Romione (pt.3)
<< Siete vivi! Oh, grazie a Godrick! >> strillò una donna bassa dai capelli rossi, cercando di cacciare le lacrime che volevano tenacemente uscire dai suoi occhi, davanti l'uscio della Tana.
<< Mamma! >> piagnucolò una ragazzina, mollando la mano del padre e calpestando a grandi passi il manto semi accudito del cortile per andare ad abbracciarla.
Ron deglutì amaramente, non era esperto nel trattenere le sue emozioni di fronte a una scena così toccante... Non dopo quello che era accaduto un'ora prima, alla Coppa del Mondo di Quidditch.
Alla sua sinistra Harry sospirò; alla sua destra Hermione indirizzò lo sguardo sulla luna calante nella volta gremita di minuscoli ma ben visibili puntini bianchi.
Non si preoccupavano del freddo, si erano scaldati più che abbastanza. Quello che Ron sentiva era terrore, però desiderava ardentemente sostituirlo con qualcosa di meno spiacevole... come la consapevolezza di essere ritornati a casa.
<< Ho avuta molta paura >> riprese tremolante la madre, passando le dita paffutelle tra una ciocca rossa della figlia, che aveva le guance umide. << Ho letto sulla Gazzetta del Profeta che il gruppetto di Mangiamorte si è compiaciuto di spaventare e ridicolizzare quei quattro Babbani, i Roberts... >>
Ron, rabbrividendo al pensiero, sapeva che Voldemort non agiva da solo. I Mangiamorte, all'apparenza figure avvolte da un mantello nero e una maschera di ossa per il viso, erano i suoi sostenitori. Tuttavia l'essere nascosti o addirittura aver cambiato vita dopo che il Signore Oscuro aveva perso la sua forza, portava a dei dubbi.
Il padre, risolta la questione, sosteneva che fossero ubriachi, anche perché dovevano essere stati proprio degli stupidi se credevano di avere il piede libero in un accampamento sorvegliato dagli Auror (questi erano simili ai poliziotti degli umani).
<< Credevo non ce l'avreste fatta >>
Ginny sprofondò il capo sulla spalla della madre, come se non volesse più allontanarsi.
<< Il Ministero non ha perso tempo a divulgare l'avvenimento >> fece scoraggiato il marito avviandosi da lei; gli altri, dal muso lungo, appresso.
<< Oh Arthur! >> disse la moglie, passando il braccio libero sul suo collo.
<< Stai tranquilla mamma, a parte questi piccoli graffi che ho sui polsi a causa della lotta che io, Bill e Percy abbiamo portato a nostro favore... >> rasserenò Charlie alzando le mani in alto per farglieli vedere. << Stiamo tutti bene! >>
Loro imitarono subito l'assentire dell'ultimo nominato.
<< Ragazzi miei! Sono così contenta di vedervi! >> esultò lei, spostando il marito e gettando lesta le braccia attorno al collo del più corpulento dei Weasley.
Ron si ritrovò presto a fare i conti con un fazzoletto inzuppato di saliva, con il quale ella provava a pulirgli una macchia di fango che aveva sullo zigomo.
Comodo non era stato il viaggio di ritorno, i controllori dovettero organizzare delle Passaporte immediate poiché la situazione era urgente. Su di lui non era atterrata solo Hermione, ma anche i gemelli.
Essi rimasero in disparte, osservando in silenzio e ascoltando le frasi colme di preoccupazione che la madre rivolgeva a ogni componente.
Finché, quando Harry le assicurò per la tredicesima volta che era in perfetta salute, toccò inevitabilmente a loro.
In principio vi fu un semplice sguardo, che i gemelli puntarono entrambi in direzioni opposte pur di evitarlo. La tensione era talmente pressante che a Ron si seccò la gola, mentre si tirava stancamente lo zaino mal richiuso sulla schiena.
Era ancora in pigiama.
