Romione (pt.2)

Eppure era convinto di aver serrato gli occhi un secondo dacchè la voce sonora della mamma lo scosse dal sonno.
<< Su avanti! La colazione è a tavola! >>
Ron si tolse le coperte e, mezzo stordito, esaminò i suoi vicini. Harry era letteralmente saltato in piedi, per quanto fosse eccitato alla prospettiva di trascorrere un'intera giornata assieme ai Weasley.
Fred e George, d'altronde, si rigirarono sul materasso ed esclamarono all'unisono:<< Dai mà... È troppo presto... >>
<< Non fate tante storie. Forza, vado dalle ragazze >> ordinò sbrigativa tirando le tende. Non servì a molto, all'esterno era buio.
Carichi di stanchezza, strusciarono lentamente al piano di sotto. (Ron si era soretto ad Harry per non cascare)
Il profumo del porridge si inoltrò nel suo naso, rendendolo immediatamente esuberante.
Si ingozzò in fretta, bevendo poi il latte dal bicchiere.
Aveva già finito quando Hermione e Ginny, dallo stato, se possibile, peggiore del loro, si accasciarono sulle sedie.
Arraffò il toast che la madre gli stava porgendo e contemporaneamente il suo sesto senso lo fece voltare verso Hermione, che lo stava adocchiando.
Aveva sbavato di nuovo?
"No..." si rasserenò portandosi un dito sul mento.
Perché lo stava guardando?
"Forse perché voleva la mia fetta di toast?" rispose a sé stesso.
Oppure stava mentalmente giudicando il modo in cui masticava?
"Vero... Devo mantenere la bocca chiusa" si autodesolò Ron, puntando gli occhi sulla ciotola vuota.
Un crac lo allontanò dai pensieri, Percy, in un pigiama blu, si era Materializzato in cucina.
<< Perché non possiamo Materializzarci anche noi? >> protestò Fred. << Bill e Charlie dormono mentre noi.. >>
<< Non avete superato l'esame. Vuoi un po' di latte, Harry? >> fece la madre, addolcendo il tono.
<< Sono apposto, grazie >> affermò lui. << Si deve passare un esame per Materiali...be', quella parola? >>
<< Oh sì Harry >> si intromise il signor Weasley (i contati ciuffi rossicci ritti), emergendo dalla rampa e sedendo a capo tavola. << È molto pericoloso senza aver imparato le regole. Se quando lo esegui non sei concentrato, finisci male!
<< Giusto l'altro ieri sono venuto a sapere che due giovani si sono Spaccati tra la 5° e la 9°. È stato complicato per gli Obliviatori far scordare l'accaduto ai Babbani testimoni >>
Deglutii e soprassalti accompagnarono l'ultima frase, sebbene Ron lo avesse già sentito.
<< Spaccati? >> domandò Harry sbalordito.
<< Sì, è il termine che utilizziamo per far intendere come il soggetto abbia una parte del corpo da un lato e un altro dall'altro >> riferì pratico il signor Weasley.
<< Ma dopo li hanno... riattaccati? >> seguì Harry pendendo dalle sue labbra.
Ron ebbe la terrificante visione di un cuore e un braccio sull'asfalto di una strada, e immaginò come dovessero sentirsi gli uomini al cospetto di simile anormalità.
<< Certamente, ma vedi... non è un procedimento semplice, la squadra Cancellazione della Magia Accidentale ha avuto un gran d'affare! >>
Ron vide il corvino trarre un respriro e scandire un'altra domanda, ma non si comprese nulla perché la madre stava strillando: << Cosa avete nelle tasche? >>
Era riferito ai gemelli. Essi si scambiarono un'occhiata e fecero i disinvolti.
<< Cosa avete nelle tasche? >> ripetè rude la madre, la sua ciotola di porridge intatta.
<< Un fazzoletto >> disse Fred in tono innocente, infilando la mano in tasca ed estraendone il tessuto di carta.
<< Quante bugie! >> esclamò inferocita. Impugnò la bacchetta e indirizzandola su di loro pronunciò: << Accio! >>
Il fiato sospeso, Ron osservò incarti colorati ( indubbiamente altre Mou Mollelingua ) volare dai nascondigli più improbabili che avesse mai visto, compreso il colletto di George e i calzini di Fred, e planare delicatamente sul palmo libero della madre, le cui orecchie fumavano.
Fred si protese invano cercando di trattenere a sè una caramella che gli stava uscendo dalla manica.
<< Credevamo le aveste gettate! >> disse squadrando il marito in cerca di sostegno.
<< Sono le nostre invenzioni! >> esclamò George a voce alta.
<< Non potete portarcele via! Ci abbiamo lavorato mesi! >> replicò il gemello.
