L'Ambizione
L'aria circostante vibrava per quanto era arsa, rendeva tutto indistinto e sfocato, come attraverso una lente sporca. Sentirla grattare sul palato, così torbida e sabbiosa, faceva aumentare il bisogno di sputare sino allo stremo, perdendo in questo modo anche i pochi liquidi rimasti dopo l'assalto dei raggi solari e del soffocante marciare. Ciò che feriva di più però era il vederla scavare inesorabile lungo la pelle, ormai raggrinzita e ripiegata su sé stessa, sino a spezzarla e stracciarla come carta in tanti, lunghi, brandelli. In un ambiente così inospitale, dove solo il male ormai vaga, regnandovi indiscusso, era uno spettacolo incredibile ammirare la vita tentare di sopravvivere lottando sino allo stremo per riuscirvi. Una serpe, un'aracnide o un rospo erano fonte di grande rispetto per lo sguardo gelido dell'estraneo spettatore che, al contrario, non poteva fare a meno di deridere la scelta del più infimo essere che vagasse per quei luoghi, desideroso di affrontarvi le proprie guerre, quasi volesse punirsi per averle iniziate.
Scrutando l'orizzonte sterminato riflettendolo nelle proprie iridi cristalline, Lucifero decise di proseguire, gli angoli delle meravigliose labbra carnose a sollevarsi di soddisfazione. La sabbia dorata scivolava lenta dalle dune, condotta dal vento in silenzio, accarezzando i volti di migliaia di uomini, fra le rovine di un'umile ed insulsa cittadina situata nel più totale nulla. L'olezzo di sangue marcio e secco stava lentamente sparendo assorbito dalle voraci proboscidi del distaccamento del secondo generale infernale, producendo nell'atto un festoso ronzio d'apprezzamento.
Si trattava di un lauto banchetto, ripugnante, ma deliziosamente saziante, il più semplice attraverso il quale anche i demoni infimi potevano ottenere soddisfazione dalla loro eterna fame d'anime e viscere. Quegli orribili e pelosi insetti, risultato dei più impuri incroci immaginabili, non avevano niente a che vedere con i purosangue come il corvino, erano buoni solo come spazzini, in grado di lasciare al proprio passaggio solo ossa lattee, nuove case per le ignare creature locali.
Una fortissima necessità di desolazione, silenzio e distruzione, riempiva lentamente l'animo del Signore dei demoni. Il pensiero di quei combattenti mortali, figli amatissimi dal padre che lo aveva scacciato e tradito, ed ora anime dannate in suo possesso, era una vittoria enorme che non si stancava mai di ottenere. La guerra proseguiva dall'inizio dei tempi, una partita eterna nella quale il suo intervento non era necessario, perché prenderne parte quando l'istinto spingeva naturalmente gli umani a condannarsi alle fiamme eterne ? Meglio ammirare la scena da una posizione migliore, privilegiata, in attesa che il progetto principe continuasse inesorabile, permettendogli così di avvicinarsi sempre di più alla vendetta tanto agognata. Abbassato davanti al teschio di un soldato ancora ornato del suo bel caschetto, il Diavolo prese l'osso liscio fra le lunghe dita flessuose, insinuandovi indice e medio nelle cavità oculari e sollevandolo verso la luce accecante del Sole infuocato di mezzogiorno.
<< Un giorno dovrai proprio spiegarmi cosa trovi di così amabile in esseri così insulsi e privi di senso. Avessi almeno concesso loro il dono dell'immortalità avrebbero potuto comprendere autonomamente quanto la loro influenza nel creato sia talmente insignificante da non
scalfirne, nemmeno impercettibilmente, l'essenza. Beh, quando diventerò io il capo, succedendoti come sarebbe dovuto essere, risolverò il "problema parassiti" ... >>
Stringendo la presa con tutta la propria forza e rabbia, Lucifero frantumò gli ultimi resti dello sconosciuto per poi lasciarli ricadere al suolo un po' per volta, lentamente, come la sabbia di una clessidra.
