First kiss was a breath for my lips, why did the last one tear us apart?

-Non credo che abbia fatto una cosa del genere, non avrebbe senso- Daisy prende posto accanto a me, spostandosi i capelli da un lato. –Lo avrai scambiato per qualcun altro, d'altronde lo hai detto anche tu, eri ubriaca-

-Guarda che me lo ha confermato lo stesso Daniel-

-E da quando Daniel Manson è affidabile?- esordisce Audrey, ingurgitando una decine di patatine in un colpo solo. Sbuffo, mi infastidisce quando parlano così di lui, non è la persona cattiva che pensano.
-Ho sentito il mio nome- il diretto interessato compare alle mie spalle, facendomi l'occhiolino. Abbasso lo sguardo, sperando di non diventare di colpo rossa come un pomodoro, ma non ce la faccio proprio a non pensare al bacio di questa mattina. –Che ho fatto questa volta?- si siede accanto a me, i nostri gomiti si sfiorano ma, stranamente, non prendiamo la scossa.

-Perché vai in giro a dire che il mio ragazzo l'ha fatta ubriacare?-

-Perché è così- arrivano anche Albus e Chris, ed io cerco di non guardarli. Ho ancora un po' di difficoltà nel capire cosa mi stia accadendo, quindi credo sia meglio non parlare più di tanto. Ho una tale confusione in testa in questo momento, anche se, probabilmente, è colpa anche del dopo sbronza. –Sapete quando mi dispiaccia dare ragione a Daniel, ma non ha detto una balla-

-Vi ringrazio per non fare altro che fomentare la mia immagine di cattivo ragazzo, vi adoro-

-Daniel...- mormoro, poggiando una mano sulla sua gamba. Lui scuote la testa, i suoi occhi si stanno scurendo.

-Potevate avvertirmi che sareste andati tutti alla festa ieri sera, sarei venuta anch'io- Diana piagnucola, cercando di sedersi in mezzo tra me e Daniel.

Il ragazzo, dal canto suo, intreccia le sue dita con le mie, lanciandomi un'occhiata di conforto. –Insomma, mi fate un po' di spazio voi due?- sbotta, arrabbiata.
-C'è un posto libero accanto ad Albus, perché non ti siedi lì, visto che hai pensato benissimo di metterti tra me e lui?- mi alzo di scatto, chiudendo le mani a pugno. Non ho mai avuto tanta voglia di picchiare qualcuno come in questo momento, ed è abbastanza patetica come cosa. Due ragazze che litigano per un deficiente, assurdo.
-O per l'amor di dio, ecco che ricomincia il dramma- sbuffa, scocciata dalla situazione.

Alle mie spalle, i ragazzi raggiungono Daniel e bisbigliano, ed Albus chiede a quest'ultimo di intervenire, onde evitare che le cose degenerino.

-Non sarebbe successo niente, se tu fossi rimasta al tuo posto-

-E tu sai quante grane avremmo potuto evitare, se tu fossi rimasta a San Francisco?- mi ringhia contro, una parte di me ha paura che possa lanciarmi contro qualche suo incantesimo, ma sono anche convinto che, se solo si azzardasse ad alzare anche un singolo dito contro di me, Daniel la ucciderebbe. Daniel appunto, non Albus. –Non c'entri niente qui, e lo sai benissimo-

-Come tu non c'entravi niente nella mia relazione-

-Rose...- mormora il ragazzo accanto a me. Ma io non lo ascolto, non mi preoccupo nemmeno quando mi accorgo di aver letteralmente affondato le unghie nella carne nei palmi delle mie mani.

-Forse avresti dovuto lasciar perdere Daniel e preoccuparti un po' di più di Albus-

-Diana non mi sembra il caso- per la prima volta, è il moro a prendere in mano la situazione ma, probabilmente, sta cercando di salvare la sua reputazione. Chissà cosa succederebbe alla sua immagine di golden boy, se questa storia venisse fuori. –State dando spettacolo, sedetevi, tutte e due, parleremo di questo più tardi-

-Oh sta' zitto Albus- mi rivolgo a lui, per la prima volta da tre giorni. –Dovevi pensarci prima- mormoro, sentendo di nuovo quel dolore dentro al petto. –E tu, non ti dico nemmeno cosa ti fa sembrare, agli occhi della gente, questa faccenda. Solo perché Daniel non è innamorato di te, ma ha un rapporto più stretto con me, hai dovuto prenderti il mio ragazzo. Ma non ti senti uno schifo? Una persona orribile?-

-In realtà no, perché poi mi ricordo che esisti tu, paragonabile solo ad un piccolo e fastidioso insetto- sputa acida. Quel che dice, stranamente, non mi tocca, mi fa soltanto ridere. –Chissà com'è essere inutile, inadeguata, un peso per tutti. Senza contare che hai messo su un bel po' di chiletti, si vede prima il tuo sedere della tua faccia- scoppia a ridere sonoramente, e gli altri rimangono in silenzio. Forse pensava che l'avrebbero seguita, che le avrebbero battuto le mani per la brillante battuta che ha appena fatto.

