Capitolo 39 - Sospiri

L'amore è una rosa,
ogni petalo un'illusione,
ogni spina una realtà.
-Charles Baudelaire

Si può forse riparare una cosa rotta?
Secondo Ember, no.
Secondo Damian, sì. Purché si trovi il modo corretto per ridargli un nuovo scopo.

Ma quando si parla di una persona, quando è una persona ad essere rotta, allora, è ancora possibile ripararla?
Per Ember era sempre un no.
E in questo caso, anche Damian faticava a pensarla diversamente da lei.

E lì, nessuno di loro poteva dire con certezza di non avere nemmeno una crepa.

Mentre Carter stava camminando verso casa del professore, era certo che una volta arrivato non avrebbe avuto problemi a sfogarsi, ad accusarlo e magari anche a colpirlo. Nel momento in cui gli aveva aperto la porta, i suoi sentimenti erano diventati improvvisamente confusi.

Lui non aveva nemmeno idea del perché fosse lì, lo guardava con quegli occhi gentili e aspettava che rispondesse alla sua domanda. Per un attimo pensò anche di lasciare stare, di inventarsi una scusa e non dire nulla. Poi, però, si ricordò di tutte le volte in cui si era rivolto a quell'uomo per avere un consiglio e del fatto che, alla fine, anche lui gli aveva mentito, esattamente come tutti gli altri.

«Posso entrare?» gli chiese, guardandosi attorno e appurando che in quel corridoio non ci fosse nessuno.

Damian annuì. «Oh, certo» disse, scostandosi e lasciandolo passare. Chiuse la porta di casa, osservando il ragazzo che muoveva qualche passo verso le vetrate, continuando a domandarsi come mai fosse lì a casa sua.

«Carter, hai bisogno di qualcosa?» decise di indagare, mentre sentiva i nervi del suo corpo tendersi e lanciargli un'avvisaglia sulla stranezza di quella situazione.

«Tralasciamo il fatto che sei andato a letto con una tua studentessa, fingiamo che questa non sia una cosa grave e contro le regole» iniziò tutto d'un tratto, alzando le sopracciglia, mentre Damian cercava di processare quella frase all'interno del suo cervello. «Concentriamoci invece su come tu mi abbia mentito. Io venivo a chiederti consigli su una ragazza, ti dicevo quanto mi piacesse e tu facevi finta di nulla. Nonostante quella ragazza fosse la stessa con la quale avevi una relazione.»

La rabbia di Carter si percepiva dalla sua voce, che faticava a non incrinarsi. Dai suoi movimenti, mentre cercava di trattenersi dall'esplodere e si sfogava gesticolando. In quel momento, la voglia di tirargli un pugno in pieno viso, tornò. Immaginò di avvicinarsi a lui e colpirlo dritto sul naso, con tutta la forza che aveva in corpo. Avrebbe anche potuto farlo, di certo Damian non lo avrebbe rivelato a nessuno, sapendo che ormai lui era a conoscenza del suo segreto e che avrebbe potuto metterlo in guai decisamente peggiori.
Sì, avrebbe potuto sfogare la sua rabbia in quel modo. Ma lui non era così, non era quel tipo di persona.

Nel frattempo, il professore si rendeva conto del fatto che ormai il ragazzo era venuto a conoscenza della relazione che aveva con Ember.
Aveva sempre saputo che sarebbe potuto accadere, che qualcuno avrebbe potuto scoprirlo. Aveva sempre sperato però che le cose potessero andare bene. E ora, invece, si ritrovava faccia a faccia con un grosso problema.

«Carter, credimi quando ti dico che non era mia intenzione mentirti» provò a spiegarsi. «Ho sbagliato, praticamente in ogni aspetto di questa situazione. Ma non avevo idea di che altro fare» continuò, ipotizzando che lui potesse comprendere e magari mettersi nei suoi panni.