<< ... definitivamente >>
<< Mio signore, perdoni per il disturbo >>
Ricomponendosi dai pensieri che lo avevano portato lontano, il Signore del Peccato si voltò verso il sottoposto che lo aveva interpellato, tornando alla realtà, purtroppo la fine della sua battaglia era ancora lontana. In un attimo le nuvole di insetti circostanti ripresero la forma fisica dei demoni inferiori che gli stavano facendo da guida nei territori adiacenti agli scontri, uno di loro gli si inginocchiò dinnanzi, rispettosamente, a testa bassa, attendendo che gli venisse concessa la parola. Immaginando che al suddito fosse giunta una comunicazione da parte del generale della sua legione, il corvino annuì in assenso per poi cominciare ad avviarsi verso il campo principale.
<< Sono arrivate comunicazioni di un nuovo scontro fra esseri umani non molto distante dalla nostra base, quindi se desidera assistere nuovamente in prima persona a ... >>
<< No, da quando sono arrivato ne ho viste fin troppe di quelle piaghe ammazzarsi in tutti i modi più creativi e distruttivi che la loro razza sia riuscita ad inventare ... Ormai mi annoiano, non sopporto più di averne intorno così tanti. Piuttosto, sei stato avvisato anche dell'arrivo di importanti comunicazioni per me dal generale Astaroth ? >>
<< Non mi è stato riferito niente a riguardo, mi dispiace. Immaginavo solo di poterle far passare più velocemente la giornata con la mia proposta, sembra sempre così annoiato ... >>
Lasciando l'altro alle proprie spalle senza concedergli la scontata risposta che attendeva, Lucifero superò in pochi secondi la distanza che lo separava dalla zona in cui Bel lo aveva fatto sistemare ed entrò a grandi passi nella propria tenda. Scostando seccato il telo dell'ingresso, il Demonio emise un lungo sospiro frustrato accasciandosi sul proprio giaciglio. Ne aveva abbastanza di quell'inoperosità logorante, voleva tornare al castello, perfino giudicare i dannati ora dopo ora appariva più appetibile di oziare senza impegni in quella landa. Rilasciando un ultimo sbuffo, il Diavolo stiracchiò le membra e fissò il soffitto leggero mosso dal vento, il telo era abbastanza sottile da lasciar filtrare i raggi solari, i quali davano all'intero ambiente un'illuminazione color arancia tenue e rilassante. Chiudendo le palpebre, il Signore dei Demoni prese un respiro profondo gonfiando il petto sotto la tunica semi trasparente e liberò i boccoli d'ossidiana dal turbante per stare più comodo. Solo una cosa avrebbe potuto rendergli più sopportabile quella lontananza forzata dal proprio regno, peccato fosse anche la motivazione principale per la quale aveva dovuto lasciarlo ... Blake. Tutto quel tempo passato in assenza del suo Principe stava diventando insopportabile, i resoconti di Astaroth erano incoraggianti, ma non quelli che si aspettava, e ciò lo faceva sospettare che, le reali capacità di allenatrice della diavolessa, non fossero eccezionali quanto promessogli. Non potevano permettersi di perdere tempo, Lilith sicuramente era già entrata in azione e, se non lei, il Discendente di Caino. Chissà quali mezzi avrebbero usato per impedirgli di raggiungere l'obiettivo di vendetta al quale stava lavorando dai tempi della caduta. Forse era stato troppo precipitoso nell'affidare ad un generale inesperto l'educazione del suo compagno, ma quale altra scelta gli restava ? Il solo che avrebbe potuto ricoprire egregiamente quel ruolo era relegato in una solitudine eterna per un suo stesso ordine. Scacciando quegli infausti ricordi dalla mente, con il solo schioccare delle dita, il Signore dell'Inferno fece comparire tra le proprie mani un semplice vaso pieno di terra nera con la quale cominciò a comporre un sigillo di comunicazione che ormai, in quel periodo, aveva imparato a memoria.