<< Bel modo di sprecare il vostro tempo, invece di studiare. Non mi stupisco che abbiate ottenuto solo tre G.U.F.O a testa! >> disse la madre adirata, girandosi e lanciando in un gesto secco il contenuto della mano nel secchio vicino al lavandino.
Ron udì Hermione mugugnare incredula: << Tre a testa? >>.
<< Cosa ho sbagliato con voi? >> chiese la signora Weasley, accentuando una briciola di tristezza. << Perché non mi ascoltate? >>
Affinché non si diradasse una guerra su chi avrebbe urlato di più, il padre impose saggiamente una parantesi chiusa dicendo che erano le sei e che se non volevano perdere il passaggio dovevano muoversi.

Zaini in spalla, giubbotti o giacchetti pesanti per contrastare il freddo che appannava le finestre dell'ingresso, si diedero nei saluti.
<< Avete preso le pentole? E i barattoli di ceci? >>
<< Non preoccuparti cara, ho controllato e ricontrollato >> tranquillizzò il marito accarezzandole teneramente una guancia.
<< Bene, quindi ci rivediamo a fine partita >> disse lei guardando i ragazzi.
Ron conosceva il record che una aveva effettuato, e si augurava con ogni particella del suo cuore che quella sarebbe durata altrettanto.
<< Andiamo? >> propose elettrizzato.
<< Vieni qui! >> esclamò la mamma correndo ad abbracciarlo.
<< M-mamma! >> balbettò imbarazzato, fissando Harry come se temesse che stesse ridendo di lui. Invece stava parlando con Hermione.
Staccandosi dalla stretta appiccicosa, arrettrò e si tenne a debita distanza.
<< Oh, a mezzogiorno ti manderò Bill e Charlie >> promise ella al marito, il quale aveva aperto la porta e inspirava orgoglioso l'aria di campagna.
<< Ottimo >> rispose lui voltandosi.
<< Harry lasciami la tua lista. Così comprerò le cose che ti serviranno insieme a quelle degli altri oggi, a Diagon Alley >> disse calorosa, allargando le braccia per stringerlo affettuosamente come un figlio.
Ron si avviò nel cortile, seguendo Ginny e i gemelli. Il loro umore non era dei migliori.
<< E fate i bravi! >> consigliò impetuosamente in generale la madre, però Ron era sicuro che fosse mirato ai fratelli maggiori. Essi non reagirono.
Attraversarono campi, collinette e due abitazioni. Risparmiavano la voce, dato che il vento pungeva sui loro volti.
Le nuvole si allontanavano e la luce del sole nasceva adagio all'orizzonte.
<< Ci arriviamo a piedi allo stadio? >> questa fu la domanda che Harry pose al signor Weasley, prima di mettersi in marcia. Lui, sorridendo, aveva detto che il luogo era lontano, ma avevano a disposizione un mezzo capace di condurli sin lì.
<< Secondo te con cosa viaggeremo? >> Hermione, dalla borsa piena da scoppiare, si era accostata a Ron.
<< Papà ha prenotato una Passaporta >> disse rauco, schivando abilmente una cacca di pecora.
<< Oh! Ho letto tutto sulle Passaporte! Però non le ho mai provate... >> esclamò Hermione vivida.
<< Sarà la prima volta per entrambi >>
<< >> approvò Hermione.
Se Ron avesse per un attimo sostenuto che lei sarebbe andata di nuovo da Ginny, si sbagliava.
Sospirò felice, probabile era l'opzione di darle accidentalmente qualche spallata quanto era vero il biscotto ammuffito dimenticato nel visibile strato di polvere sotto al suo letto.
Il tragitto ebbe fine sulla cima di un colle, il che vantava di un bel panorama... ma il gruppo era ben altro interessato al vilaggio sottostante, affaticati e distrutti dall'intrepida scalata.
Ricomponendosi all'ordine del padre, dieci minuti dopo, si misero alla ricerca di un oggetto che i non maghi avrebbero considerato spazzatura.
Ron pensò a quante energie aveva inutilmente sprecato quando si unì agli altri per via di un signore che aveva con sè la Passaporta. Egli era il padre di Cedric Diggory, un diciasettenne appartenente ad una casa completamente differente della sua ad Hogwarts.
Ignorando i risolini di Hermione e Ginny, che contemplavano la bellezza del ragazzo soprannonimato da lui :"Bambolo Diggory" (non gli stava molto simpatico), occupò uno spicchio del cerchio che avevano creato intorno alla Passaporta.
Gli indici attaccati in punti diversi dello stivale che il signor Diggory teneva alto sulla testa, attesero agitati lo scadere dei secondi cui il padre aggiornava loro.

