My girl turns sweet sixteen today, she's beautiful, so beautiful
Rose
L'alba del mio sedicesimo compleanno mi trova già sveglia da un pezzo, con gli occhi che fissano il soffitto rosa antico e le braccia larghe, che occupano tutto il letto.
Oggi ho l'esame pratico per la patenta, visto che sono riuscita a fare quello scritto due settimane prima. Domani Daniel parlerà con suo padre, sotto mia insistenza e, poi, potremmo finalmente tirare tutti un sospiro di sollievo e goderci le vacanze estive.
Ho saputo anche che Holden tornerà ad essere il nostro insegnante. La sua fidanzata è morta il mese scorso e, per quanto questo mi stringa il cuore, non posso fingere di non essere contenta del fatto che, finalmente, ci toglieremo la Miller dalle scatole. Almeno smetterà di fare la gatta morta con Daniel, è a dir poco ridicola.
Quando la sveglia suona, liberandomi, anche se per poco, dai miei pensieri, decido che è arrivata l'ora di alzarsi e di prepararsi.
Prendo mogiamente un vestito senza bretelle, a fiori azzurri e rosa, e una giacchetta dello stesso colore.
Mi libero del pigiama e lascio che il tessuto leggero dell'abito avvolga il mio corpo.
Abbandono come al solito, le ciabatte in mezzo alla stanza, e indosso le mie adorate Vans fucsia sbattendo, per un attimo, piedi tra di loro.
Mi ritrovo ad osservare un punto indefinito davanti a me, chiedendomi se, almeno oggi, le cose possano andare per il verso giusto.
Scuoto la testa, ultimamente è andato tutto bene, non capisco perché dovrebbe capitare qualcosa proprio il giorno del mio compleanno.
Caccio via tutti questi pensieri e scendo giù le scale, contando accuratamente gli scalini che mi separano dal piano di sotto. Sono trentacinque esattamente, ed io storco il naso, visto che odio i numeri dispari.
-Tesoro!- mia madre squittisce contenta, e corre ad abbracciarmi. –Auguri bambina mia, non posso credere che tu compia sedici anni oggi-
-Adesso non potrai chiamarmi più così- la donna si stacca da me e mi guarda con un sopracciglio alzato.
-Solo perché puoi guidare, questo non vuol dire che puoi uscire e tornare a qualsiasi ora del giorno e della notte-
-Immaginavo che ci fosse un tranello- roteo gli occhi al cielo. –Beh, d'altro canto, non ho nemmeno una macchina, quindi il problema non si pone nemmeno-
-Ne sei proprio sicura?- guardo mia madre con gli occhi ridotti a due fessure. La donna, ballando qua e là, sparisce per una frazione di secondo, salvo poi ricomparire con una scatoletta rosa in mano, sorridendo come se fosse il suo di compleanno. –Su, aprilo- scarto il regalo, tenendo d'occhi la donna. Non la vedevo sorridere così da tanto tempo, forse da quando mio padre è morto.
Scaccio via quel pensiero e apro il pacchetto, ritrovando, davanti ai miei occhi, la chiave di una Mini Cooper, con tanto di portachiavi a forma di rosa.
-Mamma io...- boccheggio un paio di volte, non sapendo bene cosa dire o come reagire. –Ma sei sicura che possiamo permettercelo? Dopotutto dobbiamo vivere entrambe col tuo stipendio da avvocato, e le spese sono tante e...-
-Rosebelle- poggia una mano sulla mia bocca e scuote la testa. –Sono io il genitore tra le due, quindi rilassati-
-Grazie mille- la abbraccio, era da tanto tempo che non eravamo così vicine. –E grazie anche per aver permesso che Daniel dormisse qui-
-Non credo che stia passando un bel momento, ora come ora- passa una mano tra i miei capelli castani e rossi, non riesce proprio a smettere di sorridere. –Ma, adesso, non ci pensare. Oggi è il tuo giorno, e devi godertelo fino in fondo- dischiudo appena le labbra, in procinto di ringraziarla ancora per tutto quel che ha fatto, quando ecco che sentiamo un clacson fuori dalla finestra.
Corrughiamo entrambe la fronte e ci precipitiamo verso la porta.
Proprio davanti a casa, troviamo Daniel, in sella ad un Vespa bianca e azzurra, con un sorriso smagliante sul volto.
