo andare con calma.
Più ci baciavamo però, più mi veniva in mente San. I suoi baci erano completamente differenti, erano più rudi e più frettolosi, si, ma le sue piccole labbra si adattavano cosí bene alle mie che non riuscivo mai a smettere di pensarci, nemmeno in quel momento.
E poi, di nuovo quella sensazione che avevo avvertito prima quando ci eravamo presi per mano. Non capii se fosse qualcosa di positivo o negativo, ma sapevo che era legato al ragazzo dai capelli neri e rossi.
Quando ci separammo lo facemmo con calma, lui fece salire la mano sulla mia guancia e mi sorrise. Cercai in tutti i modi di ricambiarlo, di smettere di pensare a quello che avevo appena avvertito, eppure non ci riuscii nemmeno per un attimo.
Alzò allora di poco la testa e mi diede un ultimo bacetto sulla fronte prima di lasciarmi andare dalla sua presa.
«Ci sentiamo, ok?»mi chiese allora e io annuii per l'ennesima volta quella sera, guardandolo mentre mi dava le spalle e lasciava il vialetto di casa mia per dirigersi verso quello della casa di Seonghwa.
Io sospirai e mi voltai, per poi infilare la chiave nella serratura e entrare nell'abitazione. Corsi quasi subito in camera mia, dove sapevo che quella notte non sarei stata in grado di prendere sonno. Sapevo bene infatti che l'avrei passata in bianco a pensare a quei due ragazzi che mi stavano confondendo fin troppo le idee.
Ok devo ammettere che questo Hongjoong è il personaggio più carino che io abbia mai scritto
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