<< Credo sia arrivato il momento di pretendere qualcosina in più dall'amore della mia vita >>
***
La notte era scesa anche quel giorno, nonostante la luce delle fiamme infernali fosse così alta da mantenere un pomeriggio eterno. Ma ormai Blake aveva imparato a diffidare di quella apparente pace, poiché era nelle rare zone d'ombra, che il suo futuro regno nascondeva la propria parte peggiore, il vero Inferno. Una casa davvero particolare in cui vivere, ma ormai l'albino aveva imparato ad amarla per ciò che era, principalmente perché, da quella semplice finestrella, l'idea di poter visitare i luoghi del tormento eterno, si stava lentamente trasformando nell'unico motivo al quale aggrapparsi disperatamente per andare avanti. Ai pestaggi il fisico si abitua, alle offese la mente si fa sorda, ed i deliri dei propri aguzzini diventano quotidianità, fino a quando si ha un sogno da realizzare. E così era diventata per lui quella singola speranza, gli urlava di andare avanti, sempre avanti, e così stava facendo con un solo pensiero fisso nella mente e nelle membra. Nelle fiamme rosse assaporava lingue e labbra passionali, nei movimenti sinuosi delle rocce c'erano abbracci, dita familiari e ciò gli faceva pesare meno le giornate di inutili tentativi di miglioramento che ancora non davano risultati. Solo una cosa di recente lo disturbava, una terribile mancanza di sonno. Non passava le notti in bianco, anzi, grazie alla sua "amabile" insegnante, bastava che si appoggiasse al pavimento con la guancia per crollare in un sonno profondissimo. Il problema principale erano i sogni, così vividi, numerosi, agitati e confusi, il Discendente di Abele non ne capiva il senso, e la parte peggiore era stata il rendersi conto di svegliarsi ancora più stanco di prima. Chiudendo gli occhi e facendo un lungo sbadiglio, l'albino appoggiò la testa sulla mano destra, le ombre delle fiammelle danzavano contro le sue palpebre scure disegnandovi piccoli puntini variopinti, sino a quando giunse l'ultimo secondo di consapevolezza, prima che il primo sogno di passaggio lo trascinasse lontano.
Acqua chiara e cristallina, fili d'erba soffice ed un cielo ampio ed infinito coperto di nuvole. Un vento gentile che trasporta dovunque un profumo gentile e colorito di centinaia di fiori diversi. Frutta fresca, animali grandi e piccini, una profonda pace che spinge solo a fermarsi, stendersi e dormire, oppure, nel suo caso, afferrare il proprio bastone e mettersi in viaggio, con il proprio gregge al seguito.
<< Blake ... Blake, mi senti ? Sei sveglio ? >>
Uno sbattere convulso di ali contro il vetro della finestra fece riprendere il ragazzo di scatto, confuso e con pungenti giramenti di testa. Piano piano il capogirò passò portando co sè un pigro sbadiglio durante il quale Blake si mise a sedere, incrociando di quando in quando lo sguardo dorato della bianca civetta alla finestra, mentre quest'ultima raccoglieva le ampie ali ai fianchi. Appoggiati i piedi nudi contro il freddo pavimento, il giovane si avvicinò al bordo dell'infisso e sorrise assonnato all'amica aprendo le ante in modo da esserle faccia a faccia ed accarezzarle l'invitante e soffice piumaggio. Era stato difficile raggiungere l'intesa necessaria a cancellare quell'ultima barriera di vetro e legno, ma dopo tanto tempo passato insieme a chiacchierare con la sua docile confidente, finalmente il Discendente di Abele si era convinto, anche se, dopo mesi, ancora il volatile non aveva il permesso di entrare.
