I

Roma, 1820

Miss Bahun si guardò attorno con circospezione, cercando di capire da quale delle immense porte del Santuario della Vergine sarebbero entrati Padre Costantino e il Vescovo Nikolaj Wassily, gli uomini che da quando aveva preso i voturi (voti) si erano occupati della gestione dei doveri affidategli dal Santo Padre.

Intorno a lei decine di occhi dipinti le parvero posarsi sulla sua testa, lì dove un'acconciatura simile a una crocchia stava minacciando di sfaldarsi da un momento all'altro.
Se avessero avuto coscienza, non avrebbero esitato a rimproverarla, eppure, nonostante si trattasse di un incontro ufficiale, quella mattina proprio non ce l'aveva fatta a sistemarsi a dovere, come imponeva l'etichetta, finendo così con l'annodare a caso i capelli e infilarsi i primi vestiti trovati nel baule in fondo al letto. Non che normalmente prestasse tanta attenzione al proprio aspetto, in fin dei conti la praticità era per lei nettamente più importante di qualche pizzo e merletto in più, ma certamente avrebbe potuto avere un occhio di riguardo più attento in previsione di quell'incontro.

Svogliatamente piegò la testa da un lato, in modo da riuscire a vedere il quadrante di un orologio finemente decorato e, restando muta, attese che le lancette segnassero ben dieci minuti in più sull'orario prestabilito per quell'appuntamento - tempo che quei due le stavano sottraendo dal pisolino pomeridiano -, poi sbuffò. Come avrebbe fatto, quella notte, a rimanere sveglia e andare a caccia senza un po' di sano e meritato riposo? Il sonno era per lei qualcosa di estremamente prezioso, più importante di tutti gli ori presenti nel salone in cui si trovava in quel momento. Ne aveva poco e solo durante le ore diurne, quando i seguaci del Male si rintanavano nei loro involucri umani fingendosi persone qualunque, quindi non amava sprecarlo a quel modo. Negli anni ne aveva già regalato troppo a situazioni e creature per cui non ne valeva la pena e, se uno sguardo attento si fosse posato su di lei, avrebbe scorto sotto la cipria chiara occhiaie di un viola smunto, testimoni inequivocabili della perenne insonnia a cui era costretta. Un lavoro come il suo, d'altronde, richiedeva molte più energie di quanto fosse possibile immaginare, così come sacrifici degni di epopee titaniche.

D'un tratto però, un chiacchiericcio lontano si fece strada tra i corridoi, distraendola dal ticchettio delle lancette e dai suoi soliti pensieri.

Puntando lo sguardo in direzione della porta che aveva di fronte, Katarina restò in ascolto.

Le persone per cui svolgeva quella strana e macabra attività stavano arrivando e, come di consuetudine da quando li conosceva, sarebbero entrati senza badare al ritardo accumulato e alle scuse, optando invece per un saluto ben meno piacevole di quanto ci si sarebbe aspettati. Sia il Vescovo che il sottoposto si sarebbero fatti baciare le mani ingioiellate, avrebbero preso posto sulle poltrone imbottite e si sarebbero concessi qualche rimprovero benevolo, cercando in tutti i modi di far sembrare quell'incontro la cosa più normale del mondo; e forse, sotto un certo punto di vista si sarebbe potuto realmente descrivere così.

Per quanto Miss Bahun potesse ricordare, era da poco meno di un decennio che ogni mese, alle volte settimane, si recava in quel luogo per ascoltare le richieste della Curia e rifornire la propria già ampia collezione di artifici da battaglia, consacrati secondo i Sacri Riti del Dio di Luce. Non che fossero armi speciali o con qualche particolare potere magico, non avevano nulla di diverso da quelle che si potevano comprare nelle armerie o al mercato nero, ma venivano comunque sottoposte a pratiche religiose che, si diceva, portassero fortuna al cacciatore - anche se, fino a prova contraria, solo in quell'ultimo anno aveva dovuto seppellire ben cinque suoi colleghi. Il fatto di battezzare pistole, pugnali, coltelli, balestre e quant'altro potesse essere utile ad assassini dell'occulto come loro era più una sorta di favola da raccontare ai futuri vânător che, in questo modo, finivano con l'aggrapparsi disperatamente a una fede, nonché una causa, in realtà imposte.
In qualche modo, credere di essere "benedetti", o di portar con sé un oggetto tale, confortava i poveri martiri che ogni notte si lanciavano all'inseguimento degli eredi dei Maligni, ma quando poi giungeva l'alba solo pochi potevano realmente definirsi miracolati.

