Charlus - nuova storia (pt3)
Ecco il continuo del precedente capitolo, sempre per il concorso sulla Charlus (One - shot) di Cactus_003 😁. Spero possa piacervi❤️!
Qual'era il miglior modo per allontanare tutti i pensieri che dall'inizio della giornata non avevano fatto altro che schiacciare la tua mente, per poi rassicurarsi nel sapere che era solo una futile preoccupazione fondata dal timore che due ragazze potessero rubare il tuo principe dei sogni?
Passeggiare nel parco di Hogwarts, ovviamente, circondato da un lago la cui acqua nera scintillava sotto il tocco gentile dei raggi del sole.
Valentina Lupin, calpestando il sentiero in ciottoli, si guardava attorno respirando l'aria fresca di Ottobre.
Il mantello, scuro all'esterno e giallo all'interno, la scaldava quel che bastava per non farle prendere un raffreddore; presente da ormai fine Settembre.
Le nuvole bianche erano sparpagliate nel cielo, segno che non avrebbe piovuto. Il castello, nonostante la sua grandezza, si faceva lentamente lontano mentre Valentina camminava.
Era sola; avevo chiesto alla sua amica, Jasmine, che voleva stare un po' per sé e lei glielo concesse (anche se afflitta).
Voltando lo sguardo a destra vide una coppia di studenti giocare, con l'energia di quando si era bambini, ad acchiapparella. Valentina sospirò osservando il ragazzo, poco più alto della ragazza, afferrare per un braccio la sua amata e guardarla dritta negli occhi... fino a baciarla.
Deglutendo dal disagio, Valentina si accorse che si era fermata. Pensando che fosse maleducato fissarli, scosse la testa e ripartì.
Però, in seguito, non furono alcuni del secondo anno alla sua sinistra, che punzecchiavano la piovra gigante, a catturare la sua attenzione, ma dei minuscoli puntini rossi che zigzagavano nell'aria.
Volendo sfamare la sua curiosità decise di avanzare per il campo di allenamento di Quidditch, dove essi stavano. Infatti, come ben sapeva, quei puntini rossi non erano altro che i giocatori.
Giunta alla prima arcata di legno, accesso degli spettatori, Valentina si arrampicò per le scalette della tribuna di Tassofrasso e si accomodò al secondo spalto. Il suo preferito.
"Dopotutto non ho nulla da fare questo pomeriggio" pensò stringendo tra le mani il mantello, "che c'è di male se rimango un po' qui?".
Sembrava che qualcuno l'avesse pensato ugualmente...
Chiara era posta sulla cima della tribuna di Grifondoro, nelle mani aveva una pergamena ed una penna d'oca, e urlava diverse frasi d'incoraggiamento ai giocatori che in quell'istante schizzarono sopra di lei.
Capendo, Valentina alzò lo sguardo e vide esplicitamente le divise oro-scarlatte girovagare per il campo.
Socchiuse gli occhi allo scopo di individuare Charlie Weasley, sicura che vi fosse anche lui.
Secondo dopo secondo, rinunciò delusa alla sua impresa. C'erano sei giocatori e, malgrado lei avesse guardato bene, lui no.
Questo non le impediva comunque di guardare l'allenamento, così si rilassò e osservò ogni mossa dei Grifondoro.
- Più svelto a bloccare l'avversario, Bogref! - gridò severo quello che sembrava il capitano, fermandosi sulla sua scopa all'estremità del campo.
Il bruno mostrò un pollice in su, e si spinse in avanti, rubando la Pluffa ad un suo compagno Cacciatore.
- Ottimo. Ora Zaving vediamo come te la cavi con i Bolidi! - continuò il capitano, scendendo in picchiata verso il prato verde e curato.
Diede un possente calcio contro un baule e fulmineamente due grosse palle nere dalle cattive intenzioni sbucarono fuori, volando in alto... pronte a disarcionare i giocatori.
Valentina riportò lo sguardo su Zaving, che si stava asciugando con un fazzoletto il sudore dalla faccia.