<< Fred, George! >> urlò, ma non sembrava una minaccia o un rimprovero... al contrario. << Non ho fatto che pensare a voi. E se, morendo, l'ultima cosa che vi avessi detto fu che non avevate sufficienti G.U.F.O? >>
Sbigottiti da tale confessione, si lasciarono abbracciare.
<< Ahi! >> gridò Fred, sotto la calda e salda presa.
<< Mamma, ci stai strozzando! >> inveì George provando a scostarsi dalla testa del fratello, tanto erano vicini da rischiare una capocciata.
Impossibile rimanere seri; anche se il suo umore turbato si era promesso di non considerare il termine "gioia" per quella volta, a Ron scaturì una fragorosa risata.
Altre si unirono alla sua sopraffando Molly che, incredula, cedette pure lei.
L'interruttore della luce venne azionato da Ron, non appena entrò nella sua camera.
La lampada circolare inchiodata al soffitto illuminò all'istante i quattro letti perfettamente assestati dei ragazzi, alla fine dei quali vi erano poggiati un numero mediocre di pacchetti dalle diverse dimensioni.
" Gli acquisti per la scuola..." ragionò leggendo una scritta al di sotto dello scotch che univa la carta, avvolgendolo: Speziale, ingredienti adatti alle Pozioni.
<< I libri del quarto >> disse Harry, nel letto affianco, rigirandosi tra le mani uno voluminoso come allo scopo di memorizzare i particolari disegni stampati sulla copertina. A Ron ricordava molto Hermione e, adesso che ci pensava, sicuramente nel giro di un giorno lei avrebbe saputo tutti gli argomenti trattati da cima a fondo.
<< Noi vorremmo dormire... >>
<< ... quindi non fate casino >> completò esausto Fred facendo ruzzolare con una mossa determinata i suoi pacchi sul pavimento in legno, piazzandosi sul letto e sdraiandosi.
Ron annuì piano, anche lui aveva sonno. Era accaduto tutto rapidamente, troppo da sopportare in una sola notte. In aggiunta erano le quattro.
Però uno schianto conciso alle sue spalle lo fece voltare impulsivamente, come se temesse di dover ascoltare un'altra pessima notizia.
Invece era Molly che aveva divaricato la porta, probabilmente per assicurarsi che non fossero ancora svegli.
<< Sì Harry, ti ho rifornito di tutto quello che necessitavi, specialmente nuovi fogli di pergamena e inchiostro >> disse dolcemente, forse un po' sciolta... o questo era quello che Ron credeva quando si parlava dell'amico. Harry era addirittura erede di un bel gruzzoletto che i genitori, nel corso degli anni, misero da parte prima della loro morte.
A Ron veniva molto naturale negare meccanicamente nel tempo in cui egli aveva voluto offrirgli dei soldi, da spendere nel modo che avrebbe preferito. Ed Harry persisteva per essere riconoscente, dato che i Weasley lo avevano accolto e supportato in qualsiasi scelta da lui intrapresa.
<< Grazie >> disse Harry prendendo un altro pacchetto e analizzandolo.
<< Oh, nella lista hanno aggiunto un abito da indossare per le occasioni speciali! >>
<< Occasioni speciali? >> chiese Ron guardandola smarrito.
La madre gli indicò energica il pacco più molliccio.
Portando la concentrazione su di esso, Ron tirò subito via lo spago... ma si bloccò.
"Per le occasioni speciali?" meditava scombussolato, fissando la carta marrognola davanti a sé. Facendosi coraggio, la tolse adagio.
<< Ti sei sbagliata! Questa è di Ginny! >> esclamò rilassato due secondi dopo, storcendo il naso nel vedere una vecchia camicia, inclusa di pantaloni e giacca, contornata da pizzi e merletti rosa.
Un colore inadatto a un maschio, no?
<< No no! È tua! >> rimandò lei, agitando l'indice nella sua direzione.
<< Ma è orripilante! >>
<< Ne ho presa una anche ad Harry... È leggermente più elegante perché ho pagato con le sue monete >> la madre mormorò l'ultima frase in difficoltà, aveva la stessa concezione di umiltà che aveva il figlio.
