La Civetta

Il fiato pesante, i muscoli tesi, il sudore a scivolare lento sul suo volto giovane, attraversando ogni ruga creata dalla rabbia, la frustrazione nel non sapere come salvarsi e reagire a tanta forza. Era solo il primo allenamento per Blake, ma il ragazzo già comprendeva quanto vani fossero i suoi tentativi di trovarvi un senso. Se almeno Astaroth fosse stata più chiara, cominciando magari con l'insegnargli ad attivare i poteri che si celavano dentro di lui, invece si era limitata a farlo mettere al centro di un'ampia sala vuota per poi iniziare ad attaccarlo con il preciso obiettivo di ridurlo peggio del giorno prima. Cosa restava da fare all'albino se non darsi alla fuga e tentare invano di elaborare un piano per sfuggire alla morte e contrattaccare ?

Con il passare dei minuti, intorno al corpo del Discendente di Abele, andarono formandosi cumuli e cumuli di macerie mentre la risata della sua maestra si faceva più alta, un passo falso, e la situazione diventò a dir poco critica. Azzoppato dalla caduta di una porzione del soffitto, il giovane si ritrovò immobilizzato, la sua cacciatrice ad incombere su di lui per niente intenzionata a sospendere l'aggressione. Blake sarebbe stato sicuramente polverizzato senonché, miracolosamente, dall'unico ingresso presente, giunse Mefisto, tenendo un braccio proteso, nella mano sorreggeva la cornetta di un vecchio modello di telefono fisso, senza però che vi fosse collegato alcun filo.      

<< Generale Astaroth, il padrone desidera parlare con voi >>

"Ha detto padrone ? Lu !"

Lanciandosi uno sguardo alla maggiore, Blake sorrise sinceramente. Quando il giorno prima non gli erano state passate telefonate da parte del Signore dell'Inferno, il ragazzo aveva immaginato che l'altro dovesse essere molto occupato, al punto da non aver avuto il tempo di mettersi in contatto, ma ora poteva raccontargli tutto ciò che stava accadendo e convincerlo, se non a tornare, almeno ad inviargli un nuovo allenatore magari più ... "umano" di Astaroth. E mentre il Discendente di Abele pregustava il ritorno ad un periodo di maggiore serenità, la donna si allontanò dal discepolo, rispondendo con un volto soddisfatto che non lasciava presagire niente di buono. Appoggiato l'orecchio all'oggetto, il generale diede il via ad una fila interminabile di "sì, padrone", "certamente, padrone" e "come hai chiesto padrone", ogni tanto osservava Blake lasciandogli intendere che, forse, stavano parlando di lui, ma poi si voltava ricominciando la sua nenia senza fine. Impensierito all'idea di non avere il tempo necessario per spiegare tutta la situazione al proprio amato, l'albino cominciò a lottare con tutte le forze per liberarsi la caviglia facendola sgusciare attraverso la stretta feritoia tra le macerie. Dopo vari tentativi ed aver obbligatoriamente slogato l'articolazione fra fitte dolorosissime, il Discendente di Abele si trascinò fino ai piedi di Astaroth a denti stretti ed allungò una mano per farsi passare la cornetta. Deridendolo con un ampio ghigno, la diavolessa appoggiò di peso il piede sulla sua spalla spingendovi il tacco della scarpa smaltata, esattamente fra la scapola e l'omero, provocando così un dislocamento di quest'ultimo e facendo cadere il braccio dell'allievo a terra. La lussazione fu così dolorosa che Blake non riuscì a trattenere le urla, non era più in grado di muovere braccio e mano destra.