Con un lieve cigolio la maniglia all'angolo della porta si abbassò, permettendo così a due uomini dai visi e dalle pance tonde di fare il loro ingresso. Padre Costantino, notò Miss Bahun, vestiva il suo solito saio bianco ricamato con fili di fibra d'ottone intrecciati con talmente tanta maestria da riprodurre, sulla zona alta del busto, una sorta di collana di viti e foglie sottili. I pochi capelli rimastegli sulla testa erano stati bagnati e portati indietro per coprire la zona ormai completamente glabra su cui le prime macchie della vecchiaia avevano iniziato a fare la loro comparsa. Al suo fianco, il Vescovo Nikolaj Wassily si distingueva per l'opulenza della mantella indossata sopra a un abito viola e, dalla sua figura, trapelava senza fatica il terribile gusto per lo sfarzo, cosa che, se messa su un uomo di fede come quello, poteva solo farne scadere la credibilità - e non che lei lo avesse mai considerato tale, a dire il vero. Dubitava fortemente che in lui vi fosse reale dedizione per la causa, eppure fingeva di ascoltare i suoi sermoni con particolare interesse, sperando sotto sotto di vederlo fallire. Agli occhi della donna, quel tipo non era altro che un pomposo emissario di un Papa così impaurito dal crescente numero di omicidi commessi dai mostri da restarsene tremante tra i muri della Cattedrale della Vergine Oscura, ignorando la riprovevolezza d'animo dei suoi fratelli e i massacri in cui mandava a morire gli esorcisti - qualsiasi cosa avesse indossato Wassily, quindi, non lo avrebbe reso diverso dal noioso lacchè che era. Poteva riempirsi di gioielli e oro fino alla testa, il suo valore sarebbe sempre rimasto quello di un poveraccio.

Katarina si alzò lentamente, tirando un sorriso a labbra strette e attendendo che entrambi giungessero nei pressi del tavolino e delle sedute da dove lei non era intenzionata allontanarsi, poi, come previsto, si svolse tutto con la solita monotonia: qualche chiacchiera cortese e un fugace bacio su pietre tanto grandi da occupare quasi tutto lo spazio di un dito.
E come previsto, per quello spocchioso Vescovo fare vanto della ricchezza di cui le caste più alte della Curia vergevano non sembrava certo essere un problema - ma sfamare i poveri vecchi agli angoli della Città Santa aveva tutt'altra importanza, visto il numero sempre maggiore di barboni rannicchiati qua e là per le strade.
Le venne quindi impossibile, mentre allontanava il viso da quegli anelli, non pensare a quanto potessero valere. Chissà quante pistole a ruota o radici di belladonna avrebbe potuto comprarsi rubandone uno. Forse, valutò, portando anche solo il più piccolo di quei gioielli da un qualsiasi orafo avrebbe potuto guadagnare una somma maggiore del suo ordinario stipendio che, tolte le spese varie per le missioni in cui la spedivano, si riduceva a solo una manciata di monete d'oro zecchino. Gli unici a poter vantare dei guadagni degni di nota erano i grandi cacciatori dell'Ordine: quelli che, secondo le file ecclesiastiche, erano stati in grado di compiere imprese fuori dal comune, esattamente come era capitato a suo padre, il maestro Emil Bahun - il cui sguardo severo torreggia su di un'enorme tela al centro della sala da pranzo nel monastero in cui lei era cresciuta. Un monito per gli studenti più ribelli e un idolo a cui gli insegnanti non potevano negare una benedizione. Lei, ad ogni modo, gli aveva sempre rivolto con fervida speranza gli auguri peggiori; ma lui aveva continuato imperterrito ad accumulare fama e successi.

