Rafael Leão #5
Yn's pov
Come ogni giorno, mi ritrovavo dietro al bancone del bar in cui lavoravo, a fare caffè e a servire brioches ai tavoli.
Per fortuna l'ora di punta era finita, e il bar stava iniziando a svuotarsi.
Ad un certo punto guardai l'orologio e rimasi piacevolmente sorpresa di vedere che si erano fatte le 17 di pomeriggio, il che voleva dire solo una cosa: fra solamente 1 ora il mio turno sarebbe finito.
Un'ora dopo, ero pronta ad uscire da quell'inferno con la mia felpa addosso e la borsa in spalla; ma la mia collega, Giulia, nonché l'unica che sopportavo lì dentro, arrivò correndo verso di me.
"Y/n! Y/n!!" Gridò, mi girai di scatto scioccata, "eh?! Che c'è Giuly?! Cos'è successo??" Chiesi allarmata, mi guardò intensamente, "non è che potresti prendere il mio posto e chiudere tu oggi il bar?" Mi chiese, la guardai come se fosse matta, "assolutamente no! Giuly sono qui da stamattina alle 8, e per tutta la giornata continuavo a guardare l'orologio perché non vedevo l'ora di tornarmene a casa, ti pare che rimango qui fino alle 21?" Le chiesi, "per di più, tu hai lavorato solamente 3 ore oggi. Devi fare anche tu il tuo" aggiunsi con tono severo.
Lei sospirò sconfitta, "lo so Y/n..è solo che, hai presente Marco? Ecco, mi ha chiesto finalmente di uscire con lui ad un vero appuntamento, però è fra circa mezz'ora..e lui può solo oggi perché poi parte per un viaggio di lavoro" spiegò.
Lasciate che vi racconti di chi sta parlando questa.
Marco, è un manager di un'azienda qui a Milano, soldi ereditati di papà, e lui che non sa nemmeno cosa sia un indirizzo civico. Capito no?
Però acquista punti sulla bellezza e sulla gentilezza; è un ragazzo a posto, che non se la tira (più o meno), moro e alto, la cosa migliore è che dona molti soldi a chi ne ha bisogno, e questa è l'unica cosa per cui io lo salverei.
Negli ultimi giorni è venuto qui frequentemente, e ha sempre chiesto di essere servito da "la simpatica ragazza dai capelli ricci rossi" ovvero Giulia.
Tornando a noi..
"Eh va bene" sospirai ormai distrutta dalla giornata e senza più voglia neanche di reggermi in piedi.
"Davvero?! Grazie Grazie Grazieee" disse lei abbracciandomi, poi prese la borsa e scappò via, lasciandomi nel bar.
L'unica cosa positiva era il fatto che ero sola nell'ultimo turno, quindi non c'era nessuno che mi diceva cosa fare, o che mi raccontava il momento spicy della sera prima con un ragazzo nella sua camera da letto.
Altra nota positiva, a quell'ora non c'erano clienti, praticamente era anche inutile tenere aperto il bar fino a tardi se tanto nessuno entrava e tutti preferivano o rimanere a casa in santa pace, oppure andare nelle discoteche. Però le regole non le facevo io, così mi accasciai nella sedia dietro al bancone e aspettai che la dannata lancetta dell'orologio scoccasse sulle nove.
Improvvisamente, sentii il campanello della porta suonò, segno che qualcuno era entrato.
Sollevai un po' la testa, e vidi un ragazzo di colore davanti alla porta, guardando furtivamente fuori.
Per un secondo ho pensato che pensasse che il bar fosse vuoto e volesse rubare, ma poi, lo vidi nascondersi sotto il primo tavolo che trovò, e subito dopo una folla di persone con macchine fotografiche e microfoni passò davanti all'edificio, fermandosi davanti all'entrata del bar. Stavano cercando il ragazzo che ora era sotto il tavolo, era famoso?
Confusa, mi alzai dalla sedia, e mentre mi avvicinavo all'entrata, vidi lo stesso ragazzo guardarmi con occhi imploranti, per poi scuotere lentamente la testa, mormorando un 'no'.