Ron si voltò, indignato nel sapere che quel coso uscito da chissà dove era suo, e aggrottò le sopracciglia ancora più scandalizzato. << Il suo è perfetto, non ha nessun pizzo alle maniche... e ha un bel colore! >>
Harry si appoggiò l'abito, appena scartato, di un verde bottiglia sul busto per controllare la lunghezza. Intonava splendidamente con i suoi occhi.
<< Che ne pensi, Harry caro? >> chiese affettuosamente la madre, ignorando completamente il commento poco opportuno del figlio, tirando all'esterno le revers della giacca cucite sul torace.
<< Mi va bene... cioè, grazie >> rispose lui sincero, alzando lo sguardo.
<< Bene? Con quello sarai un figurino! Io invece sembrerò un vecchio di almeno sessant'anni >> ritenne Ron, portandosi le braccia sulla testa.
<< Oh andiamo, non è male >> borbottò la madre alterata.
<< E' la cosa più abominevole che abbia mai ricevuto! Preferisco gironzolare nudo, che indossarlo! >>
<< Ah sì?! Sai che ti dico? Fai pure e Harry, scattagli una foto così avrò da ridere! >> insorse lei furiosa.
Richiuse la porta sbattendola, lo scalpiccio delle pantofole che si allontanava sui gradini.
Ron incrociò le braccia al petto, gonfiando le guance mentre osservava invidioso Harry mettere in ordine la sua roba.
<< Finito? >> disse Fred con la voce soffocata da tre strati di coperte.
Ron gli affibbiò una smorfiaccia, dopodiché si distese sul letto desiderando che il sonno lo aventasse il prima possibile.
Nelle rimanenti giornate di vacanza Ron diede tutto se stesso per portare al termine, almeno in parte, i suoi compiti.
Più che altro aveva minacciato Hermione di darle un bacio sulla guancia se non lo avesse aiutato con i temi. Lei, che rannicchiata su una poltrona sproporzionata della sala stava tranquillamente accarezzando Grattastinchi, si pentì di aver nettamente rifiutato. Ron l'aveva rinseguita per tutta casa facendo il verso dei baci finché lei cedette, pregandolo tuttavia di risparmiarsi il bacio.
Il rosso, copiando perfettamente le frasi che Hermione gli recitava, sapeva che in ogni caso non lo avrebbe fatto. Non lo dava a vedere, ma era molto furbo quando voleva.
Lui non contava, come invece Harry era abituato, i giorni che mancavano al primo di settembre. Amava Hogwarts, aveva conosciuto e stretto amicizia con la gran parte dei studenti della sua Casa, ma amava ancor più oziare sul suo letto e abbuffarsi dei dolci che la madre si premurava d'impastare nei caldi pomeriggi.
Poi Bill e Charlie avevano organizzato delle mini partite di Quidditch, cosicché anche Harry potesse ravvivare i suoi muscoli arruginiti da quando i Dursley gli avevano privato della scopa, nel periodo in cui risiedeva sotto il loro tetto (<< Niente magia, nulla di insolito! >> continuava a persistere lo zio).
Il tempo inoltre restava chiaro e nessuno aveva impedito a Ginny di prendere il sole.
Quindi fu abbastanza comprensibile la mezza angoscia che, quel primo di settembre, trafiggeva il cuore del ragazzo.
<< Chi vuole ancora un po' di porridge? >> civettuolò spedita Molly, girando con il mestolo di legno la colazione nella pentola che sorreggeva con la mano libera.
La famiglia Weasley più Harry e Hermione era riunita in cucina, assaporando i loro ultimi attimi da passare insieme.
Incomprensibilmente le nuvole non sembravano voler dare pace al sole, di conseguenza nella Tana vi era scarsa illuminazione.
Ron, rischiando di staccarsi il braccio per la velocità, alzò l'indice in aria.
Si era scolato due porzioni, però il suo stomaco era incontentabile.
