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Alla fine, come previsto, la straziante partenza di Lucifero aveva avuto luogo, dopo l'ultimo, disperato, saluto che Blake gli aveva donato dalle tegole della torre più alta della magione.

Il Discendente di Abele non si era mai sentito dilaniato a tal punto, non aveva alcuno a cui appoggiarsi e percepiva il terrore avvolgergli il cuore come melassa, lento ed inesorabile. Solo dopo ore il giovane si era deciso ad abbandonare con lo sguardo il punto in cui la figura indistinta del proprio amato era divenuta impercettibile annullandosi e sparendo verso luoghi sconosciuti e pericolosi. Fu una discesa sofferta quella verso la sala del trono, le piante dei piedi di piombo, ogni guizzo di luce proveniente da una vetrata era una ragione sufficiente per tornare a scrutare la volta pietrosa infernale. La speranza che il signore di quei luoghi tornasse non si affievolì nel cuore dell'albino sino a quando questi, tornato nel salone principale, dovette scontrarsi con l'immagine gaia e soddisfatta di Astaroth. Comodamente stesa sulla seduta del proprio padrone, la diavolessa aveva il volto contornato da un sorriso tutto labbra macchiato da bianchi canini, colei che avrebbe dovuto istruire Blake, permettendogli di esprimere tutto il proprio potenziale, si stava godendo il comando da poco ottenuto senza ritegno, rigirandosi i capelli fra le dita, un tutt'uno con l'oro della sfavillante effigie alle sue spalle. Seccato dall'intera questione e terribilmente triste, il Discendente di Abele si fece più vicino, aggirò parte della sala e si portò davanti al trono lanciando occhiatacce fulminee alla propria maestra, augurandosi che così  smettesse di ostentare la nuova, e momentanea condizione nella quale si trovavano, purtroppo per lui, entrambi coinvolti.

Solo dopo diversi minuti, ed in seguito ad un paio di finti colpi di tosse del giovane, la donna si scosse e spostò la propria attenzione su di lui, perdendo il proprio sorriso, quasi si fosse appena ricordata della piccola, insignificante motivazione per la quale si trovava lì.

<< Oh giusto ... >>

"Mi dispiace di averti rovinato i festeggiamenti per la posizione che mai e poi mai riceverai in vita tua. No, anzi, non mi dispiace. Stacca il tuo grosso sederone dal trono del mio amato Lucifero e comincia a darti da fare per farmi diventare più forte ! Perché se pensi che ti lascerò fare quello che ti pare mentre sei qui o che mi farò mettere i piedi in testa da una ... disgustosa ingannatrice come te allora ti sbagli !"

<< Ti eri già dimenticata di me Astaroth ? >>

Lanciandole un lieve sguardo soddisfatto, Blake incrociò le braccia al petto, aveva avuto a che fare con pochi altri diavoli. A parte Lucifero, le ex concubine di quest'ultimo e Mefisto non ne aveva incontrati, o almeno il suo padrone non glielo aveva permesso, ma con la diavolessa che ora lo scrutava severamente, sentiva di avere ancora meno affinità che con ogni altra creatura sovrannaturale conosciuta, Angelo compreso. Picchiettando con l'indice contro il bracciolo del trono, Astaroth cominciò a produrre una serie di ticchettii fastidiosi, il ragazzo non avrebbe saputo dire se fosse seccata dalla situazione, annoiata o se stesse solo riflettendo sul da farsi, ma si augurò non ci volesse troppo, il tempo scarseggiava e così anche la sua pazienza. In un unico movimento sinuoso ed elegante, l'ammaliatrice si alzò in piedi recuperando sicurezza ad ogni passo che faceva nella direzione del minore, era imperscrutabile e fastidiosamente altezzosa. Solo quando furono a poco meno di due passi di distanza il generale si fermò, la sua aura color ciano era chiaramente visibile, la faceva risplendere, il suo potere di attrazione permeava nella pelle del Discendente di Abele, ne confondeva i sensi e lo sottometteva rendendolo più arrendevole e fragile. Non servì molto perché le gambe del giovane cedessero facendolo finire a terra, vittima dei sudori freddi, per la soddisfazione della tentatrice millenaria.

<< Non potrei mai dimenticarvi "mio Principe" >>

Pronunciò quel nominativo con così tanta ironia che pareva stesse per scoppiare a ridere. Senza cessare il suo freddo attacco, la donna girò intorno al corpo inerme di Blake, lo scrutava divertita godendo del dolore che gli stava provocando, del profondo disagio che, era certa, stesse vivendo nell'essere obbligato a provare emozioni così forti per qualcuno che non fosse il compagno al quale si era concesso.