<< Mi dispiace padrone, ma temo proprio che ora il Principe non possa venire al telefono. Anzi, mi ha chiesto esplicitamente di informarla che, sino a quando non avrò decretato che il suo allenamento sia concluso con successo, non vuole parlarvi. Sa, ho preparato un programma di rafforzamento molto rigido, ed il Principe non vuole perderne nemmeno un secondo, è un allievo molto diligente >>

Sgranando gli occhi sconvolto dalle parole della donna, Blake tentò di sollevarsi usando il braccio e la gamba sani, aggrappandosi perfino all'abito di Astaroth per sostenersi. La diavolessa ovviamente non attese inerme che il ragazzo raggiungesse il telefono e, senza fatica, sferrò un nuovo attacco, limitandosi ad attivare la propria aura e facendo così tornare l'albino gemente sul pavimento.

<< Ha proprio ragione padrone, inoltre, anche se è il primo giorno, grazie alle mie direttive, il vostro consorte sta già facendo dei progressi inimmaginabili. Tutto merito delle mie capacità, sono stata in grado di dargli indicazioni adeguate e motivarlo nel modo migliore >> 

<< Sei solo una bugiarda ! L-Lu ! Non ascoltarla Lu ! >>

<< Certo padrone, riferirò sicuramente, non ne dubiti. La aggiornerò personalmente sui prossimi sviluppi, quindi non si disturbi a telefonare ogni giorno e si preoccupi solo del suo lavoro ... Sì, mi rimetterò io in contatto presto ... le auguro buona fortuna >> 

E, quando la donna ripose la cornetta ormai silenziosa fra le mani di Mefisto, Blake sentì il proprio cuore andare in pezzi e le lacrime rigargli il viso. Non poteva credere che il suo Signore avesse accettato senza il minimo dubbio ogni infame e bugiarda parola di quella megera. Libero dall'influsso malevolo della biondona infernale, il Discendente di Abele tentò di trovare riparo in attesa di superare gli spasmi dovuti allo shock subito al braccio, non aveva molto tempo, quella pazza sarebbe tornata entro pochi istanti, doveva riflettere ed agire rapidamente. In quelle condizioni fuga o contrattacco erano imprese suicida, non gli restava che crearsi una difesa di qualche tipo mimetizzandosi nello sfacelo intorno a sé.

"Se non sbaglio ieri aveva detto che ... avrei dovuto imparare a guarire in fretta da solo, quindi se riesco a trovare un nascondiglio che mi permetta di restare al sicuro abbastanza a lungo forse potrei ..."

<< ... Rigenerarti ? >>

Le iridi scure di Astaroth lo scrutarono divertite dall'alto del suo rifugio ricordando ancora una volta al giovane che, quella dannata diavolessa, era in grado di leggergli nella mente per prevedere ed intuire le sue mosse. Dandosi mentalmente dello stupido, Blake tentò di accovacciarsi il più possibile proteggendosi il volto con l'unico braccio sano e il tronco con la gamba opposta in modo che la caviglia non gli desse ulteriori fitte, ma invece di un attacco ricevette solo una risata crudele.

<< Sei talmente insulso, con le tue attuali capacità ci metteresti almeno una settimana per rigenerarti completamente e riottenere le forze sufficienti per ricominciare a scappare dai miei attacchi come un coniglio >>

<< Non potrei fare altro nemmeno volendo ! Cosa ti spetti da me esattamente !?! Se non sono in grado di fronteggiarti è solo colpa tua e della tua incapacità come insegnante ! >>

Afferrandogli l'avambraccio, il generale premette così forte da spezzargli di netto l'ulna rendendogli inservibile anche il secondo braccio per poi portarlo allo scoperto. Agitandosi nel mero tentativo di farle lasciare la presa, Blake ricevette un pugno dritto alla gola e si ritrovò a boccheggiare per la mancanza d'aria calciando con la gamba sana sino allo stremo.

