Capitolo 10. "Il ragazzo della mia amica"

Impara tutto ciò che ti è possibile dagli errori degli altri.
Non avrai tempo a sufficienza per farli tutti.
Alfred Sheinwold

Ecco, i miei genitori sono venuti a saperlo.

Troy è uno stronzo.

Avevo cominciato a ristabilire dei rapporti con loro, ci stavamo provando e lui ha rovinato tutto.
Non può fare così.
Non sono una bambina, i miei non devono per forza essere al corrente di tutto quello che faccio o dico.

Nemmeno Paige ha creduto alle mie scuse. Adesso sono qua, che la imploro di capirmi ma, lei è irremovibile. «Non so davvero che cosa ti sia preso l'altro ieri sera». Sospira delusa.

Dice che lei cercava di trascinarmi lontano dai guai, mentre io invece ci tornavo sempre.
Poi mi ha anche detto che il suo ragazzo mi aveva dato una sigaretta normale, non una canna...

Io sono convinta che fosse una canna, la conosco bene. Se non ci fosse stato il suo ragazzo tra i piedi con quella tentazione, non l'avrei fatto. «Tu non hai fumato?». Le chiedo.

Come è possibile che sia sempre colpa mia?

Scuote la testa in modo deciso. «Io non ho bisogno di fare questo per divertirmi». Dice arrabbiata.

Lei è la ragazza perfetta, mentre io faccio schifo.
È sempre stato così. «Non me la sono procurata da sola quella canna, è stato il tuo ragazzo, fidati». Le dico sincera.

Mi guarda come se le avessi detto la cosa più brutta del mondo.
Il suo sguardo è diventato freddo come il ghiaccio. «Cosa c'è? Stai cercando di mettermi il bastone tra le ruote solo perché la mia vita non è come la tua? Lui non farebbe mai una cosa del genere». Risponde convinta.

Mi alzo dal divano senza ribattere, qualsiasi parola adesso potrebbe peggiorare le cose. «Io vado a casa, forse è meglio che stia un po' sola».

Rimane seduta nel divano senza ribattere.

Esco da casa sua e fuori incontro il suo ragazzo proprio davanti alla porta, per fortuna sono uscita. «Ehi piccola, hai passato una bella notte?». Mi guarda da cafone dalla testa ai piedi.

Credo che abbia preso troppa confidenza con me. «Lasciamo perdere». Lo scanso.

Non appena lo sorpasso si gira e mi palpeggia il sedere. «Da parte del mio amico». Dice ridendo.

La solita risata di chi pensa che tutte le ragazze siano delle puttane.

Vado verso di lui e gli mollo uno schiaffo. «La prossima volta ti darò un calcio tra le palle». Dico decisa.

Sorride ancora ma non aggiunge nulla.
Poi entra in casa della mia amica con le sue chiavi.

Ha anche le chiavi di casa sua, questo tizio comincia seriamente a non piacermi adesso.

Vado nella mia auto e mi siedo cercando di calmarmi come prima cosa, non vorrei combinare qualche cazzata quando sto guidando.
Respiro ed inspiro pensando in modo positivo e accendo il motore.
Questo è uno di quei momenti in cui avrei bisogno di parlare con qualcuno, peccato che con la mia amica non posso farlo, l'unica altra persona sarebbe Troy, ma non ho il coraggio di chiedergli di uscire.
Forse se andassi da una parte da lui frequentata spesso potrei incontrarlo.

Anche se è da idioti pensare di chiamarlo dopo quello che ha combinato con la mia famiglia, ma non ho altra scelta.

Vado nel bar dove di solito lo incontro, ma lui non c'è, non posso però andarmene senza aver preso niente.
Decido di ordinare una cioccolata calda e sedermi per poter riflettere anche da sola. Tutta la gente che è qua dentro è come se non esistesse al momento per me, le loro voci non vengono ascoltate dalle mie orecchie, adesso il mio unico pensiero è tutto quello che è successo, il senso di colpa e il peso che adesso tengo sullo stomaco.
Prima tutto questo mi sembrava un gioco e adesso ho preso la mia vita in maniera seria.

