You are the colour of my blood

Rose

-Il piano sembra davvero buono, soprattutto rispetto a quelli che abbiamo avuto in passato, ma non voglio che qualcuno si faccia male per proteggere me- Las Ramblas di Barcelona pullula di gente che balla e canta, gioiosa e allegra, in netto contrasto col nostro umore.

-Quindi sono ancora in tempo per chiamarmene fuori- esclama Diana. La ragazza fa per alzarsi e tutti noi la guardiamo. –Che c'è?-

-Nessuno ti aveva comunque considerato nel piano quindi, se vuoi andartene, sei libera di farlo- il braccio di Daniel circonda le mie spalle, sfiorando delicatamente le mie scapole.

-Stai dicendo sul serio? Ognuno di voi è davvero pronto a rischiare di farsi male per lei? Ma dove siamo finiti, in Twilight?-

-La situazione va ben oltre quel che ognuno può personalmente provare per Rose. Qui stiamo parlando del futuro del nostro mondo. Hai idea di quel che potrebbe succedere se Lucius Morsein ritornasse a calpestare il suolo della Terra?- Albus appare serio nel suo discorso contro quell'oca. Il mio stomaco si contorce, dandomi un senso di nausea. E' possibile che io abbia un tale onere sulle mie spalle?

-Rose...rilassati- Daniel sussurra, deve aver sicuramente captato quel che sto provando.

Prendo un respiro profondo, c'è un magone che mi grava sul petto, e che fa davvero male. E una domanda, che mi gira nella testa da un po' di tempo.

-Perché proprio io? Sono umana, questa storia proprio non la capisco-

-Perché hai un dono- Albus risponde troppo velocemente, quasi si fosse preparato quel che doveva dire. –Puoi parlare con i morti, e questo è risaputo. Forse sono proprio loro che nascondono gli Artefatti degli Antichi, e pare che gli Psuché abbiano bisogno di quelle per riportare in vita Morsein-

-E il Consiglio che ne pensa di tutta questa storia? Crede di intervenire?- mi volto verso Daniel. Il ragazzo gonfia le guance e abbassa lo sguardo, mentre, con i polpastrelli, disegna cerchi immaginari sulle mie scapole. –Non gli avete detto niente?!-

-Ce la siamo sempre cavata benissimo anche da soli- scrolla le spalle, giocherellando col tappo di una delle bottiglie. –Se escludi che io mi sono trasformato in un vampiro, ovviamente-

-Devi stare tranquilla, quella sera io ed il mio branco staremo con te fino a quando la situazione non si sarà calmata. E, in più, il nostro odore potrebbe distrarli- non mi fido di Seth, nemmeno un pochino. Ma è il ragazzo della mia migliore amica, e sembra davvero intenzionato ad aiutarci, quindi devo accettare la cosa.

-Ma siete...-

-Rose- Albus mi interrompe. Non abbiamo più parlato da quando ci siamo lasciati, ci limitiamo a lanciarci qualche sguardo, di tanto in tanto, o a mormorare qualcosa. Siamo passati dalle risate alle lacrime in un colpo solo. –Lascia fare a noi, va bene? Tu devi solo evitare di complicare ulteriormente le cose- incrocio le braccia al petto e sbuffo. Non mi hanno permesso di mettere bocca nel piano, nessuno di loro, quindi posso solo sperare che fili tutto liscio come l'olio.

-Smettiamola di stare qui, abbiamo un'intera città da vedere- Daniel si alza e mi fa un cenno col capo. Rimango per un attimo a fissare il mio ex ragazzo. Non mi ha dato nessuna giustificazione questa volta, neanche una parola sul perché lo avesse fatto, solo silenzio. –E' tutto okay?- raggiungo il biondo e scuoto la testa. Poggio la fronte sulla sua spalla, sentendo le tempie pulsare.