- Forza! - esclamò il capitano, rimontando sulla sua scopa e tornando in aria.
Zaving prese la mazza e la tese. Il primo Bolide filò dritto da lui. Un colpo secco gli consentì di liberarsene, ma fece in tempo a scostarsi che il secondo gli manco per un pelo il busto.
Facendo un bel respiro, Zaving sterzò con la scopa e si preparò per il nuovo attacco del Bolide, che aveva virato...
- Bravo! Stai migliorando! - esultò Chiara, facendo sobbalzare Valentina che era talmente concentrata da essersi momentaneamente dimenticata della sua esistenza.
Da come poté ipotizzare dalle grida soddisfatte del capitano, il battitore aveva avuto successo.
Cambiò giocatore, incentrandosi sul portiere, un ragazzo smilzo e a dirla tutta adorabile.
Esso allungò un braccio verso il cerchio d'oro di sinistra, agganciando la palla rossa che un Cacciatore aveva tirato straordinariamente.
Poi portò il braccio dietro la testa e lanciò la Pluffa ad una grande distanza.
"Sono incredibili" considerò Valentina, continuando ad osservare il portiere.
Se c'era una cosa che lei aveva per tutti quei tre anni nascosto a Jasmine, oltre al fatto che le piaceva il Cercatore, era che in ogni partita in cui i Tassofrasso prendevano parte assieme ai Grifondoro, aveva sempre tifato Grifondoro. Non odiava la sua Casa, questo mai, semplicemente per quanto riguardava il Quidditch provava una certa ammirazione per la squadra di Charlie Weasley.
I suoi pensieri scomparvero alla vista di uno sprizzo d'oro che fluttava a qualche centimetro da lei.
Valentina non ebbe nemmeno il tempo di metabolizzare mentalmente l'oggetto che all'improvviso una grande folata di vento le fece chiudere di istinto gli occhi.
Quando li aprì, non vi era più la cosa dorata... Ma un bel ragazzo, capelli rossi, occhi castani e dal viso cosparso di lentiggini, che teneva stretto nel pugno della mano l'oggetto in questione. Il Boccino d'oro. Esso, senza dire nulla, galleggiava sulla sua scopa, una Tornado Sei, e guardava Valentina.
Valentina arrossì, abbassando la testa. Era lui, Charlie...
"Ecco perché non mi dovevo arrendere", si disse riferendosi al momento in cui aveva smesso di cercarlo in mezzo agli altri.
- Ciao Vale! - la salutò Charlie, calandosi in basso perché possa parlarle all'altezza della faccia.
- Ciao... - mormorò Valentina, sforzandosi di alzare lo sguardo.
- Stai guardando come ci alleniamo? - chiese Charlie, accennando ai suoi compagni.
- Emh... in realtà... - provò ad asserire Valentina, non voleva rivelargli che il principale motivo per cui era rimasta fosse proprio lui. - ...sì. Non ho compiti per domani -
- Grandioso! - esclamò Charlie, lasciando volar via il Boccino d'oro. - Sai, è la prima volta che ti vedo qui su... Verrai più spesso a darci il tuo appoggio? -
- Perché no? Appena avrò dei pomeriggi come questo... verrei con piacere - disse Valentina, sentendo il cuore accelerare il battito ad ogni frase che usciva dalla bocca di Charlie.
- Grande - continuò lui, sorridendole. Valentina divenne ancora più rossa, abbozzando un sorriso.
Lei sapeva che sarebbe ritornata a tutti i costi, il solo problema che ora le si parava davanti era Jasmine. Cosa le potrebbe dire? Che per tre pomeriggi non poteva fare i compiti con lei perché voleva passarli fissando Charlie? La sua parte egoista le suggeriva di sì, non doveva perdere occasione simile. Ma la sua parte saggia si contrappose all'altra facendole comprendere che non poteva assolutamente allontanare la sua unica amica dalla sua vita.
Non riuscendo a trovare un compromesso, Valentina si accorse che Charlie le stava studiando i capelli, castani e lisci...
Valentina aprì bocca per dire qualcosa, però si bloccò udendo una voce femminile alle sue spalle.
