Charlus - nuova storia (pt2)
Concorso di Cactus_003, one-shot Charlus (continuo del precedente) ... Spero vi piaccia! ❤️
- Avanti, adesso abbiamo Pozioni - disse Valentina dando uno schiaffetto sul braccio magro di Jasmine, come per attirare la sua attenzione.
- Oh, giusto! - esclamò la ragazza affrettandosi a bere l'ultimo sorso di succo di zucca.
Si alzarono dalla panca e questa volta Valentina dovette incitare le proprie gambe a dare il massimo per stare dietro a Jasmine, che correva come una forsennata.
- Guarda che... manca... manca ancora qualche minuto! - ansimò mentre uscivano dalle due porte di quercia della Sala Grande.
- Lo so ma... mi deve interrogare!! - replicò Jasmine, voltandosi. - Prima arriviamo e prima ripasso! -
Valentina sospirò e si chiese perché non era brava quanto lei a correre all'indietro.
Si fiondarono giù dalle scale di pietra che conducevano nelle segrete.
Valentina non ricordava l'ultima volta che avevano seguito una lezione senza il fiatone, con Jasmine ogni anno era la stessa storia.
Continuarono per due corridoi e scesero ancora, fino a raggiungere l'entrata dell'aula di Pozioni.
Era piccola e larga, con i barattoli pieni di ingredienti - e altre cose orrende - che brillavano cupamente tra gli scaffali sulle pareti.
I fornelli erano disposti al centro di ciascun tavolo, che veniva solitamente occupato da due o tre studenti, e le tremule torce appese agli angoli dei muri rendevano l'atmosfera tesa.
Se non bastasse il luogo gelido, ciò che faceva rabbrividire gli alunni era niente meno che il professor Piton. Un uomo alto, il naso adunco e i capelli lunghi e unti, la cui sola presenza assicurava il silenzio più totale.
- Eccoci, ripassa però eh. Senò abbiamo corso per nulla! - pretese Valentina piegata in due per la fatica.
- Certo! - disse Jasmine, buttando la sua borsa sul banco e estraendone un libro.
Quando la campanella della scuola suonò, Jasmine sobbalzò e gettò velocemente il libro nella borsa. Ormai Valentina era abituata a questa reazione perché era sicura che volesse dare una buona impressione al professore.
I loro compagni di Casa, seguiti dai Serpeverde, presero pian piano posto e, quando vi furono tutti, il professore fece la sua comparsa.
Valentina sorrise a Jasmine per incoraggiarla e dopo portò lo sguardo su Piton, che aveva tra le mani una pergamena su cui fare l'appello.
- Pare che non manchi nessuno - disse Piton con la sua voce glaciale. - Bene, come certo saprete sono iniziate le verifiche orali... -
Da come gli studenti si agitavano a quell'affermazione, Valentina poté stabilire che erano molto preoccupati.
- Dunque, senza girarci in torno. C'è qualche volontario? O avrò io il privilegio di scegliere colui o colei che risponderanno alle mie domande? - riprese il professore freddo.
Valentina sentì Ermen, che si era seduto dietro, bisbigliare:"Avanti Jasmine!".
La maggior parte dei Tassofrasso smisero di guardare la superficie del loro tavolo vedendo la mano della ragazza sollevarsi in aria.
- I-io professor Piton! - esclamò Jasmine decisa.
Valentina era davvero stupefatta dal suo comportamento, sebbene fosse l'unica a capirci qualcosa in quella materia aveva un poco di paura tutte le volte che doveva farsi interrogare.
- Perfetto Signorina Charan... - disse Piton con un ghigno.
Valentina perse il conto dei complimenti che aveva rifilato a Jasmine, alla fine dell'ora.
Il professor Piton aveva sempre favorito i Serpeverde, per i quali provava simpatia, però Jasmine gli aveva dato prova che anche i Tassofrasso non erano da meno, infatti aveva guadagnato cinque punti.
- Ti ho già detto che sei stata bravissima? - disse Valentina mentre risalivano le scale, dirette al dormitorio.
- Sì, Vale! - esclamò Jasmine ad un passo dall'esasperazione.