-Credevo di meritarmi una spiegazione. Siamo stati insieme più di un anno e lui mi ha tradita due volte, pensavo mi meritarmi di sapere il perché-

-I ragazzi sono tutti degli idioti- Audrey mi affianca, passandomi una mano tra i capelli castani con le punte rosse. –Senza offesa Daniel, ma tu ed Albus vi battete per portarne la bandiera-

-Tranquilla, lo immagino- improvvisamente, però, il ragazzo si sposta, lasciando che il mio capo ricada in avanti.

Le dita delle sue mani si intrecciano con le mie e, sorridendo, comincia a ballare, in mezzo alla Ramblas di Barcelona.

-Daniel ma che diamine ti prende?- mi fa girare su me stessa, il cuore mi batte nel come un tamburo e, per un attimo, mi dimentico di tutto.

-Smettila di tenere il muso, non ricordo nemmeno quando è stata l'ultima volta che ti ho vista sorridere- il mio corpo si avvolge intorno al suo braccio, e mi ritrovo ad un palmo dalle sue labbra. Gli occhi azzurri brillano sotto il sole spagnolo, sembra quasi che, la vecchia aura dorata, sia tornata a circondarlo.

-Sai che, per fare una cosa del genere, si impiegano un centinaio di muscoli facciali? Sono pigra, mi conosci- alza le iridi verso il cielo e scuote la testa. Prima che me ne possa rendere conto, le sue labbra si posano sulle mie, velocemente, quasi in un battito di ciglia. Non faccio in tempo a realizzare quel che è appena successo, che torno a ballare, immersa nella musica allegra e giocosa.

-Anche per fare questo. Eppure, è un'azione che potrei fare in eterno- lascia andare le mie mani e si incammina verso una delle bancarelle.

Lo guardo di sottecchi, assaporando ogni suo più piccolo movimento. Non stiamo insieme, non siamo solo amici, siamo in una situazione solo nostra, che non dobbiamo spiegare a nessuno. Siamo Daniel e Rose, semplicemente questo.

Ritorna verso di me e mi porge un girasole. I ragazzi se ne sono andati, ed io non me ne sono nemmeno accorta.

-Dopo le rose, le peonie e le margherite questo è nuovo-

-Ho sempre pensato che tu fossi come un girasole. Anche durante i periodi più bui, cerchi sempre di trovare la luce del sole-

-Mi vedi davvero così?- rimango scioccata da quelle parole, tanto semplici quanto belle e delicate, che non avrei mai messo in bocca ad uno come Daniel.

-Ti vedo in tanti modi che tu non riesci a immaginare- riduco le palpebre e a due fessure. Le sue guance si colorano di un rosso accesissimo e, immediatamente, replica. –Non in quel senso, voglio dire...- deglutisce a fatica, guardando altrove. –In modo più...poetico-

-Questo succede quando frequenti una professoressa di letteratura per sei mesi- rigiro lo stelo del fiore tra le mie dita, sorridendo nel vedere il giallo della corona. –E comunque, ti avevo detto di non baciarmi per ora-

-E credi che quello fosse un bacio? Quello lo davo a mia madre quando, ogni mattina, mi accompagnava all'asilo- allunga un braccio verso di me e circonda i miei fianchi, attirandomi verso il suo petto. –Questo è un bacio- le sue labbra, dischiuse, si poggiano sulle mie, incastrandosi alla perfezione con esse. Le sue mani mi stringono di più a lui ed è un bene, perché le gambe potrebbero cedermi da un momento all'altro.

Morde leggermente il mio labbro inferiore e si stacca da me, con quel dannato sorriso compiaciuto che ha sempre stampato in faccia.

-Ho capito la differenza, ma non mi muovo dalla mia posizione-

-Lo sai, sei poco credibile, se lo dici con le guance rosse come due pomodori- accarezza il lembo di pelle in questione, strizzandolo divertito.

