Toppe
Quel pomeriggio, fuori San Damiano, era magnifico, esportato direttamente dai sogni bucolici d'un poeta: la luce del sole faceva sfumare gli ulivi d'argento, i campi di grano e di papaveri si stagliavano a perdita d'occhio giù nella pianura e i pennuti si rincorrevano fra fronde verdi emettendo vivaci richiami, amoreggianti cinguettii.
Francesco tese l'orecchio per ascoltarli meglio: adorava tutte bestiole, selvatiche e addomesticate, suoi fratelli e sorelle in Dio, ma gli uccelli in modo particolare.
Fu l'arrivo di Chiara a distoglierlo dai suoi pensieri.
«Allora...» Lei si munì d'ago e filo. «Questa come te la sei procurata?»
Assai sovente capitava che Francesco si lacerasse il saio e quando ciò avveniva Chiara s'assumeva il compito a ricucirgli le toppe.
«Dunque...» tergiversò il malcapitato. «Vedi... ecco....c'erano delle rondini ed il loro nido contenente le uova era caduto, perciò mi sono arrampicato sull'albero con l'intenzione di rimetterlo al suo posto, ma nello scendere...»
«Nello scendere sei rimasto impigliato nei rami vero?» continuò Chiara che ormai conosceva Francesco come la sua ombra.
«Già...» ammise con una punta d'imbarazzo.
Stettero un attimo raccolti in silenzio, Chiara rimediante al danno, bucherellante e rammendante lo strappo, Francesco osservante incuriosito una coppia di uccellini appollaiati sul davanzale della finestra.
«Fratelli uccellini...» mormorò lui protendendo una mano verso di loro. «Benedetti da un abito colorato, un meraviglioso richiamo, il dono del volo e ai quali il Signore provvede.»
Chiara alzò lo sguardo per un attimo dal lavoro di cucito.«Lo sai...» esordì pensierosa. «A volte penso che tu gradisca più la compagnia animale di quella umana!»
Francesco ricambiò il sorriso. «Sono nostri fratelli nel Signore, a volte capiscono molto di più delle persone e poi li chiamiamo dispregiativamente animali quando certe volte i veri animali saremmo noi... Ahi!»
Tutta presa dal suo discorso, Chiara aveva accidentalmente punto l'amico.
«Ops scusa! Ti ho fatto male?»
«No tranquilla.» Francesco tornò giocondo. «Ma cosa ne sarebbe di questo povero fraticello che si buca sempre il saio se non ci fossi tu, pianticella mia?»
Pianticella. Così Chiara amava definirsi: "la prima pianticella di Francesco", che sarebbe fiorita a primavera ed avrebbe diffuso il suo inebriante profumo per tutta la Chiesa.
Entrambi scoppiarono ridere.
Questi erano i loro momenti: liberi e fugaci, momenti racchiusi nell'ombra del chiostro. Erano fratelli in spirito, fiamme gemelle che bruciavano dello stesso, inestinguibile, amore di Dio.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top