Frammenti di pensieri al sole tramontato
Tu eri sempre un gradino avanti a me.
Io, timida pianticella, tuo ramoscello primigenio, che si schiuse al tuo sole, frantumando il tegumento del seme della paura. La paura. La paura è un circolo vizioso. Imprigiona l'uomo in se stesso e nei suoi limiti.
La fiducia libera.
Tu eri libero e io anelavo la tua libertà.
Volare con te, librarmi con te, lontana dalle chiacchiere vane di questo mondo. Questo mondo insofferente al diverso, smemorato della parola fratello. Il sole era nostro fratello. La luna nostra sorella. La terra nostra madre.
Qualunque creatura veniva benedetta dal tuo sguardo si tramutava in poesia, i tuoi occhi immensi e profondi e guardinghi scolpivano versi intorno a lei. Che fosse animale o foglia o filo di vento. Giocavi con i giorni, intessendo avventure e mirabolanti emozioni, districando il bandolo di tristezza dalle masse che a te affluivano.
L'uomo è saturo della tristezza.
Vuole ridere. Vuole sognare. Vuole amare.
Ha dimenticato cosa significhi amare, imparando a temere.
Prudente e cauto, diffidente dell'altro che dovrebbe essergli fratello e compagno nel pellegrinaggio della vita. In certe case si è abolita la carità, il fuoco inestinguibile che avvampava, invece, dentro il tuo cuore e ti manteneva vivo. Cercavi di fargli pervenire alla memoria, Francesco, un frammento dell'origine, dell'amore puro e innocente e incondizionato dei primordi. Cercavi di inculcargli, nonostante fosse affaccendato e distratto, quale poema di bellezza fosse il mondo circostante, se solo si fosse degnato di arrestare tutto, per un secondo, e contemplarlo.
Contemplarlo con la solennità d'una preghiera.
La poesia è una preghiera all'anima o al Fattore Primo?
E la passione del nostro Dio appassionato - di noi, dei nostri sbagli, dei nostri affanni - è stata una poesia epica degna di trascendere i millenni?
Eravamo come il sole e la luna, io e te, innamorati sotto stelle avverse, condannati a inseguirsi e cercarsi, riflettente una la luce dell'altro, inglobante uno la luce dell'altra, orbitante una intorno all'altro. La luna trascorre il suo ciclo vitale a inseguire il sole e quando le si consente di brillare è un assolo malinconico, il suo.
Eremita nella solitudine delle galassie.
Eravamo come la terra e il cielo, io e te. Lei, impregnata di vita e gravida di futuro dall'acqua piovente da lui, come sudore e lacrime di nuvole.
Ambivalenti, opposti, eppure necessari.
Connessi in ogni universo.
Ti ricordi Francesco, i cieli infiniti d'estate, emoraggie di luce dissanguanti le arterie dell'azzurro? La nostra ridente giovinezza, quando il mondo era una miniera di tesori?
Io e te.
Mi sforzo di decifrarlo quel cielo, ora, quel reame paradisiaco, dove sei approdato, estinto il tuo fulgore. Le mie preghiere saranno arpioni che ti riconduranno a me?
La tua Chiara è pronta a rischiare le tenebre che si prospettano.
Aspettami, fratello mio, per tutto il tempo che il Signore decreterà.
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