<< Da qui si può notare il tuo livello attuale. Prima di tutto ancora non hai iniziato la rigenerazione perché sprechi ogni energia nell'attuare ancora questi comportamenti umani inaccettabili ! Lo vuoi capire o no che adesso di respirare aria come una sanguisuga non hai più bisogno !?! Se vuoi che ti alleni come si deve allora comincia dimostrandomi che desideri migliorare, fammi capire che sei sufficientemente motivato e che non è solo uno stupido capriccio da bamboccio ! >> 

"Come ti aspetti che io faccia davvero una cosa simile !?! Sono istinti ... naturali, li faccio a quando sono nato ! Non ho idea di come ... smettere di fare questo genere di cose ! E poi, come posso farti capire quanto desidero diventare più forte se non fai altro che cercare di uccidermi !?!"

E, mentre il giovane perdeva lentamente i sensi, l'unica cosa a risuonare nelle sue orecchie era un acuto fischio accompagnato dalle risate di scherno di Astaroth. Quella dannata diavolessa, che ridesse pure, una volta cominciati i miglioramenti se ne sarebbe stata zitta e non avrebbe più osato sfidare la sua autorità, ma, sino ad allora, era lui quello costretto a subire, ed anche duramente, le sue manie di grandezza.

Ci vollero diverse ore prima che il giovane trovasse la forza di riaprire le palpebre ritrovandosi in un ambiente sicuramente meno ostile di quello in cui aveva perso i sensi. Era nei propri alloggi, steso sul letto, il corpo intorpidito, ma già in via di guarigione. La stanza era buia e fredda, gli infondeva un profondo senso di nostalgia, soprattutto a causa del fatto che, nonostante i mutamenti subiti, in essa rimanesse ancora percettibile la presenza di Lucifero. Anche se il Signore dell'Inferno era lontano, Blake coglieva i suoi movimenti nell'ambiente, come i fantasmi dei propri ricordi, ancora così vividi da inumidirgli lo sguardo e spingerlo ad affondare il volto nel cuscino in cerca di conforto.

Il Discendente di Abele strinse con più forza le coperte nelle mani lasciando che esse accogliessero le sue lacrime di tristezza. Quella relazione a distanza stava diventando qualcosa di insostenibile, lo lacerava fin nel profondo, non sarebbe stato in grado di sopportare ancora a lungo tutti quei problemi da solo, non aveva nessuno di cui fidarsi, certo, se almeno avesse potuto contare sull'affetto di Cerbero o di qualche altro demone, si sarebbe fatto forza, ma non aveva il permesso di uscire dal castello e le persone di fiducia al suo interno erano assenti. In quell'ambiente ostile, perfino la compagnia degli spiriti assassini che gli erano stati accanto all'inizio di quell'avventura sarebbe stata preferibile alla solitudine e, sopratutto, agli incontri con quel mostro di Astaroth. Un altro singhiozzo abbandonò le labbra del ragazzo mentre affondava i denti in esse per obbligarsi al silenzio, insieme alle visioni gli parve di percepire il profumo del suo amato diffondersi alle sue narici, fu il colpo definitivo.

<< Lu ... Amore mio, torna a casa da me, ti prego >>

Fu a quel punto, tra un sospiro e l'altro, che l'albino si accorse di un picchiettio che andava ampliandosi all'interno della piccola stanza, quasi come una biglia di vetro che cade su un pavimento in marmo più e più volte senza mai frantumarsi. Per qualche secondo, Blake tentò di ignorarlo, doveva trattarsi della sua immaginazione, in fondo quel rumore non sembrava nemmeno provenire dalla porta, quanto più dalla ... finestra. Immediatamente il giovane si alzò a sedere e si voltò verso la parete opposta rispetto a quella vuota che stava osservando, fu solo allora che si rese conto dello splendido animale appollaiato dietro la vetrata, intento a produrre quel suono tramite il becco. Blake si sollevò in piedi, ignorando i propri acciacchi, e si avvicinò piano alla finestra nel tentativo di non spaventare il candido rapace notturno il quale, resosi conto di aver ricevuto risposta al proprio richiamo, si era sistemato fissando il prigioniero coi grandi occhi gialli ed arruffando il piumaggio. L'albino appoggiò le mani sul bordo interno della finestra, senza osare aprire, e rimase ad osservare rapito l'immensa civetta bianca, ricordando l'impressione avuta la notte prima. Quindi all'inferno potevano vivere anche esseri viventi come quello, non solo di mitologici, o magari erano molto rari, perciò quel particolare incontro rese Blake incredibilmente felice, ancora di più vista la tranquillità che l'animale aveva nei suoi confronti, se fosse fuggito subito via, L'albino avrebbe creduto di aver sognato.

