☆20

San

Quando mi svegliai, quella mattina, non ebbi il coraggio di muovermi. Ricordavo bene la serata di prima, di quello che avevo avuto dopo aver bevuto, fumato e pippato, qualcosa che non mi era mai successo prima. Ci misi un po' però, a ricordare quello che era successo dopo.

Quando riuscii a fare un movimento nel mio letto, mi girai ma mi fermai quando avvertii un corpo accanto al mio. I capelli biondi erano sparsi sul secondo cuscino del mio letto matrimoniale e lei indossava la maglia che avevo avuto io la sera prima che, data la sua statura, la avvolgeva perfettamente fino al sedere.

Mi stava dando la schiena e non potei fare a meno di sorridere e di poggiarle un braccio nudo sul fianco e di stringermi a lei. Finchè potevo godermi quel momento l'avrei fatto.

Avevo paura di quello che avevo sentito la notte prima. Ero stato troppo bene con lei, l'avevo cercata tutta la sera e, quando ero stato in sua compagnia, mi ero sentito al completo. Avevo avvertito una voglia matta di lei da un momento all'altro, di averla il più vicina possibile, quasi che si fondesse con me. Non riuscivo a spiegarmi tutto quello ma, in un modo o nell'altro, mi aveva fatto stare bene, troppo bene.

Non mi era mai capitato con nessuna di volere così tanto un rapporto, di desiderarlo a tal punto da fregarmene di qualsiasi altra cosa. Avevo voluto fin dall'inizio toccarla che non me ne era importato del mio orgasmo quanto del suo. Volevo farla stare bene quanto ero stato bene io, e sentirla poi sulle labbra mi aveva stordito.

Avevo dannatamente paura. E se lei non avesse sentito lo stesso? E se invece mi avesse voluto dare semplicemente un contentino e farmi fare quel che avevo fatto? Che poi, sinceramente, che mi importava?

Non volevo certo che diventasse la mia ragazza, non avevo bisogno di una fidanzata in quel momento e probabilmente mai lo avrei avuto quel bisogno. Eppure avevo comunque paura di quello che sentivo nei suoi confronti.

Ma forse non avevo paura di cosa sentivo, tanto del perchè. Non volevo sentire niente, non volevo che mi piacesse e non volevo avere quel bisogno costante di averla accanto, di baciarla, di abbracciarla e anche semplicemente di parlarle. Non volevo niente di tutto quello, eppure era proprio ciò che stavo provando.

Con ancora la mano sul suo fianco, presi a carezzarle le curve del suo corpo che, fin da subito, mi avevano attratto a lei. Dalla prima volta in cui l'avevo vista, da quando mi aveva tirato a sè per evitare Hongjoong mi erano piaciute e non avrei mai pensato di poterle toccare un giorno.

E poi mi venne in mente Hongjoong. Era chiaro che, nonostante provasse qualcosa per me, sentisse anche qualche tipo di sentimento per il suo ex e tutto ciò mi faceva sentire, per la prima volta in vita mia, insicuro. Pensai a tutto quello che avevamo fatto la sera prima, non l'avevo vista nuda e mi chiesi subito se lui l'avesse mai vista: al solo pensiero mi innervosii e strinsi il suo fianco nella mano. No, non potevo essere anche geloso di lui.

Probabilmente a causa della stretta sul suo corpo si svegliò perchè la sentii mugolare e muoversi nel mio letto. Sbadigliò e poi si mise a sedere, non considerando minimamente me e la mia mano su di sè.

«Buongiorno.»le dissi allora e lei, presa quasi dallo spavento, si voltò di scatto verso di me. I capelli in disordine, il viso struccato e segnato da un leggero rossore la rendevano così bella e io mi pentii subito di averlo pensato. No, non era bella, non poteva piacermi.

«Che ore sono?»mi chiese portandosi la mano tra i capelli e chiudendo gli occhi, mentre io mi sporgevo sul suo corpo per controllare l'orario sull'orologio da comodino. Mi trovai col viso sulle sue gambe e lei, quando riaprì gli occhi, istintivamente portò le mani sui miei capelli e, quel gesto, mi mise le farfalle nello stomaco, cosa che cercai di reprimere.

«Le undici e un quarto.»risposi e lei sbadigliò ancora una volta prima di iniziare a carezzare la mia testa per poi, al sentire la mia risposta, lasciarmi e alzarsi.

«Merda, è tardissimo! Io devo tornare a casa!»disse quando l'informazione arrivò al suo cervello e io rimasi semplicemente a guardarla. Le gambe nude e la mia maglia che mostrava un pezzo delle sue mutandine mi fecero ricordare quando la sera prima le avevo passato la maglia e io ero rimasto a petto nudo, per poi abbracciarla da dietro e tenerla stretta al mio petto. Era una mia abitudine, quella di abbracciare qualcosa nel sonno, solitamente usavo i cuscini ma ieri avevo avuto lei nel letto, non potevo certo tirarmi indietro.

