2 Lei: un magico incanto
Nino mandò a chiamare il suo Re, che giunse poco dopo.
Nonostante le ore di pianto ed i solitari rimproveri a sé stesso; Adrien si presentò impeccabile come sempre.
Non chiese spiegazioni; ma notò che solo due cavalieri formavano la sua scorta.
Non era uno sprovveduto, sapeva di non essere ben visto negli alti ranghi dell'esercito, e sapeva che i comuni soldati gli obbedivano solo per timore; ma a lui non importava.
Il Re era il cavaliere più forte, e questo lo sapevano tutti; sfidarlo in duello significava essere sconfitto, e dalla sconfitta si ricavava la morte.
Mai nessuno lo aveva battuto; la scorta era più che altro una formalità.
Giunto a più di metà strada, il buio stava ormai calando; così diede ordine di sostare in un'osteria per poter rifocillare i cavalli e riposare.
Seppur abituato allo sfarzo; Adrien si sarebbe definito un tipo piuttosto spartano.
Come praticamente sempre accadeva, Adrien passò la notte tra incubi e risvegli frequenti.
All'ennesimo brutto sogno, il Re decise che era ora di alzarsi.
Ancora a dorso nudo, si avvicinò alla finestra; e guardò la notte abbandonare il proprio buio.
Quando era bambino e capitava che avesse il sonno disturbato, andava sempre da sua madre.
Suo padre morì pochi anni dopo la sua nascita; e lui lo ricordava solo vagamente.
Sua madre invece, che lo aveva cresciuto e coccolato, Adrien non l'avrebbe mai scordata.
Una donna gentile, caratterizzata da forza d'animo e amore per il prossimo.
Ne era sempre stato certo: l' avrebbe vendicata...
a qualsiasi costo.
Guardavano spesso insieme le fasi dell'alba succedersi, ed il conseguente affermarsi del giorno.
Il blu della notte, il rosso dell'orizzonte, ed infine il celeste del cielo.
Adrien amava quei colori, erano le tonalità della sua infanzia; e riuscivano ancora a placare il suo animo, perennemente in tempesta.
Suoni metallici lo distolsero dai suoi pensieri.
"Spade?"
Pensò.
Si vestí e scese di corsa.
Scoprí che i suoi sospetti erano fondati.
Dei briganti stavano derubando i cadaveri degli ospiti che avevano appena ucciso.
Senza sapere chi gli si fosse palesato avanti, i briganti lo schernirono e sfidarono.
Il combattimento iniziale fu corretto: uno contro uno, ed il Re della Distruzione non temeva rivali.
Successivamente però venne attaccato da più uomini contemporaneamente.
Più per fortuna, che non per reale abitilitá, Adrien riuscí ad ucciderli; ma anche lui riportò ferite estremamente gravi.
Il Re si teneva il fianco, cercando di rallentare l'emorragia della ferita più grave.
"Maledetti briganti...
Non posso morire senza aver dato l'ordine di attaccare, con ogni mezzo, il regno della Creazione"
Adrian riuscì a raggiungere il suo cavallo e lascio che il suo destriero lo conducesse all'accampamento cui era diretto.
Il dolore era atroce.
Il Re era stato ferito al braccio della spada, al fianco e ad entrambe le gambe.
Le armi dei briganti erano imbevute di veleno, e la vista iniziava ad offuscarglisi.
Si lasciò andare al sonno; convinto che non si sarebbe svegliato mai più.
Non sapeva quanto tempo fosse trascorso; Adrien aveva sempre amato i colori del cielo, ma, riaprendo gli occhi si scoprí a terra.
Tutto ciò che riusciva a vedere era il vivido verde di un prato.
Cedendo al sonno, evidentemente, il re era caduto dalla sella.
Ancora tragicamente dolorante vide e raccolse un ramo, che utilizzò per avanzare, neppure lui sapeva verso dove.
La fitte al fianco sembravano poterlo squarciare.
Era come avere taglienti lame conficcate poco sopra l'anca.
Si trascinò per un periodo indefinito.
Da qualche tempo aveva iniziato a sentire lo scroscio di un fiume, forse una cascata; consapevole delle proprie condizioni, tutto ciò che riuscì a pensare fu:
"Sarebbe bello, poter morire in un luogo pacifico."
La pace era esattamente ciò che in vita non aveva avuto; e trovò ironico che, sentendo le forze fuggire, ne rivalutò l'importanza.
"Un ridicolo paradosso; ecco in cosa si conclude la mia esistenza."
D'un tratto una natura meravigliosamente rigogliosa gli si palesò.
Era giunto in un prato bellissimo, pieno di piccoli fiori colorati; ed in fine vide la cascata, che gli aveva dato un'ultima ragione per resistere.
Si guardò intorno, e più di ogni altra cosa, a rapirlo fu la vista di una splendida ragazza che riposava adagiata al tronco di uno dei tanti alberi lí presenti.
Accanto a lei uno splendido cavallo bianco, e sul suo grembo un libro, evidentemente un po' troppo noioso per non cedere al sonno.
Rimase incantato, e sentì gli occhi aprirsi più del normale; come se così facendo avessero potuto vederla di più, o più a lungo.
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