-Veramente non mi sento affatto in questo modo- sollevo le spalle, scuotendo la testa. –Probabilmente non ho il fisico di una modella, visto che mi piace mangiare, e non lo nego, ma almeno sono intelligente, molto più di quanto tu potrai mai esserlo. Ho avuto il massimo dei voti in tutte le materie, ricordo ogni singolo istante della mia vita, e diciamoci la verità, se non ci fossi stata io nell'Animus, loro non sarebbero durati un secondo-

-Su questo sono pienamente d'accordo- afferma Chris.

-Quindi va bene, tu potrai essere più bella, e potrai anche avermi preso un Albus, ma sta di fatto che lui, ieri sera, è venuto a cercare me, e non te, e quando poi, ho vomitato anche l'anima, sappi che non ero da sola, che c'era qualcuno a reggermi, mentre stavo male. E credo che questo possa far passare in secondo piano il mio sedere enorme- riduce le palpebre a due fessure, senza proferire alcuna parola. E poi lo sento. La mia gola, di nuovo. Si stringe in una morsa, impedendo all'aria di passare.

Boccheggio un paio di volte, udendo un forte rumore di sedie che si spostano, strisciando sul pavimento lurido della sala mensa.

-Ti avevo avvertito di non toccarla più- Daniel afferra la ragazza per le spalle e la lancia dall'altra parte della caffetteria. Le urla del resto degli studenti riempiono il mio campo uditivo. Ma, almeno, l'aria ritorna a riempire le mie narici.

-Perché dovete sempre cercare di farci scoprire?- urla Albus, prendendomi tra le sue braccia. Inspiro profondamente, sentendo i polmoni andare a fuoco. –Va tutto bene?-

-Ab-ba-stanza- mormoro, non riuscendo a pronunciare una parola per intero, a causa del fiato corto. –Ma o-ora...?- Daniel scuote la testa, caccia una mano in tasca ed estrarre una catenina dorata.

La porta davanti alle labbra e vi soffia sopra. Il ciondolo ruota e, immediatamente, le persone intorno a noi si bloccano, come se fossero state tramutate in statue.

-Non so usare benissimo questo coso ancora, quindi sarà meglio che vi sbrighiate a far dimenticare a tutti quel che hanno appena visto- ripone l'arnese in tasca e si guarda intorno. Diana è ancora a terra, che tenta di rialzarsi. –Ma non toccate Rose- a quel punto Albus poggia le mani sulle mie orecchie, e fa un lieve cenno con la testa agli altri.

I ragazzi, dal canto loro, spalancano le braccia. Dai palmi delle loro mani si dipartono dei fili argentei, che avvolgono l'intero edificio. Quindi è questo che succede, quando mi cancellano la memoria.

-Wow- mi ritrovo a dire, osservando la scena incantata.

Una decina di minuti dopo, ritornano al nostro tavolo, e il tempo ritorna a scorrere normalmente, come se non fosse successo niente. –Abbiamo sfiorato l'apocalisse, ma quel che avete fatto è stato davvero fighissimo-

-E irresponsabile, come al tuo solito- Daniel rotea gli occhi al cielo, addentando un morso del suo panino. –Hai idea di cosa potrebbe succedere, se il Consiglio venisse a sapere che abbiamo cancellato la memoria a tutto il nostro liceo?-

-Preferivi che la soffocasse Al? So che, per te, sarebbe la soluzione a tanti problemi, ma io non la vedo proprio in questo modo-

-Pezzo di idiota- sibila, incenerendolo con lo sguardo. –Dico solo che avremmo potuto trovare un altro modo, ecco tutto-

-Anche questa volta pericolo scampato, quindi mangia e basta-

-Da quando hai il Giratempo di Harry Potter?- domando a Daniel, incuriosita.

Il ragazzo mi sorride furbescamente, cacciando le mani in tasca e porgendomelo come se niente fosse.