Padre Costantino d'un tratto le rivolse la parola, distraendola dai pensieri riguardanti la vendita di contrabbando: «Vi trovo bene, Katarina, sembrate più riposata rispetto all'ultima volta che vi ho incontrata.» E come dargli torto del resto? Quando si erano visti, tre mesi prima, lei era rimasta seduta su una branda nell'infermeria di Bistria mentre due Ecclesiastici di basso rango cercavano di ricucirle un taglio sul braccio e toglierle dal palmo opposto schegge di vetro, souvenir di uno scontro finito meglio di quanto tutti avessero sperato.

La cacciatrice poggiò entrambe le mani sopra alla propria bombetta, lisciandone ogni tanto il feltro: «Si fa quel che si può per non morire, non pensate anche voi?» con sguardo insolente si rivolse a entrambi gli uomini che all'unisono annuirono. La loro però era chiaramente un'asserzione di circostanza, magari anche intimoriti dal fatto che di fronte non avevano una signorina di buona famiglia qualunque, ma un'assassina in grado di ucciderli senza farsi troppe remore. Cosa potevano saperne, quei due, della lotta per la sopravvivenza? Non avevano mai rischiato la loro vita nello stesso modo in cui aveva fatto lei, né mai si erano preoccupati di impugnare un'arma e difendere una persona al di fuori di se stessi - figurarsi se potevano comprendere le sue parole.

A quel punto, forse notando il disagio scaturito da una simile conversazione, un chierichetto si avvicinò loro, reggendo su un vassoio di pregiato argento tre tazze e una teiera. Era uso, per Padre Costantino, sorseggiare un tè caldo mentre si parlava di questioni importanti e orribili come quelle che li stavano attendendo, quasi le zollette di zucchero che tendeva ad annegare nella propria coppa fossero abbastanza per addolcire le terribili notizie che portava e riceveva.

«Vi siete dunque ripresa, ora?» la voce del Vescovo parve molto più fastidiosa di quanto Miss Bahun ricordasse, ma provò a non dargli peso, concentrandosi nuovamente sulla questione principale per cui era giunta fin lì, rinunciando al riposo nella bettola in cui tendeva ad alloggiare quando metteva piede in città. A quei tristi e inutili incontri avrebbe preferito decine di volte un'arringa con qualche soggetto sputato fuori dall'esercito della notte, oppure qualche ora in più rintanata sotto alle coperte - però doveva sopportarli, soprattutto se voleva continuare a pagare i propri vizi.
Afferrando la tazza, storse appena la smorfia: «Non vedo l'ora di rimettermi al lavoro, Vostra Grazia» e subito dopo sorrise con vacuità, portandosi il bordo dell'argenteria alle labbra e prendendo un lungo sorso. Quantomeno doversi recare in quel luogo aveva i suoi vantaggi: godersi del tè così pregiato era vanto di pochi in un periodo di magra come quello. Nessun mercante si metteva in viaggio durante l'inverno - le notti erano troppo lunghe e buie per poterle passare all'aperto senza temere ogni singolo suono od ombra, ma per i servi del Dio alcune persone avrebbero fatto quello e altro.

Nikolaj Wassilly ricambiò l'espressione: «È un piacere, per le mie orecchie, sentirvi così desiderosa di riprendere la missione datavi dal Santo Padre in persona. Voi vânător siete indispensabili per il genere umano e per questo la Vergine vi riserverà un posto d'onore nella sua Casa tra le stelle più luminose del firmamento. La vostra fede è invidiabile, Signorina!» a quelle parole, Katarina avvertì un brivido freddo correrle lungo la schiena.

