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Arya tornò a casa, attraversando quel piccolo frammento di prato che divideva la sua casa da quella del suo migliore amico. Il caldo era ancora insopportabile, e Arya già fantasticava sull’acqua fresca della doccia. Raggiunse il portone e frugò a lungo nella borsa prima di trovare le chiavi. Attraversò il pianerottolo e fece le scale velocemente, notando la piacevole aria che le sfiorava il viso. Nonostante fosse bollente, le dava l’impressione che c’era effettivamente qualcosa da respirare.
Infilò rapidamente le chiavi nella toppa, e, come al solito, trovò difficoltà a levare la seconda mandata. Si inceppava sempre, dovrò ricordare a papà di sistemarla, si disse.
Entrò in casa e quasi le si prese un infarto, trovandosi suo padre proprio dietro la porta.
– Cosa ci fai chiuso a chiave dentro casa? – chiese Arya con tono sorpreso. Attraversò l’ingresso per mettere le chiavi nel posacenere di cristallo -puramente ornamentale, dato che né lei né suo padre fumavano- e posò la borsa sulla panca all’ingresso.
– Testavo l’allarme. Evidentemente non funziona; a questo punto avrebbe dovuto sfondarci i timpani e mandare una chiamata al mio cellulare – disse fissando lo schermo. In quella posizione si notava di più il leggero doppio mento del padre, dovuto soprattutto all’età e non alla costituzione. Era sempre stato un uomo abbastanza alto, ma ultimamente non si notava più molto, a causa della pancetta che aveva messo su, e anche il modo in cui era vestito incideva. Si era già cambiato con gli abiti da casa e aveva indosso una tuta e un paio di ciabatte.
– va bene, dai. Domani chiamerò il tecnico e gli chiederò di dargli un’occhiata. Però ora mangiamo, eh? – disse entrando in cucina e aprendo la porta del frigo.
– Ehm.. a proposito di questo... che ne dici di prenderci una pizza? Non ho fatto in tempo a comprare niente, tesoro. – disse con una mano dietro la nuca.
Ad Arya fece un po’ pena, come faceva ad essere così sbadato? Chi era il genitore tra i due?
– Vada per la pizza. – Anche perché non mi hai lasciato molta scelta aggiunse mentalmente, e con uno sbuffo richiuse lo sportello del frigo. – io rossa con prosciutto crudo e funghi ma senza mozzarella, come al solito.
Durante la cena, suo padre le chiese un aggiornamento sul trasloco e si offrì di darle una mano a togliere dai pacchetti tutti i bicchieri e le bomboniere per la credenza di cristallo in salotto. La conversazione continuò tranquilla fino a quando Arya non sbadigliò.
– Sei stanca? – chiese Stephen sparecchiando.
– Si, un po’. Vado a mettermi a letto, ok? A che ora esci domani? – chiese mettendo il suo bicchiere nel lavello. Non era il suo turno questa settimana di pulire la cucina, Arya aveva il bucato e i bagni.
– sicuramente prima di te, zuccherino. Buonanotte.
– ‘Notte, Pà. – gli schioccò un bacio sulla guacia, e mentre saliva le scale già pensava alla fresca acqua della doccia e al letto morbido e accogliente.
Fu lo squillo del telefono a svegliare Arya dai suoi sogni. Allungò una mano sul comodino per afferrare il cellulare e premette un tasto a caso sperando che fosse quello giusto.
– Pronto? – avvicinò il cellulare all’orecchio tentando di camuffare la voce ancora roca a causa del sonno.
– Non ci credo, stavi ancora dormendo? – all’altro capo del telefono si sentì una risatina soffocata.
– Chrì, dai, che ore sono? – disse mettendosi a sedere e aprendo gli occhi per la prima volta.
– È ora che alzi il culo da quel letto e esci un po’, tanto che fai sveglia a casa da sola?
– Non ero sveglia fino a un minuto fa. Comunque... cosa ti sei inventato ora? l’ultima puntata di Pretty Little Liars in streaming? – il tono era evidentemente canzonatorio, segno evidente che non era più irritata.
– no, anche se ero a un passo dal capire chi fosse “A”. Comunque, ho scovato a un paio di chilometri da qui una pista di pattinaggio, ti va se ti accompagno a farci un salto? – come al solito aveva pensato a lei. Christian odia pattinare ma continua ad accompagnarcela, sebbene Arya non abbia mai capito il perché.
– dammi mezz’ora. Il tempo di trovare i pattini in mezzo al caos del garage e farmi una doccia. – parlò con voce rotta da uno sbadiglio. – non mi hai ancora detto che ore sono, e non è un buon segno.
– porta un cestino col pranzo, mangiamo in un posticino carino. Io penso alla colazione. – si sentì all’altro capo del telefono frugare qualcosa e un rumore di metallo che cade. Chissà cosa stava combinando.
– ok, pensaci tu. – stava per riagganciare quando disse: – grazie Chrì, ti voglio bene.
– anche io piccola isterica, ci vediamo tra mezz’ora. Puntuale. – e dopo aver messo particolare accento nell’ultima parola, riagganciò.
Il display ancora illuminato del telefono segnava le 8 e un quarto. Pazzo. Svegliarmi a questo modo di prima mattina!
Dopo il secondo colpo di clacson, il che significava che Christian la stava già aspettando di sotto con la macchina, Arya prese il cestino e la borsa e scese di corsa le scale.
Ancora sul viale urlò – mi hai chiesto di portare un cestino ed eccolo qua, ma non ci sono viveri, purtroppo, solo acqua e succhi di frutta – lo informò aprendo la portiera del SUV. – passiamo a fare spesa velocemente? – chiese fissando l’amico.
– Già fatto – disse con un sorriso beffardo sfilando da una busta nel sedile posteriore una baguette gigante avvolta in una carta marroncina che diede in testa ad Arya.
– Ahi, smettila! – ridacchiò Arya rispondendogli con una spinta sulla spalla destra. – pensa a guidare.
– che modi sono? – disse con tono offeso palesemente finto, iniziando a farle il solletico ai fianchi.
– nono! Tregua! Scusa Chrì, scus-basta! – non potendo sfuggirgli, gli si buttò addosso ridendo in preda a spasmi. Funzionava così ormai da molto tempo; quando Arya lo sfidava o lo provocava, la discussione finiva sempre con il solletico e un abbraccio.
Lui la abbracciò e le disse – non provare mai più a sfidarmi – la aiutò a rialzarsi e le diede un bacio sulla guancia. In quel preciso momento Arya pensò a quanto fosse fortunata ad avere un amico come lui al suo fianco.
– Si parteee!
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