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Il bus dove si trovava Angelo stava attraversando un ponte che dava direttamente sulla Senna. Angelo, nel guardare fuori dal finestrino era riuscito a vedere per qualche attimo uno strano oggetto, che galleggiava nelle acque parigine. Angelo non riusciva a stabilire che cosa fosse di preciso, ma poteva sostenere con certezza che qualunque cosa fosse  rifletteva la luce, ed aveva una forma vagamente umana.
Angelo si sfregò gli occhi, per poi tornare a scrutare le acque, con estrema attenzione, non vedendo però nulla di anormale.
Angelo tirò un leggero sospiro, concludendo che si fosse trattato di un abbaglio, dovuto probabilmente alle ore di sonno ancora da recuperare.
Il ragazzo decise quindi di dormire un poco. Si sistemò cercando di mettersi il più comodamente possibile.
Stese le gambe ( facendo attenzione a non dar fastidio al compagno davanti ), appoggiò la testa al finestrino e si mise le mani in tasca, e con una mano sentì la famosa lettera che aveva scritto per Marinette, che gli pizzicava la mano destra.
Angelo cercò di non pensare a quella faccenda e si mise a dormire.
Poi sentì un urlo.
Angelo scattò, tornando seduto e sgranando gli occhi.
Quell' urlo lo aveva sentito molto bene, visto che il finestrino era aperto.
Angelo si guardò freneticamente attorno, notando che i suoi compagni non avevano semtito nulla: Marinette, Adrien e Alya avevano avuto la stessa idea di Angelo, e stavano schiacciando un pisolino. Nino ascoltava musica con le cuffie. Kim, Max, Rose e Juleka parlavano amabilmente tra loro. Nathanael disegnava sul suo album. Ivan e Maylene mangiavano stuzzichini. Chloè e Sabrina usavano il cellulare. L' autista guidava tranquillo e la professoressa leggeva qualcosa sul suo taccuino.
Angelo era confuso, possibile che se lo fosse soltanto immaginato?
Il ragazzo tornò a guardare fuori dal finestrino, in direzione dell' acqua, dalla quale dopo qualche secondo di calma fuoriuscì qualcosa che emise un urlo disumano, per poi inabissarsi subito dopo.
Angelo, preso dal panico si alzò e corse dalla professoressa, raccontandole ciò che avesse visto e sentito.
La professoressa guardò fuori dal finestrino, per poi guardare preoccupata ad Angelo.
PROF.BUSTIER: sei sicuro di stare bene Angelo? Non hai una bella cera?
Ad Angelo quella risposta parve strana, l' oggetto infatti in quel momento era in superficie ed era impossibile non vederlo.
Davvero la professoressa non lo aveva visto?
Angelo ci pensò un attimo, poi tossì.
ANGELO: effettivamente non mi sento molto bene, non è che potrei scendere un attimo per prendere una boccata d' aria?
Domandò, cercando di sembrare malaticcio.
Angelo ignorava il motivo ma da quel che aveva visto solamente lui poteva sentire e vedere quella cosa nell' acqua, e questo non faceva altro che stimolare la sua curiosità.
Doveva assolutamente indagare, ma per farlo doveva scendere da quel bus.
Intanto la professoressa aveva fatto fermare il bus, ed Angelo approfittando di un suo momento di distrazione scattò verso la riva del fiume. Una volta arrivato, Angelo scrutò l' acqua, alla ricerca anche della più piccola anomalia.
Il ragazzo rimase per 5 minuti filati a guardare l' acqua, senza quasi sbattere le palpebre, ma quella cosa non voleva saperne di riapparire.
Angelo non riusciva a capire. Possibile che si fosse solo immaginato tutto?
Un nuovo urlo però, pose fine ai pemsieri del ragazzo, facendogli alzare lo sguardo.
In quel momento, Angelo riuscì a vedere distintamente la figura: un uomo era in mezzo all' acqua, ed aveva evidenti difficoltà a rimanere a galla, urlava invocando aiuto.
Angelo aveva paura, e guardava l' uomo terrorizzato.
Ma in cuor suo sapeva che c' era una sola cosa da fare, e non avrebbe esitato.
Toltosi fulminamente le scarpe e la felpa, Angelo si precipitò in acqua iniziando a nuotare più forte che poteva. Mentre nuotava, Angelo non staccava gli occhi dall' uomo, il quale sprofondò dopo poco.
Dopo aver preso un bel respiro, il ragazzo si immerse alla ricerca del signore. L' acqua era marmata, ed Angelo era avvolto in un manto di puro gelo, ma non si era concesso il lusso di preoccuparsene.
Dopo qualche secondo di ricerca, Angelo riuscì ad intravedere una sagoma sfocata che piano piano si inabissava.
Eseguite diverse bracciate cariche di forza, Angelo riuscì a raggiungere il malcapitato, senza particolari intoppi, per poi afferrarlo e trascinarlo assieme a se a riva.
Angelo era mentalmente stremato per lo spavento, ma era sollevato di essere riuscito a trarre in salvo quell' uomo. Dopo aver preso un respiro profondo, Angelo si preoccupò del malcapitato. Si voltò velocemente verso di lui, ripassando mentalmemte le procedure di rianimazione ( fortuna che aveva fatto un corso accelerato di pronto soccorso ). Angelo si mosse velocemente verso di lui, preoccupato.
ANGELO: signore è tutto apposto? Riesce a...
Le parole gli morirono in gola. Il ragazzo si pietrificò nel vedere che la cosa che aveva salvato non era affatto un uomo

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