15

Nella foto: Daniel dopo che ha dato il pugno al muro. (Leggere per capire ^.^)


I due giorni seguenti passarono con tranquillità, nessuno strano avvenimento, né tantomeno ebbe notizie da Christian o Daniel. Non era più uscita di casa e aveva passato le giornate con suo padre, che aveva ottenuto tre giorni di ferie prima di ripartire per lavoro. L'unico accenno al suo migliore amico lo ebbe da suo padre, proprio quel pomeriggio.

- Hai più sentito Christian? - chiese vago, suo padre, mentre Arya leggeva Harry Potter* sul divano.

- Mmh Mmh. - fu la sua unica risposta. Era molto presa dal settimo capitolo della saga e soprattutto non aveva intenzione di parlare di Christian. Era un argomento vietato, non si poteva pensare a lui, né si poteva nominarlo. Cos'è meglio di un buon libro per scacciare via i pensieri?

- sai, sua madre ha detto che non esce più dalla sua camera da quando è tornata. Di solito state sempre in giro, voi due. - insistette Stephen.

Arya abbassò il libro e guardò in cagnesco suo padre, che disse: - Ok, capito. Non ne vuoi parlare. - Alzò le mani chiedendo ammenda e tornò in camera.

Ecco, tutto il suo lavoro era ormai rovinato, era stata tutto il giorno a leggere con le cuffie per non pensare a lui, e suo padre aveva pensato bene di tirare fuori l'argomento.

Posò il libro e tornò a stendersi sul divano. Accese la musica con la playlist per i momenti tristi.

Doveva assolutamente fare qualcosa. Lo aveva chiamato almeno una dozzina di volte in questi due giorni, ma lui non si era mai degnato di risponderle. Non era mai successo che non si sentissero per due giorni interi, la loro era una specie di simbiosi. E ora Arya si sentiva come se le avessero strappato via il suo gemello siamese dal fianco. Un senso di vuoto le attanagliava lo stomaco.
"Cause my heart breaks a little when I hear your name..." recitavano le parole nelle sue orecchie.
Tutto questo era immensamente triste e ingiusto. Arya aveva solo cercato di fare la cosa giusta, invece era andata incontro proprio a quello che aveva cercato di evitare. Non seppe dire quanto tempo rimase sul divano, sdraiata a pensare a com'era la sua vita prima. Avrebbe voluto poter riavvolgere il tempo e tornare a quella maledetta sera, quando avva perso il controllo. Quella sera... quando si erano baciati, quando lui aveva poggiato le sue dolci e morbide labbra sulla sua bocca e sul suo collo. Si sentì percorrere da un brivido.
Proprio come i due giorni precedenti, non riuscì a rallentare il corso dei suoi pensieri finché, dopo cena, decise di uscire. Doveva cambiare aria e smettere di pensare.

Aprì la porta e scese le scale. Arrivata all'ultimo gradino sentì la porta dell'appartamento di Daniel aprirsi.
- Dove pensi di andare? - il tono era duro, e quando Arya si voltò nella sua direzione vide che i suoi occhi tremendamente affascinanti la squadravano da capo a piedi.

- Dai ti prego, non mettertici anche tu, è già abbastanza pesante così com'è. - poggiò la testa al muro, esasperata.

- Non ti lascerò andare da sola. - incrociò le braccia al petto. Arya capì che sarebbe stato inutile discutere su questo punto.

- Vieni con me allora. - tentò, ansiosa di poter uscire di casa.
L'espressione sul viso di Daniel era incerta e Arya si morse un labbro , aspettando il verdetto.
- Non se ne parla. Mi faresti un favore se per stasera rimanessi a casa. - le disse, ancora davanti alla porta di casa sua, mentre Arya era rimasta impalata sull'ultimo gradino. Ringraziò per un momento la distanza che li separava, forse non avrebbe notato la delusione nei suoi occhi.

- Perché?

- Perché stasera non ho tempo da sprecare stando dietro una ragazzina capricciosa. - scattò.

Ragazzina capricciosa?! Sgranò gli occhi, risalì le scale e si fermò proprio davanti alla sua porta. Purtroppo la sua testa gli arrivava a mala pena al petto, quindi non poté guardarlo dall'alto in basso come desiderava.
Ma mise tutto l'odio che poteva nel suo sguardo, se avesse potuto incenerire qualcuno con gli occhi a quest'ora Daniel sarebbe un mucchietto di cenere.

- Scusami tanto se ti ho fatto perdere tutto il tuo preziosissimo tempo in questi anni. - lo superò ed entrò dentro casa, senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.

Rimase dietro la porta, cercando di calmarsi prima di rischiare di incrociare suo padre per casa in quello stato. La TV trasmetteva la partita nel salone ad un volume troppo alto. Quasi non sentì un tonfo sordo nel pianerottolo.