Diversa fu la sensazione che Ron provò quando all'improvviso lo stivale vibrò. Era come se un gancio invisibile lo avesse strattonato per l'ombellico, alzandolo dal terreno e facendolo vorticare al suo interno in un risucchio sommesso.
Colori su colori si mischiavano, così chiuse gli occhi.
Poi sentì le sue ginocchia cadere di sasso su qualcosa di morbido. Tutto aveva smesso di ruotare. Realizzando di essere atterrato su di Harry, dall'espressione indecifrabile, non fece nemmeno in tempo a rimettersi in sesto che la sua faccia battè contro la breccia.
In una vocina mortificata Hermione si tolse dalla sua schiena.
Uno alla volta i Weasley, apparentemente sani, non mancarono all'appello.
Lo scenario non era più lo stesso: pini e querce al posto delle ampie e tranquille campagne.
Un'unica strada brecciolata si dilungava a Nord, verso un enorme pianura piena di quelle che sembravano piccole casette dalla struttura originale.
Ancora intontito, Ron seguì muto il padre mentre egli scambiava parole cortesi ai due uomini vestiti in giacca e cravatta appostati lì per svolgere un ruolo preciso.
Il primo teneva un blocco degli appunti, il secondo sorreggeva una scatola includente una gomma di bicicletta bucata, un pallone raggrinzito ed una paperella tutta sporca.
<< ...penserà il signor Roberts >> stava dicendo uno dei due, indicando una casa in mattoni che situava nelle prossimità dell'area, dietro un albero mezzo abbattuto.
<< Grazie >> rispose il signor Diggory, poggiando con un sorriso bonario lo stivale nella scatola.
Quindi si avviarono. Il signor Roberts, come Ron potè ipotizzare dal modo in cui li stava studiando mentre si avvicinavano, era un Babbano. Uno sulla cinquantina, capelli grigi e dalla pancia talmente grossa che poteva starci un melone. Era coperto da un pantalone oversize nero e un maglione di lana, sulle spalle un giaccone marrone e un paio di scarpe in pelle... Insomma, un normalissimo e sciuttibilissimo umano, quel tipo che non spenderebbe troppo tempo per ficcanasare negli affari altrui.
<< Stranieri? >> domandò in aria sfiduciosa nell'attimo in cui il signor Weasley gli stava protendendo il denaro per passare (Ron aveva immaginato che le persone di quelle casette non alloggiassero gratis).
<< Oh emh...>> fece lui a disagio fissando i soldi, per poi bisbigliare a Harry - Ron era comunque riuscito a sentirlo - : << Dammi una mano per favore, Harry. Questa banconota è da... venti? Ah sì, questa invece da... cinque? >>
<< Dieci >> corresse lui sottovoce, contando l'importo.
Una volta pagato, i Weasley e i Diggory presero direzioni opposte, nonostante trascorsero insieme l'ultimo tratto di strada.
"Sono tende!" pensò Ron emozionato, superandone alcune semplici, di telo fino.
Un sospiro di stupore partì dalla sua gola vedendo come si estendevano in verticale.
Sembrava una piccola città, ovunque si voltava c'erano tende e ancora tende. La cosa che lo stupì furono quelle verdi, da lontano avrebbe potuto confonderle come cumuli d'erba.
Ma non era niente in confronto al resto. C'erano tendoni alti due o tre piani, altri con piscina e cucina incorporata, altri con balconi decorati da vasi di fiori e casine per gli uccellini... e addirittura di culture straniere!
Una piramide e il modello in miniatura della torre di Tokyo ne erano una prova.
Era incredibile pensare a quanti maghi di diversa nazionalità si fossero riuniti solo per partecipare ad un evento che non si teneva spesso in Inghilterra. In fondo, il Quidditch era come il calcio per i Babbani...
"Solo mille volte meglio" assicurò Ron, tirandosi in sù lo zaino e cercando di non perdersi tra il via vai di coloro che, stabilitisi, andavano a salutare i conoscenti.
Avevano superato circa cinquanta tende al loro momentaneo pezzo di terreno contrassegnato da un cartello con inciso :"Weezly".
Il padre fece cenno loro di prestare attenzione. << Dobbiamo montare la nostra ora. Non vi sembra eccitante? È come un campeggio! >>
Ron sentiva la felicità venirgli meno quando si trattava di lavorare, e lo stesso percepiva nello stato d'animo dei suoi fratelli e sorella. Harry era l'unico che continuava a guardarsi intorno a bocca aperta, Hermione invece si stava rimboccando le maniche.
