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Miseriaccia, Fred Weasley
Non è la prima volta che ci prova, ma è la prima volta che ci riesce. Ci riesce talmente bene che la Sala Comune si ammutolisce e nessuno sa scegliere se guardare lei o se aiutare lui: nel dubbio, chi è presente, decide di aspettare fermo sul posto, come pietrificato da un incantesimo.
Hermione incrocia le braccia al petto, alzando un sopracciglio, "Ti avevo avvisato." sibila, facendo scricchiolare il legno del pavimento sotto i piedi per avvicinarsi al corpo del giovane che, sottosopra, la guarda con un occhio mezzo aperto, "Sei tu che non ascolti mai."
Fred si rigira, a stento riesce a trattenere un sorriso sulle labbra – sarebbe dovuto succedere prima o poi, era stato avvisato almeno tre volte ed Hermione, lo sanno tutti, perde facilmente la pazienza. Per questo motivo non è stupito di trovarsi a terra dolorante, non è stupito che l'abbia schiantato contro il muro senza remore. Questa, pensa fugacemente, te la sei proprio meritata.
Non dice niente però in quell'istante, si limita a guardarla meglio: il Prefetto ha le guance arrossate dall'imbarazzo, probabilmente a causa del trambusto che si è venuto a creare, le pupille ridotte quasi ad un punto che si perde facilmente in tutto quel nocciola e le labbra strette in una linea sottile. È sull'orlo di sussurrare delle scuse, ma si contiene per impartire la lezione desiderata.
"Mi verrà un bernoccolo." le dice alla fine, grattandosi il capo con una mano.
Hermione si piega al suo fianco, coprendosi le ginocchia con la gonna che tiene sempre un po' più lunga delle altre ragazze e scrolla il capo, "Che ti rimanga come monito."
"E quando sparirà?" le chiede, avvicinandosi di un poco con un ghigno malizioso: bastano pochi centimetri per risvegliare l'imbarazzo e dipingere le guance di Hermione di una sfumatura un po' più marcata. La giovane infatti si sbilancia, cade all'indietro e lo guarda accigliata, "Ti schianterò ancora." conclude, issandosi sui palmi delle mani per andarsene.
"Che fai?" Fred la ferma, alzando il tono di voce, "Non mi aiuti a venire in piedi?"
"Ti ho schiantato, non ti ho rotto una gamba." Hermione incrocia le braccia al petto e fa per aprire la bocca di nuovo, ma viene interrotta.
"Ci mancherebbe anche." è Lee che commenta, ammutolendosi all'istante quando riceve una gomitata nello sterno da George, che scrolla il capo come per dirgli che non è ancora arrivato il momento.
Cala il silenzio, Hermione guarda Jordan e si mordicchia il labbro, "Sono abbastanza sicura che te la caverai anche senza il mio aiuto, Fred."
"E tutto il resto di quell'abbastanza? Se non fossi in grado di cavarmela senza il tuo aiuto?" la implora, sbattendo le ciglia un paio di volte nel tentativo di attirarla in una trappola. E quasi ci riesce, perché per un secondo il suo corpo si spinge in avanti. Miseriaccia, Fred Weasley.
"C'è Lee che ti può aiutare nel caso, no?"
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Si passa il galeone tra le dita e lo fa scivolare nella tasca destra della divisa da Battitore, leccandosi le labbra: anche quel giorno, come ogni giorno, è un buongiorno per fare affari. Saluta con la mano aperta il giovane studente che tiene stretta la Merendina Marinara e si gira dall'altra parte del corridoio, inzuppando il terreno di una sostanza mista tra acqua e fango: dovrebbe farsi una doccia, è quello che pensa mentre la sua attenzione viene catturata da una pila di libri che sta arrivando nella sua direzione.
Non volano, no, qualcuno nascosto dietro quei mille tomi li tiene appoggiati alle braccia, "Granger, che combini questa volta?" le chiede sornione – non controlla nemmeno che sia lei, sa benissimo che c'è un solo essere vivente in quella scuola in grado di finire in una simile condizione.
"Oh, per Merlino." la voce lo raggiunge un po' ovattata e Fred finisce per trattenere le risate e inclinare il capo verso la spalla, "Ci mancavi solo tu."