-Non avevo la più pallida idea di cosa regalarti, ma poi mi sono ricordato che una di queste ti sarebbe piaciuta tanto- scende dallo scooter e si toglie il casco, porgendomi sia questo che le chiavi del mezzo. –Ovviamente devi prima prendere la patente, e spero che tu sia pronta per l'esame di oggi-
-A quanto pare, vi siete messi d'accordo- alzo la mano, al cui dito medio sono ancora appese le chiavi della macchina. –Comunque non posso accettare, dico sul serio. E' un regalo troppo costoso-
-Per una volta Rosebelle, per una sola volta, non potresti fingere di essere come tutte le altre ragazze e squittire contenta per questa bella sorpresa?-
-Credevo che ti piacessi proprio per questo, e poi quello che hai appena detto è molto maschilista- le sue labbra si schiudono appena per rispondermi quando, in quel momento, ci rendiamo conto che mia madre è ancora lì, e ha ascoltato l'intera discussione.
-Ho capito torno dentro...e Daniel, è davvero troppo come regalo-
-Ero indeciso con un bracciale di diamanti, a dir la verità- lo incenerisco con lo sguardo, eppure lui scoppia a ridere come un bambino. –Ero convinto di renderti felice-
-Daniel, ci sono tantissimi modi in cui potresti farlo, senza però spendere una barca di soldi-
-Guarda che una Vespa costa meno di quel che pensi- sospiro. –Ehi- il ragazzo mi passa una mano tra i capelli, incastrando i suoi occhi azzurri nei miei verde ambrati. –Buon compleanno, comunque- tende il palmo della mano verso di me e, immediatamente, su di esse compare un mazzo di rose e margherite. –Sei una dolce sedicenne oggi-
-In realtà, sono una sedicenne preoccupata, che vorrebbe non avere alcun problema il giorno in cui ricorre l'anniversario della sua nascita- prendo i fiori e li avvicino al volto, inspirando profondamente il loro profumo.
-Non abbiamo problemi col mondo magico da quando siamo tornati dalla Spagna-
-Esatto, è proprio questo che mi fa paura- distolgo lo sguardo. Una parte di me va indietro fino allo scorso anno, e nota quante differenze ci siano, quanto le cose possano cambiare in un battito di ciglia. –Ormai ho imparato che, quando le cose vanno troppo bene, si sta per scatenare una tempesta-
-Non ci pensare, andrà tutto bene- poggia le mani sulle mie spalle, e incastra i suoi occhi azzurri nei miei verde ambrati. –Ti prometto che non permetterò a niente e a nessuno di disturbare la tua giornata speciale-
-Lo scorso anno mi hai detto la stessa cosa. Buffo, stai diventando ripetitivo Manson-
-E anche noioso. Sai da quanto tempo non vado a letto con qualcuno?-
-Un mese e mezzo?- corrugo la fronte. Se i miei calcoli sono esatti, e se lui ha detto la verità, dovrebbe essere questo il tempo che ha trascorso da quando ha chiuso con la Miller.
-Quasi due a dir la verità, credo che sia stato il tempo più lungo in cui io sia rimasto in astinenza, da quando sono sessualmente attivo, si intende-
-Okay possiamo parlare di altro? O meglio, andiamo a scuola che si è già fatto tardi, su- lo trascino via per un braccio. Daniel rotea gli occhi al cielo, ridacchiando divertito. Prima che io possa rendermene conto, il ragazzo mi afferra e, con me in braccio, spicca il volo nel cielo limpido di questo primo giorno di maggio. –Quindi, ormai, non ce ne deve fregare più niente se qualcuno ci vede?-
-Perché, invece, almeno per oggi, non provi a staccare il cervello e a goderti il tuo compleanno? Sedici anni non si compiono tutti i giorni-
-Lo so, ma ormai credo che sia una deformazione personale. Le rotelline qui dentro lavorano costantemente e ininterrottamente-
-Rose- mi interrompe, cambiando tono di voce. –Io non ho potuto avere una bella festa, non ho potuto godermela come avrei voluto. Ma tu sì, quindi basta, prova a rilassarti- sospiro, e poggio la testa sul suo petto. Da questa altezza posso vedere nitidamente la città, con i suoi palazzi e i suoi colori, e la scuola, che non è poi tanto lontano.