<< Non sembra complicato vero? >> si compiaccè il padre, aprendo dallo zaino il foglio delle istruzioni. << Da dove cominciamo? >>
Posò a terra i tubi e i paletti che teneva legati in un sacco per poi riprendere:<< Sarà sicuramente un gioco da ragazzi! >>
<< Sì, proprio da ragazzi! >> enfatizzò Fred estraendo la bacchetta e puntandola sui tubi, deciso.
<< No! >> esclamò severo il padre. << Mettila giù. Non dobbiamo usare la magia, ricordi? >>
<< Papà, gli altri maghi lo hanno fatto con le loro >> specificò Ginny ragionevole.
<< È inutile, quando siamo tra noi tentiamo ugualmente di metterci in mostra.... >> sussurrò lui afflitto, osservando una scopa senza cavaliere ondeggiare sulla punta di una tenda viola brillante. << Ma noi daremo l'esempio, non useremo la magia! >>
Fred riabbassò annoiato la bacchetta e Ron se la rise scuotendo la testa.
Qualsiasi cosa avessero detto, il padre si sarebbe giustificato poiché potesse fare le cose che facevano i comuni umani.
Presto si resero conto che, però, l'idea di Fred non era da scartare. Senza magia si ritrovarono a martellare e avvitare nel modo scorretto, a pestare involontariamente il dito di qualcuno; inoltre Ginny si impicciò da sola nel telo e Ron dovette resistere alla tentazione di ridere se non voleva che lei, per vendicarsi, lo legasse come un salame.
Alla fine Hermione, esperta in materia dato che aveva passato alcune escursioni con i suoi genitori, li guidò e vennero fuori due solide tende destinate reciprocamente ai maschi a alle due femmine.
<< Che vi dicevo? Un gioco da ragazzi! >> disse il signor Weasley ammirandole, le mani sui fianchi.
Harry annuì convinto, Ron e gli altri non risposero pensando ad entrare e vedere come si stava.
Come si aspettava, vide un enorme sala composta da qualche sedia e un divano, una scala a pioli che portava al piano superiore - dove vi erano i letti a castello - e una piccola stanza a destra dove si poteva mangiare.
Uno che non conosceva la magia nella maniera che la conosceva lui sarebbe rimasto scioccato. Insomma, a malapena centravano un gruppo di ragazzi e un adulto in una tenda da tre posti!
Girandosi, si gustò la smorfia sbalordita dell'amico accucciatosi sul bordo.
<< Adoro la magia! >> esclamò Harry sorridendogli.
Ron ricambiò il sorriso, invitandolo in seguito a liberarsi degli zaini su un tavolino treppiede in fondo alla stanza.

La mattinata corse in fretta, altre famiglie di maghi e streghe si aggiunsero e il cielo restava soleggiato.
I Weasley, più Harry e Hermione, si erano aggirati per i molteplici mercatini ambulanti acquistando oggetti di vario genere. Ron, insieme ad una coccarda verde che ripeteva i nomi dei giocatori principali dell'Irlanda, prese un mini Krum giocattolo.
La vicenda accaduta poco prima era da ricordare a vita, soprattutto perché aveva quasi litigato con Hermione (contraria di tale sport). Avevano attraversato l'appezzamento appartenente alla squadra avversaria, la Bulgheria, ed erano molto più appariscenti rispetto ai tetti d'agrifoglio dell'Irlanda.
Un volto corrucciato, dalle sopracciglia folte e dal naso curvo aleggiava ognidove, simile ad un manifesto. Era del Cercatore più forte del mondo: Viktor Krum. Il preferito in assoluto di Ron. Non sarebbe stato in lui se non lo avesse confidato ai suoi amici e in primo luogo... alla sua famiglia.
Nonostante tifasse l'Irlanda, aveva difeso il suo idolo nell'avvincente discussione avvenuta con Bill e Charlie la sera precedente, i quali sostenevano la vittoria in pugno ai bianco-verdi.
Questi ultimi li avevano raggiunti a mezzogiorno, Percy che faceva le veci (il primo è il secondo genito avevano scordato alla Tana le coperte per la notte).
Tra tutti i congegni carini, Harry aveva offerto a Ron e alla castana un binocolo particolare. Un Omniocolo.
Ron aveva provato e riprovato a rifiutare, sapendo che non lo avrebbe potuto ripagare... ma Harry aveva insistito dicendo che non avrebbe fatto loro il regalo di Natale.
<< Andate al pozzetto che troverete su questa mappa e riempite i contenitori d'acqua! Io penserò al fuoco >> comandò il padre ai tre.
Si era fatta la sera, precisamente le sette, e nell'aria si poteva cogliere l'allegria dei campeggianti.
Tante luci verdi e rosse si erano accese, simboleggiando le squadre. Tuttavia, aveva informato il signor Weasley, scarseggiavano quaranta minuti al fischio d'inizio.
