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Una volta tornato a scuola Angelo fu mandato nuovamente dal preside. Questi, convinto che il ragazzo fosse semplicemente esausto, lo convinse a tornare prima a casa, dandogli il suo permesso speciale.
Una volta varcata la soglia di casa, andò direttamente in camera sua, chiuse a chiave la porta e si mise seduto alla scrivania, appoggiandoci sopra i gomiti ed incrociando le dita.
Angelo ripensò alle risate dei suoi compagni, sul pullman, sorridendo tristemente alla sensazione di deja vu. Inoltre anche se Marinette e Adrien non lo avevano visto probabilmente lo sarebbero venuti a sapere grazie ai loro compagni. Angelo non volle neanche immaginarselo, e cercò di concentrarsi sulla questione più importante: la statua di ghiaccio.
Le domande che assillavano la mente di Angelo erano numerose, e probabilmente non avrebbero mai ricevuto una risposta: chi aveva realizzato la statua? Perché era nella Senna? Se era davvero fatta di ghiaccio perché non si era minimamente sciolta? Da dove veniva quell' urlo misterioso?
Angelo appoggiò la testa sulla scrivania, chiuse gli occhi ed iniziò a giocherellare con il ciondolo.
Rimase in quella posizione per circa 5 minuti, elaborando le più disparate teorie, nel tentativo di spiegare quello che aveva visto e sentito. Quando finalmente trovò una spiegazione credibile, Angelo alzò la testa e spiegò a se stesso:
ANGELO: forse un qualche scultore professionista stava scolpendo su una terrazza sulla Senna e stava ultimando il suo ultimo lavoro. Dopo aver finito, ha messo la sua collana alla statua per vedere l' effetto che faceva. Poi per qualche movimento brusco la statua è caduta in acqua, e poi la corrente l' ha trasportata fin sotto il ponte, e visto che era in acqua da poco non aveva ancora cominciato a sciogliersi. Per quanto riguarda l' urlo... bhè, quello me lo sono immaginato per davvero.
Angelo era talmente concentrato che non si accorse neppure di aver parlato ad alta voce, ma poté immaginarselo visto che qualche istante dopo alle sue spalle sentì una voce, commentare la sua ipotesi
???: teoria alquanto interessante, ma non è andata esattamente così.
Angelo sgranò gli occhi, accorgendosi che quella voce non apparteneva al fratello o almeno a qualcuno di sua conoscienza.
Si voltò velocemente, ed appena lo fece rimase impietrito nel vedere uno strano esserino intento a guardarlo.
Nel vederlo Angelo drizzò la schiena, e fece per urlare, ma il movimento fu talmente rapido e brusco che questi cadde dalla sedia, innescando così delle risate da parte dell' essere.
???: tutto bene?
Chiese cercando di darsi un contegno.
Angelo ancora scosso esaminò la creatura da cima a fondo. Era un essere veramente minuscolo ed il suo corpo era interamente ricoperto da un sottile strato di peluria bianca. La testa era sproporzionata in confronto al corpo e su di essa spiccavano due piccole orecchie da orso. Aveva degli occhi molto grandi e luminosi, di colore azzurro ghiaccio e un nasino da peluche. Assomigliava un pò ad un teddy bear. Dal fisico non si poteva capire il sesso, ma ricordando la sua voce Angelo ipotizzò che fosse un maschio.
La creatura fissava Angelo, con sguardo divertito ma con una punta di preoccupazione.
Fu solo allora che Angelo si rese conto che la creatura era sospesa a mezz' aria. Angelo non poté fare a meno di pensare che fosse una cosa insensata, poiché la creatura non aveva ali o altre caratteristiche fisiche che avrebbero potuto concedergli quella capacità. Tuttavia nemmeno trovarsi uno strano esserino in camera non era una cosa molto sensata, quindi se ne fece una ragione.
La creatura fluttuò verso Angelo
???: riesci ad alzarti, Angelo?
Angelo schizzò in piedi, esclamando a gran voce:
ANGELO: COME FAI A S- SAPERE IL M- MIO NOME?!? CHI SEI TU?!
La creatura ridacchiò.
???: hai ragione, che sbadato, non mi sono neanche presentato.
L' esserino si schiarì la voce, per poi sorridere affabile.
DIPPER: ciao, il mio nome è Dipper e sono un kwami.
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Buonciao bimbi😊
Angelo ha fatto la coniscenza del suo kwami, Dipper, un orsacchiotto tenerello e zuccheroso, a questo punto come continuerà la storia?
Lo scopriremo vivendo... o leggendo.
Detto questo vi saluto, e ci vediamo alla prossima parte.
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