Era ancora in piedi davanti alla porta, e le bastò avvicinarsi allo spioncino per vedere Daniel, appoggiato con una mano al muro. La sua mano era chiusa a pugno e le parve di intravedere una crepa che si diramava come una ragnatela dal punto dove Daniel aveva colpito la parete. Si scostò, fissando un punto imprecisato nella direzione in cui Arya era appena sparita. Fece un respiro profondo, cercando di calmarsi, si voltò di scatto e come un fulmine scese le scale.

Arya ebbe giusto pochi secondi di tempo per pensare.
Rimanere a casa come le aveva ordinato o seguirlo.

Dopo pochi minuti stava camminando nell'ombra con le sue Skechers che avanzavano silenziose sull'asfalto del marciapiede. Daniel era veloce e non era facile per Arya stare al suo passo.
Continuava a dirigersi verso il parco, e probabilmente stava cercando informazioni su quello che era successo giorni prima.
Ad un certo punto svoltò l'angolo e dopo poco Arya fece lo stesso.

Le sfuggì un urlo, quando se lo ritrovò proprio davanti, con le braccia incrociate e molto, molto arrabbiato.

- Cosa diavolo pensi di fare?- le ringhiò. Si era messa davvero nei guai.

- Come ci si sente a essere seguiti? - Arya si stupì di quanto la sua voce sembrasse ferma e coraggiosa.

- Ci si sente rumorosi, ad essere seguiti da te. - sbottò, afferrandola per un braccio e trascinandola verso un punto totalmente buio. - Il fiatone che avevi si sarebbe sentito a parecchi isolati di distanza, per non parlare di tutte le volte che le suole delle tue scarpe hanno grattato l'asfalto. Pensi che io sia così stupido?

- N-no. - Un sibilo quasi impercettibile. Lui la stava fissando insistentemente negli occhi, e lei si sentì affondare in quegli specchi d'acqua ghiacciata. Il cuore le martellava nel petto e si accorse solo in quel momento che stava trattenendo il respiro.

- Ti riporto a casa. - tuonò.

- Dai, per favore, portami con te! - unì le mani, pregandolo.
Ma che diavolo sto facendo? Si rese conto di quanto doveva sembrare patetica ai suoi occhi.

- Non puoi venire. È troppo pericoloso. - Scosse la testa.
Se voleva riuscire nell'impresa avrebbe dovuto cambiare tattica.

- Vuoi dire che non saresti in grado di proteggermi? - Cercò di sembrare incredula. Forse colpendolo nell'orgoglio sarebbe riuscita a ottenere una reazione migliore.

- Ma certo che sono in grado, non dire stupidaggini. - si scostò leggermente da lei. Passarono un paio di interminabili secondi e alla fine disse: - Stai molto attenta, se inizi a compromettere la missione giuro che ti abbandono per strada, succeda quel che succeda.- Bingo! Ce l'aveva fatta!

Non riuscì a trattenere un sorriso, quasi saltellava per la gioia. - non te ne pentirai, promesso!

- Me ne pentirò sicuramente. - sospirò, coprendosi la fronte con una mano.

Dopo un quarto d'ora circa, Arya si trovava nel bosco a fianco di Daniel, che si muoveva svelto tra gli alberi e i cespugli.
- Ahi! - disse, fermandosi di colpo. Si guardò il polpaccio dolorante, ma era troppo buio per vedere cosa le si fosse conficcato nella pelle.
- Fantastico! Ora sanguini pure! - sbottò, abbassandosi a controllare.

- Come fai a saperlo? - gli chiese. Perché sapeva sempre tutto? Arya ci aveva appena fatto caso, dato che sentiva un rivolo di sangue che scendeva verso la caviglia.

- Primo, lo vedo. E poi lo sento.- la informò, tastandole la pancia.
Non fece in tempo a lamentarsi che sentì il tessuto della camicetta strapparsi.

- Che diavolo stai facendo? La mia camicia preferita!- si lamentò, alzando le braccia, sgomenta.

- Non è molto profondo, ma hai la pelle lacerata per una decina di centimetri più o meno. Potresti anche stare attenta a dove cammini! Hai preso in pieno un ramo di quel rovo e te lo sei portato dietro finché non si è staccato dalla tua pelle.

- Brucia, non lo toccare.

- ho finito. - si rialzò e Arya non riuscì a capire bene la sua espressione, dato che l'unica luce che riusciva penetrare gli alberi era quella della luna.

- Afferrami il braccio, e cammina dove cammino io. - sussurrò. - siamo vicini.

Arya si aggrappò al braccio di Daniel, sentiva il suo corpo che emanava un calore invitante. Dopo poco vide delle luci in lontananza, come quelle prodotte da un fuoco che sfarfalla.