«Dove sono i miei vestiti?»mi chiese e io le indicai un punto indistinto della stanza dove lei si precipitò e, una volta visti, si chinò, regalandomi un panorama da vedere col suo sedere in bella vista, cosa che non aiutò affatto a calmare la mia erezione mattutina.

«Grazie per stanotte.»mi disse, probabilmente riferendosi al fatto che le avevo permesso di rimanere a dormire nel mio letto e con la mia maglia mentre io non le dissi niente, tirandomi su sul materasso e stiracchiando la schiena per poi passarmi le mani sul busto nudo.

«Te non vuoi dirmi nulla?»mi chiese poi e io alzai lo sguardo nel suo, dove la trovai perfettamente vestita e con ancora i capelli scompigliati, ma non fu questo ad attirare la mia attenzione quanto la sua espressione. Era strana, come in attesa di qualcosa.

«Cosa dovrei dirti?»le domandai allora confuso e vidi i suoi occhi quasi spegnersi nel sentire quelle mie parole.

«Non so, non vuoi parlare di stanotte?»disse ancora e io non seppi cosa rispondere.

La verità era che sì, ne volevo parlare, avevo quasi il bisogno di dirle come mi ero sentito, ma avevo al contempo troppa paura di dire qualcosa di troppo. Da quando mi ero svegliato avevo cercato di reprimere fin troppe sensazione e non ero così stupido da capire che in realtà ci fosse qualcosa che sentivo nei suoi confronti. Forse mi piaceva. Non mi era mai successo di prendermi una cotta per una ragazza, ma lei era davvero diversa, aveva davvero qualcosa che le altre non avevano, non sapevo bene cosa eppure l'aveva. Perció, se le avessi parlato, sicuramente sarebbe venuta fuori qualche parola di troppo.

«Veramente per me non c'è nulla di cui parlare.»dissi pentendomene l'attimo dopo perchè notai subito come la sua espressione cambiò, diventando una piena di confusione.

«Ma noi due...»cercò di dire ma io la interruppi prima che potesse finire la frase, sentendomi andare il cuore in pezzi quando parlai ancora.

«Non c'è nessun noi due, Lee.»affermai deciso e lei raddrizzò le spalle e la schiena, come a volersi mettere in posizione di difesa. Sentii un colpo allo stomaco e quasi mi venne voglia di alzarmi e abbracciarla quando vidi i suoi occhi farsi lucidi a causa delle mie parole.

«Abbiamo quasi scopato, stanotte. Pretenderei almeno di sapere come vogliamo comportarci d'ora in poi.»disse ancora e io non seppi esattamente cosa rispondere.

Se le avessi risposto in maniera tranquilla e le avessi spiegato come in realtà mi sentivo nei suoi confronti probabilmente tutto sarebbe andato meglio ma, la paura di mettermi in una relazione stabile per la prima volta tutta ad un tratto prevalse su ogni altra cosa, quasi presi a tremare.

«Come prima, mi sembra ovvio.»dissi con un'alzata di spalle e abbassando gli occhi sulle mie mani e sul mio corpo mezzo nudo. Non riuscivo nemmeno a guardarla in faccia per quanto mi sentissi in colpa nei suoi confronti.

«Perciò ad ignorarci e a fare finta di non conoscerci nemmeno?»mi chiese quasi retoricamente e io rialzai lo sguardo nei suoi. Presi coraggio e annuii, sentendomi a pezzi quando vidi una lacrima cadergli da un occhio.

«Non è cambiato nulla.»aggiunsi e, appena quelle parole lasciarono la mia bocca e arrivarono alle sue orecchie lei fece un passo avanti verso di me soltanto per allungare il braccio e tirarmi uno schiaffo in pieno viso, facendomi voltare la testa dall'altra parte per l'impatto.

«Vaffanculo, vorrei non averti mai incontrato.»disse per poi uscire dalla stanza senza dire un'altra parola.

Rimasi solo e mi buttai all'indietro sul letto. Non mi interessava minimamente del dolore che stavo sentendo sulla guancia, del fatto che probabilmente avevo il segno delle sue cinque dita su di essa. Per quanto mi riguardava avevo anche i segni della notte precedente e di ciò che avevamo fatto e a ripensarci sentii un improvviso conato di vomito.

Mi alzai e corsi quasi verso la porta del bagno, spalancandola e buttandomi poi subito sul gabinetto, infilandoci la testa dentro e iniziando a tirare fuori tutto quello che avevo mangiato e bevuto la sera prima. Non seppi però se fu per il mix di roba pesante che avevo fatto qualche ora prima o se per il disgusto che provavo per me stesso e per quello che avevo appena fatto a Byeol.

Scusatelo davvero, giuro non dico più niente e me ne vado...

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