Gli dispiaceva per il ragazzo. Era sempre stato gentile e disponibile nei suoi confronti, era una persona dolce e altruista. Non si meritava tutte quelle bugie e le delusioni conseguenti. Al di là di tutto questo, però, Damian pensava anche a se stesso.
Se Carter avesse deciso di fare qualche gesto avventato, andando a rivelare quella loro relazione, per lui sarebbe stata la fine. Perciò stava cercando di pensare e scovare un modo per assicurarsi che non aprisse bocca con nessuno.

«Non so nemmeno perché sono incazzato con te. Infondo tu non mi dovevi nulla. Non ci conoscevamo da tempo, non siamo amici» ragionò il ragazzo, passandosi una mano nei capelli corti. «Avevo solo sperato di averci visto giusto nei tuoi confronti. Che potessi essere davvero una brava persona. Chiaramente mi sbagliavo» asserì, alzando gli occhi al cielo.

Damian provò a muovere qualche passo verso di lui, mentre cercava di ragionare su cosa avrebbe potuto dirgli. Ma niente gli veniva in mente. «Dio, mi sembra così surreale tutto questo» commentò Carter, parlando con se stesso ad alta voce. Lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, sbuffando leggermente.
«Adesso tutto ha un senso. Ogni comportamento di Ember e ogni indizio che sono stato troppo cieco per vedere» continuò con quel monologo solitario. «Ecco perché nell'ultimo periodo era scomparsa in quel modo» il ragazzo si rese conto di ogni cosa e soprattutto, l'amara verità gli risalì lo stomaco, lasciandogli un brutto sapore in bocca.

Ember non lo aveva mai amato, non era mai stata minimamente interessata a quella loro relazione. Era solo sesso. E lo era per davvero, senza secondi fini come invece aveva continuato a pensare, illudendosi da solo che un giorno sarebbe diventato qualcosa di più. Non si sarebbe mai trasformato in nulla di più, almeno per lui. Perché per la ragazza sembrava che quell'altra relazione di solo sesso, che aveva intrapreso con il professore, si fosse già trasformata in altro.

Lei non provava niente per lui, ma provava, senza dubbio, qualcosa per Damian.
Adesso gli era chiaro.

«Scomparsa?» domandò il professore.

Carter alzò lo sguardo su di lui, ricordandosi di non essere solo e lasciando andare tutti i suoi ragionamenti. «Sì, da dopo quel bacio di cui ti avevo parlato, mi ha evitato. Non ci siamo più visti né parlati» rivelò, osservando l'altro uomo sospirare pesantemente e chiudere gli occhi per qualche secondo.

Gli aveva mentito. Gli aveva detto di aver parlato con il ragazzo, che le cose erano a posto, di non preoccuparsi. E invece erano solo bugie. Non gli aveva mai spiegato nulla, si era limitata a dileguarsi nel nulla come una codarda, aspettando che il problema si risolvesse da solo. Peccato però che non si fosse risolto affatto, anzi, era diventato ancora più grande.

«Fammi indovinare, tu sapevi tutta un'altra cosa, vero?» intuì Carter, osservando le sue espressioni.

«Mi aveva detto di averti parlato» ammise. «Cazzo, mi dispiace. Non meritavi di essere trattato così, in primis da me» gli disse, sentendosi tremendamente in colpa per ciò che aveva fatto a quel ragazzo.

«Ti sei fidato di lei, adesso sai che non bisogna mai farlo» lo mise in guardia. Conosceva la vera natura di Ember, ma aveva sempre preferito ignorarla. Finalmente aveva smesso di fare il finto cieco, guardando negli occhi ogni situazione che lo aveva coinvolto.

Gli aveva sempre detto che tra loro c'era solo sesso, questo non poteva negarlo. Ma era anche vero però che non si era mai fatta scrupoli a contraddire le sue stesse parole con i gesti. Lo cercava quando aveva bisogno di essere consolata, gli sedeva sulle gambe davanti agli altri, lo baciava e gli donava attenzioni che una relazione solo fisica non contemplava.