"Anche per me è sempre un piacere incontrarti, sai?" le cammina a fianco, incrociando le mani dietro la schiena – è la verità, è sempre un piacere prendere in giro Hermione, bisogna solo accorgersi quando smettere per evitare di essere schiantati contro il muro della Sala Comune.
"Non fare l'ironico adesso, non sono in vena." lo ammonisce, spostando il peso dei libri sul braccio destro e girando il viso nella direzione del gemello: ha la guancia schiacciata contro le copertine e a Fred sale l'istinto di allungare la mano e affondare l'indice nella pelle, per vedere fin dove può sprofondare.
"Quando mai sei in vena?"
Hermione si lascia scappare una risata contenuta, chiudendo gli occhi, "Fred." lo prega – però ha riso, si appunta il gemello nella mente, salvando l'attimo in cui le labbra della giovane si sono distese sul volto e gli hanno regalato una mezza vittoria.
"Mi dici che combini?" le chiede quindi, lanciando un'occhiata piuttosto eloquente ai tomi che porta tra le mani, "Ti sei dimenticata che puoi semplicemente sussurrare due parole e farli lievitare?"
"Farei lievitare anche te, se potessi, ma andavo di fretta e ho lasciato la bacchetta in camera." commenta truce la giovane, sistemando i libri con un movimento delle braccia: uno sembra cadere, ma la mano di Fred lo ferma e lo tiene in posizione.
"Allora chiedimelo, su, non è difficile." le intima divertito, "Fred, luce delle mie pupille, potresti per favore far lievitare i miei libri?" le si avvicina nel frattempo, con la scusa di trattenere il pesante tomo nella mano e arriva a sfiorarle il naso.
"Non parlo così." sussurra la giovane strega, lanciando lo sguardo verso il pavimento per non perdersi nelle iridi del gemello – ha già imparato che non hanno via di fuga.
"Se non parlassi così, non ti avrei imitato così." le fa notare, mettendosi la mano nella tasca e ricominciando a camminare, "Hai sempre quel tono, se sai cosa intendo."
"Che tono?" Hermione alza un sopracciglio, rimanendo ferma in mezzo al corridoio per scrutarlo meglio – o forse per prendere una pausa, ma non è che lo può confessare al gemello, che non ce la fa più a tenere un paio di libri tra le mani.
"Quello di una che non è mai in vena."
"Fred!" la giovane arrossisce appena sulle guance, non per imbarazzo: è chiaramente accigliata da quell'affermazione e il gemello ci mette davvero poco a sorriderle dolcemente.
"Vedi, dici Fred come se ti avessi fatto qualcosa di atroce." scrolla le spalle, passandosi la lingua sul labbro superiore, "Forza, chiedimelo come si deve."
Cala il silenzio, le guance adesso sono davvero sporche di imbarazzo e le mani si stringono contro la pila di libri che ha in mano – come si fa? Come si può... "Potresti far lievitare i miei libri? E non fare scherzi, se no mi tocca ucciderti a mani nude." si sforza di domandare ed è in quel preciso momento che qualcosa nello stomaco di Fred comincia a muoversi: gli dà fastidio, è come se il mondo per un attimo smettesse di girare e tutto prendesse il colore degli occhi di Hermione.
"Non ho la bacchetta, ero ad allenarmi e l'ho lasciata in camera anche io." le risponde con gli occhi pieni di malizia.
"Oh, per Merlino." Hermione scrolla il capo, riprendendo a camminare in direzione della Sala Comune un po' più velocemente, con tutto l'intento di lasciarlo indietro e di dimenticarlo, ma si accorge presto che è impossibile: Fred è come l'inchiostro con cui si sporca il dito medio mentre scrive i temi, praticamente indelebile.
Infatti le corre dietro, sovrastandola di qualche centimetro e fermandola con le braccia: gliele passa intorno al capo e scende a prendere la maggior parte dei libri che tiene tra le mani, "Ma questo non mi impedisce di aiutarti, no?" Miseriaccia, Fred Weasley.