-In realtà si chiama Tiurannos Cronu, viene dal greco, significa...-

-Il tiranno del tempo- affermo, rigirandomi tra le mani la catenina dorata. –Non pensavo che esistessero cose del genere-

-Credo di essermi dimenticato di portarti i libri sui manufatti magici, questo pomeriggio passo da te e te li do- posso giurare che, in questo momento, i miei occhi stiano brillando, affascinata da ciò che ho appena scoperto.

–Non vedo l'ora-

-Non dovresti fare una cosa del genere, e lo sai- Albus lo rimprovera, col suo solito tono scocciato.

-Guarda che non sono stupida, so gestire una situazione del genere-

-Non sto dicendo questo Rose-

-A me pare di sì- lo guardo, per la prima volta da tre giorni, negli occhi, e il dolore si fa più forte. –La paura è direttamente proporzionale al non sapere, la conoscenza è potere. Come posso spaventarmi di qualcosa che mi è famigliare?- le sue labbra si schiudono leggermente, incapaci di articolare una risposta adeguata nei miei confronti. –Poi certo, se ti piacciono le ragazze stupide, è tutta un'altra storia. Ma non ti aspettare da me discorsi su quale sia la moda di quest'anno in fatto di scarpe, perché sai che non accadrà mai-

-Oh che bello mangiare con voi, è sempre così rilassante- Daniel scuote la testa alla battuta di Chris, ed ecco che lui cade dalla panca. –Okay, adesso sto cominciando a scocciarmi seriamente-

-Bene Rose, se è davvero questo quello che vuoi, da oggi in poi avrai solo la verità-

-Perfetto- affermo. Eppure, dal modo in cui il corpo di Daniel si irrigidisce, capisco che c'è dell'altro sotto.


🔮🔮🔮🔮

-Ehi bambolina- faccio una riga con la penna sul foglio, prima di realizzare a chi appartenga quella voce. –Guarda cosa ti ho portato- sospiro rumorosamente, evitando di voltarmi.

-Daniel- ringhio, distendendo le dita delle mani. –Quante volte ti ho detto di non spuntare in questo modo?- sbotto, girandomi verso di lui. Eppure, stranamente, quando lo vedo mordersi il labbro, illuminato dalla luce fioca del sole di pomeriggio, tutta la rabbia mi passa. Assurdo.

-Scusa, è che è divertente vedere, ogni volta, che reazione hai-

-Già, deve essere davvero uno spasso giocare con me- mormoro, per poi gettare la penna sul tavolo.

-Schopenhauer, quando hai finito di deprimerti, ti ho portato i libri di cui ti parlavo oggi-

-Lasciali pure sul letto- prendo a scarabocchiare l'angolo della pagina ormai rovinata, sono davvero di malumore.

-Sono molto orgoglioso di te, hai risposto bene a Diana-

-E' una situazione schifosa- affermo, puntando lo sguardo verso il muro che ho di fronte, mi crea sempre un senso di soffocamento. –Tutti si aspettano che io sbotti da un momento all'altro, senza contare gli sguardi di pena quotidiani. Vorrei semplicemente dare fuoco alla Marymount e tornarmene a San Francisco-

-Non credi che sia una mossa troppo avventata?- ridacchia debolmente, ed io emetto l'ennesimo sospiro della giornata. –Devi solo far passare del tempo Rose, le cose miglioreranno-

-Quando ero alle medie, stavo sempre con un gruppo di ragazzi che conoscevo dalle elementari. Un giorno ho scoperto che, una di loro, pagava un'altra nostra compagna per tenermi lontana da lei e dalle sue amiche, perché si vergognava di essere vista con me-

-Non me lo avevi mai raccontato- mormora Daniel con un filo di voce.

-Nessuno lo sa- continuo a disegnare, adesso ho occupato l'intera pagina. –Quella è stata la prima volta che mi sono fatta del male. Sono tornata a casa, ho preso la lametta e mi sono incisa la pelle. Mi sembrava giusto punirmi per essere così tanto patetica-

-Ehi- il ragazzo si siede accanto a me, poggiando una mano sulla mia e bloccandomi. –Erano solo delle stupide Rose- lo guardo. Le labbra sono appena curvate e la testa è leggermente piegata di lato. –Tu sei la ragazza più straordinaria che abbia mai conosciuto-

-No, non è vero. Lo dici solo perché sei mio amico. L'anno scorso...-

-Dimenticati del passato Rosebelle!- si alza di scatto, ed inizia a camminare avanti e indietro per la mia stanza. –Ho fatto così tanti errori, uno peggio dell'altro, ma non mi pento di quel che è successo perché, nel bene o nel male, mi ha portato da te-

-Daniel per l'amor di dio, io sono già confusa di mio, tu peggiori ulteriormente le cose- poggia le mani sui fianchi. Gonfia le guance, buttando un'occhiata qua e là. Non me la racconta per niente giusta. –Se devi dirmi qualcosa, fallo-

-E' che credo di essermi affezionato a te più di quanto avessi previsto- si gratta la testa, ma non mi guarda in faccia, e questo mi preoccupa.