Ad Ember piaceva giocare solo secondo le sue regole. Ingannava le persone e le manipolava per i suoi tornaconti personali. Lo aveva sempre fatto anche con lui e adesso lo stava facendo con quel professore.

O forse gli faceva comodo credere che anche Damian fosse solo una vittima dei suoi trucchetti.

Perché infondo sapeva che quello che c'era stato tra loro era ben diverso da quello che c'era tra lei e quel professore.

Ancora non sapeva come comportarsi difronte a tale situazione, continuava ad essere confuso e arrabbiato. Perciò decise solo di provare ad aprire gli occhi anche a lui.

«Per tanto tempo ho creduto che Ember potesse cambiare, che i suoi demoni interiori potessero farsi da parte. Ma finalmente l'ho capito, Ember non può cambiare» gli parlò sinceramente. «E sai perché? Perché non vuole nemmeno farlo. A lei piace essere così, avere il potere di controllare gli altri, sentirsi come il burattinaio con le marionette» continuò, avvicinandosi a lui e guardandolo con decisione.

Damian iniziò a riflettere su quelle parole, chiedendosi se davvero il ragazzo potesse avere ragione. Di sicuro la conosceva da molto più tempo di lui e il modo con lo aveva trattato avvalorava la sua tesi.

«Professore, prendi queste parole come meglio preferisci, ma sei stato tu a dirmi sin da subito di ragionare con la testa e non farmi distrarre dall'attrazione fisica. Adesso voglio dirtelo io» gli poggiò una mano sulla spalla. «Credi davvero che rischiare la carriera per una ragazza che probabilmente si sta solo divertendo a giocare con te come se fossi la sua ennesima bambolina, che poi lascerà in un angolo non appena si sarà stancata, sia davvero la cosa giusta?» era una domanda alla quale non serviva alcuna risposta a parole.

Si guardarono dritti negli occhi, mentre le loro menti rimuginavano fino a sfinirsi.
Era così che stavano per davvero le cose? Lo stava solo usando?
Eppure tutti quei momenti felici passati insieme continuavano a sembrargli sinceri. Si era aperta con lui, aveva scelto di fidarsi. Poteva essere così brava a fingere fino a quel punto?

Non poteva saperlo con certezza, non avrebbe mai potuto. Poteva solo decidere se ascoltare le parole di quel ragazzo, avvalorate da parecchi fatti. Oppure dare ascolto ai gesti e a ciò che avevano condiviso in quei mesi lui ed Ember.

«Pensaci bene» si avviò verso la porta, ma la voce del professore lo stoppò.

«Carter... so di aver sbagliato con te, ma, per favore, sarebbe davvero l'ideale se questa storia non venisse fuori con nessuno» gli disse, sperando che lui potesse capire.

Il ragazzo sorrise divertito. «Come ho detto ad Ember, dovete essere pronti a prendervi le conseguenze delle vostre azioni» rispose per tanto, prima di uscire da quella casa, sbattendosi la porta alle spalle e lasciandolo da solo a riflettere.

Damian sospirò pesantemente, facendo ricadere le braccia lungo i fianchi. Credeva che andando ad Harvard avrebbe potuto sperimentare un tipo di vita tranquilla, lontana da tutti i drammi che lo perseguitavano a casa. Prima di partire pensava davvero che lì avrebbe potuto trovare un po' di pace.
Non si era mai sbagliato tanto in vita sua.

In quel momento si ritrovava in una situazione che riusciva ad essere decisamente più brutta e stressante di ogni cosa che aveva vissuto in Inghilterra con sua moglie.

Carter non aveva dato una risposta concreta alla sua domanda, era rimasto vago e ciò non faceva altro che aumentare la sua ansia. Se fosse andato a dirlo a qualcuno, sarebbe stata la fine per lui. La fine della sua carriera, del suo matrimonio, la fine di ogni cosa.