- Ma guarda un po'! -
Valentina si voltò di scatto. Era come aveva immaginato. Chiara stava scendendo verso di loro, tenendosi da un lato le ciocche che le coprivano la visuale.
- Charlie il capitano ti sta aspettando! - esclamò in tono autoritario, avvicinandosi alla ringhiera senza degnare Valentina di uno sguardo, cosa che lei trovò snervante.
- Dici davvero? - domandò Charlie guardandola.
- Altrimenti perché sarei venuta fin qui? - disse Chiara secca, "Per farti notare forse?" pensò Valentina con una smorfia, - Sai che non mi piace mettere piede sulla tribuna di Tassofrasso -
- Non ho ancora capito cosa hai contro i Tassofrasso - espose Charlie aggrottando le sopracciglia.
Anche Valentina se lo stava chiedendo.
- Sono timidi e deboli, e poi la loro umiltà mi da il voltastomaco - confessò Chiara schifata.
- Questo non è vero - mormorò Valentina così piano che sarebbe stato sorprendente se uno dei due avesse capito. Eppure ebbe la sensazione di cogliere un occhiata dispiaciuta da parte di Chiarle, come per dire che Chiara non avrebbe cambiato parere.
- Perché non vai? Il capitano vuole mostrarvi una nuova tattica, sono tutti nello spoiatoio - riprese Chiara con insistenza.
- Oh giusto! Sì arrivo - farfugliò Charlie grattandosi la nuca.
Chiara sorrise, cosa che fece ingelosire molto Valentina, e risalì per le scale di legno sempre senza salutarla. Rimasero soli.
Completamente soli. Eccetto l'inconfondibile verso dei gufi nascosti tra gli alberi circostanti.
- Bè... devo andare - Charlie prese parola, stringendo le mani sul manico di scopa.
Come se gli avesse letto nel pensierio, Valentina abbassò il capo, pervasa dalla tristezza.
- C-ci... ci rivediamo - disse Charlie con sicurezza, inclinando la testa per vedere quella di Valentina.
- S-si... - rispose lei. Un groppo in gola non le dava tregua.
Charlie stava arretrando nell'aria, quando Valentina, facendosi coraggio, alzò di nuovo lo sguardo ed emise un suono privo di parole.
Lui tornò davanti a lei, aspettando incuriosito.
- Ecco... io volevo... volevo chiederti se.. -
- Se? -
- Se ti andrebbe di aiutarmi con la Maledizione delle Caccole - chiese Valentina, lottando per mantenere il tono della voce calmo.
Charlie scoppiò a ridere. Valentina mise il broncio, innervosita dalla sua reazione.
- Perché ridi? - disse. Aveva provato a trovare una soluzione per stare insieme, e chiedere ripetizioni di Difesa Contro le Arti Oscure era una di queste. Ma lei sapeva che andava male in quella materia, non aveva affatto dimenticato la sua proposta nel aiutarla con gli incantesimi che non era capace di eseguire.
Vederlo ridere, le dava un buon motivo per alzarsi dalla panca e correre via.
- Scusami ahah - disse Charlie, asciugandosi una lacrima - e che non pensavo avessi difficoltà. Si studia al primo anno! - aggiunse, allarmato che lei potesse prendere e allontanarsi da lui il più in fretta possibile.
- Lo so... so di non essere brava - disse Valentina brusca, voltandosi e dandogli le spalle. Perché aveva avuto la prontezza di chiedere una cosa simile? Perché non lo ha semplicemente salutato, evitando quella figuraccia?
- No... aspetta! - urlò Charlie, saettando al suo fianco, impedendole di salire le panche. Valentina si fermò.
- Non volevo farti sentire un incompetente! Stavo solo... scherzando. Mi fa piacere aiutarti, anzi - Valentina lo guardò negli occhi, riavvertendo il bruciore sulle guance per l'imbarazzo - Ti vanno bene le quattro di giovedì? -
- Le quattro? - ripeté lei, pensando un momento a Jasmine e ai compiti che in realtà non aveva ancora svolto.