-E' stato per colpa mia e dei ragazzi vero? Nessuno ti noi ti parlava, ed io dovevo essere la fidanzata perfetta per Albus-
-Ci sono cose che preferirei non ricordare. E' andata così, non ci possiamo fare niente, spero che il prossimo andrà meglio-
-Da qui a gennaio potreste anche distruggere il mondo- mi gratto la testa. Daniel non risponde, e si limita a volare nel blu, con un leggero dondolio.
-Nah, ho messo finalmente la testa apposto. Pensa che ieri sera, mio padre, mi ha chiesto se andasse tutto bene, dice che mi ha visto troppo calmo ultimamente-
-Sono contenta che abbiate ricominciato a parlare, è un buon inizio- Daniel si stringe nelle spalle, prima di scendere in picchiata poco lontano dalla scuola. Serro le palpebre, è una fortuna che non abbia fatto colazione, o avrei vomitato ogni cosa. –Non c'è un modo per farlo più dolcemente?-
-Non sono un aereo Rosebelle- corruga la fronte, ed io scendo giù dalle sue braccia. –Comunque, non pensare che mi sia dimenticato che non hai mangiato- mi porge un contenitore azzurro. Lo guardo sospettoso, storcendo leggermente la bocca. –Ho chiesto a Consuelo di prepararti la Red Velvet. So quanto ti piaccia e, se ne vuoi ancora, ce n'è una intera a casa mia- sollevo il coperchio azzurro, leccandomi già i baffi per il dolce in questione. Afferro la forchettina di plastica rosa al suo interno e, prima di prenderne un boccone, mi sporgo verso Daniel, schioccandogli un bacio sulla guancia. –Sto diventando decisamente troppo buono- bofonchia. Riprendiamo a camminare verso la scuola, mentre io mangiucchio la mia torta, allegra come una bambina.
-Sei consapevole che, ormai, tutta quella facciata da duro è definitivamente caduta, vero?-
-Sì lo so, grazie tante Rose-
-Ehi!- brontolo, continuando a masticare. –Non ti ho mai chiesto di cambiare per me-
-Lo so, ma ho dovuto farlo, non mi hai parlato per quasi tre mesi-
-Nemmeno tu, e per lo stesso periodo di tempo. Ti ricordo della nostra avventura a Lione, vero?-
-Touché- si gratta il capo. Negli ultimi due anni io e Daniel ci siamo scontrati, presi, allontanati, e quant'altro almeno un milione di volte. Spero che, adesso, le cose finalmente si calmino, e prendano una bella piega. Credo che entrambi ci meritiamo un po' di tregua, dopo tutto quello che abbiamo passato. –Sei pronta per l'esame di oggi pomeriggio?-
-Assolutamente no- ammetto. Scuoto la testa, prendendo un'altra forchettata di torta. –Ho paura di sbagliare, di sbattere contro qualcosa, di causare un incidente...-
-Beh, considerando che si tratta di te, la cosa potrebbe essere molto probabile- Daniel china leggermente il capo di lato. Riduco le palpebre a due fessure, incenerendolo con lo sguardo. –Che c'è? E' risaputo che non sei la persona più agile del mondo, e sai che odio mentirti-
-Il tatto Manson, il tatto-
-Su quello ci sto lavorando. Per me è una conquista anche solo il fatto che non mi dici più che mi odi-
-L'ultima volta è stato ad ottobre-
-Sì, l'ultima di un centinaio di volte-
-Hai davvero tenuto il conto?- mormoro. Lui fa un lieve cenno di sì con la testa, e la mia fame e la mia felicità svaniscono improvvisamente.
-Centosessantotto volte, per la precisione. Contando anche quando lo pensavi e basta. Riuscivo a percepirlo. E poi, ti si legge ogni cosa in faccia-
-Mi dispiace- il ragazzo si chiude nelle spalle. Mi inumidisco le labbra, cercando di formulare velocemente qualche frase che possa farlo sentire meglio, ma fallisco miseramente quando sento qualcuno arrivarmi sulle spalle, e un familiare odore di lavanda entrare nel mio campo olfattivo.
-Buoooon compleanno Rose- Daisy mi stringe a sé, poggiando il suo capo sul mio. La sottoscritta, però, non riesce a smettere di guardare Daniel. –Ho interrotto qualcosa?-
-No- ci affrettiamo a dire entrambi. –Dammi questo, dai- il biondo prende il contenitore dalle mie mani. La torta era buonissima, ma l'ultima parte è stata rovinata dal senso di colpa.