Ma il ragazzo sarebbe stato davvero in grado di fare una cosa del genere? Era arrabbiato e aveva tutto il diritto di esserlo, l'andare a rivelare ogni cosa, però, sarebbe stato un gesto fin troppo avventato. Non lo conosceva così bene da averne la certezza, sperava solo che fosse abbastanza maturo da capire che, almeno lui, non aveva mai fatto nulla con l'intenzione di ferirlo.

Le cose con Ember erano progredite velocemente e l'arrivo dei sentimenti era stato del tutto inaspettato. Ecco perché sperava che Carter comprendesse quella situazione e scegliesse di tenere la bocca chiusa.
Non tutti però erano in grado di utilizzare una tale razionalità, specialmente in situazioni di rabbia.

Recuperò il pacchetto di sigarette che aveva precedentemente poggiato sull'isola della cucina e ne portò una alla bocca. L'accese velocemente, aspirando il fumo con smania, attraverso lunghi tiri nervosi.

Avrebbe dovuto restarsene a casa? Comportarsi come se nulla fosse mai successo?
Di certo non avrebbe potuto fare finta di niente con Ember. Lei gli aveva mentito, peggiorando la loro posizione già precaria e gettando entrambi dentro al fuoco.

Come aveva potuto essere così sconsiderata?

Damian afferrò il cellulare, chiamando la ragazza. Attese qualche secondo, durante i quali pensò che nemmeno gli avrebbe risposto, prima di sentire la sua voce. «Ma che cazzo hai combinato?» gli chiese a denti stretti.

«A cosa ti riferisci?» rispose con un'altra domanda, fingendo di non sapere di cosa stesse parlando.

«Non prendermi per il culo, Ember» l'ammonì serio. «Carter è appena uscito da casa mia e sa ogni cosa» le confermò ciò che lei già sospettava, ovvero che il ragazzo fosse andato a cercarlo.

Lanciò un'occhiata a Jodi, che se ne stava seduta sul suo letto, con un'asciugamano a coprirla e i capelli bagnati che le ricadevano sulle spalle.
Dopo essere rimasta ancora per qualche minuto ferma in quel giardino della biblioteca, la ragazza aveva deciso di tornare in camera sua, attendendo novità e cercando di capire come comportarsi.
La compagna di stanza aveva da poco rimosso quella lavagnetta dalla porta e quando era entrata lei si trovava ancora sotto la doccia. Uscita dal bagno, aveva notato Ember sdraiata a pancia in su sul letto, intenta a fissare il soffitto. Aveva fatto in tempo a chiederle come mai stesse così, che il suo cellulare si era messo a squillare.

«Gli avevi parlato, non è vero?» continuò Damian, amareggiato.

«Ci ho provato, ma lui non ha voluto ascoltare» provò a giustificarsi, mentendo senza il minimo ritegno. Jodi la fissò, cercando di capire cosa stesse succedendo e tendendo l'orecchio per ascoltare la voce del suo interlocutore.

«Ti ho detto di non prendermi per il culo!» esclamò alzando il tono e la bionda potè sentirlo benissimo quella volta. «Tu non gli hai mai parlato. Mi ha detto che l'hai sempre evitato, peggiorando solo la situazione» più ripeteva quelle cose e più sentiva la rabbia crescere dentro di lui.

Aveva preso in giro quel ragazzo, aveva preso in giro chiunque, senza farsi scrupoli. Non si era curata delle conseguenze, pensando solo a se stessa e paradossalmente mettendosi in una situazione ancora più scomoda.

Capì davvero in quel momento come Ember fosse in grado di trascinarsi a fondo e portarsi dietro anche chi le stava vicino. Una persona così egoista come poteva provare qualcosa per qualcuno che non fosse se stessa?

Forse si era sbagliato.
Forse si era sbagliato su ogni cosa, troppo accecato dai sentimenti.

«Non è così grave. Conosco Carter, gli passerà in fretta» ancora una volta, pur di non ammettere il suo errore, la ragazza continuò su quella linea di menefreghismo che le impediva di fermarsi a pensare per davvero e rendersi conto quanto in realtà fosse tossica per chiunque quando si comportava così.

