11. Caminetto

Sophie sospirò, allungando le mani verso il fuoco e lasciando che il calore le riscaldasse le punta delle dita, sebbene l’intero corpo sentiva ancora il freddo esterno: le era entrato dentro, quasi fin dentro le ossa, e le sembrava impossibile riuscire a ritrovare un po’ di calore.
Allargò le dita più che poteva, avvicinandosi un poco al caminetto e lasciando che il calore del fuoco, che divampava all’interno, portasse via il gelo dell’esterno. O almeno ci provasse.
«Pensavo di essere diventata immune al freddo» mormorò, non appena sentì i passi dietro di lei, rimanendo immobile e con gli occhi chiusi: lo sentì farsi più vicino e il calore del corpo di lui riscaldarle timidamente la schiena, poi le braccia l’avvolsero e la strinsero appena, mentre si lasciava andare all’indietro e poggiava la testa contro la spalla del marito: «In Tibet c’erano temperature molto più basse, eppure non sentivo tutto questo freddo.»
«Questo perché ti sei riabituata a vivere in modo decente» mormorò Gabriel, armeggiando con la sciarpa della donna e liberandola dall’indumento; riportò la mano alla gola di Sophie, giocherellando con il primo bottone del cappotto e facendolo fuoriuscire appena dall’asola: «Ho dei bei ricordi…»
«Del Tibet? Beato te, i miei non sono propriamente belli.»
«No, di noi due» Gabriel si fermò, posandole le labbra nella zona morbida dietro l’orecchio, stringendola di più a sé e sorridendo appena, quando sentì il sospiro sfuggire dalle labbra di Sophie: un piccolo suono che gli arrivò subito a una certa parte del corpo, facendola risvegliare: «Ti ricordi…» si fermò, schiarendosi appena la voce e cercando di recuperare il controllo che stava lievemente sfumando verso l’istinto: «Quella volta che ci beccò quell’acquazzone? Il caminetto nella casa dei tuoi, noi…»
Sophie sorrise, girandosi nell’abbraccio del marito e allacciandogli le mani dietro al collo, inclinando appena la testa e studiando lo sguardo azzurro dietro le lenti rettangolari degli occhiali: «Come dimenticarsene?» mormorò, stringendosi di più a lui e sfiorandogli le labbra con le proprie: «Era la mia prima volta.»
«Non l’avrei mai detto» bisbigliò Gabriel, intromettendo una mano fra di loro e portandola al collo, strattonando appena la cravatta: «Eri molto…molto…»
«Sei nervoso, Agreste?» domandò Sophie, facendo un passo indietro e gemendo appena quando sentì il calore del fuoco riscaldarle la schiena: «Sai, la cosa bella di avere un figlio sposato, è quella di avere casa tutta per noi…»
«Che cosa stai suggerendo, Sophie?» Gabriel le posò le mani sui fianchi e chinando appena la testa, poggiando la fronte contro quella della moglie e piegando le labbra in un sorriso sghembo, mentre gli occhi rilucevano di malizia.
«Di sicuro non quello che stai pensando» Sophie allungò un dito, sfiorando la punta del naso del marito e ridacchiando, nascondendo poi il volto contro il petto dell’uomo: «Abbiamo un figlio di vent’anni quasi e ci comportiamo come due ragazzini.»
«E’ forse scritto da qualche parte che non possiamo farlo?»
Sophie mugolò, stringendosi maggiormente al marito e sentendo le dita di lui che lavoravano alacremente sui bottoni del cappotto che stava ancora indossando: Gabriel fu veloce a far slittar ognuno dalla propria asola e le su dita scivolarono sotto il morbido cappotto, carezzandole i fianchi stretti dal vestito: «Sophie…» bisbigliò, chinando la testa e posando la bocca sul collo, succhiando appena la pelle.
«Ecco, questo è un qualcosa che un figlio non dovrebbe vedere.»
La voce di Adrien li fece fermare e Sophie si allontanò appena dal marito, sorridendo all’espressione di furia repressa che era appena comparsa nei lineamenti di Gabriel: «Adrien!» esclamò, sciogliendo l’abbraccio e avviandosi verso il figlio: «Che fai qua?»
«Ero venuto a prendere dei libri» le spiegò Adrien, indicando dietro di sé: «Non pensavo che in questa casa si ballasse quando il gatto non c’è. L’avete capita? Il gatto sono io perché…beh, è l’animale del mio Miraculous.»
«L’omicidio è ancora illegale, Sophie?»
«Gabriel…»
«Papà! Uccideresti il tuo unico erede perché…» Adrien si fermò, le labbra che fremevano dalla voglia di piegarsi in un sorriso: «perché ti ha interrotto?»
«Sarebbe un movente veramente ottimo, non credere.»
«E a chi lasceresti tutto?»
«A tua moglie, ovviamente.»
«Ecco, vedila come una vendetta per tutte le volte che tu hai interrotto me e Marinette» dichiarò Adrien, portandosi una mano al volto e massaggiandosi il mento, piegandosi appena di lato e annuendo: «Mh. Devo dire che non sono al tuo livello: sesso davanti al caminetto. Complimenti, papà.»
«Sophie, adesso posso ucciderlo?»
«Adrien, smetti di prendere in giro tuo padre. Gabriel, smetti di minacciare tuo figlio.»
«Sì, mamma.»
«Sì, Sophie.»

------------
Ed eccoci qua, una nuova settimana, un nuovo giorno e quindi un nuovo prompt (e ricordo che mancano 14 giorni al Natale!), stavolta si tratta di Caminettoe...beh, che posso aggiungere al capitolo? Niente, sinceramente. Non mi sembra che sia nulla da aggiungere, se non che il ricordo che viene condiviso è quello di un capitolo della raccolta Lemonish.
Detto ciò, passiamo alle classiche informazioni di rito: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top