Quell'insulso umano era davvero una scelta inconcepibile per la diavolessa, impossibile che si trattasse davvero del predestinato di cui le avevano raccontato, dell'unica speranza rimasta a lei ed a tutti i suoi simili per riscattarsi e tornare ad ottenere quanto gli spettava di diritto.

L'albino sentiva l'aria mancare, era obbligato a tenere le palpebre sigillate per non peggiorare le condizioni in cui si trovava, provava un imbarazzo mortale. Arrabbiato per il comportamento della mentore, ma in particolare per la propria incapacità di sottrarvisi, l'albino era travolto da un tale senso di debolezza e fragilità da non poter fare altro che subire, se Astaroth aveva intenzione di dargli un assaggio di ciò che le sue capacità le permettevano ci stava riuscendo, se fosse stata in grado di renderlo, non solo immune a tutto ciò, ma capace di replicare la medesima influenza e fare molto di peggio, allora il ragazzo l'avrebbe ascoltata senza fiatare, ingoiando ogni offesa o comportamento insostenibile.

Tentando un'ultima volta di incrociare il proprio sguardo con quello della maggiore, Blake si sentì mancare, l'illusione davanti ai suoi occhi era talmente simile a Lucifero, alle narici gli giungeva perfino il medesimo profumo, quella brutta copia lo simulava nei più piccoli gesti impercettibili, quelli che il minore aveva ormai imparato a riconoscere ed amare. La consapevolezza di quanto avrebbe dovuto attendere per rivivere quelle emozioni realmente e sinceramente lo travolse completamente facendolo scoppiare in un pianto isterico.

<< S-smettila ! Non sei vero ! Non lo sei ! >>

<< A quanto pare qualcosina riesci già a fare, gli umani non riconoscono la differenza fra illusione e realtà, è facile ingannarli con trucchetti come questo e Lilith è indiscussa sovrana di quest'arte. In confronto a lei io sono come un bambino di cinque anni che cerca di riprodurre un Michelangelo usando dei pennarelli scarichi >>

Fermandosi dalla sua vorticosa ispezione intorno al gracilino corpo ai suoi piedi, il generale batté lentamente le mani in modo ironico e poi sollevò da terra il piede destro di qualche centimetro assestando un calcio poderoso allo stomaco dell'allievo, talmente potente da riuscire a spedirlo contro il trono. Il metallo di cui quest'ultimo era composto si piegò come burro, come se il Discendente di Abele fosse diventato rovente a causa del colpo ricevuto, la magnifica effigie rappresentata nell'oro venne liquefatta e tramutata in un'indistinta pioggia immobile nel tempo, una candela ormai sciolta. Nonostante l'indiscutibile ferocia dell'attacco subito, l'albino scoprì di non aver completamente perso i senti, anche se avrebbe preferito il contrario visto che, per qualche inspiegabile ragione, era in grado di percepire ogni piccolo frammento delle proprie ossa rotte scavargli nella carne. Un intenso bruciore prese ad espandersi dal punto in cui il ragazzo era stato colpito mentre le sue membra gocciolavano lentamente, incastrate, smaciullate e dislocate, tingendo il pavimento come i petali di un fiore fanno nel giardino quando si aprono all'alba.

Stava davvero per morire da solo, per ragioni che non comprendeva, per mano di colei che avrebbe dovuto renderlo più forte ? E mentre rifletteva sulla propria, tragica dipartita, il Discendente di Abele scorse la sfocata figura di Astaroth avvicinarsi, non sembrava preoccupata, o in ansia all'idea della probabile punizione che l'attendeva al ritorno del suo diabolico e vendicativo signore,  men che meno intenzionata a prestargli soccorso. Cosa voleva fare dunque ?

"Starà venendo a darmi il colpo di grazia ..."

Scoppiando in una lieve risata, la donna si portò davanti alla propria opera e, appoggiando le mani ai due lembi dello schienale che tenevano integro quanto restava di Blake, li aprì tranquillamente per poi afferrare  una manciata di ciocche candide dal cranio del giovane e spingergli il volto più vicino al proprio.