<< Ne hai già preso, Ron! >> inveì la madre, spostandosi sulla ciotola di Percy dove aggiunse due pugni di porridge.
<< Tu hai chiesto chi ne voleva, ed io ho risposto! >>
La sua scusa fece crepare tutti dalle risate, Hermione compresa.
Ma Molly, aggiungendo una dose al marito, non si scompose.
"E va bene... Ho capito" si convinse Ron, scorrendo lo sguardo sui piatti messi al centro del tavolo.
Stese la mano destra per afferrare un toast al formaggio. Arrossì un poco scontrandosi bensì con le dita snelle di Hermione, che aveva mirato allo stesso panino abbrustolito.
Si guardarono all'istante negli occhi.
"Che faccio? Glielo lascio?" rimuginò, osservando agitato il piccolo broncio contrariato formarsi sulle sue labbra.
Il cervello lavorava ad una soluzione, ma il suo stomaco aveva un pensiero fisso che non avrebbe di certo eliminato a causa dell'amica: Fame.
Senza rendersene conto, gli occhi incollati in quelli di Hermione, sfilò il toast e se lo portò subito tra i denti, staccandone un pezzo.
Hermione sbuffando ritirò la mano, distolse lo sguardo e lo portò su Arthur, il quale aveva iniziato una conversazione.
<<...da soli. È un vero peccato, avrei voluto salutarvi. Ma sapete, a lavoro hanno bisogno di me >>
<< Tesoro, stai sprecando le tue ferie! >> esclamò la moglie in ansia.
Dal tintinnio di ferro provocato su un altro ferro, Ron capì che doveva aver mollato la pentola sul fornello.
<< È un'urgenza. Ho appena ricevuto una lettera rapida dal mio collega, Mundungus Fletcher >> comunicò grave il marito.
Lo strusciare di una sedia indusse Ron a ritirare definitivamente gli occhi dalla faccia della castana, la quale stava ascoltando attentamente, e dirigerli al padre.
Arthur era in piedi; indossava un normale abito da ufficio, marrone per la precisione, e se non fosse dallo sforzo che la cintura esercitava sulla vita ci sarebbe stato bene senza ombra di dubbio.
Non si poteva comunque paragonare la sua pancia a quella del signor Roberts. Ron scosse la testa provando a dimenticare le urla, la paura che aveva guastato la notte della Coppa del mondo di Quidditch.
Nel farlo, però, sentì una mollica di pane bloccarsi nella sua gola.
Desiderando di tornare a respirare, si battè forte al petto.
Tossì rumorosamente, attirando praticamente l'attenzione dei presenti su di lui.
"Perché sempre a me?" pensò sfiancato, sputacchiando saliva mentre si assestava poderose manate; inevitabilmente qualche livido sarebbe apparso sulla pelle.
<< Ron! >> strillò la madre sgomenta, ribaltando la sedia cui si era seduta per muoversi in suo soccorso.
Una lacinante botta sulla schiena gli fece rigurgitare la mollica, grossa quanto due mosconi.
Inspirando affannosamente, Ron ringraziò Charlie.
Nuvolette di vapore aleggiavano sulla punta della locomotiva rossa e nera, uscendo dense dal camino e sgretolandosi adagio nell'aria.
Il vociare della gente regalava alla stazione King's Cross varie emozioni; vi erano bambini che non si scollavano dalla gamba dei genitori con la consapevolezza che non li avrebbero rivisti per un determinato periodo, adolescenti che salutavano i propri essendoci già passati sopra, e i maggiorenni promettevano ai loro che tutto sarebbe filato liscio come l'olio.
Poi c'erano loro.
Entusiasmati e nervosi alla prospettiva di fare ritorno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Ron era tra questi, inspirando profondamente l'odore del binario appartenente alla piattaforma nove e tre quarti accessibile solo dai maghi (i Babbani non si erano mai curati di come delle comunissime persone potessero sparire attraverso un muro rigido; troppo impegnati e critici per occuparsi di fatti misteriosi che capitavano proprio sotto il loro naso).