<< Facevi un altro strano sogno, borbottavi ed è stato di nuovo complicato svegliarti, molto più della scorsa volta ! >>
<< Scusami, ma non penso che la mia narcolessia sia legata ai sogni ... sospetto molto di più degli allenamenti sfiancanti a cui mi costringe quell'arpia di Astaroth ... Se solo il mio Lu potesse sapere come mi tratta davvero il suo fidato generale allora tornerebbe subito e ... >>
<< Lo so, lo so ... E non ti lascerebbe più solo, ti amerebbe per sempre e tutto il resto. Non fai altro che parlarmi di Lucifero, di quanto lo ami, di tutte le esperienze che avete vissuto insieme e dei progetti futuri, ed è davvero preoccupante ! Si direbbe davvero che tu, prima di conoscerlo, nemmeno esistessi. Si può sapere che cosa facevi esattamente quando eri umano ? Non avevi delle ambizioni ? >>
Davanti alle parole della civetta il giovane si ritrovò spiazzato e confuso, non si era mai reso conto di quanto parlasse di Lucifero e fino a che punto il Diavolo riempisse i suoi pensieri. Inginocchiandosi ed appoggiandosi al bordo della finestra, il Principe si mise ad osservare il fermento di anime al di sotto delle mura, riflettendo in silenzio. Notando immediatamente l'aria spaurita e lo sguardo incerto dell'amico, il rapace notturno parve sorridergli comprensiva e gli strofinò il becco contro qualche ciocca di capelli candidi, sistemandoli in modo materno cosicché non gli scivolassero sul volto.
"Prima di Lu ... Ma prima del nostro incontro io non ero niente, mi pare. Vivevo una vita vuota, non avevo prospettive e desideri. Effettivamente non hai tutti i torti, alla fine è come se non fossi mai esistito in sua assenza, anche se ... è davvero possibile ? Tutti, in un modo o nell'altro, hanno qualcosa per cui vivono, un sogno che vogliono realizzare, per quanto semplice, o degli obiettivi da raggiungere, è questo che da a tutto un senso ..."
<< Ma invece per te non c'è niente al di fuori del tuo Signore, vero ? >>
Alzando la testa e rivolgendo uno sguardo fugace all'amica, il Discendente di Abele si sedette dritto, doveva pensare, cercare nel proprio passato umano, nei ricordi rimasti dopo tutto quel tempo, un appiglio di qualche tipo. Sarebbe andato benissimo anche qualcosa di infantile, un tema scolastico, una chiacchiera fra amici, qualsiasi motivazione prima di Lucifero che sopprimesse quell'orribile paura che stava crescendo dentro di lui. Per quanto si sforzasse, il ragazzo non vedeva altro che sé stesso al fianco dell'amato, tutte quelle volte che aveva perdonato il compagno o che quest'ultimo lo aveva ferito o umiliato sino a spingerlo a ... cambiare i sentimenti di tristezza, paura, perfino odio, in amore.
Ma lui amava davvero il Diavolo ! Blake voleva diventare più forte in modo da sconfiggere coloro che si opponevano alla loro felicità e serenità, così in seguito avrebbero vissuto nuovamente insieme, in pace ... il Discendente di Abele, prediletto di Dio e il Diavolo in persona, sembrava una barzelletta o uno stupido romanzo d'amore, di quelli che è impossibile avvengano nella realtà. La frustrazione ormai era diventata insopportabile e lo sguardo della civetta su di lui la peggiorava considerevolmente.
<< Come può ... Come può davvero non esserci niente più di questo ? Deve esserci qualcosa ! >>
<< "Deve" solo perché, se non ci fosse nulla, questo significherebbe che sei nato solo per vivere con Lucifero una romantica e passionale storia d'amore, al compimento della quale la tua utilità diverrebbe nulla. Capisco come ti senti ... In passato ero bloccata nella tua stessa situazione, apparentemente, senza avere una via d'uscita. Dovevo scegliere se sottomettermi all'uomo che era stato deciso per me, obbedendogli per sempre, raggiungendo un placido e preconfezionato "E vissero tutti felici e contenti", oppure venire esiliata lontano, dove la vita sarebbe stata più difficile ed avrei dovuto lottare a causa della mia disubbidienza, in eterno ... E ora sono libera e sono solo le mie ambizioni a guidare i miei passi >>
Agli occhi di Blake, quella piccola finestra, sembrava essersi improvvisamente trasformata in un gigantesco portone spalancato. Era da tantissimo tempo che l'albino non vedeva davanti a sé un percorso che si distanziasse da quello che stava percorrendo con il proprio Signore e ne era spaventato. Il cuore del giovane si strinse in una morsa di terrore e perfino il marchio sulla sua schiena, sempre docile e mansueto, ora di colpo sembrava andargli a fuoco ed avvolgerlo tra le sue rune, come le spire di una fiera. Non era ancora pronto ad affrontare quella possibilità, si sentiva stanco, sotto pressione, congelato ... Anche se avesse accettato di voler trovare una ragione, un sogno per il quale lottare e vivere, che cosa ne avrebbe guadagnato ? Lui era rinchiuso lì dentro comunque, la promessa lo vincolava e lo faceva sentire ancora più colpevole di aver pensato, anche solo per un secondo, ad una fuga.