<< Ecco la situazione "mio Principe". Tanto per cominciare cancella quel tuo comportamento strafottente quando ti rivolgi a me, adesso qui comando io e se pensi che sarò carina, gentile e comprensiva nei tuoi confronti allora imparerai presto che nessuno, e ripeto, nessuno qui lo è o lo sarà mai, in particolare con un semplice marmocchio umano che ha avuto la fortuna sfacciata di nascere sotto una buona stella. Non sono amica tua, né una consigliera dalla quale andare a piangere o con la quale lamentarsi, sono qui per renderti meno imbarazzante e, da ciò che ho visto, non ti basterebbero nemmeno mille anni per riuscirci >>

Tenendo la presa in modo deciso, la diavolessa lo staccò a forza dalla gabbia metallica trascinandolo senza alcun cenno di fatica verso gli alloggi. L'albino non riuscì a sottrarsi in alcun modo, qualsiasi movimento tentasse di compiere era seguito da lancinanti fitte e grida dolorose che non era in grado di trattenere, nemmeno per mantenere una certa fermezza e compostezza verso l'avversaria.

<< Lucifero mi ha dato carta bianca con te, quindi ho già apportato abbondanti modifiche alla tua camera. Ora che sei ... >>

Astaroth trattenne a stento una risata tentando di esporre quel concetto.

<< Anzi, che "dovresti" star sviluppando i tuoi poteri, perderai completamente la tua parte umana e, con essa, le complicazioni e le necessità annesse, quindi, ho deciso di semplificarti l'alloggio sino all'essenziale. Non avrai alcun tipo di distrazione mentre proseguiremo il tuo addestramento, inoltre ogni lamentela o comportamento spavaldo o irrispettoso che mostrerai nei miei confronti verrà punito come successo oggi. Il padrone è stato fin troppo buono con te, ma sufficientemente intelligente da capire il proprio sbaglio affidandoti alle mie cure >>

Superato il corridoio, maestra ed allievo si ritrovarono davanti alla porta della camera di quest'ultimo, il quale, ancora incapace di muoversi, ma ben vigile, cominciava a sentire un fastidioso formicolio percorrergli ogni taglio, ematoma o punto dolorante, sensazione che andava intensificandosi mano a mano che i minuti passavano. Astaroth aprì lentamente la porta della stanza, era completamente irriconoscibile, inoltre, nonostante Lucifero in passato avesse assicurato al proprio compagno che solo a loro sarebbe stato concesso potervi entrare, non sembrò che la sua istruttrice avesse problemi a riguardo. Varcata la soglia, il generale sollevò nuovamente il corpo senza forze del ragazzo mettendolo davanti all'amara verità, del vecchio e lussuoso appartamento nel quale Blake aveva passato molti momenti meravigliosi insieme al proprio amato, non restava che una stanza singola, quasi una cella per il poco spazio. Un letto e nient'altro era posto frontalmente alla porta, lenzuola bianche, schienale metallico a sbarre, materasso basso, probabilmente non particolarmente comodo, all'albino parve di tornare indietro con i ricordi, al periodo in cui era rimasto segregato e seviziato in Paradiso, anche se la cella della sua ex prigionia appariva sicuramente più sporca e buia di quella. Il pensiero che l'ambiente, nonostante la completa assenza di lampade o altro, fosse comunque illuminato, permise a Blake di rendersi conto di una cosa rimasta invariata nonostante l'intervento subito. Sulla sinistra, più grande di quanto il giovane ricordasse, la finestra della stanza stava chiusa, priva di sbarre, uno schermo aperto verso le fiamme infernali, una via di fuga della quale però, per la promessa fatta al proprio padrone, non avrebbe mai potuto usufruire.

<< Spero sia di suo gradimento "mio Principe" >>

Lasciata la presa, la donna abbandonò il corpo esausto del Discendente di Abele a terra, lo aggirò ed andò a sedersi proprio alla finestra fissandolo.

Inizialmente l'albino pensò che questo fosse dovuto ad un desiderio morboso della diavolessa di vederlo soffrire fino all'ultimo respiro, ma poi accadde qualcosa di terrificante. Fu improvviso, rovente, ripugnante ed incontrollabile. Spinte da un'energia sconosciuta, le ossa e gli organi di Blake cominciarono a muoversi fra la sua carne, i muscoli ed i nervi facendogli provare una sofferenza inimmaginabile. Dilaniato dal dolore, al giovane non rimase altro da fare che piangere e supplicare che terminasse presto, ma così non fu, ci volle un'eternità prima che la situazione si stabilizzasse e le sue interiora tornassero al loro posto, intatte, anche se immobilizzate. Il corpo dell'albino era stremato, inerte e coperto di sangue e lacrime, ma perfettamente riassemblato.