Grazie a chi?
Perché devo ammettere ciò che ho sempre odiato?
Perché sono qua a cercarlo?
Come sono finita in questa situazione?

Se solo fossi rimasta a casa tutto questo non sarebbe successo.

Bevo la mia cioccolata ed esco dal bar, è mentre che vado in macchina che incrocio lo sguardo di Troy, sembra sorpreso di vedermi in giro, ma nello stesso momento tiene il muso lungo. «Sei in cerca di guai?». Mi chiede.

Metto le mani dentro le tasche del giubbotto e scuoto la testa guardandolo dal basso.
Sono davvero piccola davanti a lui. «Vuoi discutere per caso?». Chiedo infastidita.

Lo so che è arrabbiato, ma non dovrebbe importargli molto ciò che faccio. «Coma mai da queste parti?».

Pensavo di trovarti in giro...

No Jade, no.

Sarei dovuta andare a casa. «Sono andata a prendermi una cioccolata calda». Rispondo sollevando le spalle.

Per fortuna qui vengo spesso, non solo in occasione questa. «E la tua amichetta l'hai lasciata a casa?». Chiede curioso.

Inspiro profondamente cercando di tenere i nervi saldi. «Abbiamo avuto una piccola discussione, il suo ragazzo racconta davvero tante cazzate».

Ad un tratto diventa ancora più interessato a ciò che sto dicendo. «Vuoi parlarne?». Mi chiede.

Aspettavo che mi dicesse questo in realtà.
Che lo sfogo abbia inizio. «La canna me l'ha passata lui, ma la mia amica è convinta che sia innocente, dice che mi ha dato una sigaretta, non una canna. Perché dovrei raccontarle una cavolata del genere? Poi quando sono uscita da casa sua ho incontrato il suo ragazzo che mi ha dato una pacca sul culo». Gli racconto.

Stiamo camminando verso non so dove, lui ha messo la tuta e sembra che abbia corso perché il colletto della maglia è sudata e anche leggermente sulla pancia. «E tu che cosa hai fatto?».

Cosa avrei dovuto fare?
Sono momenti in cui non riesci a capire niente. «Gli ho mollato uno schiaffo». Rispondo guardandolo.

Va verso un vialetto e prende le chiavi dalla sua tasca dei pantaloni.

Abita in questa piccola villetta?
Sembra davvero carina da qua fuori.

Mette la chiave nella serratura e la gira due volte prima di aprirla. «Entri?». Mi chiede guardandomi per un secondo.

All'inizio sono un po' dubbiosa, poi mi decido ed entro subito dopo di lui. «Che bella casa che hai». Gli dico affascinata.

È anche molto grande.
Tutto sembra al proprio posto ed è arredata bene, dubito che qui sia tutta opera sua, si vede che c'è la mano di una donna. «La mia ragazza mi ha dato una mano nel renderla più presentabile», confessa togliendosi la maglietta. «Vado a farmi una doccia e torno, tu fai come se fossi a casa tua». Dice facendomi l'occhiolino.

Gentile...
Stranamente gentile da parte sua.
Di solito è così maledettamente idiota.

Si allontana, io invece perlustro un po' la casa. È pieno di foto con la sua ragazza, sembrano così innamorati.
La loro coppia è come quella che si vede su internet, tutte quelle foto scattate nel momento giusto con degli scenari spettacolari.
Poi entrambi sono anche belli.

Il campanello suona...

Adesso mi sento con le mani legate.

Che faccio?
Apro o no?

Vado ad aprire e mi ritrovo la sua ragazza davanti. «Non ci posso credere! Che diavolo ci fa la ragazza della palestra qui?». Chiede scioccata.

Come osa rivolgersi in questo modo con me?

Vorrei darle una sberla. «Datti una calmata. Come prima cosa, tranquilla, non sono qui per rubarti il ragazzo». Dico antipatica.

Si fa spazio accanto a me ed entra in casa chiamando il suo ragazzo con tono insistente. Mi sta facendo salire i nervi con il suo comportamento.