-Auguri Rosie- anche Audrey si aggiunge all'abbraccio. Sospiro, cercando di focalizzarmi sul fatto che, alla fine, è il mio sedicesimo compleanno, e dovrei essere più che felice.
-Sono già iniziati i festeggiamenti, potevate aspettarci- Chris mi scompiglia i capelli con fare canzonatorio. Dietro di lui, Albus, mi fa un leggero sorriso, alla ricerca, forse, di qualcosa di carino da dire. –Feliz compleanno Rosebelle-
-Grazie, ma guarda che non è così la corretta traduzione in spagnolo-
-Lo so- ridacchia. –Ho partecipato a quel corso solo per un motivo, cioè la gita in Spagna. Hai idea di quanti numeri di cellulare abbia racimolato in quella settimana? Molto meglio di quella dello scorso anno, dove l'unica cosa che ho collezionato sono stati Animus e fantasmi-
-La volete smettere di parlare di queste cose davanti a tutti? Faremmo prima ad andare in giro con scritto quello che siamo sulla fronte- con un cenno della mano, faccio notare ad Albus che ha alzato troppo la voce. Il ragazzo sospira, e si passa una mano tra i capelli scuri. –Scusate, sono un po' stressato per ora. Comunque, buon sedicesimo compleanno Rose-
-Grazie, ma va tutto bene?- scuote la testa per dire di no. Per quanto possa avercela ancora con lui per quel che mi ha fatto, non posso non preoccuparmi. Ha il volto stanco e profonde occhiaie che solcano i suoi occhi azzurri. Ha perso un bel po' di peso e, adesso, dimostra un paio di anni in meno rispetto alla sua vera età.
-Non ti aspettare che ti faccia gli auguri- Diana ci sorpassa velocemente, spostandosi i capelli con fare teatrale. –E adesso muoviamoci. Mentre voi eravate impegnati nelle celebrazioni dell'essere più inutile sulla faccia della terra, la campanella è suonata da un bel po'- roteo gli occhi al cielo. Alla prima ora abbiamo la Miller e, per poter mantenere alta la media e, soprattutto, i buoni voti che ho sempre avuto in inglese, io e Daniel abbiamo dovuto fingere di non parlarci più, quindi la mia voglia di entrare a fare lezione è pari a zero. –Insomma, vi siete imbambolati per caso?-
Oh sì, tanti auguri Rosebelle.
-Credi che Albus sia nei guai?- domando a Daniel, mentre fingo di guardare il film che ci hanno propinato. La Miller, per mia fortuna, si è ammalata, e non potrà seguirci durante queste ultime due settimane di scuola. Che peccato.
-Fino al collo- mormora il ragazzo accanto a me, tamburellando le dita sul tavolo. –Ma non voglio che tu te ne preoccupi. Finalmente ci siamo tolti gli Psuché dalle calcagna, cerca di non attirare l'attenzione su di te, in alcun modo-
-E' grave?-
-Così tanto che non ho nemmeno idea di cosa sia di preciso, ma credo che, la sua situazione, faccia impallidire la mia dello scorso anno-
-Cavolo- mi gratto la fronte. Riesco quasi a cogliere l'ironia di quello che sta succedendo. Fino a qualche tempo fa, chiedevo ad Albus di tenere d'occhio Daniel e, adesso, è tutto il contrario. –Gli darai una mano, non è vero?- il ragazzo ridacchia, divertito dalla mia richiesta. Si morde il labbro, senza scollare gli occhi dallo schermo nemmeno per un secondo.
-Perché ti preoccupi ancora per lui dopo tutto quello che ti ha fatto?-
-E' la stessa cosa che mi chiedevo io quando si trattava di te- sospira, e socchiude le palpebre per un attimo. So benissimo che sta lottando contro se stesso per non urlarmi in faccia, per non dare di matto, e devo dire che, il suo autocontrollo, è notevolmente aumentato.