- Ci hai ripensato? - sussurrò amareggiato Charlie alla gradinata di legno.
- Vanno benissimo! - sorrise Valentina. Charlie sorrise a sua volta.
Non serbavano nessun rancore verso l'altro.
L'umore appagato di Valentina persistette nei due giorni consecutivi, e le lezioni non sembravano nemmeno pesanti come ricordava. La verifica pratica di Trasfigurazione, dopo aver finalmente imparato a trasformare il suo cuscino in una roccia per merito di Jasmine, andò a gonfie vele; così come l'ora di Storia della Magia, dove il professor Binns si congratulò con lei per la sua incredibile relazione sulle cinque ribellioni dei nani.
Non fece caso ai rimproveri sfiniti del professore di Difesa Contro le Arti Oscure, essendo la sola del suo corso che non aveva addormentato il Kappa (in quel giorno era molto spazientito) con il quale stavano studiando i comportamenti abituali.
Era entusiasta da quello che l'avrebbe aspettata quel pomeriggio.
Tuttavia, mentre a pranzo si sedeva al tavolo dei Tassofrasso, il suo umore si fece quasi all'istante agitato... Si era dimenticata di dirlo a Jasmine.
Ora che ci pensava, aveva cambiato argomento tutte le volte in cui lei aveva provato a strappargli il motivo che la faceva tanto stare allegra.
Però non poteva rimandare ancora a lungo, dopotutto mancavano si e no tre ore all'appuntamento.
- Emh... Jasmine, spero non ti dispiaccia ma.. - iniziò dubbiosa, mollando le posate a metà dal tagliare la carne.
- E me lo chiedi pure?! Certo che puoi andare! I compiti possiamo farli più tardi, anche se sono un sacco...- esclamò Jasmine a voce alta, dopo averla ascoltata attentamente. - Però sì, li faremo! -
- Quindi non sei arrabbiata con me? - disse Valentina in tono smarrito.
- Macché! Piuttosto, devi farti bella! -
- C-come? - balbettò Valentina incredula, fissando Jasmine in cerca di un qualsiasi segno che le avrebbe potuto confermare che stava solo giocando. Sbagliava, la sua espressione era seria e determinata.
- E magari sturarti le orecchie... devi essere presentabile! - continuò Jasmine eletrizzata, avvicinando a sé una scodella di mozzarelle.
- Ah... - mormorò Valentina.
Cosa accidenti avrebbe potuto indossare? Gli unici abiti che si era portata nella valigia erano da strega... Non aveva nulla oltre le divise!
Ringraziò Jasmine per la dritta e stette zitta durante il resto del pranzo, con la mente avvolta da nuovi pensieri.
Alle quattro meno dieci, Valentina attraversò febbrile il passaggio segreto della sala comune diretta al sesto piano del castello, luogo accordato da Charlie in precedenza.
Cominciò a salire le scale nei sotterranei, lasciando stusciare dietro il mantello nero appuratamente sistemato sulle spalle. Qualche minuto prima, aveva buttato tutto ciò che c'era nel suo baule sul pavimento in pietra, nella speranza di trovare qualcosa di decente... Ma inutilmente.
Però non si era persa d'animo, aveva avuto ancora una piccola possibilità nella manica: i capelli.
Salendo di piano in piano, si passava le dita tra le ciocche che aveva raccolto in una coda bassa, assicurandosi che nessuna fosse sfuggita al laccetto bianco che le teneva unite.
Jasmine era rimasta nella sala comune a studiare; convinta che in seguito si sarebbe riposata chiacchierando con Paola e Barbara, loro compagne di dormitorio.
Voltò un angolo e proseguì a passo spedito nel corridoio del quarto piano, schivando di tanto in tanto qualche studente che si aggirava nella direzione opposta.
"Ok... Sai che non è un vero appuntamento, insomma..." riflettè Valentina progredendo sulla scalinata di fronte, "mi insegnerà la Maledizione, no?"
Poteva mai mentire a se stessa?