- Grande Charan! - disse uno dei ragazzi di Tassofrasso.
- Ci hai salvati! - disse un altro.
- Prego! - rispose Jasmine in tono piatto, - Allunghiamo il passo - sussurrò nello stesso istante nell'orecchio della castana, come se cominciava a sentirsi a disagio per quelle simili parole di gratitudine.
Li seminarono provando ad essere le più normali possibili, e imboccarono un corridoio per giungere nella Sala Comune.
Trascorsero il pomeriggio svolgendo i compiti, con il solo fruscio dei fogli e lo scalpicciò degli studenti - che varcavano il passaggio segreto - che rompeva il silenzio.
Per tutto il tempo Valentina pensava a quale forza misteriosa stesse trattenendo l'amica nel domandargli di Charlie. Però, quando finalmente il sole diede spazio alla luna nel cielo, la sua speranza di evitare l'argomento venne cancellata...
- Vale... Posso farti una domanda? - chiese Jasmine, sistemando i cuscini sul suo letto a baldacchino dalle tende color canarino.
- Mmh... Sì vai - rispose Vale mentre si infilava il pigiama.
- Da quando ti piace Charlie? Perché non me lo hai mai detto? Avete qualcosa in comune? Parlate spesso? -
- Hey, avevi detto una domanda! - ridacchiò Vale. - Allora... - cominciò accorgendosi delle sopracciglia inarcate di Jasmine.
- La prima volta che l'ho visto, ovvero al primo anno nella Sala Grande. Abbiamo in comune Cura delle Creature Magiche, ci piace quindi passare il tempo con la natura, e anche Volo. Be, lui fa parte della Squadra di Grifondoro... Invece io cavalco una scopa soltanto nelle lezioni in cui la professoressa Hooch lo ordina.
In realtà parliamo solo se ne abbiamo l'occasione, per esempio nei corridoi o nel parco, ma discutiamo su pochissime cose. Soprattutto perché il tempo non è mai dalla nostra parte, oppure perché c'è qualcuno che ci interrompe - l'ultima frase Valentina la pronunciò scocciatamente ripensando a quella Chiara.
- Ah capito, siete amici. Ma non hai ancora risposto alla mia domanda! - scattò Jasmine lanciandosi sul suo letto e fissandola con gli occhi ridotti a fessure.
- Emh... Quale? - chiese Valentina, contandole per un momento sulle punta delle dita.
- Perché non me lo hai mai detto? - ripetè lei imbronciata.
- Ah... Ecco - mormorò Valentina imbarazzata, - non volevo che... Ecco -
- Che lo dicessi a qualcuno? -
- N-no...cioè -
- Lo sai che siamo amiche! Non farei mai una cosa simile! - disse delusa Jasmine incrociando le braccia al petto.
Valentina sentiva un qualcosa che entrava e usciva dal suo stomaco, come se una lama invisibile la stesse trapassando. Non voleva che andasse a finire in quella maniera, che la sua unica migliore amica si sentisse una spia, una di cui non ci si poteva fidare.
"Sono io che ho sbagliato, ho solo avuto paura... Jasmine in fin dei conti non va a spiattellare i segreti che le confidano ai quattro venti" pensò, dispiaciuta per non averle detto dal principio della sua cotta.
- Jasmine io... Scusami - disse Valentina avvicinandosi al suo letto. - Avevo paura e pensavo che poi lui, se lo avesse saputo...non mi avrebbe più parlato...-
- Ti preoccupi per lui, ti piace eh? - disse Jasmine sciogliendo le braccia ma continuando a fissarla.
- Sì...- ammise Valentina arrossendo.
- Che bello! Sei carina con Weasley e sono sicura che lui lo sia con te... È deciso, starete bene insieme! - esclamò Jasmine, le traccie di delusione che coprivano il suo viso sparirono in un lampo.
- M-ma... Nulla è deciso, insomma...ci parliamo a mala pena e.. -
- Sì! Una bella coppia! - urlò Jasmine sdraiandosi a gambe all'aria sul letto.
Valentina scosse la testa divertita, si voltò e tirando le tende del letto si addormentò sollevata.
