this is how it starts

i am nothing but a shadow in the night and if you let me I will catch fire


Una volta, avevo sette anni ed ero spensierata.
Le mie uniche occupazioni consistevano in collezionare bottoni, cacciare farfalle nel giardino della villa di famiglia, giocare con le bambole e preparare i cinnamon rolls con mia mamma. Ciò che non sapevo era che ero una bimba particolare, che non ero come tutte le altre bambine di sette anni.
Andò tutto fin troppo velocemente e non riuscivo a capire: un giorno i miei genitori un giorno erano lì e il giorno dopo tutto ciò che sapevo era che se ne erano andati e che la mia nonna che non avevo mai conosciuto stava venendo dalla Francia per occuparsi di me.

Nonna Anthea era apparsa nella mia vita un ventoso giorno di aprile, facendo irruzione nel salotto della villa accompagnata da un'enorme valigia di pelle e dal suo maggiordomo Jean-Claude.

"Ciao tesoro, tu devi essere la piccola Elizabeth Sophiana! L'ultima volta che ti ho vista eri alta così." aveva detto mettendo una mano all'altezza della sua coscia per mostrarmi. La nonna aveva i capelli grigi tagliati a caschetto, grandi occhi verdi ed indossava una lunga giacca di pelle marrone su un abito blu chiaro a pois.

"Dove sono mamma e papà?" avevo chiesto innocentemente.

"Loro sono... Andati in vacanza, una luuuuunga vacanza, quindi mi occuperò di te nel frattempo!"

Presto realizzai che la nonna era la donna più coraggiosa, gentile e forte che avrei mai conosciuto.

Quando ebbi dodici anni mi trasferii con la nonna in Francia, nel castello appartenente alla sua famiglia, il Château de Crystalblanc, nel nord ovest della Francia, dove passai gran parte della mia adolescenza.
Durante la settimana andavo a scuola, mentre nel weekend la nonna mi insegnava le arti marziali, la scherma, come fare torte e dolci e come ballare il rock.
A 17 anni compiuti, parlavo francese perfettamente, potevo mettere KO una persona in 50 modi diversi e creativi ed ero capace di fare qualsiasi dolce sulla faccia della terra dai pain au chocolat al tiramisù.

L'unico problema che mi rimaneva era con la mia testa. Non perchè avessi problemi mentali, ma perchè la mia mente era fin troppo potente.
Come potevo allacciarmi le scarpe con la forza del pensiero e sapere sempre esattamente a cosa stesse pensando la nonna?
"Si chiama telechinesi tesoro..." diceva la vocina nella mia testa.
Decisi di nascondere i miei poteri, anche se appena potevo mi allenavo spostando piccoli oggetti dal mio letto alla mia scrivania.

Poi un giorno la nonna sparì. Così. Di punto in bianco. La sera prima era stata lì per dirmi buonanotte e la mattina dopo non c'era più.
Io e Jean-Claude sapevamo che era normale in famiglia che succedessero cose strane, perciò preferimmo dichiarare Anthea Crystalblanc morta e proseguire da soli con le nostre investigazioni.
Per tutti gli altri Anthea Crystalblanc era sparita, l'unico indizio era il suo cappotto insanguinato ritrovato all'entrata del bosco. Niente cadavere, solo un cappotto.

Il giorno del funerale, sotterrammo una bara vuota con Jean-Claude e alcune amiche della nonna. Durante la cerimonia, notai un uomo sulla cinquantina, con i capelli ricci brizzolati e gli occhiali, che stava impalato all'entrata del cimitero, un po' in imbarazzo, come se il suo posto non fosse stato lì con noi. Non sembrava a suo agio in quel cimitero pieno di alberi.
Quando la cerimonia finì, andai a passeggiare tra le statue di angeli e santi, ritrovandomi davanti alla tomba di famiglia. Questa spiccava tra tutte le altre perchè su di essa troneggiava una statua di marmo della dea Athena, invece dei soliti simboli cristiani. A quanto pare, era stata un'idea di mio nonno Dominic, mettere una statua della dea della sapienza nella mitologia greca sulla tomba di famiglia dei Banner.
All'epoca in cui l'aveva fatta costruire, era stato preso per eretico da tutti, ma a lui non importava, anzi, si vantava di essere un ateo incallito e diceva che le uniche certezze nella vita non erano la vita dopo la morte e la fede, ma le tre leggi di Newton.

Mi sedetti su una panca davanti alla tomba, ripensando a quanto sarebbe stato bello conoscerlo. Doveva essere un grande uomo, ma purtroppo era morto appena dopo la mia nascita.

"È un problema se mi siedo?" chiese l'uomo strano, con un forte accento americano.

"No, faccia pure."

Si sedette vicino a me e si pulì gli occhiali.

"L'hai mai conosciuto?" mi chiese indicando la tomba con un gesto della mano.

"Tecnicamente si, ma dato che avevo tre mesi quando morì non ricordo niente di lui."

"A proposito, sono Bruce, il fratello di Lawrence."

Quindi quest'uomo era mio zio. Com'è che non l'avevo mai conosciuto prima di oggi?

"Io sono Elizabeth, la figlia di Lawrence."

Dopo un lungo momento di silenzio tra di noi, Bruce ruppe il ghiaccio.

"Se devo essere sincero Elizabeth, non sono venuto qui solo per il funerale di mia madre. Comunque complimenti per la messa in scena."

Alzai la testa di colpo: come faceva a saperlo?

"A dir la verità, non appena ho saputo della sua scomparsa sono venuto a cercarti."

"Io non ho niente a che vedere con tutto questo." cercai di giustificarmi, nella speranza che non sapesse niente dei miei poteri.

"Non ti sto accusando Elizabeth. So quanto volessi bene ad Anthea. Però so qualcosa di te che nessun'altro a parte noi due sa..." annunciò con un sorrisetto, confermando i miei dubbi.

"Cosa vuoi da me?" chiesi sospettosa.

"Assolutamente niente. Sono solo venuto per farti la seguente proposta: vuoi venire con me a New York? Potrei insegnarti a controllare i tuoi poteri."
Mi spiegò tutto su di lui, dalla trasformazione in Hulk al lavoro con gli Avengers e con lo S.H.I.E.L.D.

"È una tua scelta Elizabeth. Sappi che rispetterò qualsiasi scelta deciderai di fare." aggiunse.

Allora dissi di si. Dopotutto non avevo niente da perdere.
Ma non potevo neanche immaginare quanto sarebbe cambiata la mia vita negli anni a venire... Non ne avevo la minima idea.

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