☆17

Byeol

L'appuntamento con Hongjoong stava andando più che bene. Non ricordavo più come era bello stare in sua compagnia e come in realtà era piacevole chiacchierare con lui.

Era strano però, mentre parlavamo non sentivo le stesse cose che avvertivo prima, quando stavamo insieme, mi sentivo diversa e non sapevo se questo era un bene o un male.

Appena arrivati al locale gli avevo fatto una foto e non ci avevo pensato due volte a postarla su twitter, taggandolo anche. Non ero tipa da postare queste genere di cose ma quella sera non mi feci problemi a farlo.

Appena fummo dentro il ristorante, Hongjoong chiese dove fosse il tavolo che aveva prenotato per noi e un cameriere di mezz'età ci portò in una piccola sala circondata da pareti in vetro e con un lato da cui scendeva una piccola cascata d'acqua. Il soffitto e il pavimento erano in roccia e l'ambiente trasmetteva vera e propria tranquillità, tipico dei ristoranti di sushi.

«Hongjoong non sono sicura che i miei soldi bastino per pagare...»ammisi una volta che fummo seduti, mentre davo un'occhiata al menù e ai prezzi in neretto.

«Ti ho invitata io, mi sembrava scontato che sarei stato io a pagare la cena.»rispose allora con un mezzo sorriso, per poi afferrare la carta e iniziare a leggere cosa potesse ordinare.

«Non se ne parla proprio, sai che non mi piace che tu paghi tutto.»ribattei e, dicendo quelle parole, mi tornarono in mente tutti i momenti in cui, quando stavamo insieme, lui insisteva troppo nel voler pagare tutto e spesso finivamo per litigare come dei cretini, per poi fare pace con dei bacetti casti.

Rimase in silenzio e capii che anche a lui quel pensiero, che rappresentava solo un lontano ricordo, gli aveva sfiorato la mente.

«Già, lo so bene.»rispose infatti e io arrossii abbassando poi gli occhi sul menù, sentendo improvvisamente un imbarazzo assurdo.

Il fatto era che probabilmente, quando avevamo rotto, avevamo deciso di comune accordo di non raccontare mai tutti i dettagli del nostro rapporto e della nostra rottura ai nostri amici, in modo tale che nessuno dei tre avrebbe preso le parti di uno dei due. Però, il fatto di non essermi mai aperta con nessuno, quello di non essere mai riuscita a parlare con completa sincerità delle vere problematiche della nostra ormai lontana relazione, pesava molto e in questo momento si sentiva più che mai.

Era come se provassi il bisogno di parlarne con lui, perchè lui era l'unica persona con cui avrei potuto parlarne e forse alla fine anche lui si sentiva nel mio stesso modo.

«Ti da fastidio che abbia nominato il nostro passato?»gli chiesi infatti e lui rimase immobile senza darmi segni di vita, alchè pensai di aver capito da me la risposta, fino a quando non parlò.

«No, cioè, voglio dire...è che preferisco ricominciare da zero con te. Se voglio avere di nuovo quello che avevamo dovremmo eliminare tutto quello che è successo, non pensi?»mi chiese retoricamente anche se la risposta a quella domanda la conosceva da sè. Annuii infatti soltanto per compiacerlo, essendo però comunque d'accordo con lui a riguardo.

«Hai ragione, meglio non tirare fuori l'argomento...»lo appoggiai aprendo poi il piccolo libricino che, ad una prima occhiata, conteneva almeno un centinaio di ordini differenti.

Non appena fummo pronti per ordinare chiamò l'uomo che ci aveva fatto accomodare e gli elencò ciò che volevamo per poi prendere i due menù e passarglieli. Quando rimanemmo ancora una volta avvertii una sorta di peso sulle mie spalle per almeno cinque minuti, mi sentivo in colpa da una parte ad aver tirato fuori quell'argomento, perciò volli chiarire subito.

«Hongjoong...»feci per iniziare il discorso ma un cameriere ci portò degli involtini primavera e perciò non riuscii a finire la frase.