-Sei irritante. E anche una rompiscatole. Ed io non sopporto questo dannato complesso da crocerossina che ti ritrovi. Non puoi sempre aiutare tutto e tutti, ficcatelo bene in testa- stringe il bordo del banco, rompendone un pezzetto. Quando nota che alcune schegge di legno gli si sono conficcate nei polpastrelli, impreca. –Ed ecco fatto-
-Fermo, dammi qua- prendo la sua mano tra le mie e, cercando di essere il più delicata possibile, le estraggo ad uno ad uno, gettandole sul pavimento. –Devi riuscire a mantenere la calma Daniel-
-Ti rendi conto che stai parlando proprio tu che, quando ti arrabbi, mi getti di sopra qualsiasi cosa ti capiti tra le mani?-
-Dettagli- spolvero il palmo della sua mano, togliendo le ultime impurità rimaste. –Ecco fatto- Daniel ruota il polso, ed incastra le sue dita tra le mie. –Oh sì, sei diventato un vero tenerone-
-Mi prometti che, se terrò d'occhio Albus, tu non ti azzarderai a mettere il naso in questa faccenda?-
-Affare fatto- per quanto non sia contenta di caricare sulle sue spalle un simile peso, so benissimo che è l'unico modo per convincerlo a dargli un po' di aiuto.
Daniel si volta verso di me, e mi guarda con un sopracciglio alzato. –Che c'è?-
-Dici sul serio? Nessuna rimostranza di alcun tipo?-
-No no- scuoto la testa, qualche ciuffo di capelli mi finisce sugli occhi.
-Incredibile- eppure, posso giurare di aver visto un piccolo sorriso affiorare sulle sue labbra. –Davvero incredibile-
-Beh sai com'è, nella vita si cresce, si matura, si cambia-
-Su questo non ho alcun dubbio, mi sembra soltanto troppo...repentino, ecco tutto-
-Non ci pensare su troppo, stacca il cervello-
-E' quello che dico sempre io a te! Ma che diamine sta succedendo?-
Daniel
-Che diamine stai combinando?- mi lancio a peso morto sull'armadietto accanto a quello di Albus. Lui sussulta un attimo e poi sospira, incenerendomi con lo sguardo.
-Non so a cosa tu ti stia riferendo-
-Al fatto che ti aggiri per la scuola come un fantasma, diamine, sei combinato davvero uno schifo- mi riserva un'altra occhiataccia, mentre indossa la divisa da football. –Allora?-
-Sono solo stanco per gli ultimi compiti in classe, niente di che. Sai, è così che fa la gente, quando cerca di mantenere dei buoni voti-
-In realtà, in questo momento, ho una media dell'ottantotto virgola quattro- Albus sgrana le palpebre, rimanendo col braccio bloccato a mezz'aria.
-Come è possibile? Avevi tre insufficienze a febbraio!-
-Rose ha trovato questo metodo in cui, ogni pomeriggio, mi chiude in camera sua a studiare, e lì l'unica distrazione sono i libri, visto che lei si mette in cucina a farei suoi compiti-
-Una cosa del genere è crudele perfino per lei-
-Lo so ma ehi, i miei voti sono notevolmente lievitati- mi viene da ridere al pensiero del rituale pomeridiano a cui mi sottopone, ma io sono talmente cotto da non riuscire a dirle di no. E poi sembra tanto orgogliosa quando, alla fine, corregge i miei compiti o mi sente ripetere. –Comunque non sono venuti qui a parlarti di Rose-
-Meno male, perché ti avrei sicuramente tirato un pugno in faccia-
-Affronteremo questo discorso un'altra volta, te lo prometto. Quello che adesso voglio sapere, però, è se ti sei cacciato in qualche guaio. Rose è preoccupata per te ed io...-
-Woah woah, fermati un attimo- poggia una mano sulla mia spalla. –Rosebelle ti ha chiesto di venire a parlare con me?-
-In realtà voleva venire direttamente lei, ma non voglio che si esponga troppo, ora come ora-
-Quindi non è più arrabbiata con me- mi mordo il labbro. A lui non frega niente di ciò che gli sto dicendo, l'unica cosa a cui è prestato attenzione è Rose. E non posso dargli torto.
-Questo non te lo so dire con certezza, però so che ci tiene ancora- la gola mi si stringe in una morsa mentre pronuncio quelle parole. A volte credo che, per quanto Albus la possa aver fatta soffrire, lei non smetterà mai di preoccuparsi di lui.