- E ora che si fa? - bisbigliò Arya quando si fermarono dietro a un gruppo di alberi davanti alla tenuta.

- Ora cerchiamo di scoprire qualcosa. Tu fai silenzio e seguimi.

Arya obbedì, con l'adrenalina che le scorreva nelle vene. Le sembrava tutto più vivo, più colorato e rumoroso. I sensi erano all'erta.
Daniel si mosse di lato, e Arya scorse una casa e un falò, la cui luce calda illuminava la radura, creando un gioco di luci e ombre che Arya avrebbe voluto disegnare.
Si sentiva il vociare di alcune persone, che però erano fuori dal loro campo visivo.

- Ne prendiamo uno? - chiese Daniel, senza nemmeno staccare gli occhi dalla casa.

- Ma sei impazzito? Senti quanti sono? Ci uccideranno. - rispose sgranando gli occhi. Non diceva sul serio, giusto?

- Io ne vado a prendere uno. Tu cerca di stare zitta e immobile, nasconditi più lontano. Tornerò quando avrò preso uno di quei bestioni.

- non se ne parla.- Scosse la testa con enfasi. - Non ti mando al macello. E poi se dovessi aver bisogno di aiuto?

- me la caverò, come al solito. - gli sfuggì un sorriso. - Mi raccomando, fai attenzione.

Arya non fece in tempo a ribattere che era già sparito tra gli alberi, verso il punto dal quale si sentivano le voci.
Decise di seguirlo, rimanendo nascosta. Doveva assolutamente sapere cosa stava combinando. Si avviò, e mano a mano che proseguiva riusciva a distinguere meglio le voci, fino a che non vide sei sagome, tutte vestite di nero che parlavano animatamente intorno ad un tavolo. Le risate e i bicchieri colmi di liquido scuro le fecero pensare che fossero un po brilli, forse sarà tutto più facile per Daniel se sono ubriachi, si tranquillizzò.

Uno di loro si staccò dal gruppo, procedendo verso di lei. Il panico la invase. Mi ha sentita. Si immobilizzò, senza fare rumore, proprio come le aveva detto Daniel. L'uomo si stava slacciando la cintura dei pantaloni e, arrivato all'ingresso del bosco, iniziò a tirare giù anche la cerniera dei jeans.
Arya smise di guardare, con una smorfia di disgusto. Un rumore poco lontano da lei attirò la sua attenzione e quella dell'uomo, arrivato fin lì solo per liberare i suoi bisogni.
Dei passi la avvisarono che il bestione si stava dirigendo verso la causa di quel rumore, che si ripetè di nuovo, alla sua sinistra.
Daniel spuntò da dietro le spalle dell'uomo e gli tappò la bocca. Questo provò ad agitarsi e a richiamare l'attenzione degli altri, e Daniel era sempre più in difficoltà. Cercava di non fare rumore, ma era molto difficile con tutte quelle foglie secche che c'erano per terra.
Arya si fece coraggio e afferrò un ramo da per terra, era corto più o meno come il suo avambraccio, ma era robusto e pesante. Colpì mirando alla testa dell'uomo, che si accasciò a terra con un tonfo sordo.

- Oh, Dio! È morto? - chiese, con espressione colpevole, portandosi una mano alla bocca.

- Che diavolo fai? e perché non ti sei nascosta come ti avevo ordinato di fare? - Sembrava molto arrabbiato e una vena gli pulsava sulla tempia.

Atya cercò di ignorare la parola "ordinato" e disse : - ma certo, te la stavi cavando benissimo da solo, eh? - alzò un sopracciglio, cercando di dimostrare che aveva fatto una cosa buona.

- E ora come pensi di spostarlo, genio?

- Beh... - fu tutto quello che riuscì a dire.

- Adesso dobbiamo sbrigarci ad andare via, prima che...

Fu interrotto da una voce potente che gridava: - KIRK! CHE FINE HAI FATTO, BRUTTO MAIALE? - Seguita da un coro di risate.

- Merda, sta giù! - le bisbigliò Daniel, strattonandola verso terra.

La sagoma di un uomo tozzo e basso si stagliava all'inizio della boscaglia, e avanzava sempre di più verso di loro.

- Kirk! Ma che diavolo...?- esclamò, vedendo il suo compagno a terra, stordito.

Daniel afferrò con un movimento fulmineo il bastone che prima Arya aveva in mano e lo colpì dritto sul naso, con una potenza tale che avrebbe potuto fracassargli il cranio.

- Corri.

La prese per un braccio senza dire una parola, mantenendo il silenzio fino a che non furono al sicuro, a pochi minuti da casa loro.












*RIP. ALAN RICKMAN*
14/01/2016

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top