«Grazie.»disse lui una volta che il piatto fu sul tavolo e io rivolsi un leggero sorriso al tizio, prima che questo ci lasciasse ancora una volta in un silenzio imbarazzante.

«Sono buoni, sai?»disse quando notò che non facevo alcuna mossa per prenderne uno, imbambolata sulla sua figura in attesa di un segnale divino che mi spronasse e mi dicesse di parlargli.

«Hongjoong.»riuscii a pronunciare di nuovo il suo nome e questa volta alzò lo sguardo nel mio mentre continuava a masticare un pezzo di uno degli involtini che ci avevano portato; non potei fare a meno di trovarlo carino mentre mangiava, con le guance piene, guance che ricordavo bene erano morbide e lisce al contatto con le mie mani quando gliele toccavo...

«Dimmi.»rispose non appena ingoiò il boccone e io sospirai, preparandomi tutto un discorso in testa mia dopo aver fatto una sorta di mente locale nei miei pensieri. Dovevo dirglielo che si, anche io preferivo ricominciare da zero, ma che non avrei mai potuto scordare quello che c'era stato tra noi in passato.

Stavo per aprire bocca quando la mia attenzione cadde su qualcuno che stava entrando in quella saletta fatta quasi interamente di vetro, qualcuno che conoscevo bene. Rimasi per un attimo a fissarlo mentre si girava per vedere se avesse sbagliato posto per poi posare gli occhi su di me, rendendomi impossibile qualsiasi movimento: mi sentivo congelata dai suoi occhi scuri come mai mi era successo.

«San?»riuscii a mormorare leggermente con le labbra e l'attimo dopo sentii la forchetta di Hongjoong cadere nel piatto di fronte a me.

«San? Che c'entra ora?»la sua voce risuonava così lontana in quel momento, mentre le immagini del mio compleanno riaffioravano nella mia testa. Avvertii un senso di nausea ma allo stesso tempo uno che mi diceva di alzarmi e andare lì da lui e capire che diavolo stava facendo lì e perchè mi stava fissando.

Non dovetti aspettare molto per avere la risposta alla mia ultima domanda perchè lui fece dei passi verso il mio tavolo, senza mai distogliere lo sguardo dal mio, per poi guardare il ragazzo di fronte a me.

«Che cazzo ci fai tu qui?»gli chiese Hongjoong con tono innervosito dopo aver guardato verso il suo volto.

«Non sono cazzi tuoi, non sono venuto qui di certo per te.»rispose a tono il rosso guardandolo per qualche secondo prima di ripuntarmi gli occhi a dosso, facendo sciogliere tutto quel ghiaccio che fino a poco prima aveva dominato le mie vene.

«Cosa vuoi da lei ancora?»domandò nuovamente il più grande e solo in quel momento riuscii a guardarlo finalmente in faccia, il panico e la sorpresa lo stavano mangiando vivo e si vedeva.

«Un secondo round del limone del suo compleanno magari, ma ora come ora non è questa la mia priorità.»lo provocò e io abbassai immediatamente gli occhi sul tavolo a quelle parole, capendo perfettamente di essere nella merda quando sentii Hongjoong fissarmi.

«Secondo round?»disse ancora e questa volta non riuscii più a rimanere in silenzio, soprattutto perchè notai chiaramente il cameriere di prima iniziare a fare la strada per venire verso di noi, probabilmente per informarci del fatto che San non avrebbe dovuto essere lì in quel momento.

«Signore non può stare qui.»affermò infatti il lavoratore ma il rosso sembrò quasi non sentirlo, dal momento che le sue attenzioni bruciavano sulla mia pelle.

«Non me ne vado finchè lei non mi da una spiegazione.»annunciò preciso e perciò decisi di alzarmi e rivolgere soltanto uno sguardo di scuse al mio appuntamento, prima di prendergli il polso e tirarlo con me verso l'uscita del locale, prima di un eventuale figura di merda.