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Uno dei tanti motivi per cui ama sgattaiolare via di notte, è che il fuoco della Sala Comune crea mille giochi sulle pareti: si ferma a guardarli spesso seduto sull'ultimo scalino e lascia correre la mente. Per tanto tempo è stato il pensiero dei Tiri Vispi a tenerlo sveglio, ora c'è solo un'immagine che si tinge di nocciola, a volte di un tenue rosato. Si tinge di Hermione e non va via. Solo che, per quanto se lo ripeta e provi a far finta di niente, qualcosa emerge in superficie e non è l'unico ad essersi accorto che è tutto diverso: George gliel'ha chiesto, Lee l'ha semplicemente dedotto dal fatto che ha rifiutato l'ennesimo appuntamento sotto le stelle con una Tassorosso del sesto anno. Era brutta, quella è la scusa che si è dato, ma una timida vocina viene a ricordargli che era brutta solo perché non era Hermione. Beh, era anche brutta.
Scende l'ultimo scalino e ci si siede, appoggiando la tempia alla pietra fredda: tutto si annulla d'improvviso, l'anima si placa e si concentra alla perfezione sul suono dello scoppiettio della legna; gli ricorda la tana, i ricordi in un'infanzia, la cucina di Molly, i rimproveri finti del padre e gli compare presto un sorriso sulle labbra. Quegli attimi si incrinano, quando a disturbare il rumore dei ciocchi che bruciano arriva lo sferzare di una piuma contro carta spessa, il rumore fastidioso di un pennino che va a sbattere con una bocchetta d'inchiostro. Si alza contro voglia e d'improvviso trova la fonte di quel suono: Hermione è rannicchiata sul pavimento, il busto appoggiato al tavolino basso davanti al fuoco e ha una ciocca di capelli che le ricade proprio davanti all'occhio destro. Si mordicchia il labbro, lisciando la pergamena su cui sta scrivendo con un movimento dell'indice. Non si è accorta della sua presenza, quindi continua a fare quello che stava già facendo, rimuginando su quali parole usare e come scrivere una cosa che è così... Così compromettente.
Fred dal canto suo si ferma a fissarla un po', adesso che è circondata dal candore del fuoco ed è calma, silenziosa; sorride persino, mettendo un punto alla frase che ha appena finito di scrivere: l'espressione si è addolcita e le guance si colorano presto di un tenue rossore – è riuscito a metterlo in parole alla fine. Prende la pergamena tra le mani e si mette a leggere in silenzio.
"Hermione, che ci fai sveglia a quest'ora?" la interrompe, appoggiandosi allo schienale del divano e scrutandola nel buio.
"Potrei farti la stessa domanda."
La bocca di Fred si distende solo leggermente in un sorriso contenuto: davanti alla testardaggine di quella strega non sa mai se ridere o strapparsi i capelli, "L'ho fatta prima io, però."
Hermione torna a guardare la carta che ha tra le mani, ma distoglie lo sguardo con imbarazzo – diventa così palese che non voglia dare una risposta, che voglia sparire in quell'istante. Si mordicchia il labbro, nel tentativo di contenere le emozioni, "Non mi andava di dormire."
È una bugia, Fred se ne rende conto quando in controluce legge un paio di parole sulla lettera: la felicità di trovarla lì si trasforma in qualcosa a cui non sa dare nome, ma sa che gli si stringe il petto in una morsa e non trova il modo di continuare il discorso. Distoglie anche lui lo sguardo per un attimo, cacciandolo nel vuoto delle fiamme: si sente un po' così, come bruciato vivo e sparisce presto la voglia di stare in quella stanza con lei, "Quindi non sei rimasta sveglia fino a tardi per rispondere alla lettera di Viktor Krum?" trova il coraggio di chiedere e nel farlo alza un sopracciglio, sprofondando poi nella poltrona più vicina.
"Come diavolo?" Hermione lascia andare la presa sulla carta, che torna ad adagiarsi al tavolo di mogano, "Come hai fatto?" chiede indignata, impaurita che abbia capito, visto, letto troppo.
"L'ho visto in controluce." fa spallucce Fred, accavallando le gambe e mettendosi il più comodo possibile.