-Daniel- sospira e volta lo sguardo. –Non adesso-

-Lo stai facendo per Albus, non vuoi ferire i suoi sentimenti-

-Non c'entra niente lui, in questo momento. Ma ho bisogno di capire. Negli ultimi mesi sono passata da te a lui in continuazione, e so cosa si dice di me a scuola- mi libero dalla sua presa e abbasso lo sguardo. Sento anche io i bisbigli, le occhiate e le risatine, quando cammino per i corridoi. Pensano tutti che sia una poco di buono, che vada a letto sia con Daniel che con Albus, e che mi piaccia giocare con loro. E, qualche volta, questo tarlo si insinua anche nella mia testa, perché non sono mai riuscita a non avere entrambi nella mia vita.

-Ehi- il biondo dà un leggero colpetto al mio mento. Mi volto verso di lui, le sue dita si incastrano tra i miei capelli, percorrendoli in tutta la loro lunghezza. –Non pensare mai più una cosa del genere, è chiaro? Questa situazione non è colpa tua, dico sul serio. Siamo stati io ed Albus a metterti in questa condizione, tu non hai fatto proprio niente-

-Daniel la parte della fanciulla in pericolo non mi piace più, e neanche quella di Bella indecisa fino all'ultimo tra Edward e Jacob-

-Nessuno ti ha mai definita tale, ed io non mi ci vedo proprio nella parte di Edward, non sono così tanto tormentato- roteo gli occhi al cielo. Perché non riesce mai a prendere nulla sul serio? –Rose sto cercando di sdrammatizzare, ultimamente sei un fascio di nervi-

-Sono stressata, ecco tutto- sbatto le braccia sui fianchi. Gli occhi pizzicano per le lacrime, non posso più continuare così. –Vorrei preoccuparmi soltanto della festa imminente per i miei sedici anni e invece no, mi ritrovo a dover ragionare sul fatto che un gruppo di psicopatici potrebbe utilizzarmi per far resuscitare il loro capo! E poi, ovviamente, ci sei tu- mi mordo il labbro. Daniel solleva un sopracciglio, lo sto inondando, come al solito, di parole. –Tu non hai minimamente idea di quanto vorrei baciarti, e abbracciarti, e stare con te, e fare tutte quelle cose che ti fanno vomitare, ma non posso, non adesso, perché mi sono lasciata con Albus da poche settimane e mi seccherebbe da morire spiegare una cosa del genere- porto le mani sulla fronte e scuoto la testa. –E mi dispiace per questo sfogo, non volevo-

-Ci sono abituato- incrocia le braccia al petto e ridacchia, divertito. –Quindi, com'era quella storia che non saresti mai finita tra le mie conquiste?- cominciamo a camminare. Daniel mi guarda con un sorrisetto sghembo, eppure bellissimo lo stesso.

-Sta' zitto, potrei sempre ripensarci-

-Nah, sei follemente innamorata di me-

-Okay e quando avrei detto qualcosa del genere?-

-E' sottinteso-

-Idiota- lo spingo leggermente e lui ridacchia divertito, mordicchiandosi il labbro. –Sai, ora che ci penso, nemmeno tu mi hai mai detto cosa provi per me- gonfia le guance, e diventa improvvisamente serio.

-L'ultima persona a cui ho aperto il mio cuore mi ha trasformato in un vampiro e poi se ne è andata, quindi sono più propenso a dimostrarlo, piuttosto che dilungarmi in discorsi melensi e strappalacrime- una parte di me, quella più romantica, ci rimane male, perché si sarebbe sciolta sentendo la voce di Daniel parlare dei propri sentimenti verso di lei. L'altra, invece, si ricorda cosa ha passato, ed è proprio questa che mi spinge a intrecciare le mie dita con le sue, e a poggiare la testa sul suo braccio. –Mio nonno dice che sono un mostro, e che nessuno potrà mai amarmi. E ha ragione-