-Va tutto bene, non si deve dare tanta pena- chiude l'anta dell'armadietto. Non me la bevo per niente, ci deve essere qualcos'altro sotto. –E oggi è il suo compleanno, non dovrebbe pensare a niente-
-Sì certo, ricordati di chi stiamo parlando- scoppiamo a ridere insieme, per la prima volta dopo tanto tempo. Una risata carica di nervosismo, di rabbia repressa e di parole non dette. E se, per uno strano caso del destino, colei per cui ci siamo allontanati, riuscisse a riavvicinarci? –A parte gli scherzi Al, se avessi un problema, me lo diresti, vero?-
-Domanda da un milione di dollari-
-Senti, lo so che ci siamo allontanati, lo so che non abbiamo fatto altro che litigare nell'ultimo periodo, ma, a prescindere da tutto questo, tu rimani sempre il mio migliore amico. E non importa chi abbia fatto soffrire di più Rose o chi, alla fine, lei abbia scelto. A me importa che tu non stia male e che non ti sia cacciato nei guai, perché tu sei come un fratello per me, ed io ti voglio bene. Non avrei mai voluto entrare in competizione con te, o rubarti Rose, anche se, in teoria, sei stato tu a perderla. Per me sei importante, e lo sei sempre stato, nonostante creda fermamente che tu sia una testa di cazzo. Quindi, se c'è qualcosa di cui tu voglia parlarmi, qualsiasi cosa, io sono qui per ascoltarti- Albus si morde il labbro, incrociando le braccia al petto. –Usciamo insieme dopo scuola, e potremo parlare di tutto quello che vuoi, solo noi due, come ai vecchi tempi-
-Non devi stare con Rose oggi pomeriggio?-
-Ha l'esame della patente, il tempo di farle un in bocca al lupo veloce e sarei subito da te. Le ragazze la rapiranno subito dopo- gonfia le guance. Voglio davvero sistemare le cose con Albus, ogni mio più piccolo ricordo è collegato a lui, nel bene o nel male, e non avrei mai voluto che arrivassimo a questo punto.
-Va bene, accetto. A che ora è la festa, questa sera?-
-Alle otto e mezza, ma se dovessimo ritardare per questo motivo, Rose non si arrabbierebbe-
-Nah, probabilmente scoppierebbe a piangere, commossa e tutto il resto- ridiamo insieme, sta volta più tranquilli e sereni. –Posso farti una domanda, però?-
-Sì certo, quello che vuoi-
-Se te lo chiedessi, però, rinunceresti a lei per me?- rimango spiazzato da quella richiesta. Mi inumidisco le labbra, non sapendo come rispondere. Da ciò che uscirà dalla mia bocca, in questo momento, potrebbe dipendere tutta la nostra amicizia e gli eventuali equilibri del gruppo.
-Vorrei davvero risponderti di sì, che lo farei, ma sarebbe come mentire a me stesso e a te. Io sono innamorato di lei Albus, e non la lascerei andare per nulla al mondo-
-Immaginavo che mi avresti risposto in questo modo- un sorrisetto scaltro si dipinge sulle sue labbra. Gli occhi azzurri brillano spavaldi, credo di avere appena rovinato ogni possibilità di riconciliazione, di aver spento ogni barlume di speranza. -Che vinca il migliore, allora-
-Non deve per forza essere una gara Al, non dobbiamo per forza odiarci-
-Ti avevo chiesto di promettermi sono una cosa qualche mese, una-
-Pensi che, se non avessi potuto controllare ciò che provo, non lo avrei evitato? Mi ha portato soltanto rogne, stress e insulti gratuiti da tutti, ma purtroppo non posso decidere di chi innamorarmi, mi sarei potuto risparmiare persino tutta la storia da vampiro, se così fosse stato!-
-Perché hai dovuto dirle di Diana la prima volta?-
-E tu perché hai dovuto tradirla? E ti prego, non dirmi che è stato perché non veniva a letto con te, perché giuro che potrei tirarti una testata seduta stante-
-Non tutte le nostre azioni hanno una spiegazione razionale, tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro-
-Proprio per questo sono qui ad implorarti di parlare con me: ci siamo soltanto io e te, Daniel ed Albus, Albus e Daniel, le due facce della stessa medaglia. Puoi dirmi tutto quello che vuoi, io non ti giudicherò, anche perché non sono proprio nelle condizioni per farlo-
Sbaaaam!
No, non sono morta, ero semplicemente senza wi fi nella casa al mare ma, adesso, sono tornata (anche se per poco, visto che, dopodomani, parto per la Spagna). anyway, nessuna delle mie storie è entrata nella rose dei finalisti di wattpad, e questa cosa mi ha buttato un po' giù di morale. Forse non dovrei continuare più, non so, sono abbastanza confusa.
ma almeno a rose le cose vanno bene, anche se si prospetta un sedicesimo compleanno movimentato.
riuscirò mai a pubblicare starlight?
boh.
un bacio
rose xx
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