Fede? No, la sua non era devozione totale per una Dea e degli ideali astratti, per qualcosa di intangibile; lei non credeva in nessuna delle centinaia di fandonie che sin da bambina avevano provato a inculcarle nella mente e, se avesse dovuto parlare a cuore aperto delle proprie motivazioni, avrebbe sicuramente citato la necessità sempre più crescente di far male, di punire qualcuno per tutto il veleno che pian piano aveva iniziato a divorarsi l'Europa e la sua anima. Come altri della sua razza, Miss Bahun era stata costretta a intraprendere una strada del tutto diversa da quella dei suoi innocenti coetanei, rinunciando alle cose più naturali della vita: una famiglia, degli amici e l'amore. L'avevano strappata dal torpore delle braccia materne per buttarla nel buio delle celle in cui i monaci tenevano gli allievi; l'avevano colpita ripetutamente per insegnarle la disciplina militare, privandola di ogni avere fino al giorno dell'investitura a cacciatrice e poi, una volta libera, si era concessa il lusso di trovare giovamento in quella realtà così perversa e oscura partendo dal sadico piacere di mettere in "scacco" tutte le creature appartenenti alle tenebre.

Lei era tutto, tranne che una credente.

«Siete mai stata a Londinium, mia cara?» Padre Costantino le posò addosso uno sguardo curioso, quasi gli interessasse veramente la questione. E nonostante tutte le maldicenze che Katarina serbava per lui all'interno della propria mente, non avrebbe potuto dire con certezza che si trattasse di un uomo cattivo. Quel vecchio, nel suo cuore circondato di grasso doveva realmente aver sviluppato per lei una sorta di affetto. L'aveva vista crescere e sopravvivere giorno dopo giorno per otto anni ormai, il fatto che s'incuriosisse della sua vita non doveva essere cosa poi tanto strana.

Miss Bahun scosse la testa.
No, non era mai stata nella capitale dei Domini di Britannia e tutto ciò che ne sapeva a riguardo erano storie narrate nelle osterie di Roma, dove i viaggiatori andavano e venivano in continuazione portando con sé oggetti fuori dal comune. 

Il prete a quel punto ridacchiò appena, mettendo in mostra le gote gonfie e rosse come pomodori: «Quale migliore occasione, allora, per andarvi? Sapete, ci sono sopraggiunte alcune particolari informazioni sia dalla stampa sia dal Dipartimento di Polizia Centrale, ma anche da diversi nostri colleghi riguardo ad alcuni strani casi d'omicidio. Non avete letto nulla a riguardo?» le domandò infine lisciandosi i baffi pallidi, ancora vagamente biondi sul limitare del pelo.

«Non amo leggere notizie di cronaca nera, dopotutto è un argomento che affronto quotidianamente» la donna rimise la propria tazza sul piattino, attendendo il proseguo della conversazione - perché dal modo in cui il prete era seduto, rigido e a disagio, era certa vi fosse molto di più da dire.
«Sì, sì, me lo dite ogni volta e io me ne scordo sempre! Che sbadato» continuò lui mentre il Vescovo, che in tutti quegli anni doveva aver preso parte solo a una manciata di incontri con lei presente, non smise per un solo istante di indagare la sua figura, osservandola con così tanta intensità che Katarina avrebbe potuto dire con assoluta certezza in che punto del suo corpo lo sguardo dell'ecclesiastico si stesse soffermando: prima sull'acconciatura malferma da cui spuntavano ciocche sparse, poi sul viso truccato e giù lungo il collo; lo sentì cadere sulle mani affusolate ed esitare appena sulle gambe che spuntavano da sotto l'orlo della gonna.
Nella migliore delle ipotesi, Wassily stava sfruttando ogni centimetro non coperto dall'abito per trarre informazioni, per capire se colei che aveva davanti fosse degna di portare a termine una missione come quella; nel peggiore, invece, era solo l'ennesimo porco alla ricerca di carne con cui mettere all'ingrasso le proprie fantasie perverse.