Una stanza bianca, dei petali di rosa, buttati a terra, che formavano un cuore e lei al centro. Si guardò felice le mani. Non aveva il solito biglietto con su scritto: "Per Vale. Dal tuo primo ragazzo".
Confusa alzò lo sguardo e tese le orecchie, pronta a captare il minimo rumore di passi provenienti da Charlie Weasley.
Ma quei passi non venirono. Nessun volto lentigginoso o capelli rossi apparvero.
Valentina rimase lì come un baccalà, aspettando il suo tanto adorato ragazzo.
Ad un tratto, credendo che magari Charlie stesse progettando qualcosa di importante per lei, il pavimento tremò sotto i suoi piedi. I petali ruppero il perfetto disegno, e l'oscurità sostituì la luce bianca.
Era assurdo, cosa stava succedendo? Spaventata, Valentina si coprì la faccia con le mani...
Riaprì gli occhi. Il suono squillante della campana del castello penetrava nelle sue orecchie.
Il dormitorio era inondato dai raggi caldi del sole, alcuni dei quali le scaldarono metà della testa. Il cielo quel giorno era azzurro, da come poté vedere Valentina attraverso le tozze finestrelle.
"Era lo stesso sogno... Ma qualcosa è andato storto, perché lui non c'era?" si chiese appoggiandosi sui gomiti.
Si guardò attorno, stordita, e distinse chiaramente le sagome delle compagne avvolte nelle coperte.
"Non ci credo!" considerò incredula, "Mi sono svegliata prima delle altre? Sul serio?".
Il percettibile russare di Jasmine confermò che era tutto vero.
Spostò le gambe fuori dal letto, e si sedette. Se la campana era suonata significava che tra qualche minuto, dopo la colazione, sarebbero iniziate le lezioni.
"Oh, questa volta la stuzzico io... Così le faccio capire cosa si prova a interrompere i sogni nel momento più bello" sogghinò Valentina tra sé.
Tuttavia, invece di afferrare un cuscino o gridare come una matta di svegliarsi, Valentina era turbata.
Turbata perché sapeva esattamente il motivo per cui non aveva visto Charlie. Lui era innamorato - o almeno questo aveva detto Bill a Jasmine - ; le sue budelle si attorcigliarono provando a immaginare chi fosse la fortunata, che sicuramente non era lei.
- V-valentina? Che...che ci fai in piedi! - la voce allarmata di Jasmine la riscosse dai pensieri.
Valentina non riuscì a spiegarle che anche lei era scioccata perché Jasmine balzò giù dal letto e fece avanti e indietro per la stanza portandosi le mani sulla testa, come una pecora imbizzarrita.
- Oddio no! Oddio no! Che ore sono? La lezione è già iniziata? - chiese più a se che a Valentina, sempre percorrendo la stanza. - Mai successa una cosa del genere! Mai! Oddio, che faccio? -
- Jasmine, calmati! - disse Valentina provando a fermarla per un braccio. - Guarda -
Jasmine seguì il suo sguardo: le altre due ragazze si stavano svegliando.
- Ma... Non siamo in ritardo? - chiese spalancando gli occhi.
- No, mi sono svegliata prima di te oggi! - rispose Vale sforzandosi di sorridere, non le sembrava il momento adatto per parlarle del sogno.
- Wow... finalmente! - si rassicurò Jasmine.
In meno di dieci minuti furono vestite e ben pettinate.
Uscirono dal dormitorio femminile ignorando le occhiate irritate che Barbara lanciava a entrambe per il casino che avevano fatto.
La vista della Sala Comune, illuminata e occupata dagli studenti che chiacchieravano o sparivano nel passaggio segreto, fu loro bloccata da una grossa figura.
Guardando meglio, Valentina vide il ragazzo che aveva pregato Jasmine di farsi interrogare: Ermen.
- Jasmine! - esclamò quest'ultimo con l'aria di chi aveva aspettato per tutto il tempo vicino alla porta.