-Finiscila. Quell'uomo è sempre stato altezzoso ed esagerato, e tu non devi ascoltarlo- si blocca e incastra i suoi occhi azzurri nei miei verde ambrati. Sorride appena e mi accarezza il volto.
-Durante questi mesi in cui ci siamo allontanati, in cui con i ragazzi andava male, ho cercato di ferirmi in qualsiasi modo possibile. E mi sono anche detto 'woah, quindi è questo che prova Rose ogni volta, è per questo che lo fa'-

-Non devi prendere esempio da me Daniel, io sono un caso perso-

-No Rose, tu sei...- ci pensa un po' su, e sorride. –Tu sei un girasole. Se ti guardi intorno, alla fine dei conti, tutti sarebbero disposti a rischiare la vita per te, tranne Diana si intende, ma ognuno di noi è scattato sull'attenti, non appena ha sentito la storia di Seth. Invece, quando l'anno scorso è successo tutto quel casino con Rebecca, solo tu mi sei stata accanto, e nessun altro. E se Albus non ti avesse promesso che si sarebbe preso cura di me, probabilmente avrei passato l'estate da solo- i suoi occhi si velano di lacrime. Sono sempre stata abituata a vedere Daniel forte, spavaldo, anche troppo sicuro di sé. Adesso, ritrovarmelo in questo stato, mi fa capire quanto sia umano, e quanto io tenga a lui.

-Non sei solo, testina. Hai me, hai sempre avuto me e avrai sempre me, non importa cosa accadrà. Sei mio amico, e non ti abbandono-

-Continui a friendzonarmi Rosebelle, è la prima volta che mi succede- ridacchia, una lieve brezza gli scompiglia i suoi capelli dorati. –Però hai ragione. In questo momento ho solo te su cui posso contare, e nessun altro, e mi basta- mi ritrovo a sorridere come un'imbecille. Per la prima volta in quasi sedici anni di vita sono abbastanza per qualcuno. E, inaspettatamente, quella persona è Daniel Manson, colui con cui ho battibeccato sin dal primo momento in cui ho messo piede a New Orleans.

-Hai visto? A quanto pare anche tu sai essere sdolcinato-

-Sì e questa cosa non mi piace- mi trascina più in là, spero che si sia ripreso. –Io mi limitavo a portarmi a letto le ragazze-

-Con me non ci hai mai provato. Non ho mai capito se fosse perché ti facessi schifo o...-

-Perché tu sei più importante di tutte Rosebelle- molla la mia mani, e le caccia entrambe nelle tasche dei jeans. –E poi non sei pronta. Se ti dico che sei bella, diventi rossa come un peperone-

-Finiscila- come volevasi dimostra, le mie guance assumono la loro tipica colorazione di quando sono in imbarazzato. –E poi lo sai che la cosa mi fa schifo-

-Sì- si volta verso di me e dà le spalle alla strada. –Ah la mia piccola Rose, come farei se non ci fossi-

-Probabilmente sareste tutti morti già da un pezzo. Tipo nell'Animus o in qualcosa del genere- incrocia le braccia al petto. –Ehi attento- riesce a schivare una bancarella con dei gioielli, suppongo che questo sia il rischio per chi cammina al contrario. –Comunque scherzavo, ve la cavereste benissimo anche senza di me-

-Non dire sciocchezze, ci ho quasi lasciato le penne a Lione-


🔮🔮🔮🔮

-Promettetemi che non vi accadrà niente questa sera- osservo Daisy e Audrey prepararsi, col cuore in gola e la fronte imperlata di sudore.

-Andrà tutto bene, rilassati- la bionda butta giù una bevanda rosa che lei stessa ha preparato. Poco dopo, il suo corpo è scosso da fremiti improvvisi. I suoi capelli diventano, lentamente, castani con le punte rosse, il suo viso più paffuto e i suoi occhi si scuriscono, diventando verde-ambrati.

In una manciata di secondi, Daisy si trasforma in me. Sbatto un paio di volte le palpebre, incredula e leggermente scioccata da quella visione.