«Stai scherzando spero?» sorrise sconcertato, gettando il mozzicone di sigaretta nel posacenere sul tavolino del salotto. «Non me ne frega un cazzo se gli passerà in fretta o meno. Qui rimane il fatto che mi hai mentito, hai usato lui e anche me. Hai creato un enorme casino e la cosa più preoccupante è che sembra non fregartene un bel niente» stava ormai urlando e nemmeno se ne rendeva conto, ma in qualche modo doveva pur sfogare la sua rabbia.

Jodi aggrottò le sopracciglia, iniziando a mettere insieme i tasselli di quel puzzle. «Se dovesse andare a dirlo a qualcuno, lo sai che siamo fottuti? Almeno di questo te ne sei resa conto?» domandò.

Ember sapeva che se ciò fosse accaduto sarebbe stata solo colpa sua. Lei non gli aveva parlato, lei lo aveva trattato male, lei lo aveva aizzato contro entrambi. In quel momento ripensò al perché avesse preso quella decisone di evitarlo e non chiudere mai per davvero la loro relazione. Lo aveva fatto per non affrontare un problema scomodo, per pigrizia nel non voler discutere.

Lì per lì le era sembrata una buona decisione, ma in quel momento si rendeva conto di quanto fosse stata stupida.

«Non dirà nulla» lo rassicurò, anche se non aveva alcuna certezza su tale affermazione. Ci sperava, non sapeva se poi però le cose sarebbero andate per davvero così. «Non dirà nulla» ripeté ancora, cercando di convincere anche se stessa.

«Questo non lo puoi sapere!» aveva ragione, non poteva saperlo. «Come cazzo hai potuto pensare che non parlargli fosse la decisione giusta?»

«Damian, io...» lasciò quella frase in sospeso. Non aveva la minima idea di come spiegargli i ragionamenti che erano avvenuti nella sua testa quando aveva deciso che evitarlo e sperare che non venisse mai a scoprilo sarebbe stata la cosa migliore.

Ci fu qualche secondo di silenzio, prima che il professore si decidesse a parlare di nuovo. «Non ho più voglia di sentirti. Ho bisogno di riflettere» le confessò.

«Vado a parlarci. Mi assicurerò che terrà la bocca chiusa» insistette, sentendo lo sguardo di Jodi bruciarle addosso.

«È meglio se non ci vediamo per un po'» chiuse quella telefonata, ignorando le sue parole e non dandole tempo di rispondere.

Ember provò a chiamare il suo nome, prima di rendersi conto che ormai aveva attaccato. Staccò il cellulare dall'orecchio, osservando lo schermo nero e serrando la mandibola. «Fanculo!» esclamò, prima di lanciarlo contro il muro davanti a sé.

Jodi sussultò, non aspettandosi quel gesto. «Hailey sarà felice di portarti a comprare un altro telefono. Di nuovo» disse, per provare a stemperare un po' la tensione, fallendo miseramente.

L'amica non le rivolse nemmeno uno sguardo, continuando a fissare un punto indefinito davanti a sé. «Posso sapere cosa è successo?» provò a chiedere la bionda, alzandosi dal suo letto e sedendosi su quello di Ember.

«Come sempre ho rovinato tutto» ammise, senza dare ulteriori spiegazioni.

«Avevo intuito qualcosa, ma potresti essere un tantino più specifica?» insistette, poggiandole una mano sulla spalla e facendola voltare verso di lei.

Ember ci pensò su per qualche secondo, valutando se fosse o meno il caso di spiegarle cosa stava succedendo. Alla fine cedette, pensando che ormai non aveva più nulla da perdere. «Avrei dovuto parlare con Carter, avrei dovuto dirgli che la nostra relazione di sesso doveva chiudersi e che saremmo rimasti semplici amici, come prima» iniziò, sistemandosi meglio sul materasso e lasciando che la sua schiena venisse a contatto con il muro freddo. «Gli avevo detto che ci avrei parlato, sistemando le cose...»