-Perché ho come l'impressione che ci sia dall'altro?- a questo punto, il ragazzo prende un respiro profondo e si passa una mano tra i capelli color dell'oro.

-Rose, sai che...-

-Tesoro senti...- proprio in quel momento, mia madre fa capolino in camera mia, senza bussare come al suo solito. Devo mettere un cartello, mi sembra l'unica soluzione. –Daniel, non sapevo fossi qui. Da dove sei entrato?-

-Ecco...- io e lui ci guardiamo, alla ricerca di una risposta convincente. Scuoto la testa, alzando le mani in segno di resa. Quante bugie le ho raccontato nell'ultimo anno, quante cose le ho tenuto nascosto.

-Dall'albero Isebelle- gli lancio un'occhiata preoccupata. Qualsiasi cosa possa dire, finirò nei guai fino a miei vent'anni. –Non è difficile-

-Ah- mia madre si appoggia allo stipite della porta, incrociando le braccia al petto. E' davvero una brutta giornata per la sottoscritta. –E, tanto per sapere, quante volte è successa una cosa del genere?-

-Non tantissime, non credo che Albus sarebbe stato molto d'accordo- roteo gli occhi. L'ultima persona che avrei voluto sentire nominare.
Sospiro, e poggio una mano sulla guancia.
-Quel deficiente. Avevo qualche sospetto sai? Quando l'ho visto quest'estate con Diana...-

-Mamma- la blocco. Ma non ha altro da fare? –Ho già avuto una giornata abbastanza pesante, non ti ci mettere anche tu, ti prego-

-Va bene, allora vi lascio. Se avete bisogno di qualcosa, chiamatemi-

-E' in buone mani Isebelle- la donna si richiude la porta alle spalle. Sento i suoi passi veloci giù per le scale, il ticchettio incessante dei tacchi troppo alti.

-Credo che stia con qualcuno, non penso che vada a San Francisco così tanto spesso solo per lavoro-

-Beh è una bella cosa. Voglio dire, sono passati tredici anni da quando...- Daniel non continua la frase, si ferma a metà, probabilmente sta soppesando ogni parola per non farmi soffrire quando, in realtà, io vorrei soltanto spaccare qualcosa.
-Da quando mio padre è stato freddato. Smettila di fare in questo modo, mi fa salire i nervi-

-Sto cercando di non ferirti-

-Perché sei venuto qui? Non penso che volessi portarmi solo i libri-

-No, in realtà volevo parlarti del bacio di questa mattina- abbassa notevolmente il tono della voce, come se si spaventasse di quel che ha appena detto.

-Ti pare il momento Daniel? Con tutti i casini che ho in testa per ora?-

-Non pensi che per me abbia significato qualcosa?-

-Cosa?- scoppio a ridere, piegando la testa indietro. Non può essere serio, si tratta di uno dei suoi soliti scherzi. -Smettila dai. Non mi vorrai mica dire che tu, Daniel Manson, ti sei preso una cotta per me? Andiamo, ti sei fatto influenzare troppo da quel che dicono tutti-

-Sarebbe così tanto sbagliato? Surreale?- la sua voce si alza, le sue iridi diventano viola.
-Non puoi essere... Voglio dire, non dopo quello che...-

-Se nomini di nuovo 'lo scorso anno', giuro che faccio esplodere qualcosa Rosebelle-

-Sto solo cercando capire Daniel. Di capire come sia potuta succedere una cosa simile-

-Lascia stare, sono solo un idiota- gira i tacchi, dandomi le spalle. –Volevo aiutarti come tu hai fatto con me quando Rebecca se ne è andata ma, a quanto pare, non hai bisogno di me-