<< Che bella ... >>

<< Vi ringrazio mio Imperatore >>

Una voce calda e dolce abbandonò la creatura notturna facendo mancare un battito al giovane che, subito, fece un passo indietro sedendosi sul pavimento. Quella civetta gli aveva appena rivolto la parola, ringraziandolo addirittura per l'apprezzamento ricevuto, con una cortesia alla quale non era più abituato da quando viveva a contatto con i demoni. Che anche quella splendida signora della notte fosse una di loro, un'ingannatrice che mirava solo ad imbrogliarlo per i propri tornaconti ? Questa possibilità avrebbe spiegato la sua incredibile capacità di parlare, ma decretava la conclusione di quel pavido momento di gioia per l'ex umano. Triste, il Discendente di Abele indietreggiò fino al letto, accovacciandosi con la schiena al materasso, le gambe saldamente ancorate al proprio petto, sulle quali si stagliavano le sue lacrime cariche di dispiacere.

<< Io non sono l'Imperatore di nessuno ... Sono solo un insulso umano troppo debole per riuscire a cavarsela da solo >>

Il pugno del giovane s'infranse contro il pavimento, frantumandolo in vari frammenti, non riusciva dimenticare le parole che gli aveva detto Astaroth durante l'allenamento di quel giorno, erano state in grado di riportato alla luce tutte le paure ed i dubbi che lo attanagliavano dal giorno in cui aveva incontrato ed amato Lucifero. L'albino non ci aveva riflettuto appieno, ma c'era la reale probabilità che quel volatile fosse al servizio del braccio destro del suo signore e che fosse stata mandata lì da quell'arpia per spiarlo e poi riferirle della sua debolezza, tristezza e solitudine, chissà quante risate. Nel tentativo di riprendere un minimo di controllo, Blake si alzò in piedi asciugando le lacrime e si avvicinò con compostezza alla finestra guardando attraverso i vetri chiari la figura candida e chiazzata della sua interlocutrice, cercando di sembrare quanto più minaccioso possibile.

<< Credo che tu abbia già visto abbastanza per oggi ! Hai materiale sufficiente perché la tua padrona ti ripaghi egregiamente, quindi puoi anche andartene adesso e lasciarmi solo ! >>

Le mani del ragazzo afferrarono le tende e le chiusero con violenza in modo da nascondere la propria immagine alla civetta anche se, nonostante questo gesto, il Discendente di Abele poteva ancora scorgere attraverso esse il bagliore di quelle iridi dorate ed intense. Tornando a sedersi fra le coperte, Blake restò a fissare l'ombra della creatura riflessa dalle fiamme infernali, non poteva essere realmente certo che fosse una spia, inoltre, visto che non aveva possibilità di uscire, se fosse stato in grado di convincerla, forse lei avrebbe potuto raccontagli di come andavano le cose al di là della reggia e avere così qualcuno con cui conversare sinceramente, senza essere offeso e giudicato. Il giovane era quasi sul punto di tornare alla finestra quando, la voce del predatore, tornò a raggiungere le sue orecchie, dandogli infine la spinta che gli occorreva per aprire le tende.