Ron, Harry ed Hermione ubbidirono recandosi nel luogo dato, dall'altra parte degli accampamenti.
"Quanto ci vuole per riempire una borraccia?" pensò impaziente, fissando un anziano in una vestaglia rosa a fiori da donna ruotare lentamente la leva del rubinetto. "Perché papà non s'è l'è portata da casa l'acqua per preparare il tè?"
Stavano in fila da qualche interminabile istante; una decina di persone si erano sbrigate invece quei due sembravano proprio volerla prendere comodo.
Ve ne era un altro, infatti, che si stava lamentando del suo abbigliamento. << Non puoi andare in giro così! >>
Lui era poco più giovane, e si capiva dal suo completo grigio che era raffinato.
<< Tutti la indossano >> fece il vecchio in vestaglia con semplicità, stappando piano il tappo della borraccia.
<< Le donne, vecchio rincitrullito, non gli uomini! >>
A Harry, essendo il più vicino, sfuggì una debole risata che trasformò subito in tosse.
<< Davvero? Be', devono assolutamente cambiare stile. È comoda e permette alle parti intime di rinfrescarsi >> ribadì testardo, facendo scivolare l'imboccatura sul getto fluido dell'acqua.
<< Sei tu che devi cambiare, guarda... Hai visto? Nessun maschio ha la gonna qui >> esortò l'altro indicando la pianura alle spalle.
<< Vogliamo muoverci?! >> borbottò Ron inspirando rumorosamente.
Ma Hermione lo picchiò sdegnata sul braccio usando il manico del pentolino, sussurrando: << Stai zitto che ti sentono! >>
<< Non mi importa un pomodoro marcio! >> esclamò lui aumentando di un tono la voce, massaggiandosi il braccio e guardando la ragazza indispettito.
<< Dobbiamo sempre rispettare il prossimo, anche se codesto ci fa perdere la calma >> espose Hermione altezzosa dondolandosi sulle punte dei piedi e incollando gli occhi nei suoi, disinteressandosi dai ricci che le ricaddero netti sul giacchetto fucsia.
<< Tranne per Voldemort, Piton e Malfoy >> scattò Harry spettrale.
<< Sì, esatto >> convenne Hermione stridula, distogliendo impulsiva lo sguardo.
Non la si poteva disapprovare. Con la sola parola "Voldemort" a Ron era andata di traverso la saliva e per lo spavento aveva tirato la sua pentola sulla fronte di Harry.
<< Scusate... Intendevo Voi-Sapete-Chi >> disse Harry tastandosi sofferente la fronte con le dita e piegandosi per restituire la pentola al suo proprietario.
La loro reazione era provenuta non da quella parola... bensì da quel nome che nel mondo magico aveva comportato per anni paura e disperazione a causa di quel mago.
Un mago diverso, un mago dal lato oscuro.
Il suo potere era inestimabile, e lo sfruttò per uccidere, persuadere e torturare. Lord Voldemort, così si faceva chiamare, aveva compiuto tanti di quei crimini da essere riputato il più crudele e spietato dell'ultimo decennio.
Era lui il motivo per cui Harry era stato costretto a vivere con dei zii che non lo amavano, crescendolo e trattandolo come un cane puzzolente. Lui aveva assassinato i suoi genitori. Lui aveva scagliato il medesimo incantesimo su Harry, senza scrupoli, anche se aveva un anno... tuttavia a sua sorpresa Harry non morì. L'incantesimo mortale gli era rimbalzato contro, facendolo divenire uno spirito, un'entità non del tutto viva ma in grado di impossessare un corpo cosciente.
Harry Potter era il bambino sopravvissuto e la sua storia veniva raccontata entusiasmente da tutti.
Solo una persona, a quanto si sappia, aveva constantemente ostacolato i suoi piani: Albus Silente. Voldemort lo temeva.
Dunque a Harry veniva spontaneo pronunciare il suo nome e non comprendeva perché avrebbe dovuto fare il contrario.

<< Avete acceso il fuoco? >> chiese Ron ai gemelli sforzandosi di non far traboccare l'acqua che, alla fine, avevano raccolto.
<< No, papà sta giocando con i fiammiferi >> rispose Fred grattandosi la nuca.
<< Ops! >> esclamò il soggetto in questione gettando a terra il fiammifero che si era appena acceso, colto alla sprovvista.
Ron si diede incredulo una manata sulla bocca vedendo quanti bastoncini spezzati erano sparsi intorno a lui, che seduto a gambe conserte teneva la lingua tra i denti per la concentrazione.
Troppo tardi per rimediare. L'acqua crollò sul suo petto, percorrendo velocemente i calzoni e i calzini.