- Ermen... - fece Jasmine corrugando la fronte. - Non vorrai che mi faccia interrogare anche in Trasfigurazione, vero? -
- La professoressa Mcgonagall ci aveva detto che sarebbe andata avanti. Invece Pozioni... -
- Pozioni l'abbiamo avuta ieri! - disse Jasmine in tono di superiorità.
- C'è anche oggi, esattamente tra trenta minuti... - continuò Ermen dondolando sulle punte dei piedi, Valentina era certa che si stava intimidendo.
- Oggi? Pozioni? - chiese Jasmine guardando perplessa l'amica affianco.
Valentina afferrò d'istinto la pergamena con l'orario scolastico dalla borsa, e dopo essersi assicurata che i suoi occhi funzionavano bene disse: - Ermen ha ragione -
- Che stai dicendo? - borbottò Jasmine, strappando la pergamena dalle sue mani e leggendola attentamente.
- A-abbiamo Pozioni... - mormorò Ermen che non si dondolava più ma aveva iniziato a girarsi i pollici.
- Già - sbuffò Jasmine, ridando con noncuranza la pergamena a Valentina.
- Quindi, ti... ti farai interrogare? So che si può avere due o tre voti e...-
- Certo, e cosa gli dovrei dire? Ermen, non per cattiveria...ma sono già stata interrogata. Mi rifarò avanti quando avremo altre pozioni da studiare - concluse Jasmine seria.
Valentina ebbe l'impressione che Ermen si fosse rassegnato, che avesse capito che non doveva fuggire dalle verifiche grazie alla gentilezza di Jasmine.
Sconsolato, si fece da parte e le lasciò passare.
Le due oltrepassarono il passaggio segreto, che si chiuse con un tonfo alle loro spalle, e avanzarono nelle segrete.
Valentina, dall'espressione contenta di Jasmine, capì che stava pensando alla stessa cosa: non si sarebbero dovute sbrigare per andare alla prima lezione.
Salirono le successive rampe di scale con tutta la calma del mondo, godendosi il momento.
Una volta giunte al tavolo dei Tassofrasso nella Sala Grande, fecero colazione.
Jasmine decise di mangiare le uova strapazzate, invece Valentina non rinunciò alle sue fette biscottate.
Un istante dopo averne spalmate due con la marmellata di fragola, Valentina alzò lo sguardo e lo fissò sul tavolo dei Grifondoro.
Il suo cuore ebbe un piccolo tuffo quando vide Charlie Weasley afferrare un toast.
Mantenne lo sguardo su di lui, sperando vivamente che lui facesse lo stesso o che magari lo accompagnasse a uno dei suoi migliori sorrisi.
I minuti scorrevano, e Valentina non aveva staccato alcun pezzo alla fetta biscottata che teneva in aria. Charlie stava parlando al fratello e non sembrava essersi accorto della sua presenza.
- Non mangi? - chiese Jasmine, un uovo strapazzato penzolava dalla sua forchetta d'oro.
- Oh, si! - rispose in fretta Vale, abbassando la testa e mozzicando la fetta.
"Chissà di cosa staranno parlando..." pensò tristemente, "forse della ragazza che gli piace".
Il resto della colazione fu abbastanza silenziosa, Jasmine ogni tanto spalancava la bocca per dire qualcosa ma subito dopo la chiudeva vedendo Valentina sospirare.
- Voglio proprio vedere quale Tassofrasso verrà interrogato oggi. Scommetto che Paola non sa nulla! - disse Jasmine mentre ripercorrevano i sotterranei.
- Be, forse Piton chiamerà un Serpeverde... - presunse Valentina, ricordando che l'ultima volta non aveva scelto nessuno della sua Casa.
- Figurati, Piton vorrà prima torturare noi per bene... -
Entrarono nell'aula fredda insieme a qualche studente di Serpeverde che avevano, come loro, appena finito di fare colazione.
Andarono ai soliti posti ed attesero il suono imminente della campana.
Jasmine, quando vide Ermen fare il suo ingresso, diede una gomitata a Valentina per indicarglielo.
Valentina aveva quasi creduto di aver visto male, ma non si sbagliava: un biglietto era saldo nel pugno della mano grassoccia del castano.
- Vuole imbrogliare! - sussurrò indignata Jasmine a Valentina, squadrando il ragazzo che si stava sedendo dall'altro lato della stanza.