"Non avresti dovuto, è una cosa privata." Hermione si acciglia, alzandosi in piedi e prendendo la direzione dei dormitori; si ferma tra il primo e il secondo scalino, tenendo la lettera accartocciata nelle mani, "Hai letto altro?" chiede tornando ad arrossire.
Fred si lecca le labbra: certo che non ha letto altro, è bastato intravedere il nome di Krum dalla carta per smettere di leggere – non tanto per lei, quando per lui: ha avuto la sensazione che avrebbe fatto troppo male. Il silenzio che si crea sembra essere infinito e prima che possa negare, la strega stringe la presa sul foglio e corre in camera sua senza aggiungere altro. Miseriaccia, Fred Weasley.
Credo di capire davvero quello che mi hai detto per tanti mesi, Viktor – che ti batte il cuore, che tutto si scalda, che tutto si tinge, che tutto è diverso e uguale allo stesso tempo, che si cammina sottosopra, che si dimentica di respirare. Credo che sia Fred... Fred è l'inizio e la fine.
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Lo scricchio della panca su cui è seduta, il respiro affannato che la raggiunge e il fruscio di una mantella sono segni più che evidenti che qualcuno è venuto a disturbarla. Di nuovo.
"Harry, seriamente, non ho idea di dove tu abbia messo... " si volta prima di poter finire la frase e si ammutolisce preso, tornando a guardare le pagine del suo libro; più precisamente, a nascondersi dietro le pagine del suo libro, "Con te non ci parlo." sussurra piano.
"Me ne ero accorto." Fred le risponde in fretta, prendendo la stoffa del maglione tra le dita per alzarlo e abbassarlo velocemente – è arrivato correndo? Hermione lo fissa con l'angolo dell'occhio, spostando di poco il libro: ha il volto leggermente arrossato e un ciuffo indemoniato sul capo. Miseriaccia, Fred Weasley.
"Oh avanti, Hermione, per quanto ancora hai intenzione di ignorarmi?"
"Per sempre."
Fred si gira a guardarla, fermando il movimento del maglione e piegandosi un po' in avanti: non riesce a scorgere il suo viso a causa della copertina di cuoio che la copre alla perfezione e non può rendersi conto del rossore che colora le guance di Hermione; l'unica cosa di cui invece si rende conto è che il cuore si è stretto nel petto, diventa quasi un macigno. Le toglie quindi il libro dalle mani, rispondendo con un sorriso malandrino al broncio che spunta in fretta sul viso della giovane, come a dirle che è colpa sua se è arrivato a tanto: della sua testardaggine, della sua sicurezza, di quel silenzio che inevitabilmente si è venuto a creare e gli sta stretto.
"Fred, il libro." comanda Hermione debolmente, cercando di nascondere l'imbarazzo con un tono di voce fermo, ma che finisce presto per incrinarsi quando capisce che per avere la sua lettura, dovrà prenderla dalle mani del ragazzo. Si sporge un po' in avanti con uno scatto veloce, ma Fred alza il braccio, "Fred!" è ormai priva di ogni orgoglio – non basta affatto che lui abbia letto i suoi sentimento su carta, deve anche venire a stuzzicarla? Deve mettere per forza il dito nella ferita aperta e farla sentire... Farla sentire così... Si spinge in alto con la mano destra e riesce a prendere il libro con la sinistra: solo a quel punto si accorge che è troppo vicino al gemello, che ha fatto perno sulla coscia di lui e che il suo naso sta sfiorando quello di Fred, "Il libro." sussurra appena, lanciando lo sguardo nei suoi occhi.
"Non l'ho letto." le risponde di rimando, mentre Hermione si allontana di poco e si rimette composta sulla panca: è improvvisamente troppo lontana, adesso che s'è abituato ad averla a un centimetro di distanza e così è lui che annulla un po' lo spazio che li separa appoggiando la fronte a quella della giovane strega. Salta un battito.
"Immaginavo che non l'avessi letto, non sei uno da storie babbane."
"Parlo della lettera dell'altra sera, non ho letto nient'altro." le spiega, sorridendole, non appena il ricordo si proietta nella mente di Hermione e lei è costretta ad arrossire, sentendo il suono della sua stessa voce che legge di un Fred che è inizio e fine, di un Fred che adesso è pericolosamente a portata di mano.