Harry, Fred e George scoppiarono a ridere.
Urlare loro di smetterla lo avrebbe placato, peccato che era in pubblico.
<< Ma che combini? >> ammonì Hermione asciutta.
Ron sbuffò, si voltò e fece per entrare nella tenda con l'intenzione di asciugarsi.
<< Oh, aspetti signor Weasley. Dia a me >> ronzò nelle sue orecchie quando scostò il telo e si addentrò nella sala.
" Se non mi giudica si sente male, vero?" stimò arrabbiato cercando la bacchetta nello zaino.
"Mannaggia all'acqua" Ron arricciò il naso rabbrividendo per via del freddo che iniziava a sentire sulle caviglie.
La sua rabbia crebbe perché, dopo aver rovistato nelle tasche laterali, non aveva ancora trovato la bacchetta.
Ad un tratto serrò le mani sulla cerniera di ferro. Un'ondata d'aria calda lo investì da dietro, facendo sparire le chiazze in un secondo.
Confuso, Ron si girò e una superba sagoma restituì lo sguardo.
Percy agitò la sua e il rilassante calore cessò.
<< È sul tuo letto, ammucchiata fra le tue cianfrusaglie >> riferì come se avesse indovinato cosa stava cercando.
<< Grazie >> disse Ron riappagato.
Decise di non ribattere sul fatto che non erano cianfrusaglie ma gadget inerenti al Quidditch, visto che lo aveva miracolosamente aiutato.

Spalti d'oro si sollevavano ai quindici metri d'altezza, limitando un gigante campo ovale dove sei anelli del medesimo materiale erano sigillati a tre nelle estremità adiacenti.
Un tabellone bianco, sorretto da due robusti pali di legno, si scriveva e cancellava autonomamente pubblicizzando prodotti casalinghi in offerta.
Nonostante il tremulo bagliore che la luna emanava, lo stadio era perfettamente illuminato... e chiassoso.
Le file vennero rapidamente occupate dalla gente che, ordinatamente, aveva rispettato il numero e la lettera presenti sul foglietto.
Vi erano quelli che avevano accesso ai posti migliori, chi nelle curve e chi davanti.
Nel caso dei Weasley, li avevano ricevuti in regalo dal nientemeno che il direttore in persona dell'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici: Ludovic Bagman.
Il signor Bagman era un uomo simpatico, dai corti capelli biondi e dagli occhi blu; avevano avuto modo di conoscerlo sorseggiando il tè attorno al fuocherello. Era un amico del padre di Ron e inoltre un ex Battitore delle Wimbourne Wasp (in occasione aveva indossato la sua vecchia divisa giallo-nera, ma gli stava un po' stretta).
Con lui vi era il capo di Percy, il quale sembrava più sull'attenti che mai alle parole che scaturivano dalla sua bocca, Barty Crouch.
I baffetti grigi perfettamente rigati e la pettinatura impeccabile, lasciavano pensare a Ron che fosse un uomo rispettabile, serio.
Non ci volle molto per capire chi tra i due gestisse il tutto.
Ovviamente, Ron aveva guardato pigramente il padre presentare ad Harry maghi dal alto ceto sociale che passarono di lì.
Anche il quel momento mentre si sedeva vicino a Charlie, adornato da un cappello verde più grande della sua testa, sentì complimenti che suonavano come "Harry Potter, sempre un bel giovinotto a quanto vedo!" o "Ho davvero sperato di incontrarvi un giorno!".
<< Guardate! Le mascotte dei Bulgari! >> ululò una voce soffocata dal brusio delle persone che si disperdevano per accomodarsi.
Ron, cancellando i pensieri, allungò il collo affinando la vista al cielo, eccitato.
<< No, laggiù! >> disse Ginny indicando il campo verde, l'erba tagliata pari.
Ludo Bagman fungendo da cronista, il cui tono era amplificato da un incantesimo, diede il benvenuto alle donne che apparvero dai spogliatoi dei Bulgari e si posizionarono a un lato del prato. Delle donne?
"Sono bellissime!" giudicò Ron portandosi l'Omniocolo agli occhi per studiarle meglio.
Bionde, alte e dalle forme sinuose, iniziarono a ballare all'attacco di una canzone.
"E i capelli..." Ron girò euforico la rotellina per ingrandire e migliorare l'immagine.
Chiome lunghe e lisce, probabilmente setose e morbide.
<< Wow... >> sentì al suo fianco.
Ron non rispose a Harry, la sua attenzione era diretta solo ad elle.
La loro danza si fece più veloce, sempre più veloce... E Ron aveva una gran voglia di avvicinarsi.