Convinto della colpevolezza della tentatrice, il ragazzo la guardò con disprezzo, il desiderio di alzarsi per fronteggiarla e riottenere la dignità perduta era forte, ma non abbastanza da convincere il suo corpo ad agire.

<< Non mi guardare in quel modo, oppure te le spezzo di nuovo tutte. Lo ammetto, questa volta ti ho dato un leggero aiuto per velocizzare il processo di guarigione visto che non mi va di farti perdere il primo allenamento di domani solo per lasciarti guarire, ma le prossime volte o te la cavi da solo o ti obbligherò a lottare anche dopo che l'unico osso rimastoti integro sarà il mignolo. Ci siamo capiti ? >>

<< S-sì >>

Rimettendosi in piedi, la diavolessa lo obbligò ad alzarsi nonostante il dolore non fosse ancora cessato e lo gettò sul letto poco elegantemente.

<< Penso prenderò dei demoni perché si occupino loro di riportarti qui alla fine di ogni sessione, non ho alcuna intenzione di metterti a letto, non sono la tua balia >>

Astaroth si avviò verso la porta mentre Blake, a pancia in giù sul materasso, fissava arrabbiato la finestra, gli occhi lucidi. Disprezzava il generale con tutte le proprie forze, sapeva che, nelle condizioni in cui si trovava, non sarebbe mai sopravvissuto a quelle angherie prima del ritorno di Lucifero, per questo intendeva seguire alla lettera le indicazioni di quella vipera, diventare invincibile, e prendersi così la rivincita che ora bramava con tanto ardore da sentire il petto andare a fuoco.

Sentendo cigolare la porta, il giovane si voltò verso la propria carceriera che, poco prima di chiudere l'uscio completamente, riportò la testa all'interno sorridendo soddisfatta.

<< Ah, giusto, un'ultima cosa voglio dirvela "vostra altezza".  Io sono in assoluto la persona di cui Lucifero si fida più nell'intero creato, ed immagino proprio che tu non sappia come mai. Prima di tutto, sono colei con cui ha passato più tempo a contatto, sia quando era l'angelo più lucente del Paradiso, nel suo momento più buio durante la caduta ed anche oltre, quindi sa perfettamente che non ho alcun tipo di mira verso la sua posizione. Proprio così, i festeggiamenti di cui parlavi prima non hanno e non avranno mai luogo, così come il mio interesse per il trono degli inferi, come ti ho dimostrato ampiamente, lo considero al pari di una qualsiasi sedia di legno. Punto due, io non ho affatto il sedere grosso, sono bellissima e formosa, come nessun altro angelo è più stato dopo la mia caduta, quindi anche il "disgustosa" non è stato particolarmente carino da parte tua. Ed infine, sappi che io, e solo io, deciderò quando e come farti diventare più forte, con i miei tempi ed esattamente facendo quello che mi pare e piace ! Detto ciò, domani mattina avrà luogo il primo allenamento, quindi buon riposo "mio Principe" >>

Detto ciò della sua presenza non rimase che l'eco della porta lungo il corridoio ed un Blake a dir poco sconvolto da quanto aveva appena sentito. Appallottolandosi lentamente su sé stesso, fragile e spaventato, l'albino capì che la sua allenatrice non poteva essere dotata di un'abilità peggiore di quella che aveva appena dimostrato. 

<< Lei sa ... leggermi nel pensiero >>

A quel punto, la mente del Discendente di Abele era un pericolo, qualsiasi idea contraria o di ribellione verso la sua insegnante lo avrebbe riportato inerme nell'esatta condizione in cui si trovava in quel momento, la sua fantasia ed immaginazione non erano più luoghi sicuri, Astaroth avrebbe usato ogni appiglio per ferirlo ulteriormente.

E, mentre ricadeva in un pianto silenzioso contro il cuscino, Blake chiuse stanco le palpebre pesanti producendo un gioco d'ombre e luci, come l'onda delle ali di un uccello contro la finestra. Ormai iniziata la discesa nei sogni, l'ultima cosa che il ragazzo fu in grado di percepire fu il battere di quelle piume inesistenti che lo spinse a chiedersi se fosse possibile, in quelle condizioni, considerarsi ancora libero.

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