"Oh." riesce a dire, mentre il gemello stacca il viso e lo appoggia alla sua spalla, tornando a guardarla malandrino.
"Adesso la smetti di ignorarmi?" le chiede sporcando le sue parole con una risata contenuta, mentre alza una mano per passarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Miseriaccia, Fred Weasley.
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Lee allunga i piedi sul tavolino davanti al fuoco, lasciandosi scivolare sulla poltrona, "Che fate questo pomeriggio?" chiede alla coppia di gemelli che è in piedi davanti a lui: un po' lo giudicano, ad atteggiarsi come quello stanco, ma non dicono niente e si limitano a mettere le mani nelle tasche dei pantaloni.
"Penso mi vedrò con Angy."
Fred si gira quando vede scendere Hermione dalle camere e prendere la strada del ritratto, "Io ho un appuntamento." dice, senza staccare gli occhi dal muro che si chiude dietro di lei.
Lee prende un lungo sospiro, "Tormentare la Granger non è appuntamento, ne abbiamo già parlato."
Non arriva una risposta, il gemello si è già allontanato di qualche passo e tocca a George riempire quel vuoto, "Tu dici?" gli chiede, alzando un sopracciglio, "Secondo me lo è." lo afferma con sincerità, una sincerità tanto potente che la mente di Lee si mette a correre ed immaginare, e il giovane Grifondoro finisce per arrossire come una ragazzina del primo anno. Miseriaccia, Fred Weasley.
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"Cammini troppo veloce." la voce di Fred la raggiunge da dietro e lei guarda per un attimo il suolo, nella speranza effimera di essere inghiottita; o nella speranza di trovare del coraggio per rispondere e dire qualcosa che suoni più come una frase con un senso e meno come dei monosillabi e dei balbetti, "Cos'è, tenti di lasciarmi indietro?" le chiede a bassa voce, raggiungendola divertito.
"Suppongo sarebbe inutile." ammette alla fine Hermione, alzando il volto e puntando lo sguardo sul gemello che le è affianco. Fred le risponde con un sorriso, aprendo presto le labbra come per dirle qualcosa, ma la sua attenzione viene portata via quando dal fondo del corridoio giungono le voci di Harry e Ron, "Devi vederti con loro?"
Hermione nega con un movimento del capo, guardando per un solo secondo i suoi compagni di scuola venire verso di loro e tornando immediatamente ad osservare il gemello, "Posso rapirti un po' allora?" non aspetta una conferma per prenderle la mano e tirarla verso di lui, nell'esatto momento in cui fratello si accorge della loro presenza e cerca di attirare la loro attenzione: non serve a molto, perché la strega non si gira neppure, talmente è concentrata a rallentare il battito del suo cuore. Non ci riesce, ovviamente, perché mentre corrono il profumo di Fred l'avvolge e le sembra finalmente di far parte del suo mondo – perché deve sempre correre? Perché mentre corre e le stringe la mano si mette a ridere e sembra essere felice? Perché?
"Dove mi stai portando?" gli chiede, convincendo il suo corpo ad andare un po' più veloce per stare al passo.
"Al lago, se ti va andare al lago." le dice, "E se non ti va di andare al lago, ti porto dovunque tu voglia andare." – basta che ci sia io, basta che ci sia tu: nessuno dei due ha il coraggio di dirlo, ma è scritto un po' ovunque.
"Andiamo al lago." conferma alla fine, stringendogli la mano per paura di scivolare via e di non sentirlo più, anche se dovrebbe aver imparato che non c'è modo di scollarlo, non c'è modo di essere lasciata indietro a sua volta. Non c'è modo di perdersi, se stanno insieme uno nei pensieri dell'altra.
