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Angelo percorse in silenzio il corridoio che lo avrebbero condotto all' ufficio del preside.
Il ragazzo era completamente solo, accompagnato soltanto dai rumori provenienti dalle altre aule, e dai suoi pensieri. Mentre camminava Angelo non poté fare a meno di ripensare agli sguardi dei suoi compagni. Dopotutto era grato di essere stato mandato dal preside, in quel modo almeno era riuscito a sfuggire ad una situazione imbarazzante.
Ma c' era un pensiero in particolare che non voleva abbandonarlo: cos' era quel sogno?
Li per li Angelo cercò di liquidare la questione ed etichettarlo come "semplice incubo dovuto alla stanchezza", ma ripensandoci non poteva fare a meno di avere la pelle d' oca. Le sensazioni che aveva provato erano tremendamente reali e anche se non voleva ammetterlo aveva davvero avuto paura. Si ricordò poi della voce che aveva sentito.
ANGELO:"tu puoi essere un eroe..."
Angelo si domandò a chi potesse appartenere quella voce, ma non poteva neanche immaginarlo in quanto essa aveva un tono particolare e non si capiva bene se fosse maschile o femminile.
Tra un pensiero e l' altro Angelo giunse davanti alla porta dell' ufficio del preside.
Rimase qualche secondo a fissare la porta, preparandosi psicologicamente prima di gonfiarsi i polmoni d' aria e varcare finalmente la soglia.
Entrato nell' ufficio, Angelo scrutò la massiccia figura del preside intenta ad esaminare una discreta quantità di moduli sulla sua scrivania.
PR.DAMOCLES: accomodati Comaschi. Disse senza alzare lo sguardo.
Angelo fece come richiesto, sistemandosi sulla poltrona sinistra senza staccare gli occhi dall' uomo.
Temendo di disturbarlo, attese educatamente che questi finisse le sue faccende, consapevole che l' attesa lo avrebbe dilaniato dentro.
Dopo quasi 2 minuti di attesa il preside mise via le sue scartoffie sospirando, per poi focalizzarsi su Angelo.
Il ragazzo lo fissava con espressione tranquilla, che nascondeva però un certo timore nei comfronti dell' uomo.
ANGELO: mi manda...
Il preside lo interruppe con un cenno della mano socchiudendo gli occhi.
PR. DAMOCLES: non scomodarti a spiegare, la professoressa Mendeliev mi ha già messo al corrente di tutto.
Il preside mise mano ad un cassetto, tirandone fuori una cartella per poi esaminarne il contenuto.
Angelo diede un' occhiata alla cartella notando il suo nome stampato sulla copertina.
Visto quel dettaglio, Angelo deglutì e il preside cominciò a leggere in silenzio il contenuto della cartella.
A lettura terminata il preside chiuse la cartella riponendola ordinatamente sulla scrivania, per poi incrociare le dita tornando ad osservare lo studente.
PR.DAMOCLES: Angelo Comaschi... allora ti trovi bene in questa scuola?
Angelo pensò che quella domanda fosse stata fatta per alleggerire la temsione, ma non avrebbe funzionato.
Ad Angelo piaceva molto il preside Damocles, ma il suo aspetto grottescho non lo aiutava per niente a sentirsi a suo agio.
ANGELO: si, all' inizio ero un pò disorientato ma alla fine mi sono adattato in fretta.
PR. DAMOCLES: ci credo, immagino che essere l' unico studente italiano in una scuola parigina sia difficile.
Disse il preside, facendo annuire timidamente Angelo.
PR.DAMOCLES: sai da quando sei qui ho sentito parlare molto bene sul tuo conto da parte dei professori.
Spiegò il preside riprendendo la cartella in mano e sfogliandola distrattamente.
PR. DAMOCLES: sei diligente negli studi ed hai ottimi voti in ogni materia, educazione fisica compresa. Inoltre sei un ragazzo tranquillo e sei riuscito a legare con quasi tutti i tuoi conpagni.
Il preside parlava senza staccare gli occhi dal fascicolo.
PR.DAMOCLES: già, riesci sempre a far felici tutti...
Il preside chiuse il fascicolo tornando ad osservare Angelo.
PR.DAMOCLES: ...ma non oggi.
Angelo abbassò lo sguardo mortificato.
ANGELO: mi dispiace davvero signor Damocles, non so come scusarmi.
Il preside si prese il setto nasale tra le dita, per poi alzarsi e dirigersi verso la finestra.
PR. DAMOCLES: ascolta Angelo, tu sei qui da poco meno di 2 mesi, ma sei già riuscito non solo ad ambientarti completamente ma anche ad avere una condotta stellare.
Il preside si voltò verso Angelo.
PR.DAMOCLES: quindi per adesso non me la sento di punirti.
Angelo alzò lo sguardo col volto illuminato per la notizia.
ANGELO: dice sul serio?
Il preside annui gentilmente, facendo illuminare ancor di più il colto del ragazzo.
ANGELO: la ringrazio signore, le giuro che non si ripeterà più.
PR.DAMOCLES: lo spero, torna pure in classe.
ANGELO: va bene, arrivederci e scusi ancora.
Angelo si alzò dalla poltrona, dirigendosi verso la porta.
PR.DAMOCLES: angelo aspetta un attimo.
ANGELO: si?
PR.DAMOCLES: senti te lo chiedo giusto per scrupolo ma perché stamattina sei cosi stanco?
ANGELO: bhè la mia permanenza qui costa, per cui ho iniziato a lavorare part-time, e di conseguenza devo studiare di notte.
PR.DAMOCLES: comprendo la tua situazione ma non puoi continuare così. Senti perché non chiedi dei soldi ai tuoi parenti in Italia?
ANGELO: vedrò quello che posso fare, la ringrazio per l' interesse.
Rispose gentilmente Angelo, per poi uscire dall' ufficio.
Destinazione aula.
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Buonciao ragazzi😊
Come promesso il secondo capitolo è uscito dopo poco😉
Vi dico subito che i primi capitoli sono abbastanza lenti ma poi la storia partirà a razzo, quindi abbiate pazienza😆
Ringrazio Sarayoshi per aver disegnato la nuova copertina
Detto questo ci vediamo alla prossima ragazzi
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