<< Non capisco come mai mi accusate di tradimento senza nemmeno averne le prove, ma immagino riguardi il fatto che Lucifero è lontano, mentre voi siete rimasto solo qui. Senza amici a cui appoggiarvi e con quella volgare succube di Astaroth a distruggervi psicologicamente e fisicamente è logico che non vi fidiate più di nessuno. Nemmeno di una povera anima dannata come me ... venuta fin qui solo per esservi amica e complice ... >>

<< Non fingere con me ... Tu sei un demone, come ogni altro abitante di questo regno consideri la mia presenza qualcosa di scomodo da eliminare il prima possibile. Non mentirmi facendomi credere che t'interessi davvero ciò che sto provando ! >>

Il ragazzo sollevò lo sguardo coperto di lacrime sulla sconosciuta intenta a sistemarsi le piume, arruffando le più piccole, evidentemente infastidita dal calore che vi era all'esterno. L'albino si asciugò il viso e tenne lo sguardo basso in attesa di un segno da parte dell'altra, una risata di scherno per il comportamento infantile che stava avendo, oppure qualche frase poco carina sulla sua inutilità, insomma, la qualsiasi cosa che concludesse il loro incontro in modo da permettere alla civetta di tornare alle sue solite faccende ed a lui di scomparire sotto le coperte fino al prossimo allenamento con la demoniaca tiranna.

<< Voi potete credermi o meno, ma ciò non cambia i fatti davanti ai quali vi ho posto poco fa. Se siete una persona cortese, mi risponderete come si fa con chi vi offre amicizia, se siete un vero demone, crudele e privo di cuore come il resto della massa informe che abita questi luoghi, allora scacciatemi malamente, ma non attendete più bontà da parte mia. Non ne ho per chi non la merita >>

Blake rimase ancora un istante dove si trovava e poi si avvicinò col volto al vetro che lo separava dal rapace e fece un piccolo sorriso ed un flebile inchino con il capo, in segno di scuse. In effetti quella civetta non aveva tutti i torti, non solo le aveva incollato addosso un'etichetta solo perché viveva lì, ma si era comportato esattamente come quella megera di Astaroth, in modo gelido e altezzoso. Quel nuovo incontro aveva messo il ragazzo davanti ad una scelta non indifferente, continuare ad essere sé stesso, nonostante la trasformazione che aveva subito, oppure seguire esclusivamente le regole ed i modi di fare impostigli dai demoni con i quali aveva a che fare. Diventare vizioso e narcisista, sopraffatto dai propri poteri, dimenticando chi era e vivendo solo della pavida gloria attuale, non era ciò che desiderava e per cui si stava preparando. Non essendo nato demone, né avendo partecipato alla caduta, Blake la scelta di seguire Lucifero l'aveva compiuta per motivazioni diverse, non era come il generale che lo stava "addestrando".

<< Scusatemi vi ho offesa, ma ... Ma ormai non so più chi sono. Da quando il mio Signore è partito vengo addestrato per attivare i miei poteri, ma ottengo solo ossa rotte e lividi ovunque. Anche se mi rimargino relativamente in fretta, ho scarsi risultati, non ho nessuno a cui appoggiarmi e vivo nel continuo terrore che, se Lucifero tornasse e mi vedesse così ... mi disprezzerebbe per non essere riuscito a diventare il perfetto Principe dell'Inferno che desidera >>

Il giovane si prese qualche secondo per riorganizzare le idee e farsi forza, quella era la parte più difficile di cui parlare. Offese da parte del "suo popolo" poteva sopportarle, gli allenamenti duri oltre ogni dire anche, ma tutto quello schifo sarebbe potuto essere molto più semplice da affrontare se solo il suo potente e bellissimo compagno gli fosse stato accanto. L'albino inizialmente non era sicuro di volerne parlare alla civetta, ma lei era stata l'unica fino a qual momento ad interessarsi ai suoi problemi quindi, nonostante tutte le terribili conseguenze nelle quali sarebbe potuto incorrere, aveva deciso di parlarle sinceramente, sperando di non venir ferito, ancora una volta.