-O mio dio, faccio davvero schifo-

-Sta' zitta Rose!- anche la sua voce è uguale alla mia, e provo un moto di stizza nel sentirla.

-San Francisco, dovevo decisamente rimanere a San Francisco sin dall'inizio- mentre cerco di realizzare cosa è appena successo, qualcuno bussa alla porta.

Audrey va ad aprire, ed Albus, Daniel e Chris fanno il loro ingresso in camera.

-Ah quindi, adesso, ce ne sono due, questo vuol dire il doppio dei problemi- Chris si gratta la testa. Gli occhi verdi si riducono a due fessure, studiandoci attentamente.

-Andiamo Daisy, non sei ancora pronta?- Albus si rivolge a me, scambiandomi con la mia migliore amica e alludendo alla mia mise composta da tuta e felpa. Però, l'incantesimo è riuscito meglio del previsto. Anche se, essendo stati più di un anno insieme, mi sarei aspettata che mi riconoscesse.

-Al, vedi che lei è la vera Rose- Daniel mi fa l'occhiolino e sorride. Indossa una camicia bianca tirata su fino ai gomiti, uno skinny jeans e un paio di Converse nere. E' bello come il sole.
-Ne sei sicuro? Guarda che è impossibile distinguerle-

-Quando, in occasione del centesimo anniversario, siamo andati al cinema a vedere la versione restaurata di Titanic, hai pianto quasi più di me- Daniel e Chris cercano di trattenere le risate mentre, il volto di Albus, diventa rosso come un peperone, pronto ad esplodere da un momento all'altro.

-Okay, è lei la vera Rose- bofonchia, con le braccia incrociate al petto. –Potevi raccontare anche qualche altra cosa per provarlo-

-Tipo che mi hai mentito spudoratamente guardandomi negli occhi ogni singola volta?- sento una piccola fitta all'altezza del cuore, quando ci ripenso. Non è tanto forte, ma fa comunque male sapere di essere stata così poco importante per lui.

-Okay, rimandiamo la discussione sulla vostra relazione ad un secondo momento, dobbiamo portare Rose da Seth- Daisy parla, ed io non riesco a non odiare la mia voce. Spero che non sia davvero così, o giuro che mi faccio tagliare le corde vocali.

-L'accompagno io- i miei occhi cercano quelli di Daniel, intrecciandosi con essi e attirandosi sempre di più. –Aspettatemi fuori- mi fa un cenno con la testa ed io lo seguo. La porta si richiude alle nostre spalle, il ragazzo sospira, stropicciandosi le palpebre.

-Va tutto bene?-

-Promettimi che, se dovesse succedere qualcosa, qualsiasi cosa, non esiterai a chiamarmi-

-Non ti fidi di Seth, vero?-

-Non abbastanza da affidargli qualcosa di così importante come te- poggia una mano sulla porta di vetro che divide il nostro piano da quello superiore e la spinge. Io lo seguo, ma lui continua a darmi le spalle. Le scapole alate si intravedono dalla camicia bianca, ed io mi ritrovo a chiedermi come fossero le sue ali, sicuramente maestose e imponenti.

-Perché non riesci mai a guardarmi in faccia, quando mi dici certe cose?-

-Perché non è da me, mi imbarazza- si ferma sul pianerottolo che precede la seconda rampa di scale, e aspetta che io lo raggiunga. –Bella felpa comunque- un sorrisetto sghembo curva le sue labbra, mentre si rigira il laccio del cappuccio lungo il polpastrello.

-Pianificavo di ridartela, giuro-

-Non ci crederò né ora né mai- riprende la nostra camminata, eppure, questa volta, il passo è più lento.