Staccò l'Omniocolo dal viso e lo mollò sul grembo di Charlie, che lo guardò accigliato. Si alzò in piedi, senza distogliere il contatto visivo su quelle fenomenali fanciulle, e si sostenne con i gomiti alla ringhiera.
La musica risuonava nella sua testa, trasmettendogli una tranquillità che scioglieva le preoccupazioni, l'odio...
Era una sensazione confusa, ma lineare allo stesso tempo.
Più l'ascoltava, più sentiva il bisogno di raggiungerle.
<< Ron! Fermo! Guardami Ron! >>
Uno schioccò di dita lo risvegliò dall'ipnosi. Aveva le gambe dall'altra parte della ringhiera e le mani serrate dietro la schiena, come se avesse voluto buttarsi di sotto da un momento all'altro.
Hermione lo afferrò per un braccio e lo tirò a sè.
<< Vuoi diventare una frittata per caso? >> domandò seccata; quasi urlando a causa del boato dei tifosi che, come lui, le trovavano favolose.
Non si era accorto di dove fosse finito, né di quello che stava facendo.
Tuttavia, scavalcandola prudente allo scopo di ritornare al sicuro sullo spalto, quello che vide lo rassicurò.
Harry, sporso eccessivamente in avanti, veniva strattonato dalla sorella che a sua volta veniva calmata da Bill.
Percy tratteneva estenuato per i lembi dei giubbotti i gemelli, uno scalino in sù, che ammaliati si dimenavamo.
<< Non dovete ascoltarle ragazzi, tappatevi le orecchie! >> fece schietto il padre, tappandosi le sue per farsi intendere.
<< Scherzi? Sono stupende! >> adulò Fred tirando un ceffone sulla faccia di Percy per liberarsi.
Percy lo lasciò andare gemendo dal dolore.
<< Mai viste donne più belle di queste! >> confermò George, copiando l'azione del fratello.
Percy incrociò le braccia al petto, borbottò qualcosa tra sé e si sedette.
<< Fidatevi, non sono quel che sembrano >> mormorò Charlie divertito, rificcando nelle mani di Ron l'Omniocolo.
Gli credettero a metà partita, dove l'Irlanda primeggiava, quando all'improvviso le donne svelarono la loro vera natura, inferocite dal punteggio.
Sconvolti, il signor Weasley spiegò loro che erano delle Veela. Creature simili ad uccelli con la pelle cosparsa, bensì, di squame.
Tralasciando quel particolare, Ron si godette appieno la partita; soffermandosi a commentare le mosse che gli piacevano all'amico, applaudendo se segnavano o lamentandosi se venivano segnati...

<< Irlanda oleeeé! Oleeé! >> cantarono i gemelli a squarciagola, girando in tondo a braccetto sul divano.
La partita si era conclusa positivamente, la coppa del mondo l'aveva conquistata l'Irlanda.
Ron aveva il sorriso alle stelle e la gola in fiamme, avendo parlato tutto il tempo.
<< Una partita del genere non ricapiterà una seconda volta! >> esclamò il padre riempiendo alcune tazzine di porcellana di latte, poggiate sul tavolo della piccola cucina.
Il sorriso di Ron si spense. Sapeva che erano poveri, e che se non fosse stato per Ludo Bagman non avrebbero avuto la fortuna di essere lì.
<< Già. Tu che ne pensi? >> domandò curioso Harry, mettendosi sulla sedia accanto a quella che Ron stava per impadronire.
"Sarà triste tornare alla Tana dopo questo..." pensò prendendo una tazza. << È stata micidiale! In tutti i sensi... i giocatori se la sono data di santa ragione! >>
<< Motivo cui sostengo sia pericoloso! >> saltò Hermione, soffiando ostinata nella sua.
<< Tutti gli sport sono pericolosi, a modo loro >> disse saggiamente Bill. << Il Quidditch sa comunque distinguersi >>
Trascorsero la notte chiacchierando, finché il padre disse loro che era ora di andare a dormire. La Passaporta li attendeva all'alba.
Ron si arrampicò sulla parte superiore del letto a castello, lasciando quella inferiore ad Harry che si stava infilando il pigiama a strisce verde acqua.
Guardò affascinato nei dieci secondi successivi il Mini Krum giocattolo, era similissimo all'originale.
Lo nascose sotto al cuscino e, dando la buona notte, si addormentò augurandosi di sognare il suo idolo, magari incontrandolo e strappandogli un autografo...

"Ron!"
"Svegliati scemo!"
Un fastidiosissimo mormorio di voci e suoni si inserivano nelle orecchie del rosso, mentre si strofinava beatemente una guancia sul cuscino, malgrado odorasse di gatto (la tenda il padre l'aveva presa in prestito da una sua vecchia amica).