- Non ci riuscirà, se solo ci provasse sono sicura che Piton se ne accorgebbe! - mormorò Vale osservando il soggetto in questione entrare con passo svelto.
- Silenzio! - disse severamente Piton alla classe, fermandosi davanti alla cattedra.
Il mormorio degli studenti cessò rapidamente, Jasmine ci mise un po' a voltarsi e far finta che non sia successo nulla.
- P-professor Piton... - disse impaurito un Serpeverde alzando tremante la mano.
- Sì? - domandò il professore, spostando i suoi occhi privi di vita su di lui.
- M-mi scusi ma...ma sono impreparato - disse il ragazzo che era sul punto di svenire per il modo contrariato in cui il professore lo stava guardando.
Mormorii bassi di "Si anche io" si levarono per metà classe.
Jasmine guardò furiosa tutti i suoi compagni di Casa, Valentina avrebbe giurato che si sentisse offesa perché nessuno aveva studiato quando lei gli aveva dato l'opportunità.
- Ah, ritenetevi fortunati perché non vi sottrarrò punti... - disse Piton a denti stretti.
Valentina vide Jasmine alzare di scatto la mano, il viso contratto dalla rabbia.
- C'è una spiegazione a tutto, signorina Charan - definì Piton in tono pratico, negandole il permesso di parlare.
Jasmine poggiò il braccio sul banco, fissando torva il professore.
- Secondo un'istantanea richiesta del Preside per migliorare il vostro apprendimento, vi comunico che quest'oggi affronterete una nuova pozione Dilatante con l'aiuto dei Grifondoro del quarto anno... -
Valentina credeva di non aver sentito bene. Grifondoro del quarto anno?
"Ma... questo... questo significa che..." pensò perdendosi il discorso del professore, che ha giudicare dalle braccia congiunte dietro la schiena sembrava disprezzare il fatto di tenere altri alunni oltre a loro.
-...ricordate di mostrare rispetto, e soprattutto non voglio udire le vostre bocche alzare il tono della voce. Sussurrate - ordinò Piton squadrando uno per uno.
Tutti avevano appreso perfettamente, per cui stettero zitti e immobili come statue di pietra.
Si sentì bussare forte al portone. Il professore disse "Avanti" e poi puntò la bacchetta sulla porta, spalancandola.
Valentina guardò il gruppetto dei Grifondoro avanzare nella stanza e girarsi una volta essersi avvicinati a Piton, che aveva messo a posto la bacchetta nella tasca interna del mantello nero.
- Dunque, formerò gruppi da tre. Avete portato la pergamena dei vostri nomi e cognomi, come avevo chiesto alla collega Mcgonagall? - aggiunse Piton rivolto ai più grandi.
- Certamente! - fece uno all'estremità sinistra, tirando fuori dalla tasca un biglietto e porgendolo al professore.
Valentina non poté notare i suoi capelli neri, i suoi occhi castani e la sua corporatura alta, ma non era nulla in confronto a Charlie...e lei lo sapeva bene.
Spostò gli occhi su ognuno di loro, cercando il rosso.
Lo vide alla fine del gruppo, sulla sua destra.
All'improvviso sentì lo stomaco fare un volo di chissà quanti metri, perché Charlie aveva incrociato il suo sguardo e le aveva sorriso. Valentina si era sentita triste per tutta la colazione proprio perché lui non l'aveva guardata nemmeno per un secondo, ed ora invece eccolo lì...che gli sorrideva.
- Hai visto? C'è Charlie! - bisbigliò Jasmine facendola sussultare.
- Shh, lo so! - replicò Valentina arrossendo per l'imbarazzo.
- Allora speriamo che il professore lo faccia sedere da noi! -
Valentina le diede una gomitata per farla star zitta, anche se non poteva nascondere che lo desiderava.
Piton però lo collocò insieme a Barbara e Paola, compagne di dormitiorio di Valentina e Jasmine.
Alle due toccò un biondo, riccio e fastidiosamente elettrizzato per il ruolo che doveva compiere.