-Hai intenzione di farci fare quattro piani di scale a piedi, quando potevamo tranquillamente prendere l'ascensore?-

-Sì, era esattamente questo il mio intento. E poi, un po' di moto non ti farà di certo male, stai tutto il giorno buttata sul divano-

-Questo non è assolutamente vero!- sento le guance andare a fuoco. Mi sembra di star parlando con mia madre. –Ho gli allenamenti di danza tre volte a settimana-

-E per gli altri quattro giorni resti spiaggiata a casa- gli faccio la linguaccia e tendo una mano verso il fianco, dandogli un pizzicotto. –Auh!-

-Era, per caso, un modo gentile e velato per dirmi che devo mettermi a dieta?-

-No, era un modo gentile e velato per passare più tempo con te, e per rassicurarmi, visto che ti sto lasciando nelle mani di una persona di cui non mi fido per niente- i muscoli del suo collo si irrigidiscono e le falangi si piegano, assumendo la tipica posizione di un pugno. –Ho un brutto presentimento e, la maggior parte delle volte, si avverano sempre. Vorrei davvero sbagliarmi, soprattutto perché ci sei tu di mezzo-

-Abbiamo studiato ogni cosa nei minimi dettagli-

-Sì lo so, ma sarebbe troppo facile- si ferma di nuovo. Le sue iridi si stanno tingendo di viola, e questo proprio non ci voleva. –Non stiamo parlando di un gruppo di adolescenti inesperti come noi Rosebelle, ma degli Psuché. Hanno ingannato il Consiglio per anni-

-Per una volta fingiamo che sia così- afferro le sue mani. Le nostre dita si incastrano tra di loro. Daniel sospira, e sposta lo sguardo altrove. –Le cose potrebbero solo migliorare-

-Non sarò tranquillo, fino a quando non ti saprò al sicuro completamente-

-Edward Cullen mi ha appena chiamato, ha detto che rivuole indietro le sue battute- il ragazzo getta la testa indietro e sbuffa. –Sto cercando di sdrammatizzare Daniel-

-Sono un fascio di nervi in questo momento, sto facendo uno sforzo enorme-

-Beh devi rimanere calmo- diminuisco la distanza tra noi due. Lui abbassa leggermente il capo, a causa della differenza d'altezza. –Devi fingere che quella là fuori sia io, non Daisy-

-Sai benissimo che penserò sempre a te-

-Non devi assolutamente farlo- in altri tempi, il mio cuore avrebbe fatto capriole davanti ad una simile espressione. Ma, adesso, con quello a cui stiamo andando incontro, ho bisogno di Daniel completamente concentrato su quello che sta facendo. –Loro potrebbero leggerti nella mente, lo sai benissimo. Ed inoltre, non voglio che tu sia distratto, potrebbe accaderti qualcosa, ed io non me lo perdonerei mai- sorride, e mi stringe al suo petto. Le sue braccia mi avvolgono fortemente, fino quasi a togliermi il respiro.

-Starò attento, te lo prometto- mi ritrovo a socchiudere le palpebre e a inspirare profondamente il suo profumo. Ogni singola parte del mio corpo vorrebbe che questo momento non finisse mai, ma le lancette scorrono, e il tempo è sempre fugace, non aspetta nessuno.

-Credi che la Miller sospetti qualcosa?-

-Riguardo?- si stacca da me e prende il mio volto tra le mani, percorrendone il controllo con i polpastrelli.

-Lo sai, noi- scrollo le spalle. Daniel scoppia a ridere e lascia ricadere le braccia lungo i fianchi. –Che c'è?-

-Esiste un noi quindi?- boccheggio, nella vana speranza di trovare una risposta adatta. Eppure, nonostante i miei sforzi, mi ritrovo a sentire la pelle delle guance diventare sempre più calda.

-Idiota- riprendo il nostro lungo cammino, imbarazzata.

-Comunque no, anzi, crede che non ci sopportiamo- assottiglio le labbra.