Inspirò e continuò indisturbato a riposare. Quando ad un tratto qualcosa lo acchiappò per le spalle facendolo cadere dal materasso al pavimento.
Con il cuore che batteva speditamente, Ron spalancò terrorizzato gli occhi.
Distinse un paio di busti, poi, lentamente, i volti di Fred e George.
<< Perchè- >> esplose realizzando che erano loro gli artefici che lo avevano svegliato nel cuore delle notte.
<< Muoviti, non possiamo perdere tempo con le spiegazioni! >> lo bloccò George, chinandosi e aiutandolo a sollevarsi.
Grida e schiamazzi investirono la tenda, distorcendo il suo respiro in veri e propri tratti, come un corridore che aveva percorso più di un kilometro.
Osservò il padre indossare la giacca sulla camicia del pigiama, sembrava preoccupato.
<< Dovete restare uniti! >> ordinò impugnando la bacchetta e affrettandosi a uscire.
Bill, Charlie e Percy, vestiti bene a differenza sua, lo seguirono sapendo usare le loro.
<< Ragazze, tutto bene? >> sentì Ron mentre veniva spinto da Harry per scorgere cosa stava succedendo all'esterno.
"NO!" pensò scioccato. Non molto lontano un rivolo di fiamme si propagava da tenda a tenda, incendiandole, sbriciolandole, facendo fuggire a gambe levate gli innocenti alle quali appartenevano.
Varie famiglie correvano nella parte opposta del trambusto, verso la foresta di querce e pini.
<< Chi è stato? >>
Anche questa volta, Ron non rispose alla domanda posta dal corvino, precipitandosi invece alla tenda delle femmine.
Il padre stava rassicurando una Ginny singhiozzante; la castana era irremovibile, gli occhi fissavano un punto impreciso, vuoti.
<< Hermione! >> chiamò ansioso Ron, poggiandole una mano sull'avambraccio. << Stai bene? >>
Lei, udendolo, sobbalzò come se si fosse appena ripresa: << Sì... >>
Ma Ron era certo che era una bugia, che era turbata. La conosceva troppo bene.
<< Fred, George! Siete i responsabili ora, portateli al sicuro. Noi andiamo a controllare >> ingiunse il padre guardando cupo i gemelli. Essi non dissero nulla, presero per mano Ginny e mediante un cenno del capo sollecitarono i tre rimasti a restargli dietro.
Il rumore di un esplosione li avvolse, una tenda era volata in aria costringendoli a scappare più che potevano.
Donne, uomini e bambini li urtarono al passaggio. Ron barcollò spesso, sempre tenendo il passo dei gemelli che si facevano strada nella folla.
I primi alberi si mostrarono al di là delle ultime tende, le lanterne che avevano installato per lo stadio c'erano ancora permettendogli di vedere sebbene fosse buio pesto.
Vi erano momenti in cui si teneva alla manica di Harry, altri in cui era Harry a rallentare la corsa di Ron per non perdersi.
Un urletto acuto attraversò fulmineamente il ragazzo. La tonalità era diversa da quelli che li circondavano, una tonalità che avrebbe riconosciuto tra mille.
<< Hermione?! Dove sei? >> Ron si voltò agitato, ignorando il fatto che sarebbe rimasto indietro.
Corse deciso; fregandosene delle spintonate che riceveva, fregandosi di come Hermione lo aveva rimbeccato quando si era rovesciato sbadatamente l'acqua quella sera, dando poca importanza all'antipatia che portava per il suo giocatore preferito... del Quidditch.
<< H-Hermione? >> tentò alzando, difficile a dirsi dato che era scoppiato un pandemonio, la voce.
Superò altre persone, esaminandole una ad una in cerca dell'amica.
<< Miseriaccia Hermione! Dove sei finita? >> si lagnò sconsolato, girando su se stesso.
"E se me lo sono solo immaginato? Forse era davanti a Fred..." rimuginò, chiudendo gli occhi.
<< Ron! >>
Un corpo si attaccò al suo, in un tenero abbraccio. Ron, sorpreso a quel contatto, aprì le palpebre accorgendosi di avere le braccia di Hermione attorno al suo collo.
<< F-finalmente... m-mi hanno trascinato e... non riuscivo più a trovarvi... >> mugulò lei, staccandosi e tirando sù con il naso.
Ron, felice di non essersi sbagliato, la consolò: << Tranquilla, vedrai che li ritroveremo. Credo che gli altri si saranno accorti della nostra assenza, e probabilmente ci staranno cercando! >>
Hermione annuì, sussultando leggermente ad un altro scoppio.
Senza riflettere, Ron strinse la sua mano e insieme si inoltrarono tra la massa.

(Continua...)

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top