Quando poi fummo fuori io mi andai a sedere su una panchina e lui rimase poggiato alla parete dell'edificio.

«Mi spieghi che problemi hai?»mi domandò e, a quelle parole, la testa mi scattò verso l'alto, nel momento stesso in cui presi a fissarlo decidendo che non mi sarei tenuta nulla dentro e che non me ne sarebbe fregato minimamente dei suoi sentimenti, se li ha ovviamente.

«Che problemi ho io? Sei te che piombi al mio appuntamento e fai l'idiota!»esclamai ormai priva di pazienza e lui rimase sorpreso dal mio imminente cambio di umore.

«Al tuo appuntamento, ma per favore, fino al mese scorso mi sbavavi dietro.»commentò girando la testa di lato e ridacchiando come se facesse davvero ridere.

«Io ti sbavavo dietro? Credo di essermela persa questa parte, allora.»gli dissi e lui ridacchiò semplicemente prima di fare dei passi avanti verso di me.

«Beh è così, e mi sento abbastanza preso per il culo che ora tu sia tornata dal principe azzurro dopo essere stata con me.»aggiunse e io sgranai gli occhi e spalancai la bocca con l'improvvisa voglia di tirargli uno schiaffo in faccia.

«Tu preso per il culo? E io allora, che sono stata invitata ad una festa solo per essere scopata!»quasi urlai quando dissi quelle parole e mi venne da vomitare al pensiero di quello che sarebbe potuto succede quella fatidica notte anche se, per quanto mi dolesse ammettere, sentivo anche quella sensazione quasi piacevole al basso ventre al ricordo delle sue labbra sulle mie e le sue mani sulle mie gambe.

A quelle parole, contro ogni mia aspettativa, si appoggiò con le mani sullo schienale della panchina, nei punti ai lati del mio corpo, chinandosi fino ad arrivare col viso allo stesso livello de mio. Sentii il suo fiato sulle labbra e non riuscii a tenere a freno lo sguardo dal cadere su di esse. Erano piccole e piene, dalla forma a cuore, ma quel momento durò poco dato che mise su un sorrisetto sfoggiando la sua dentatura perfetta, probabilmente perchè si era accorto dell'occhiata che gli avevo lanciato.

«Ricordo bene quella sera, nessuna ragazza sarebbe venuta a quella festa se non le passa almeno il pensiero di fare qualcosa con un ragazzo.»mormorò quasi sulle mie labbra, eravamo talmente vicini che quasi le nostre pelli si toccavano e ciò mi mandò in tilt il cervello.

«Non potrei aver voluto soltanto divertirmi?»gli chiesi anche se, a dire il vero, quel giorno ricordo bene che il pensiero mi fosse passato per l'anticamera del cervello.

«Può darsi, ma da come mi stai guardando sono certo che io abbia ragione.»rispose per poi allontanarsi da me con un ghigno su quelle splendide labbra. In un attimo tutto ciò che era successo quella sera era passato in secondo piano: ora avevo la testa piena soltanto di lui in quel preciso istante.

«Comunque che sei venuto a fare qui? Mi hai già rovinato il compleanno, non vorrai mica rovinarmi la relazione?»le parole mi uscirono di bocca senza nemmeno pensarci e mi pentii di averle pronunciate nel momento stesso in cui lo vidi stringere sia i pugni che la mascella. Perse completamente il sorriso che aveva fino a poco prima e venne sostituito da uno sguardo impassibile, anche se sembrava rabbioso in alcuni lati.

Colsi la palla al balzo e mi misi di nuovo in piedi, avvicinandomi poi al suo corpo abbastanza da riavvicinare di nuovo i nostri visi come poco prima aveva fatto lui stesso soltanto per provocazione.

«Tornatene a casa tua, San. C'è chi può averla una seconda chance, ma non sei te.»dissi per poi dargli una carezza lungo la schiena prima di lasciarlo lì e rientrare nel ristorante con un leggero sorriso sulle labbra, felice di essere riuscita nel mio intento.

Beh, che dire, Hongjoong o San?👀

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