Non più una porta, ma un baratro sgretolava lo spazio fra Blake e quella scelta, spingendo il ragazzo ad allontanarsi dalla finestra per tornare sotto le coperte a rimuginare sotto lo sguardo comprensivo dell'animale alla finestra.
<< Qualsiasi decisione tu prenda mio Imperatore, io sarò sempre dalla tua parte e ti sosterrò contro i tuoi nemici. Lo giuro >>
<< T-ti prego ... Resta fino a quando non mi sarò addormentato ... ma vattene prima se qualche servitore di Astaroth o ella stessa venisse per chiamarmi. Non voglio restare solo altrimenti rischio davvero di non riuscire più a svegliarmi >>
<< Non devi temere Blake, resterò, però voglio che tu capisca le mie buone intenzioni ... Non volevo metterti dei dubbi sul destino per cui stai lottando, soprattutto perché un demone del mio livello non dovrebbe permettersi tante confidenze con il suo futuro Signore e Padrone. Sento solo che, la tua situazione, potrebbe non essere rosea quanto credi ... Soprattutto visto ciò che mi hai raccontato riguardo le tue prime visite all'Inferno ed il comportamento di certe entità ... Inoltre non sembri sapere molto riguardo la questione della tua allenatrice inetta, scelta al posto del nobile guerriero Cornelius, di cui vociferano ormai tutti i demoni minori l'inferno >>
Uscendo dal proprio, debole rifugio il ragazzo guardò l'amica stupito, sembrava davvero preoccupata, inoltre, lagnandosi come al solito della mancanza del Diavolo, non l'aveva nemmeno lasciata parlare di argomenti che, effettivamente, potevano agitare lei ed interessare molto di più lui. Mettendosi a sedere, l'albino allungò un braccio verso il volatile invitandola tacitamente a fare quell'ultimo gesto di folle fiducia, permettendole di entrare nella sua stanza e ponendosi completamente in suo potere. Se alla fine quel magnifico animale si fosse rivelato un mostro demoniaco in cerca della sua morte, Blake sperava solo di essere abbastanza forte da contrastarla, anche se non nutriva il minimo dubbio sulle sue intenzioni, non aveva paura. Aperte le maestose ali, la civetta fece un primo, titubante, saltello in avanti oltre il bordo della finestra per poi giungere sino al braccio dell'altro e fissarlo dritto negli occhi, le penne arruffate per l'emozione. Dandole delle dolci carezze il ragazzo le sorrise sincero tranquillizzandola e mettendola a suo agio.
<< Da oggi in avanti, quando avrai voglia di entrare per venirmi a trovare, e per passare del tempo con me, sarai la benvenuta in questa stanza. Ancora non so se, o quando, riuscirò a dare una risposta alle domande che mi hai fatto, ma per ora, se c'è una cosa che voglio, è qualcuno di cui potermi fidare ciecamente, che sappia di poter fare altrettanto con me. Ti va di raccontarmi di tutte le cose di cui stavi parlando poco fa, e che sembrano spaventarti così tanto ? >>
E fu in quel momento che il Discendente di Abele notò le grandi pupille del volatile farsi leggermente lucide, vi lesse una profonda emozione e felicità per l'atto di grande gentilezza e fiducia appena concessole. Preoccupato che la poveretta stesse per mettersi a piangere, il giovane si preparò a tranquillizzarla, ma si ritrovò improvvisamente preda di morbidi e dolcissimi strusciamenti affettuosi. Quel gesto di sincera tenerezza portò anche l'albino a commuoversi, capì di aver fatto la scelta giusta e che, almeno per il momento, era meglio relegare il discorso "Lucifero" in secondo piano, fino a nuovo ordine.
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