- Perfetto. Ora che ognuno di voi a uno studente del quarto, potete iniziare a preparare gli ingredienti... - disse Piton agitando la bacchetta verso la lavagna -... che troverete sulla lavagna -
L'intera aula si accinse a poggiare le proprie scorte sui tavoli, o a scrivere i vari passaggi sulla pergamene.
- Sapete come si tagliano le foglie di Edera Comune? - chiese Timon, che non aveva perso tempo con le presentazioni.
- Ma sì! Anche se è un nuovo ingrediente non significa che non siamo in grado di preparare la pozione! - esclamò Jasmine seccata, tritando tre foglie molto grosse e buttandole nel calderone.
Valentina scrisse come scusa i passaggi, affinché Timon e Jasmine la lasciassero in pace.
Era scoraggiata, le sarebbe piaciuto avere Charlie come mentore... anche solo per un ora.
Quando la sua penna d'oca giunse alla fine del foglio, Valentina sollevò il capo e si voltò.
Più in là, vide Barbara ridacchiare e Paola osservare con aria sognante Charlie, che spiegava a gesti per farsi comprendere meglio.
In quel momento sentì la gelosia crescere dentro di lei. Cosa stavano facendo? Perché invece di imparare ridevano? Perché lo fissavano?
Charlie accese il fuoco e poi tornò a spiegare la prima fase. Sebbene fosse importante, sebbene il professore girovagava per la stanza lasciando commenti alquanto perfidi, le due non smisero di ridere.
Infine, evidentemente stanco di parlare a vuoto, Charlie alzò lo sguardo e scorse Valentina.
Lei sentì la gelosia alleviarsi, mentre lui sorrise e le accennò le ragazze con una smorfia.
Il loro piccolo momento fu interrotto da Piton che si mise in mezzo alla visuale.
- Manca un pezzo di Spugna di Mare! - esclamò ad un Tassofrasso perennemente inqiueto.
Nell'ora successiva Valentina non faceva altro che pensare a cosa provassero Barbara e Paola per Charlie, al perché del loro inaspettato interesse.
Non diede retta alla professoressa Mcgonagall, che stava mostrando come Trasfigurare un cuscino in una roccia, e di conseguenza, non sapendo la formula, il suo rimase soffice.
Jasmine provò più e più volte a chiederle cose fosse successo, e solo verso la fine della lezione, uscendo per andare a pranzare, Valentina le raccontò tutte le sue recenti preoccupazioni.
- Ogni cosa si sistemerà. Però avresti dovuto ascoltare la professoressa... Credo che nella prossima verifica ci chiederà di.. -
- Jasmine non ha importanza! Male che vada oggi pomeriggio, nella Sala Comune, mi dici come si fa... - intervenne Valentina con l'aria di una che aveva cose più urgenti a cui pensare.
- Se siamo d'accordo, allora lascia fare a me! - esordì Jasmine, cambiando argomento.
Valentina non fece in tempo a dire "su cosa?" che Jasmine si alzò dalla panca e si sedette infondo, vicino alle ragazze.
Valentina sbuffò e inforchettò gli spaghetti al sugo, domandandosi perché l'amica facesse tutto di testa sua.
Qualche istante più tardi, tra sospiri e sorsate di succo di zucca, Jasmine apparve con un sorriso di trionfo stampato sul volto magro.
- Quindi? - chiese Valentina, pulendosi la bocca.
- Nulla -
- Nulla cosa? -
Jasmine inspirò tanto da gonfiare il petto, tanto da assomigliare ad un gallo che stava per cantare, e disse :- Non provano nulla per Charlie! Sono attratte dalla sua bellezza, ma niente di serio. Insomma lo vedono come un bel ragazzo! -
Valentina portò indietro la testa e tirò un respiro di sollievo.
Era certa che Barbara era una ragazza suntuosa, amante dello shopping e del gossip, così come Paola, e non le andava a genio che a una delle due potesse piacere uno come Charlie.
- Meno male... Grazie Jasmine per averlo scoperto! - disse Valentina contenta.
- Prego, è la mia specialità! - esclamò Jasmine allegramente.
(Continuerà con il prossimo concorso...)
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