"No", si rispose raggiungendo silenziosamente il sesto piano.
Percorse il lungo corridoio caratterizzato da forti contrasti di luce e ombra, dato che il sole in quell'istante splendeva sul lato Ovest del castello.
Ma, dopo sei passi, si arrestò. Non ricordava quale fosse l'aula libera da Charlie indicata...
L'ansia parve crescere in Valentina mentre sbirciava tra le porte che le capitavano a tiro, nella prospettiva di rintracciare il Grifondoro.
Le prime ospitavano una grande quantità di sedie accatastate sui rispettivi banchi. Una aveva l'aria di aver avuto giorni migliori. Invece dovette scusarsi quando interruppe accidentalmente la lezione al Professor Flitwick ("Oh, non si preoccupi signorina Lupin") in quella successiva. Finché arrivò alla penultima porta.
Allungò la mano sulla maniglia di ottone, indugiando un secondo.
E se Charlie avesse scelto di non ripeterle un bel niente?
Aprì e quello che vide la sollevò.
Un manichino di legno stava fluttuando al centro della stanza rettangolare vuota, depositandosi a terra accompagnato da un leggero tonfo sordo. Il mago che lo aveva fatto apparire uscì allo scoperto riponendo la bacchetta nella tasca dei pantaloni.
- Valentina, sei in anticipo - informò Charlie avvicinandosi a lei.
Valentina scrollò le spalle e, indicando il manichino, disse:- Pensavo che la maledizione funzionasse solo contro gli esseri umani -
Difatti dubitava che da quel "omino di legno" potesse colare il moccio dal naso.
- Sì, però vedi - disse Charlie girandondosi, scrutando velocemente il corridoio e chiudendo la porta. - Sarà necessario farti capire cosa accade alla vittima quando viene colpita, poi potremo provarla su noi stessi -
Valentina annuì eccitata.
A quel punto Charlie le tornò vicino e, sorridendo goffamente, le tese la mano destra con il palmo aperto. Valentina non ci pensò due volte a stringerla, ricordandosi che da quando era entrata nell'aula non si erano salutati.
Una scossa di felicità l'attraversò da capo a piedi. Le dita di Charlie era massiccie e calde. Valentina si sentiva leggera come una piuma, mentre osservava i lineamenti del viso del suo mentore.
- Ora fai attenzione! - avvisò Charlie in tono professionale, mollando la mano e tirandosi in su le maniche del maglione giallo scuro. Valentina non rispose, occupata a pensare quanto gli fosse proprio adatto.
Charlie impugnò la bacchetta e si mise davanti al manichino, corrugando le sopracciglia per la concentrazione.
- Dopo tocca a te! - affermò, sottolineando apposta l'ultima parola come se si fosse accorto che lei aveva la testa altrove.
Valentina sussurrò un sì preso alla sprovvista, estraendo subito la sua dalla cinta.
"Devo pendere dalle sue labbra se voglio fare una buona figura", disse tra sé puntando lo sguardo sul manichino.
- Bene, devi pronunc -
Valentina non seppe cosa doveva pronunciare perché il rumore di una porta spalancata li fece sobbalzare.
Era certa che nella mente avevano affisso lo stesso pensiero: stavano usando l'aula senza aver chiesto il permesso ad un docente.
Chiedendosi quale punizione avrebbero dovuto scontare, Valentina si voltò intimorita seguita da Charlie.
Poi udì un sospiro sereno da parte sua... Sulla soglia c'era una Chiara interrogativa.
Tuttavia, Valentina non era contenta come lo era lui di vederla. Avrebbe preferito essere sgridata mille volte da un professore che sopportarla.
- Oh, Chiara... Sei tu! - disse Charlie gioioso avanzando da lei.
- Vedo che passate del tempo insieme, posso sapere chi è? - domandò Chiara gettando uno sguardo falsamente interessato a Valentina. Lei strinse con forza la bacchetta, sentendo i piedi farsi duri come il cemento. Se per esempio le veniva voglia di tirarle uno schiaffo, non poteva farlo.