Sospingeva il carrello del suo enorme baule, dove sulla cima era posizionata in equilibrio la gabbietta del suo gufino Leotordo.
La Polvere Volante era stata la scelta più economica e veloce che avevano intrapreso per finire a Londra.
Da come gli spiegarono i gemelli, Ron apprese che il padre doveva prendere le difese di un certo "signor. Moody", il quale aveva fatto esplodere due bidoni dell'immondizia la notte scorsa credendo che fossero stati dei Mangiamorte (essi sottolinearono che era pazzo da legare), destando sicuramente dei sospetti ai poveri vicini del quartiere.
Ron aveva sempre provato una sorta di ammirazione verso il padre, anche se talvolta il guadagno del duro lavoro era insufficiente...
Un lungo fischio acuto preannunciò ai passeggeri di affrettarsi, alle undici gli sportelli si sarebbero chiusi e le ruote metalliche azionate.
<< Su ragazzi, usate le gambe! >> esortò vispa Molly da dietro al gruppo.
Ron diede potenza alle braccia, restando alla sinistra di Harry, espirando.
L'Hogwarts Express avrebbe accolto ogni studente, quanto capienti erano i suoi vagoni.
<< Dov'è? >> una vocetta isterica li fece arrestare.
<< Dov'è cosa, piccola mia? >> chiese turbata la madre a Ginny, intenta nel rovistare le sue borse con una pericolosa frenesia.
Hermione lasciò stare il suo carrello e le si accostò.
<< Dov'è la mia spazzola? Non riesco a trovarla da nessuna parte! >>
<< Forse l'avrai scordata a casa, ma il treno partirà a breve...quindi di tornare indietro non se ne parla! >> confutò la madre dissuadendola da una spalla.
<< Ieri ce l'avevo, e non è da me dimenticare le cose! >> disperò la piccola rossa immergendo le mani in un'altra borsa.
<< Ginny, c'è sempre una prima volta >> disse Harry sorridendole.
Ron annuì, anche se non aveva mai capito cosa dovevano farci le femmine. I capelli stavano bene così come erano, no?
" Hermione non ne ha bisogno ", pensò guardandole i ricci sparpagliati sulla maglietta a strisce bianche e grigie a maniche lunghe.
Ginny arrossì tanto da superare il colore delle fragole, abbassando cocciuta la testa sulla borsa che stava strapazzando. << Dov'è? >>
<< Intendi la spazzola nera che Frederick e George hanno scambiato come paletta da adoperare nelle aiuole, dove mamma aveva chiesto loro di piantare i fiori nuovi? >> svelò Percy in tono distaccato, sembrava provenire da un altro pianeta.
<< I fiori che... COSA?! >> strombazzò lei raddrizzandosi e squadrando con aria inferocita i due gemelli.
Fred e George fischiettarono una melodia scompagnata, colpevoli fino al collo.
<< Chi vi ha dato il permesso? Come avete potuto! >> scattò rossa dalla rabbia Ginny, percorrendo a grandi falcate la distanza che intercorreva tra lei e loro.
Fred, il cui fiato morì sulle sue labbra, incurvò le sopracciglia e cominciò ad arretrare, seguito dal fratello.
<< Ginny! >> esclamò la madre impressionata dal suo atteggiamento.
Ron rise alla scena che si presentava alla sua vista: una bassa ragazzina tirava cazzotti alla cieca sui slanciati busti dei maggiori, nel tentativo di fargli passare la voglia di sottrarle i suoi oggetti personali e usarli come attrezzi di giardinaggio, e la madre che tentava in tutti i modi di separarli. Alla fine i muscoli del primogenito misero un punto al litigio, sollevando da terra la sorella.
<< METTIMI GIÙ BILL! >> urlò Ginny furente, scalciando.
<< Quando ti sarai calmata >> promise Bill, trattenendola facilmente.
<< Fred e George, dovete solo vergognarvi! >> sgridò la madre, indicandoli imperiosa.