Lo guardai, e poi ripuntai lo sguardo sulla porta, quando l'aprii un uomo con in mano una fotocamera si avvicinò, "mi scusi, ha per caso visto Rafael Leão?" Chiese cortesemente, anche se nei suoi occhi c'era tutto tranne la calma.
"Chi?" Risposi, chi era Rafael Leão? "È un calciatore" rispose subito l'uomo, "ah, mi spiace non seguo il calcio" dissi scuotendo la testa, "oh, beh, è un ragazzo di colore, alto, con i capelli corti raccolti in treccine afro" spiegò mimando l'altezza.
Li guardai per qualche secondo, se il presunto 'Leão' era arrivato correndo e si era nascosto, allora voleva dire che quei tipi non gli andavano molto a genio.
"Mi spiace, non l'ho visto, ma se lo vedrò cercherò di dirvelo" risposi con un sorriso.
Il fotografo mi sorrise, mi ringraziò, e poi continuò la corsa con gli altri, neanche fossero in una corsa olimpica.
Tornai dentro il negozio, e quando fui sicura che non ci fosse più nessuno fuori, mi abbassai verso il calciatore, "se ne sono andati, puoi uscire" dissi, lui uscì subito, e quando si rimise in piedi si stiracchiò la schiena.
"Allora" iniziai, "tu sei Rafael Leão quindi?" Chiesi, lui annuì, "si, sono io, grazie di non avergli detto dov'ero" disse gentilmente, poi di grattò la nuca imbarazzato.
"Non c'è problema, davvero" risposi sorridendo, "dai accomodati" dissi gentilmente indicandogli un tavolo in un angolo, lontano da occhi non voluti.
Lui mi mormorò un grazie con un sorriso dolce e si andò a sedere, appoggiando le braccia conserte sul tavolo, e sopra ci mise la testa.
Andai in cucina e gli presi una bottiglia d'acqua, poi presi un bicchiere dove versarla e gliela portai.
"Ecco tieni, devi recuperare forze, sembra che tu abbia appena corso una maratona" gli dissi, lui mi sorrise e si versò subito l'acqua, per poi berla a grandi sorsi.
Poi gli diedi anche un pretzel, che mangiò velocemente come se non mangiasse da giorni.
Io tornai dietro il bancone per dargli privacy, non volevo sembrare invadente a rimanergli troppo vicino.
Pochi minuti dopo, una figura si piazzò davanti al bancone, io alzai lo sguardo dalla macchina del caffè che stavo pulendo e guardai il ragazzo davanti a me.
"Volevo ringraziarti per tutto" disse lui, lo guardai confusa, "grazie per non avermi fatto scoprire, per avermi dato dell'acqua, cibo e accoglienza, e soprattutto, grazie di avere fatto queste cose senza nominare la mia fama" disse velocemente.
La mia espressione si tramutò da confusa a contenta.
"Non ti preoccupare, mi sei sembrato in difficoltà, è ovvio che ti ho aiutato, io non guardo il calcio, ma anche se l'avessi fatto e ti avrei riconosciuto, di sicuro non ti avrei trattato in modo diverso, perché so che sei una persona anche tu, esattamente come gli altri" spiegai dolcemente.
Lui ricambiò il sorriso e tirò fuori una banconota da 50 euro dalla tasca e li infilò nelle mie mani "questi sono solo per te, visto che sei stata così gentile e disponibile con me, e non accetto un no come risposta" disse.
Io lo guardai scioccata, "s-sicuro?" Chiesi, lui annuì felicemente, "però potresti dirmi come ti chiami e darmi il tuo numero? Perché mi farebbe davvero piacere invitarti ad un appuntamento" disse timidamente, le mie guance andarono subito a fuoco, "certo" dissi sorridendo, "io sono Y/n" dissi, poi presi il suo telefono che mi porse e inserii lì dentro il mio numero.
"Grande, grazie mille, andrebbe bene domani alle 19? Se mi dici dove abiti ti vengo a prendere" disse, "okay, affare fatto" risposi.
Quello fu l'inizio di una serie di appuntamenti che non terminarono mai, e che presto si trasformarono in un matrimonio.
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