- Valentina Lupin, una mia amica - fece Charlie in tono gentile, a quelle parole la castana eliminò la rabbia che provava verso la bionda per porre lui alla cima di tutto. - Le stavo giusto insegnando la Maledizione delle Caccole... -
- Si fa al primo anno! - Chiara rise così tanto che le cadde la borsa a tracolla.
- Per me non è un problema - confessò lui sincero, chinandosi per raccoglierle la borsa piena di libri di testo. - Comunque non faremo casino, questa non è la prima volta che ci aiutiamo con le materie che non ci piacciono -
- Come? No aspetta... - ribattè Chiara sconvolta, afferrando la borsa che Charlie le porse inflessibilmente.
"Non gli sta bene... È gelosa!" pensò trionfante Valentina, che di tutta la conversazione era stata in silenzio ad ascoltare.
- Abbiamo l'interrogazione di Astronomia, mi avevi promesso che avremmo ripassato! - strepitò Chiara indispettita, fissando Valentina come se fosse una zecca particolarmente orrida.
- Si ma... - mormorò Charlie asciutto, abbassando lo sguardo.
Senza emettere alcun rumore, i piedi di Valentina si scollarono dal suolo e automaticamente si mossero, indirizzati all'uscita.
Rassegnata oltrepassò Charlie e, fermandosi sul uscio, mugugnò uno scusa a Chiara tutt'altro che benevolo.
- Vale! - urlò Charlie addolorato, mentre lei sbatteva furiosa la porta.
Il corridoio era deserto, quindi le fu facile correre giù dalle scale.
Non era facile, invece, trattenere la frustrazione che l'attanagliava.
Perché Chiara doveva sempre intromettersi? Perché non si faceva gli affari suoi?
Se era scappata, riflettè ansimando tra una rampa e l'altra, era perché sapeva riconoscere una promessa. Ed una promessa era una promessa.
Se davvero Charlie ci teneva a lei, non avrebbe mai assicurato alla biondina di ripassare per la verifica orale. Se davvero ci teneva a lei... Avrebbe smesso di obbedire ad ogni comando che Chiara gli ordinava.
Ma poi, solcato il gradino del terzo piano, una piccola lacrima le cadde sulla guancia... se solo avesse avuto un po' di coraggio, ne avrebbe dette quattro a quella lì. Non si sarebbe, come in quel momento, abbandonata al pianto.
All'improvviso udì dei passi in lontananza. Non voleva assolutamente mostrarsi debole agli occhi del rosso. Quindi frugò nervosa nella tasca interna del mantello, alla ricerca di un fazzoletto da impiegare per soffiarsi il naso.
"Dove sono quando servono?" pensò Valentina perdendo la pazienza, stropicciando il morbido tessuto.
I passi non cessarono, bensì si intensificarono.
Così Valentina non ebbe altra scelta, se non quella di rifugiarsi nel dormitorio di Tassofrasso, lontana dalla cattiveria innata delle persone che non l'avevano mai veramente rispettata.
Ma qualcosa la bloccò un attimo prima di intraprendere una discesa spericolata. Inspirando diede uno strattone al braccio. Tuttavia quello doveva possedere una presa salda, perché non barcollava nemmeno se venisse spinto da trenta quaterback.
Valentina smise di ribbellarsi, cedendo infine alla tentazione di voltarsi.
Charlie la guardava trafelato, e solo dopo aver capito che lei non sarebbe fuggita di nuovo, allentò la mano dal suo braccio.
- V-vale... - disse piano. - Ha fatto tutto lei -
Valentina scosse la testa, gli occhi lucidi.
- È vero - continuò Charlie in tono calmo. - Hey, non dirmi che stavi piangendo? -
Valentina spostò istintivamente la testa da un lato, e si asciugò cercando di non farsi notare.
- Fammi pensare... Ah sì! - borbottò sbadatamente Charlie, rivolto a se stesso.
Valentina alzò tristemente lo sguardo e lo vide agitare la bacchetta. Un fazzoletto di seta rosa, circondato tutt'intorno da una striscia sottile di merletto, comparve dal nulla.