<< Dunque siete triste perché non riuscite ad essere all'altezza ? Perché sembra che nessuno sia in grado di capirvi e perché non siete capace di fare ciò che si aspettano da voi ? >>

A quelle domande il ragazzo rispose con un semplice movimento della testa ottenendo in cambio il silenzio dell'altra. Non si aspettava tanta comprensione, più risate o sbuffi infastiditi, quale demone non avrebbe approfittato di un sovrano tanto fragile ? Già gli esseri umani per quella specie erano al pari di soffici agnellini, troppo stupidi per capire le loro crudeli intenzioni o stanare le loro trappole, così era successo fra lui e Lucifero, l'unica differenza erano le sue origini, senza di esse, il diavolo si sarebbe nutrito della sua anima al loro primo incontro, senza farsi troppi complimenti.

<< Quando ero umano riuscivo sempre a rispettare le aspettative che gli altri avevano di me ... Qui invece tutto ciò che faccio è sbagliato >>

Nuove lacrime vennero presto bloccate dal picchiettare rapido e familiare del becco, scuro ed arcuato, della signora della notte. L'albino la osservò per un istante e poi appoggiò mano sulla lastra trasparente che li separava mentre la sua interlocutrice sbatteva le ali, probabilmente nel tentativo di rinfrescarsi un po' dal calore arroventato che vi era all'esterno, ben lontano da quella stanza perfettamente ermetica.

<< Anch'io un tempo ero come voi mio Imperatore, ero stata creata per obbedire, sottostare, ma non era ciò che desideravo per me. Mi trovai  nella situazione in cui siete voi in questo momento critico e scelsi di essere libera, di diventare come avrei voluto, e non come mi desideravano gli altri. Ora tocca a lei prendere questa decisione, se continuare a sottostare alle necessità del Padrone che serve, oppure optare per far valere le vostre  >>

<< Lucifero ... è il mio Padrone ? No, cioè, a volte lo immagino così perché sto diventando un demone, ma ormai siamo alla pari ... >>

<< Non finché quel marchio segnerà il vostro polso, ora perdonatemi, ma devo andare >>

E detto ciò l'animale si girò ed aprì le grandi ali pronta a spiccare il volo verso il cielo infuocato dell'Inferno, ma venne immediatamente bloccata dal bussare del Discendente di Abele al vetro della finestra. Così i loro sguardi si incontrarono nuovamente e Blake poté vedere il proprio riflesso in quelle immense iridi dorate, così simili a quelle del suo signore, ma, allo stesso tempo, più decise, determinate e fugaci, come la luce delle braci di un focolare. Il ragazzo ebbe un attimo di esitazione nel domandare, ma il pensiero che poi non avrebbe più avuto occasione di rivedere quella sua curiosa, ma bellissima, nuova amica, gli lacerava le interiora, peggio dei colpi di Astaroth.

<< Tornerai a trovarmi qualche volta ? Anche se non posso aprirti la finestra io ... Io vorrei poter parlare ancora con te ... Non voglio che tu lo prenda come un ordine o un obbligo, solo una richiesta ! Inoltre, se ti va, potremmo usare il "tu" al posto del "voi" ... >>

A quelle parole il volatile tornò a voltarsi verso la sua direzione e Blake poté scorgere una luce particolare illuminarle lo sguardo, qualcosa di misterioso e difficile da stabilire, ma che, con tutta probabilità, poteva già considerare come una conferma.

<< Quindi ... Accetti ? >>

<< Sì, accetto. Tornerò domani, Blake >>

E detto ciò, con un semplice colpo d'ali, la civetta si allontanò senza lasciare il tempo all'albino di chiederle come avesse fatto a superare la barriera intorno al castello o quale fosse il suo nome. Tornato al giaciglio con il cuore più leggero, Blake sognò serenamente, non di allenamenti, dolore ed odio, ma di libertà, dolcemente avvolto in piume candide come la prima neve d'inverno.

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