«A chi l'avevi detto?» domandò.

«A Damian» rivelò, sospirando pesantemente.

Jodi la interruppe, volendo fare il punto della situazione, perché quella storia sembrava decisamente più intricata di ciò che credeva. «Quindi il professore sapeva della relazione che avevi con Carter e adesso Carter sa di quella che hai con lui?»

«Esatto. L'ha scoperto qualche ora fa, mentre parlavo con Kaden fuori dalla biblioteca. Si è arrabbiato con me e anche con lui, perché, beh... entrambi gli abbiamo mentito. E poi si è presentato a casa di Damian» spiegò, maledicendo se stessa e l'universo per esserle andato così contro.

«Cazzo» commentò l'amica. «Che gran casino» aggiunse.

«Puoi dirlo forte.»

«E adesso che cosa succederà?» indagò la bionda.

«Non ne ho la minima idea. Damian è incazzato con me, mi ha detto che è meglio se non ci vediamo per un po'. Ed entrambi ci stiamo chiedendo se Carter terrà chiusa quella bocca o deciderà di rovinarci» era una situazione davvero complicata. Eppure poteva immaginare che sarebbe potuta finire così, sin dal momento in cui aveva deciso di continuare con quella storia proibita tra loro due.

Sapeva che qualcuno avrebbe potuto scoprirli, ed era successo. Sapeva che qualcuno avrebbe potuto rivelare qualcosa, ed anche se quello ancora non era successo, non era certa che non sarebbe mai potuto accadere.

Insomma, conosceva bene Carter, non era una persona alla quale piaceva vendicarsi facendo del male a qualcuno. Ma quella volta era certa di aver tirato davvero troppo la corda.

«Questa relazione con il tuo professore non porterà a niente di buono, io l'ho sempre detto» Jodi interruppe i suoi pensieri. «Puoi anche trovarti bene con lui, puoi provare dei sentimenti, potete essere felici, a che prezzo però?» era una domanda retorica, una di quelle domande che anche Ember si era fatta parecchie volte nella testa.

«Ho sempre infranto le regole per puro divertimento o per noia. Per una volta ho deciso di continuare a farlo perché avevo trovato qualcosa che mi faceva felice. È tanto sbagliato aver voluto essere egoista per questo motivo?» chiese, fissando Jodi dritta negli occhi chiari e benevoli.

L'amica scosse la testa. «No, non è sbagliato voler essere felici e non è sbagliato nemmeno essere un po' egoisti ogni tanto. Ma è sbagliato decidere per gli altri, mentire e farli soffrire» le disse. Jodi sapeva quanto Ember stesse male per il suo passato, per il fatto che continuasse a pesargli sulle spalle e che per sempre lo avrebbe fatto. Sapeva che per colpa di questo tendeva ad autosabotarsi sempre, continuando a rendersi infelice. E sapeva che, sempre per colpa del passato, il suo carattere era così complicato.

Perciò non poteva biasimarla per la scelta di portare avanti quella relazione con il professore, se con lui era riuscita ad essere felice per davvero. Tutto questo non le dava comunque il diritto di di usare gli altri a suo piacimento.

«Io vorrei solo che ti prendessi un attimo per riflettere davvero bene su ogni cosa» l'aveva già fatto, parecchie volte anche. L'unica cosa che le mancava era il riuscire a prendere una decisione dopo tutti quei pensieri.

Ne valeva la pena di rischiare di essere espulsa per portare avanti quella relazione?
Sì, dal momento in cui la faceva felice e soprattutto dal momento in cui continuava a convincersi che le conseguenze non sarebbero mai arrivate. Ma se fossero dovute arrivare, avrebbe ancora pensato che la felicità emotiva sarebbe stata meglio della realizzazione personale, alla quale ambiva sin da quando era una bambina?

