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Angelo rimase a bocca aperta, nel vedere che ciò che aveva salvato non era un essere umano... ma una statua di ghiaccio.
Angelo si mise inginocchio, osservando la statua, mentre nella sua testa esplodeva un uragano di domande.
Una tra tutte: che diavolo ci faceva una statua di ghiaccio nella Senna?!?
Angelo si avvicinò alla statua per poterla esaminarla meglio, notando che era piuttosto strana.
La statua rappresentava un ragazzo sui vent' anni, alto e robusto, con capelli lunghi e lisci. Indossava solo un perizoma. Era stato realizzato a quattro zampe, col braccio sinistro proiettato verso l' alto, direzione dove per altro era rivolto anche lo sguardo. La mano destra ed i piedi erano saldi. Sembrava quadi che si stesse arrampicando. L' espressione era a metà tra l' arrabbiato e l' impaurito.
Il particolare che basì maggiormente Angelo fu la maestria con la quale era stata realizzata.
Se avesse voluto avrebbe potuto contare e distinguere ogni singolo capello, le proporzioni erano perfette.
Angelo guardò nella sua bocca, notando che ogni dente e perfino la lingua erano stati realizzati con estrema maestria. Lo scultore era addirittura riuscito a scolpire ogni singola vena e a dettagliate i muscoli in tensione, con precisione anatomica impressionante.
Nell' ammirarla Angelo si accorse della presenza di un ciondolo, che però non faceva parte della statua.
Tolse il ciondolo, alla statua per esaminarlo meglio.
Era a forma di zampa d' orso completamente bianca, fatta eccezzione per gli artigli che erano azzurri, ed il contorno argentato.
Nel guardarlo Angelo non poté fare a meno di pensare che fosse di suo gusto.
Il ragazzo tornò ad osservare la statua, quando sentì una voce femminile che lo richiamava
PROF.BUSTIER: ANGELO! DOVE SEI?!
ANGELO: " ahia, stavolta l' ho fatta grossa".
Pensò mentre guardava in direzione della voce.
Fortunatamente, era in una posizione che non permetteva a chi era sul bus di vedere dov' era. Angelo prima di risalire volle trascinare la statua sotto il ponte, al fresco, e fece per rimettergli il ciondolo.
Guardando nuovamente l' ornamento però il ragazzo decise di tenerlo.
Non se lo spiegava bene, ma c' era qualcosa in quell' oggetto che lo attirava.
Angelo recuperò scarpe e felpa, si mise il ciondolo, e si incamminò, verso il bus.

Una volta risalito, Angelo fece per scusarsi, ma si accorse che la professoressa Bustier, i compagni e l' autista lo guardavano con occhi sgranati.
Inizialmente non ne comprendeva il motivo, ma bastarono pochi secondi per far ricordare ad Angelo un dettaglio, che era stato messo in ombra dal ritrovamento della statua: era bagnato fradicio. La professoressa,  fece per parlare, ma le venne impedito dallo scoppio improvviso di una fragorosa risata collettiva.
Angelo, in preda del più totale imbarazzo, cercò Marinette con lo sguardo, e per sua enorme fortuna, vide che era addormentata con la testa appoggiata... sulla spalla di un addormentato Adrien.
La visione di ciò fece peggiorare ulteriormente la situazione per il povero Angelo.
Visto che la risata stava portando Marinette alla veglia, Angelo si precipitò al suo posto, utilizzando la felpa  per non bagnare la tappezzeria. Si mise seduto sperando con tutto il cuore che quella situazione finisse al più presto possibile. Ma mentre si sedeva ebbe un flash, e si portò lentamente una mano dentro la tasca dei pantaloni, sentendo qualcosa di bagnato e molliccio.
ANGELO:"la lettera per Marinette è completamente rovinata".
Pensò Angelo, mentre si appoggiava sconsolato al finestrino, e la voce forte della signorina Bustier riportava l' ordine.

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