<< Noi non possiamo fare magie al di fuori di Hogwarts...>>
<< ...e avevamo una paletta di ferro a disposizione. >>
<< Così abbiamo preso in prestito l'unico oggetto che ci sembrava adatto >> si alternarono i due sorreggendosi lo stomaco, non dal dolore causato da Ginny ma dalle risate che cercavano di frenare sul nascere.
A differenza di Ron, la quale ormai aveva coinvolto alla grande Harry.
La svolta la diede il secondo ed ultimo fischio, risuonando alto affinché potesse essere colto specialmente dalle persone disseminate alla coda del mezzo.
<< Accidenti! Stiamo perdendo tempo, dovreste già essere a bordo! >> saltò la madre, mettendo da parte il rancore in un nano secondo.
<< La. Mia. Spazzola. >> ripetè Ginny scandendo le parole.
<< Puoi prendere la mia se vuoi. Almeno finché non riavrai la tua >> rincuorò Hermione squillante, emergendo oltre la schiena di Charlie, cui si era appostata quando Ginny aveva dato di matto.
In quel momento tutti la fissarono.
<< E lo dici adesso? >> domandò incredulo Ron.
Hermione non gli fece minimamente caso, aspettandosi piuttosto un segno affermativo da Ginny.
Rimettendo i piedi a terra, liberata da Bill, corse ad abbracciarla: << Tu sì che mi vuoi bene >>
La castana le accarezzò con fare consolatorio la schiena.
"Quante sciocchezze per una stupidissima spazzola", stipulò Ron a sé stesso serrando le mani sul manico fresco del carrello.
Il profumo di sedili ripuliti si intrufolò nel suo naso diritto, cambiare ambiente importava costantemente nuove immagini nella sua memoria.
Immagini strettamente collegate al tragitto che ogni anno il treno compieva dalla stazione alla scuola, alle amicizie che crescevano guadualmente prosperose come un frutto, alla nostalgia dei familiari.
Dopotutto Harry e Ron si erano conosciuti esattamente sull'Hogwarst Express. Tre anni di divertimento, discordie e simpatia.
La seconda che conobbe fu Hermione. Con lei aveva instaurato un rapporto complesso; vi erano istanti in cui andavano d'accordo, altri in cui bisticciavano così tanto da decidere di aggirarsi altrove.
Eppure, sapeva in cuor suo, era una buona amica.
<< Ci siete tutti? >> chiese una voce commossa e troncata al di fuori del finestrino aperto, dove Ron si affacciò scansando i gemelli, appesantiti dal baule di Ginny che trasportavano entrambi da una maniglia a testa (probabilmente per farsi perdonare).
<< Sì mamma >> rispose Ron semplicemente, voltandosi subito dopo per verificare se lo fossero effettivamente. Era uno degli aspetti che lo rendeva scemo agli occhi della castana: l'imbecillità.
<< Mi raccomando, prestate attenzione e studiate! >> disse in tono sollecitato la madre, riferendosi in special modo a Fred e George.
Ron annuì, rimettendo il capo nel vagone.
Ma la frase pronunciata da Charlie lo fece scattare nuovamente contro il finestrino. << Mi piacerebbe davvero tornare ad Hogwarts... Vedrete, sono certo che resterete affascinati quest anno >>
<< Affascinati da cosa? >> domandò Ron interessato.
<< Già, piacerebbe anche a me vederlo >> aggiunse in aria incantata Bill, mandandosi una ciocca rossa dietro l'orecchio.
<< Cosa accadrà quest anno, signora Weasley? >> sentì Ron alla sua destra. Harry stava provando a inzipparsi nel poco spazio che c'era tra il suo capoccione e la finestrella.
<< Oh, un avvenimento molto raro... Lo troverete eccezionale, lo so. Ma non dirò nulla, lo scoprirete da voi! >> garantì la donna, le mani sui fianchi in un gesto maestoso.
<< Che avvenimento? >> dissero all'unisono i gemelli. Il corridoio rimbombò dal rumore rude di un qualcosa crollato sul pavimento, e da un urletto irritato.