Ember desiderava la carriera sopra ogni cosa. L'avrebbe sempre messa davanti a tutto. Pensare che, però, le due cose, vita privata e lavoro, potessero coesistere anche per lei, le donava una prospettiva migliore. Nonostante non avesse la certezza che sarebbe potuto essere così. Alla fine, si stava solo illudendo.

L'anno scolastico sarebbe arrivato al termine e lei avrebbe cambiato università per conseguire il suo dottorato. Che ne sarebbe stato allora di tutti quei sentimenti?
Se anche avessero deciso di portare avanti la loro relazione, nonostante si trovassero distanti, restava comunque un altro problema: il matrimonio di Damian.

In qualsiasi caso, avrebbero sempre dovuto condurre una vita segreta, con la paura di poter essere scoperti. E se all'inizio questa cosa sembrava aggiungere quel pizzico di adrenalina in più, alla lunga li stava solo logorando dall'interno, con tutte le preoccupazioni che si portava dietro.

«Jodi, io rifletto parecchio su questa cosa, fidati» la rassicurò.

«E allora perché non hai idea di cosa fare?» la bionda inarcò un sopracciglio e l'amica sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

«Perché è difficile, cazzo!» esclamò, sbattendo i palmi delle mani sul materasso.

«Ascolta, io non posso prendere una decisione al posto tuo, posso solo darti un consiglio da amica. Ricorda che quell'uomo è il tuo professore ed è sposato, tieni sempre a mente queste due cose quando sceglierai se andare avanti con lui o meno» le parlò sinceramente, provando a mettersi nei suoi panni. «E ti dico di tenerne conto perché questi sono i maggiori problemi che vi ostacolano, ciò che potrebbe farti soffrire più di quanto ti aspetti» puntualizzò, gesticolando come suo solito.

«Nella situazione in cui mi trovo ora, soffrirei in ogni caso. Sia che decidessi di andare avanti, sia che decidessi di chiudere» ragionò ad alta voce, rendendosi conto di essere incastrata e di non avere alcuna via d'uscita sicura da nessuna parte.

«Ecco perché devi capire per quale delle due opzioni vale più la pena stare male. Cosa potrebbe ferirti di meno?» si alzò da quel letto, muovendo qualche passo verso il bagno, mentre la testa di Ember riprendeva a rimuginare, cercando una risposta alla domanda che Jodi le aveva lanciato.

«E vedi di trovare un modo per appianare le cose con Carter. Non far sì che sia qualcun altro a prendere questa decisione per te» si raccomandò, riferendosi al fatto che se il ragazzo avesse deciso di rivelare il loro segreto, allora, qualsiasi cosa avesse scelto di fare lei, sarebbe stata inutile.

La ragazza annuì, lasciandosi ricadere nuovamente con la schiena sul lenzuolo stropicciato e tornando a fissare il soffitto bianco, in cerca di risposte.

E mentre se ne stava in quella posizione a rimuginare, le sembrava quasi di sentire l'orologio immaginario ticchettare e scandire il tempo, ricordandole che ormai non ne restava molto per arrivare al capolinea.

Tic... Tac... Tic... Tac...

🌟🌟🌟

Non dimenticatevi di lasciare una stellina🙏🏻

Capitolo un po' più corto del solito, ma lo stesso pieno di cosucce interessanti.
Carter è andato dal professore e, a differenza di ciò che più o meno tuttə si aspettavano, ha preferito parlare civilmente. E meno male direi, perché in uno scontro fisico con lui, il nostro prof non avrebbe speranze di uscirne illeso o di vincere😂

In ogni caso, adesso Damian ed Ember si ritrovano di nuovo in mezzo ad una lite. Chissà se la ragazza riuscirà per davvero a sistemare le cose.
Ma, soprattutto, chissà se e quale decisione suggerita da Jodi sceglierà di prendere.

Il tempo scorre e la fine della storia ormai è sempre più vicina.
Per scoprire le risposte a queste domande lasciate in sospeso, non dovrete fare altro che continuare a leggere😈

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XOXO, Allison💕

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