-Daniel- allungo un braccio verso di lui, voglio bloccarlo, voglio farlo rimanere qui, voglio parlare meglio di ciò che mi ha appena detto, ma lui vola via, velocemente, in un battito di ciglia, mi scivola tra le dita come la sabbia.
Cosa ho appena fatto?
Mi passo le mani sul volto. Ho appena rifiutato Daniel Manson? No, non può essere, ci deve per forza essere stato un errore, lui...
Mi alzo e mi getto sul letto, osservando il soffitto rosa antico di camera mia. Che diamine sto combinando? Io ed Albus abbiamo rotto appena settantadue ore fa, sto ancora male per lui, com'è possibile che Daniel...
Non voglio nemmeno pensare a questa eventualità, non farebbe altro che peggiorare ulteriormente la situazione, senza contare che sono più che sicura di non provare più niente per lui.
Eppure so quanto possa essere fragile in questo momento, so che sta cercando solo l'approvazione di qualcuno, ed io non l'ho fatto nemmeno parlare. L'ho trattato come se avesse colpa di quel che prova, come se fosse sbaglio dopo che, per un anno, gli ho ripetuto in continuazione che non ci fosse nulla di sbagliato nell'esprimere i propri sentimenti.
Cosa ho appena fatto?

Daniel

-Tu che non hai fame, devo preoccuparmi per caso?- mi stringo nelle spalle, continuando a spostare il cibo lungo il piatto, con lo sguardo fisso nel vuoto. –Beh a giudicare dai tuoi segni sul collo non ti deve andare molto male-

-E' solo sesso e nient'altro. Credevo che mi piacesse, ma la verità è un'altra, ed io ho incasinato ogni cosa come al mio solito- mio padre si schiarisce la voce, e posa una mano sulla mia spalla. Alzo lo sguardo, incrociando il suo, ancora prettamente triste per via della mamma.

-Ti sei accorto che, forse, Rose non è soltanto la tua protetta, o quell'insetto fastidioso che ti ronza sempre intorno, come lo chiamavi tu?-

-E' tutto un casino papà- sposto il piatto, lasciando ricadere la testa sul tavolo.

Socchiudo le palpebre, la tempie mi pulsano incessantemente, senza darmi un attimo di tregua. –Una parte di me sa che è giusto che torni con Albus, anche se ha sbagliato, ma un'altra, invece, non fa altro che chiedersi come potrebbe essere tra noi due. Ha cominciato ad immaginarsi cose strane, che mai mi sarei aspettato, e non so, è una continua lotta con me stesso. So che è una follia pensare a me con Rose, non credo che esista cosa più assurda, eppure ho una costante voglia di starle vicino, di tenerla stretta, di vederla ridere. Dio mio, che mi sta succedendo?-

-Questa è una brutta storia sai figliolo? E' in questo modo che iniziano i problemi-

-Così non mi sei per niente d'aiuto- ridacchia, gli si formano le rughe intorno agli occhi, quegli occhi tanto azzurri adesso sono spenti. Mi chiedo se anche i miei sono così da quando Rebecca se ne è andata, o se lo sono diventati oggi, dopo la mia conversazione con Rose. Ho paura di aver rovinato ogni cosa, di averla persa per sempre, ma non potevo continuare a tenermi tutto dentro. D'altronde è sempre stata lei a ripetermi che devo parlare e sfogarmi.

-Quel che sto cercando di dirti è che, forse, questi sentimenti che provi verso di lei stanno diventando sempre più forti-

-Oh no, no, no- sposto definitivamente il piatto, scuotendo le mani energicamente. –Rebecca se ne è andata solo quattro mesi fa!-

-Lo so meglio di te Daniel, fidati- abbasso lo sguardo, sono davvero un idiota. Anche la mamma se ne è andata in quel periodo, ma io non ci penso quasi mai. Eppure questo non vuol dire che lui faccia lo stesso. –Sto semplicemente cercando di spiegarti come potrebbero stare le cose. Ci sono tre opzioni: o la tua nuova natura ha enfatizzato anche il legame angelo custode-protetta che avete voi due, o ti sei preso una bella cotta, e quindi ti devi rassegnare, oppure stai cercando di colmare il vuoto lasciato da Rebecca e da tua madre-

-Per caso hai deciso di prendere come seconda specializzazione psicologia? Perché non credo di avere bisogno di uno strizzacervelli a casa-

-Finiscila- mi dà uno schiaffo sulla nuca, prima di puntarmi un dito contro. –E vedi di far chiarezza. Potresti rovinare la tua amicizia con Rose in tutti e tre i modi-