Forse è destino che le cose tra me e Daniel rimangano in una situazione di stallo come questa, visto i nostri due caratteri diametralmente opposti e tendenti, come sempre, allo scontro. –Rose- il ragazzo compare sullo scalino di fronte a me, con le braccia incrociate. Trattengo il respiro per lo spavento, e porto una mano al petto. Non mi ero nemmeno accorta che forse svanito. –Quando ti abituerai alle mie entrate ad effetto?-

-E tu quando la smetterai di prendermi in giro?-

-E' più facile scherzare sui miei sentimenti verso di te, mi fa meno paura- si gratta la base della nuca, volgendo lo sguardo in tutt'altra direzione. –Vorrei non lasciarti questa sera-

-Andrà tutto bene- mi accorgo che è circa la centesima volta che ripetiamo queste tre parole nell'arco di una manciata di minuti. Forse stiamo cercando di convincerci a vicenda. –Come hai fatto a capire quale fosse la vera me?- le sue labbra accennano appena ad un sorriso, e le iridi, finalmente, ritornano azzurri.

-L'ho sentito, semplice- si stringe nelle spalle, come se gli avessi fatto la domanda più stupida del mondo. –E poi, ti ho guardata negli occhi. Avevi paura, ma non per te, bensì per noi. E non c'era dubbio che fossi tu, sei l'unica ad averli tanto espressivi, sei come un libro aperto-
-Un libro aperto, quindi è questo che mi causa tanti problemi-
-Non dici sempre che è bisogna esprimere i propri sentimenti e bla bla bla?-
-Perché utilizzi le mie parole contro di me?-
-E' divertente- arriviamo a destinazione, gli occhi di Daniel diventano immediatamente viola. –Ho come l'impressione che stiamo facendo una cazzata, che non risolveremo niente-
-Tentar non nuoce, no? E poi io sono davvero umana, non c'è niente di speciale in me, non capisco perché mi considerino la loro tanto agognata chiave. E poi che cosa sono queste reliquie magiche, questi...Artefatti degli Antichi, giusto?-
-Non ne ho idea, però ti prometto che, quando torneremo a casa, faremo una ricerca-
-Va bene, tanto tutti i tuoi libri sono a casa mia-
-E Derek non se n'è ancora accorto, e poi dicono che i figli unici sono viziati-
-Vuoi parlarne?-
-Avete finito voi due?- Seth apre la porta e si poggia sullo stipite. –Anche perché non è che abbiamo proprio tutta la sera-
-Solo perché tu lo sappia, non mi fido di te- entriamo dentro la camera, Daniel si guarda intorno.
-Non ne capisco il motivo-
-Ne avrei più di uno a dir la verità- si volta verso di lui, incrociando le braccia al petto. –Perciò ti avverto, prova anche solo a fare qualche giochino con lei, ad infastidirla o quant'altro, e giuro che ti mostrerò cosa significa avere due natura che ti lottano in corpo ogni sacrosanto giorno della tua vita-
-Quindi avevo ragione, basta toccare il tuo prezioso fiorellino per farti scattare come una molla-
-Non sono una bambolina- esclamo io. –E' snervante che continuiate a vedermi come tale-
-Vuoi davvero vedere di cosa sono capace-
-Sì onestamente, bramo questo momento sin da quando sono arrivato a New Orleans- Daniel scuote la testa. Seth è davvero strano, mi chiedo come faccia Daisy ad esserne tanto innamorata.
-Devo andare- si avvicina a me e mi schiocca un bacio sulla fronte. –Mi raccomando, ho il cellulare acceso. Qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi- 


Sbaaam!

oggi è successa una cosa stranissima.

Stavo per pubblicare e, di solito, io sono sempre un paio di capitoli indietro rispetto a quelli scritti nel mio computer. Invece, questa volta, non avevo finito nemmeno quello da pubblicare, assurdo.

e mentre sto scrivendo queste poche parole, ho appena saputo che c'è stato un attentato in spagna, ed io tra venti giorni dovrò andarci, per stare per sei mesi

bene.

sono sotto shock

rose xx

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