Charlie lo afferrò e, dolcemente, lo diede a Valentina.
- Non stavo piangendo... Credo.. Credo mi sia entrato qualcosa nell'occhio... - mentì Valentina sorridendo allo scopo di sdrammatizzare la situazione.
- Vuoi che ti dia un occhiata? Però sappi che non conosco l'incantesimo giusto, nel caso dovessi rimuoverti quel "qualcosa" - rise lui, mettendo le braccia dietro la schiena e dondolandosi sulle punte dei piedi con fare scherzoso.
- N-no grazie... Sto bene -
- Non ti fidi delle mie doti da dottore? - puntualizzò Charlie, inarcando un sopracciglio.
A Valentina scappò una risata. Quanto avrebbe voluto dirgli che era perfetto! Il pensiero di qualche minuto fa però, le tornò veloce come un fulmine nella mente, ammutolendola.
- Io e Chiara siamo amici - disse Charlie cauto ripescando l'argomento. - Nulla di più. È lei che non fa altro che seguirmi, che chiedermi di studiare insieme... Insomma, una vera scocciatura! -
- Q-quindi...-
- Credo di piacerle, sai - aggiunse in un sussurro nauseato.
Valentina rise ancora e qualcosa dentro di lei si alleviò. Era ben chiaro che Chiara era innamorata di Charlie ma lui non ricambiava il sentimento.
- Se ti scoccia così tanto, perché non la lasci stare? - propose.
Il rosso fece una smorfia buffa, e lei sapeva che stava rimuginando sulla sua domanda.
- Siii! Sono uno stupido... Perché non ci ho pensato prima? - si illuminò Charlie, fissando stupefatto un punto invisibile del soffitto in pietra.
Seguì un silenzio imbarazzante. Dopo quelli che sembravano quaranta secondi, Valentina pensò che non avevano altro da dirsi, e quindi avrebbe fatto bene a iniziare i svariati compiti. Tuttavia con il suo stato non aveva la volontà necessaria, per cui era piuttosto probabile che si sarebbe accasciata su una delle poltrone più comode. - A- a presto... Casomai ci riorganizzeremo per la prossima ripetizione di Difesa... -
- Okay - disse Charlie, lo sguardo ancora un po' scombussolato.
Valentina lo salutò con un timido gesto della testa e scese le scale più piano che poté.
"Ti prego... Fa qualcosa..." desiderò raggiungendo il pianerottolo del secondo piano, sentendosi seguita dagli occhi del ragazzo.
- Dove vai?! - esclamò Charlie inaspettatamente, ricomponendosi.
Valentina, fingendosi indifferente, si girò:- Nella Sala comune... Perché? -
Charlie saltò tutti gli scalini, ci mancava poco che si ruppe un osso, per raggiungerla.
- Mi libererò di Chiara, ci sei per le sei di questa sera? - chiese risoluto.
Valentina lo studiò.
Doveva fidarsi? Chiara li avrebbe davvero lasciati in pace? Ma soprattutto, Charlie lo avrebbe fatto?
- Me lo giuri? - disse Valentina con una vocetta innocente mista a seria.
Charlie si protesse e, diventando più rosso di lei, agguantò i suoi avambracci. - Te lo giuro -
La promessa fu mantenuta.
Valentina si accostò ad un Charlie positivo, mirando la bacchetta sull identico manichino di legno.
Aveva trascorso le due ore che l'avevano separata dalle sei raccontando in ogni minimo dettaglio cosa era accaduto a Jasmine.
Alla fine, Valentina si sentì ricuorata, lei strombazzò vendicativa un sacco di minacce contro Chiara. Tra cui qualcosa che riguardava stregare la sua cartella perché le mordesse le dita quando l'apriva (- Le faremo passare la voglia di immischiarsi! -).
- Pronta? - disse cortesemente Charlie a Valentina, incrociando il suo sguardo.
- Certo! - replicò Valentina acuta, spostando gamba e braccio destro indietro in una imitazione non troppo alla lontana di un giocatore di scherma...
FINE.
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