-Forse l'ho già fatto- mi passo le mani sul volto, sospirando. Che mal di testa tremendo. –Ho cercato di parlarle, ma non credo di aver scelto il momento più adatto-

-Beh le hai appena detto che Albus l'ha tradita con Diana, è già tanto che non ti abbia tirato qualcosa in testa, a dir la verità-

-L'ho fatto per il suo bene-

-E' stata comunque una carognata. Doveva essere lui a raccontarle tutta la verità, non tu-

-Stai sempre dalla parte di Albus- sputo acido, scuotendo la testa e alzandomi. E' inutile rimanere a tavola, se non sto nemmeno mangiando. –Anche quando fa cazzate come questa-

-Il tono Daniel, sai che non lo accetto-

-Fammelo aggiungere alla lista di cose di cui non me ne frega niente- salgo velocemente le scale, diretto in camera mia. Se nemmeno mio padre sta dalla mia parte, come posso anche solo minimamente pensare che gli altri lo facciano?

Mi sono preso la colpa per Albus una marea di volte, coprendolo e passando per l'angelo più negligente di tutti davanti al Consiglio, e lui non ha fatto altro che buttarmi più giù, scavarmi la fossa e lasciarmi lì dentro.

Ho dato a Rebecca tutto ciò che avessi, anche il mio sangue, le ho detto che l'amavo, ed era vero, l'amavo tantissimo, e lei mi ha lasciato, senza alcuna spiegazione, solamente col cuore spezzato. L'ho cercata per l'intera estate, ma sembra essere scomparsa nel nulla, come se non fosse mai esistita.

Ho litigato con Rose, l'ho ferita, ignorata, ma l'ho anche difesa a spada tratta, l'ho protetta da tutto e da tutti, ho rischiato che ci scoprissero una dozzina di volte, e mi sono perso nell'osservarla dormire. Le ho raccontato cose che non mi sarei mai sognato di dire a nessuno eppure, anche lei, inaspettatamente, mi ha voltato le spalle. Mi ha usato soltanto per sentirsi meglio, per assicurarsi di non essere una sfigata come Diana le dice sempre. Perché è tanto difficile volermi bene?
Solo in quel momento mi rendo colpo che mi ritrovo in questo stato per Rose, per la persona che detestavo di più al mondo.
Ho cercato di cambiare per lei, di non farla soffrire, di essere una persona migliore, ma non è servito a niente, preferisce aver Albus al suo fianco, una persona che le ha mentito, che le ha cancellato che l'ha tradita.

Scuoto la testa e volo via dalla finestra, voglio che il dolore al petto smetta di fare male, e la testa finisca di pensare a lei.

In pochi minuti arrivo davanti alla grande casa coloniale bianca, quella poco fuori da New Orleans.

Caccio le mani in tasca e busso delicatamente, questo posto mi mette i brividi, c'è qualcosa qui dentro, qualcosa di oscuro e di macabro che impregna ogni singolo mattona che è stato utilizzato per costruire l'edificio. Spero di non imbattermi in mai in questa presenza, l'avventura nell'Animus mi è bastata e avanzata.

-Non ti aspettavo a quest'ora- le sue labbra si curvano maliziosamente, sa che sono venuto solo per una cosa.

-Ho bisogno di non pensare, e credo che tu sia proprio quello che mi serve-

-Oh Daniel, Daniel- ridacchia, la fioca luce del patio riesce a farmi vedere quanto viene celato dalla sua camicia da notte di seta. –Sei proprio un bambino cattivo- mi afferra per il colletto della maglietta e, pochi secondi dopo, la ritrovo già che giace sul pavimento. Al diavolo tutti. Se è il Daniel Manson cattivo ragazzo che vogliono, è quello che avranno.





Sbaaaam!

sì, rose ha appena rifiutato Daniel, o meglio, non lo ha fatto nemmeno parlare #sadlife. so che molte di voi mi odieranno ma, come potete vedere, il nostro angelo preferito ha anche un'amante segreta (possono partire le scommesse).

detto questo, vorrei invitarvi a passare da una mia nuova storia, si chiama shadows e la trovate sul mio profilo (ha solo sette letture e un solo voto, siate clementi pls) e volevo anche ringraziarvi per l'affetto che dimostrate per midnight dreams e per tutti i suoi personaggi.

grazie anche a chi legge, commenta e vota la storia che, qualche volta, riesco a vedere nella classifica fantasia.

ora, purtroppo, devo andare, che settimana prossima ho un esame e non sto studiando per niente.

un bacio e a presto

rose xx

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