Lui spunta infondo le scale con solo una tovaglia attorno i fianchi. «Bella!». Dice sorpreso.

Sorrido guardando lui conciato in quel modo, è un bello spettacolo e quasi quasi gli scatterei una foto per immortalare il momento.

Peccato che la presenza della sua ragazza stia rovinando tutto. «Da quanto tempo porti le ragazze che segui in palestra anche in casa tua?». Gli chiede infuriata.

Sale le scale e va da lui. «Stai calma, non è successo niente». Le mette le mani sopra le spalle.

Lei gliele toglie mettendogliele subito sulla sua tovaglia. «Vai a cambiarti, adesso!».

Va con lui...

Credo che gli farà una bella ramanzina.

Sento le sue urla emisferiche anche da qua. Potrebbe godersi lo spettacolo del suo ragazzo invece di fare in questo modo. «Adesso vai via!». Dice poi lei venendo da me.

Forse non sono abbastanza perfetta, ma non sono nemmeno un pezzo di carta. «Non ho mica deciso io di entrare in questa casa, quindi datti una calmata. Ci sono diversi modi per dire le cose». Dico con il suo stesso tono.

Sembra proprio furiosa. «Jade ha ragione, l'ho invitata io dentro». Le dice poggiando le mani sulle sue spalle.

Gliele toglie infastidita. «Perché hai invitato dentro una ragazza della palestra?». Gli chiede puntandogli il dito contro il petto.

Lui sorride prendendola per i fianchi. «Io credo che tu sia troppo gelosa». Le dà un bacio.

Sposto subito gli occhi da un'altra parte.
Forse non si è accorto che io sono ancora qua. «Falla andare via». Gli dice calmandosi.

Lui la lascia e guarda me. «Ci vediamo domani, ok?». Dice per salutarmi.

Lo guardo un po' offesa.

Prima mi invita e poi mi fa buttare fuori dalla sua ragazza.
Pensavo che dovessimo continuare a parlare di quello che mi era successo, perché non ha le palle di rispondere alla sua ragazza? «Testa di cazzo». Dico sottovoce incrociando le braccia al petto andandomene.

Non l'ho detto in modo da non farmi sentire, lo doveva sentire, ma non mi ha comunque risposto.

Oggi non ho nemmeno voglia di farmi guidare da lui in palestra, in realtà non ho proprio voglia di fare qualcosa. «Ti fai sempre trattare così dalla tua ragazza? Sei davvero un cretino». Dico sincera.

Fa un piccolo sorriso.
Che diavolo ride?

Io l'ho insulto e lui sorride. «È una brava ragazza e gentile, forse un po' gelosa, però credo che sia una cosa normale. Trovarmi in casa con una ragazza non è il massimo, soprattutto se non l'ho mai fatto». Risponde.

Ecco, adesso passa per un santo. «Di certo non è stata gentile con me, e poi non stavamo mica scopando», dico ovvia. «La prossima volta non sarò più così gentile con lei».

Sbuffa. «Lasciala stare... più tardi lei non verrà sicuramente in casa mia, che ne dici di passare e far finta che non sia successo niente? Così continuiamo la discussione di ieri».

Scuoto subito la testa. «Tu sei tutto matto, io non metterò mai più piede in casa tua. Se avessi avuto voglia di continuare a parlare di quello che stavamo dicendo ieri mi avresti fatta rimanere». Dico subito.

Può letteralmente scordarsi una cosa del genere, se venisse di nuovo quella bionda finta non me la farebbe passare liscia e io non starei con le mani in mano. «Non dirmi che hai davvero paura della mia ragazza». Sorride sorpreso.

Ho paura di fare dei casini in realtà. «Sei tu quello che ha paura di lei, non io». Gli ricordo.

Non toglie quel maledetto sorriso dalla sua faccia, ho voglia di spaccargliela. «Non provocarmi, lo sai benissimo perché ti ho fatta andare via».

Perché?
Solo perché la sua ragazza ha rotto le palle, per questo. «Sei così ridicolo». Faccio una smorfia.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top