<< Il mio baule! >>
Nessuno diede retta a Ginny. Ron stava lottando con le unghie per impedire ai gemelli di spostarlo da lì. Hermione si sporgeva dalla spalla di Harry.
I loro sguardi esaminavano accuratamente i tre Weasley sulla banchina.
Cosa sarebbe accaduto al castello? Di che avvenimento stavano parlando? Come facevano a saperlo in anticipo?
Domande cui necessitavano delle dettagliate risposte.
<< Cosa succederà? >> riprovò Ron, ostinato.
<< Non voglio rovinarvi la sorpresa >> ammise tutto d'un fiato la madre.
<< Dicci! >> replicarono i gemelli, in coro.
Ron pestò il primo piede che gli capitò a tiro, lo stavano letteralmente schiacciando sulla parete di ferro.
<< Ahi! >> gemette Harry, guardando scorbutico l'amico chiedendosi cosa gli avesse mai fatto di male.
<< Scusa... >> brontolò lui dispiaciuto.
<< Smettetela, non sento ciò che Percy sta dicendo! >> disse Hermione asciutta, avanzando verso Ron e spingendolo di lato.
"Ma che fa?" pensò Ron perplesso vacillando su George, il quale lo sorresse.
<< ...volta che ne parlo con papà a tavola. Evidentemente non vi importava >>
<< Sputa il rospo, Percival >> insisté Fred.
<< La cosa Top Secret, ricordate? >>
<< Sì, se vuoi vi faccio da damigella! >> esclamò Ginny sarcastica, perennemente calma sebbene avesse il baule ancora a terra. Ron scoppiò a ridere.
<< Io e il signor Crouch... >> riprese Percy alzando la voce per sovrastare le risate intensificate dai gemelli. <<...stiamo organizzando tutto nei minimi particolari. Nessuno saprà nulla finché egli deciderà di renderlo pubblico! >>
Le risate svanirono dalla bocca di Ron, abbassandosi al di sotto del braccio di Fred dove vi era uno strascico di visuale. << Sei noioso! >>
<< Ronald Weasley! >> richiamò sdegnata la madre.
<< Io eseguo i suoi ordini! >> dichiarò Percy chiudendo gli occhi e gonfiando il petto di fierezza.
<< Avanti, a noi puoi dirlo! >> persuadé Hermione gentilmente.
Ron ritirò la testa dentro. Il suo intuito non sbagliava. Il treno si stava muovendo.
<< Nulla da fare! >> contestò Percy risoluto.
<< Charlie, Bill... Ditecelo voi! >> chiese George disperato, dilungandosi mentre la locomotiva accelerava.
I due fecero un cenno di negazione, salutandoli sventolando le mani.
<< Mamma! >> supplicò Ron, arrampicandosi sulle spalle di George.
Lei li salutò a sua volta schioccando un bacio volante.
La stazione scorreva sempre più veloce, sparendo infine in un angolo. Case e palazzi si alternarono, arricchendo l'aria dell'odore di carburante e cibi lasciati a raffreddare sui terrazzetti di mattoni o calce.
Un silenzio sconfitto durò nei cinque minuti successivi. Ron si perse a guardare il susseguirsi delle chiome degli alberi, situati a due metri di distanza in vasi quadrati.
<< Ci abbiamo provato >> sosprirò ad un tratto Hermione.
<< Sì... >> confermò Harry, chinandosi e afferrando la valigiona.
<< Ci cerchiamo uno scompartimento? >> propose Ron, sorridendo e raccogliendo la sua cabitombolata in fondo al corridoio.
<< Buon viaggio, ci vediamo nella Sala Grande >> augurarono Fred e George in una voce sola.
E, prima che Ginny potesse reagire, fuggirono via oltre la porta che univa quel corridoio a quello dopo.
La piccola Weasley, fissandoli a bocca aperta, si rassegnò trascinando il suo baule con la forza che aveva.
(Continua... )
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