Qualsiasi fosse la motivazione di tale interesse, comunque, Miss Bahun finse di credere alla prima e, in quel caso, le sarebbe piaciuto sottolineare come non si potessero concedere il lusso di essere scettici, vista la moria di cacciatori che aveva decimato le file di vânător.
Dracul sembrava essersi fatto molto più potente, così come i licantropi e altri soggetti poco piacevoli d'avere intorno che, di quel passo, sarebbero riusciti a mettere in ginocchio l'Ordine, la Chiesa e persino i mortali.

«Ad ogni modo,» riprese il meno potente dei due: «vorremmo che andaste a Londinium a controllare. Per ora gli unici cacciatori presenti nella città non hanno saputo fare alcun passo in avanti e pensiamo che la vostra esperienza, nonché le vostre competenze possano essere utili.» Alla donna venne da ridere. Se lei era davvero l'unica cacciatrice che ritenevano essere adeguata per un simile compito, dovevano davvero essere messi male.

«Si tratta di azioni compiute dai vampiri o parliamo di licantropi? Si suppone possano essere altre creature? Insomma, non avete nulla più di queste vaghe informazioni per prepararmi al viaggio?» domandò piegando lievemente il capo da un lato e Padre Costantino, di tutta risposta, scosse la testa continuando a tendere il suo snervante sorriso: «Miss Bahun, purtroppo come vi ho già detto nemmeno i vostri colleghi lì presenti sono stati in grado di fornire più di quello che io riporto ora a voi. Abbiate pazienza, ma soprattutto fede nelle vie scelte dalla Vergine. Saprete ciò che serve al momento più opportuno.»

Trattenendo una smorfia Katarina finse di non dar peso alla negligenza collettiva, anche se non poté negare di trovare il tutto ridicolo. Possibile che in tutta la divisione di Londinium non vi fosse una persona in grado di gestire la situazione?

«Come desiderate, allora. Posso mettermi in viaggio già da domani se la questione è così urgente» fece una breve pausa, riprendendo a lisciare il feltro del proprio cappello e poi, dopo alcuni secondi di riflessione, parve ricordarsi qualcosa: «Posso chiedervi informazioni sull'alloggio e chi mi attenderà una volta arrivata?»

E questa volta, a risponderle, fu il Vescovo.
Wassily si portò una mano al viso, come a sorreggerlo: «Non abbiate tutta questa premura, di grazia. Vi abbiamo preparato una breve missiva che potrete leggere con calma durante la permanenza sul treno a vapore. Dopotutto vi attendono quasi due giorni di viaggio per arrivare a Londinium, avete tutto il tempo necessario per informarvi a riguardo» e le sorrise con un compiacimento che poco gradì.
Era forse una mossa preventiva? Stavano cercando di non darle modo di sgattaiolare via dall'alloggio assegnatole per qualche bettola? Oppure volevano evitare che, nuovamente, si mettesse in qualche situazione poco piacevole per l'Ordine, il Vaticano e la fama dei Bahun stessi?

Non seppe dirselo e con una sorta di grugnito provò a nascondere il disappunto. Non amava sentirsi il cane da guardia della Chiesa, ancor meno le piaceva avvertire la costruzione di un guinzaglio intorno alla gola - eppure era a quei vecchi Ecclesiastici che aveva promesso di prestare servizio fino al giorno in cui il suo pugnale sarebbe sprofondato nel petto marcio di Dracul.
«Bene, allora... sarò lieta di avere vostre notizie al più presto possibile» disse con rinnovata premura prima di bere l'ultimo sorso di tè: «Vescovo Wassily, Padre, che la Vergine e il suo Sposo siano con voi. Vi auguro un... sereno proseguimento» e prima ancora che i due uomini potessero ricambiare, Katarina balzò in piedi.

Aveva un pisolino da recuperare e delle valigie da preparare.

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