Fred non molla la presa per tutto il tempo infatti, nemmeno quando raggiungono la spiaggia e i loro piedi sprofondano un goccio nel fango che si è creato quella mattina a causa della pioggia, "Sali lì." le intima, nel becero tentativo di non farle sporcare le scarpe più di quanto non lo siano già e l'aiuta a mettersi sopra una roccia, "Appoggiati pure alla mia spalla se è scivoloso." le dita di Hermione contro la sua pelle sono congelate, lo bruciano e si rende improvvisamente conto della situazione: ha il viso della giovane di nuovo così vicino, ma non ci vuole badare troppo, almeno finché non sembra essere stabile sopra la pietra. È quando alza lo sguardo e lo stacca dalle sue gambe che si immerge nel marrone dei suoi occhi e ogni cosa che lo circonda improvvisamente diventa otto volte più potente: il fruscio degli alberi, il canto dei pochi uccelli rimasti, il rumore dell'acqua che fa avanti ed indietro contro la sponda, il respiro di lei e il freddo delle sue mani che ora è diventato incandescente. Miseriaccia, Hermione Granger.
"Fred." lo riporta alla realtà con un sussurro, appoggiando anche l'altra mano alla spalla e incrociando poi le dita dietro al suo collo, "Ci sono volte in cui vorrei che avessi letto quella lettera."
"Sì?" il gemello tentenna un po', appoggiando le fronte sul maglione della strega: per lo meno, quando glielo dirà, che è innamorata di un giocatore di Quidditch di livello professionale, sarà immerso nel suo profumo. Una sola volta, tutto qui, pensa stringendo un po' di più la presa sui fianchi per tenerla ferma.
"Scriverlo è stato così difficile." gli spiega, mentre si mette a giocare con i capelli rossastri di Fred, "Dirlo ad alta voce sembra una pazzia."
"Se può consolarti, lo sentirò solo io." le fa notare, mentre sono circondati dal nulla, "E forse qualche animale nella foresta, ma non credo che possano farlo sapere in giro, se sai cosa intendo."
Hermione scuote il capo, "Non è quello il problema."
"No?"
Torna a guardarla quando non ottiene risposta e probabilmente è stato un errore, perché lo sguardo di Hermione è pieno di incertezze, è pieno di un misto di troppe cose che fanno arrossire pure lui: pensa che è bella quando non trova le parole, pensa che è bella quando si morde il labbro e stringe le dita per l'imbarazzo, pensa che è bella e basta, "No?" ripete un po' più sicuro di sé, "Non ci sono problemi nel dire che Viktor ti piace."
"Viktor?" Hermione lo guarda stranita e alla fine si lascia scappare una risata, "Viktor non mi piace affatto." continua divertita, appoggiando la fronte al suo braccio per nascondere il volto, "Miseriaccia, Fred Weasley, ma che cosa ti viene in mente?"
Non riesce a risponderle come vorrebbe, perché le voci di Ron e di Harry li raggiungono da dietro gli alberi, intenzionate a chiedere una spiegazione per la loro fuga, "Forse dovresti scendere."
"Mi piaci tu." è in quel momento che Hermione trova il coraggio di sussurrargli quelle tre parole, sporgendosi un po' in avanti e prendendogli la mano come appoggio per non cadere. È un tentativo di omicidio, Fred se ne rende conto sentendo le orecchie scaldarsi e capisce di non avere le parole giuste e il tempo per dirle la stessa identica cosa.
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"Sono cinque punti in meno." la voce di Hermione echeggia per tutto il corridoio, mentre lei torna a camminare sapendo bene che un'ombra continua a seguirla, "Vuoi farli diventare dieci?"
"Possiamo anche far andare la nostra casata in negativo, a mio parere." le dice, scostandole i capelli con un movimento dell'indice. Siccome non arriva risposta, le prende l'avambraccio con una mano per farla fermare e la bacia sulla parte del collo appena scoperta, "È un buon prezzo da pagare." le sussurra sulla pelle, prima di appoggiarci le labbra una seconda volta.
Miseriaccia, Fred Weasley.
Torno da Fred ed Hermione con una schiocchezza, ma mi andava di scrivere un po' sui miei giovanotti preferiti: è un periodo un po' così, in cui trovo difficile completare qualsiasi progetto per questo sono doppiamente felice di aver almeno messo un punto qui. Come sempre, sono in grado di lavare via i miei problemi. Ringrazio chi è arrivato qui in fondo e buona settimana!
Sia ❤
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